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e con mille particolari discordanti,<br />
acquistò dignità, diventò realtà<br />
accettata da tutti, forse anche grazie<br />
alle dettagliate descrizioni dei luoghi<br />
della città, realmente esistenti, in<br />
cui si svolgevano gli avvenimenti, e<br />
all’inserimento di personaggi operanti<br />
nella vita quotidiana palermitana<br />
di quel periodo.<br />
Travestiti da frati di giorno, giustizieri<br />
di notte, sconosciuti tra loro<br />
e guidati da un capo noto solo a<br />
due adepti, questi personaggi erano<br />
capaci di colpire anche nelle celle più<br />
sorvegliate dell'inquisizione o nelle<br />
stanze private dei palazzi aristocratici.<br />
L’ ombra avvolgeva il mistero<br />
dell’attività dei Beati Paoli, le tenebre<br />
erano le sole testimoni della loro spietata<br />
inappellabilità. Furono vindici<br />
giustizieri dei torti e dei soprusi subiti<br />
dai poveri, dai deboli, dagli umili;<br />
se cosi non fosse stato, l’eco delle loro<br />
gesta non sarebbe giunto fino a noi.<br />
Nelle tremende sentenze dell’occulto<br />
Tribunale il popolo trovava giustizia<br />
per le angherie subite. I Beati<br />
Paoli erano visti come esecutori di<br />
necessaria giustizia che maturava nel<br />
totale anonimato e, quindi, più gradita.<br />
Essi non furono gli antesignani<br />
della mafia, erano giustizieri non<br />
mafiosi e con le loro azioni<br />
non cercavano né lucro né<br />
fama personale, coperti<br />
com’erano dal totale<br />
anonimato dei loro<br />
cappucci.<br />
Il presunto covo<br />
dei Beati Paoli<br />
è una cavità<br />
sotterranea nel<br />
rione Capo,<br />
sede di uno<br />
dei mercati<br />
storici un<br />
tempo più<br />
fiorenti della<br />
città, di recente<br />
riportata<br />
alla luce ad opera del geologo<br />
Pietro Todaro su commissione del<br />
comune di Palermo. Si tratta di un<br />
ambiente circolare del diametro di<br />
circa otto metri, a circa quattro metri<br />
di dislivello dal suolo. La presenza<br />
di un sedile ricavato lungo il bordo<br />
avvalorerebbe la tesi secondo la quale<br />
i Beati Paoli si erano costituiti in un<br />
vero e proprio Tribunale, mentre il<br />
pozzo di forma quadrata profondo<br />
circa quattro metri farebbe supporre<br />
che, una volta estintasi la setta, la<br />
grotta sia stata utilizzata come camera<br />
dello scirocco.<br />
Sempre secondo il racconto del<br />
Marchese di Villabianca, che a suo<br />
tempo visitò il nascondiglio, vi si<br />
accedeva attraverso la casa di un tal<br />
Giovan Battista Baldi, nell’attuale<br />
via Beati Paoli, nel cuore del mercato,<br />
ma un altro ingresso è presente<br />
nell’adiacente Vicolo degli Orfani.<br />
Appare comunque certo che il rifugio<br />
sia collegato ad altri locali sotterranei<br />
da un reticolo di cunicoli, probabilmente<br />
appartenenti a una necropoli<br />
cristiana.<br />
Durante i lavori di pulitura, sepolti<br />
nel terriccio che ricolmava l’ingrottato<br />
sono stati trovati diversi oggetti di<br />
differenti epoche, ma la cosa<br />
che ha suscitato scalpore<br />
è il ritrovamento di<br />
un puntale conico di<br />
ferro che in realtà<br />
è un portafiaccola<br />
da parete, per il<br />
quale bisogna<br />
comunque<br />
stabilire a<br />
quale periodo<br />
risale.<br />
Quest’ultimo<br />
ritrovamento<br />
riporta<br />
certamente<br />
a<br />
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