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ESTERI JIHAD GLOBALE/2Che cos’hanno in comune, aparte la dichiarata fedeislamica, il successore diOsama Bin Laden latitantefra le montagne del Pakistane dell’Afghanistan,un 70enne ingegnere civile palestinese acapo di un partito transnazionale, il giàriverito capo supremo dei Fratelli Musulmaniora finito dietro le sbarre di un carcereegiziano, lo psicopatico mandantedegli attentatori somali che hanno seminatomorte e terrore in un grande centrocommerciale di Nairobi e un tizio qualunquecome Haisam Sakhanh detto AbuOmar, il jihadista siriano partito da ColognoMonzese e ritratto mentre spara allanuca di soldati presi prigionieri? Voglionotutti il ritorno al califfato universale.Cioè al sistema politico-religioso inauguratoai tempi di Maometto e formalmenteestinto nel 1924, quando Kemal Atatürk,il laicissimo presidente della neonataTurchia, abolì la funzione. Il califfoè una specie di papa re, che esercita poterisia politici sia religiosi su tutti i musulmanidel mondo, poiché l’Umma (comunità)da loro formata ha significato politicoe religioso.Quei poteri erano diventati in realtànominali sin dal XIII secolo, e il califfoera diventato una marionetta nelle manidegli Ottomani. Ma oggi c’è chi vorrebberesuscitare la figura e i suoi poteri, affermandoche tale è il desiderio della grandemaggioranza dei musulmani che vivonoin tutto il mondo e che i tempi sonomaturi per la creazione di una grandeentità statuale definita anche politicamentedall’islam. Con mezzi pacificio con mezzi militari? Le opinioni sonovariegate e sfumate. Mohammed Badie,capo dei Fratelli Musulmani rimessi fuorileggedalle autorità egiziane dopo labreve parentesi seguita alla rivoluzionedi piazza Tahrir, auspicava che al califfatosi arrivasse attraverso il buon esempio deigoverni islamisti, a cominciare da quelloegiziano sotto il presidente Morsi. Si sacome è andata a finire. Il partito Hizb ut-Tahrir, fondato a Gerusalemme nel 1953,oggi capeggiato da un settantenne palestinesee attivo in 40 paesi del mondo conun milione di simpatizzanti, respinge leaccuse di contiguità coi violenti. E spiegache al califfato universale si arriverà conla persuasione, ovvero convincendo le élitepolitiche e militari dei paesi islamici.Per adesso però i golpe delle forze armatenon sembrano andare in quella direzione:il generale egiziano Abd al Fattahal Sisi è certamente un musulmano praticante,ma ha appena sciolto l’organizzazionecreata da Hassan al Banna nel 1928per restaurare il califfato abolito quattroanni prima da Atatürk.Che il califfato universale debba esserericostituito attraverso il jihad, cominciandocon la creazione di califfati regionaliche diventerebbero poli di attrazioneper i paesi confinanti, ne è convintauna lunga lista di formazioni combattenti.Che cominciano con al Qaeda, laquale mutuò l’idea dall’ideologo AbdullahAzzam e nacque proprio a questo finefra il 1988 e il 1989 per iniziativa di OsamaBin Laden, e finiscono con al Murabitun,nata nell’agosto scorso dalla fusionefra il Movimento per l’Unicità e il Jihadnell’Africa occidentale (Mujao) e il BattaglioneMascherato di Mokhtar Belmokhtar,scissionista (o espulso per indisciplina,secondo un’altra versione) di alQaeda nel Maghreb islamico (Aqmi). Notocome Mr. Marlboro per aver imposto unmonopolio del contrabbando di sigaretteattraverso il Sahara, autore di innumerevolisequestri di cittadinistranieri nelle regioni saharianee del Sahel, mandantedel commando che compì lastrage presso l’impianto perl’estrazione del gas naturalea In Aménas nel deserto algerinonella quale morirono 39ostaggi all’inizio di quest’anno,Belmokhtar ha infine decisola fusione col Mujao. Il sensodell’operazione è detto inun comunicato: «I vostri fratelliannunciano la loro unione e fusionein un movimento chiamato al Murabitunal fine di unificare i ranghi dei musulmaniattorno allo stesso obiettivo, dal Niloall’Atlantico». L’Egitto dei militari è avvertito.Lo stesso Mujao era nato a metà del2011 staccandosi da Aqmi, considerata“troppo algerina”, per estendere il jihada un maggior numero di paesi dell’Africaoccidentale.Scissioni e scontro armatoOggi questa è diventata una delle tre areedel mondo dove l’azione di al Qaeda e deisuoi affiliati o alleati appare più intensa.Le altre due sono l’area a cavallo fraYemen e Arabia Saudita e quella che siestende dalla provincia di al Anbar in Iraqfino alle porte di Aleppo in Siria. In tuttee tre le aree riprende vita l’idea che portòOsama Bin Laden e Ayman al Zawahiria insediare la loro creatura in Afghanistan:governare islamicamente un territorioconquistato col jihad per offrire aimusulmani di tutto il mondo l’esempiodi cosa il nuovo califfato potrebbe essere,Che il califfatouniversale debbaessere ricostituitoattraverso il jihadne è convinta unalunghissima listadi formazionicombattenti.Che cominciano conal Qaeda e finisconocon al MurabitunGodane volle allearsicon al Qaeda. nel 2010osama Bin Laden gliscrisse per persuaderloa darsi una calmata coni suoi attentati e nellaapplicazione della shariadisporre di una base per attaccare i nemici“interni” (i regimi musulmani giudicatiapostati) ed “esterni” (gli Stati Uniti, isionisti e gli altri poteri dell’Occidente).Non senza controversie che arrivanofino alle scissioni o allo scontro armatoall’interno dei gruppi. Un caso esemplareè quello che ha coinvolto Jabhat al Nusrae Stato islamico dell’Iraq e del Levante.Il più combattivo ed efficace dei gruppiarmati ribelli che combattono il governosiriano è andato in crisi dopo quindicimesi di successi militari e di crimini diguerra contro i civili a causa della pretesadi Abu Bakr al Baghdadi, il leader diStato islamico dell’Iraq, di dichiarare lafusione delle due organizzazioni in forzadel comune riferimento ad al Qaeda eal suo capo al Zawahiri, sotto il nome diStato islamico dell’Iraq e del Levante. AbuMohammad al Golani, capo di Jabhat alNusra, ha smentito la fusione pur ribadendol’allineamento dell’organizzazionecon gli obiettivi di al Qaeda centrale.Da quel momento è iniziato un bracciodi ferro fra le due entità che nemme-28 | 9 ottobre 2013 | |

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