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Ouroboros n 3 - 2016

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e con mille particolari discordanti,<br />

acquistò dignità, diventò realtà<br />

accettata da tutti, forse anche grazie<br />

alle dettagliate descrizioni dei luoghi<br />

della città, realmente esistenti, in<br />

cui si svolgevano gli avvenimenti, e<br />

all’inserimento di personaggi operanti<br />

nella vita quotidiana palermitana<br />

di quel periodo.<br />

Travestiti da frati di giorno, giustizieri<br />

di notte, sconosciuti tra loro<br />

e guidati da un capo noto solo a<br />

due adepti, questi personaggi erano<br />

capaci di colpire anche nelle celle più<br />

sorvegliate dell'inquisizione o nelle<br />

stanze private dei palazzi aristocratici.<br />

L’ ombra avvolgeva il mistero<br />

dell’attività dei Beati Paoli, le tenebre<br />

erano le sole testimoni della loro spietata<br />

inappellabilità. Furono vindici<br />

giustizieri dei torti e dei soprusi subiti<br />

dai poveri, dai deboli, dagli umili;<br />

se cosi non fosse stato, l’eco delle loro<br />

gesta non sarebbe giunto fino a noi.<br />

Nelle tremende sentenze dell’occulto<br />

Tribunale il popolo trovava giustizia<br />

per le angherie subite. I Beati<br />

Paoli erano visti come esecutori di<br />

necessaria giustizia che maturava nel<br />

totale anonimato e, quindi, più gradita.<br />

Essi non furono gli antesignani<br />

della mafia, erano giustizieri non<br />

mafiosi e con le loro azioni<br />

non cercavano né lucro né<br />

fama personale, coperti<br />

com’erano dal totale<br />

anonimato dei loro<br />

cappucci.<br />

Il presunto covo<br />

dei Beati Paoli<br />

è una cavità<br />

sotterranea nel<br />

rione Capo,<br />

sede di uno<br />

dei mercati<br />

storici un<br />

tempo più<br />

fiorenti della<br />

città, di recente<br />

riportata<br />

alla luce ad opera del geologo<br />

Pietro Todaro su commissione del<br />

comune di Palermo. Si tratta di un<br />

ambiente circolare del diametro di<br />

circa otto metri, a circa quattro metri<br />

di dislivello dal suolo. La presenza<br />

di un sedile ricavato lungo il bordo<br />

avvalorerebbe la tesi secondo la quale<br />

i Beati Paoli si erano costituiti in un<br />

vero e proprio Tribunale, mentre il<br />

pozzo di forma quadrata profondo<br />

circa quattro metri farebbe supporre<br />

che, una volta estintasi la setta, la<br />

grotta sia stata utilizzata come camera<br />

dello scirocco.<br />

Sempre secondo il racconto del<br />

Marchese di Villabianca, che a suo<br />

tempo visitò il nascondiglio, vi si<br />

accedeva attraverso la casa di un tal<br />

Giovan Battista Baldi, nell’attuale<br />

via Beati Paoli, nel cuore del mercato,<br />

ma un altro ingresso è presente<br />

nell’adiacente Vicolo degli Orfani.<br />

Appare comunque certo che il rifugio<br />

sia collegato ad altri locali sotterranei<br />

da un reticolo di cunicoli, probabilmente<br />

appartenenti a una necropoli<br />

cristiana.<br />

Durante i lavori di pulitura, sepolti<br />

nel terriccio che ricolmava l’ingrottato<br />

sono stati trovati diversi oggetti di<br />

differenti epoche, ma la cosa<br />

che ha suscitato scalpore<br />

è il ritrovamento di<br />

un puntale conico di<br />

ferro che in realtà<br />

è un portafiaccola<br />

da parete, per il<br />

quale bisogna<br />

comunque<br />

stabilire a<br />

quale periodo<br />

risale.<br />

Quest’ultimo<br />

ritrovamento<br />

riporta<br />

certamente<br />

a<br />

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