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POSTapoCALYPTOleTTera di un veNTuneNNe che non s’aCCoNTeNTaLa carriera, la famiglia.Questa società ci sbranarendendoci borghesiCaro padre Aldo, ho 21 anni e mi sono deciso a scriverti perché so che a te posso dire, confidareciò che di più vero e drammatico vivo in questa mia giovinezza dentro questo mondodi oggi. A me pare che ogni modello di vita che trovo come proposto e “imposto”, siatotalmente inadeguato alla sete di significato e di felicità che il mio cuore desidera, urla e gridain continuazione. Sto vivendo un periodo di grande tristezza e dolore, non potendomi accontentaredi sicurezze sociali e psicologiche che hanno il fiato corto. Padre, io voglio tutto, il vero “tutto”della vita. Divento come nervoso, esasperato nel vivere la mia vita senza percepire e senza vederela faccia di chi l’ha creata, accontentandomi di facili e fasulle prospettive per un futuro “tranquilloe sereno”. Le giornate scorrono tendendo a una tale banalità che mi fa rabbrividire. Guardoil mare e mi chiedo: Dio dove sei? Salgo sul metrò e vedo le persone: Dio dove sei? Accendo latv: Dio dove sei? Sto con gli amici: Dio dove sei? Leggo le notizie sul giornale: Dio dove sei? Vedoil dolore e la morte: Dio dove sei? Desidero ardentemente la verità di tutto quel che c’è! Meno diquesto sono una nullità totale e infatti niente mi soddisfa fino in fondo. Mi sento annegare dentroquesta mortale apparenza. Arrivo a constatare con immenso dolore che non mi sento amato,anzi mi sento abbandonato da Dio. So che Lui c’è ma come faccio a vederlo veramente? La mia“malattia” è questa e fino a quando non riuscirò a guarire sarà triste la mia vita. Dio per me nonpuò essere una “cosa” tra le altre, sento che deve essere l’unica vera “cosa” che mi fa vivere conun senso pieno tutte le altre. Non posso e non voglio rassegnarmi a una vita ridotta anche a qualcosadi “buono” e di “sicuro” ma senza il volto di chi l’ha fatta. Padre Aldo, sapendo di te e di ciòche hai passato, ti chiedo di aiutarmi a capire come devo fare per poterlo vedere.Lettera firmataChe commozione leggere una lettera piena di drammaticità, dove ogni parola è un grido: Signoremostrami il tuo volto! È lo stesso grido che preghiamo nelle Lodi ogni lunedì: mioDio, la mia anima è assetata di te, come terra inaridita, senza acqua. La bellezza dei salmi,caro amico, sta nell’esprimere questa esigenzache è la struttura stessa del cuore. È un’autenticagrazia quella che stai vivendo e Dio vogliache la tua provocazione scuota tutti noi,piccoli o grandi borghesi per i quali Dio è unodei tanti idoli nella nostra vita quotidiana. Lavita è bella solo quando il nostro cuore vibracome il tuo. Anche Gesù nei momenti più crudie drammatici, alla fine della sua vita, conobbequesto grido. Un grido che nasce da quelloche Charles Péguy nel suo libro Getsemanidefinisce come «la nevrastenia di Gesù». Quellache vivi è una grande grazia che anch’io ebbila possibilità di sperimentare nella sofferenzaper vent’anni. Senza questa grazia oggi lamia vita non sarebbe un’avventura piena di fascino.Forse tu non conosci il manifesto di Pa-Tu mi scrivi: «Nonposso rassegnarmia una vita ridoTTa,a quaLCosa di buonoe di sicuro ma senzail voLTo di chi l’hafaTTa». ti auguro cheil desiderio di vedereil voLTo di dio crescadrammaticameNTeogni giornoPadre Aldo conuno dei malatidella sua clinicain Paraguaysqua di Cl del 1989, nel quale c’era una affermazionedi Emmanuel Mounier che diceva:«È dalla terra, dalla solidità, che deriva necessariamenteun parto pieno di gioia e il sentimentopaziente di un’opera che cresce, di tappeche si susseguono, aspettate con calma,con sicurezza. Occorre soffrire perché la veritànon si cristallizzi in dottrina, ma nasca dallacarne». E che cos’è la verità? È quel potentedesiderio che hai di vedere il volto di Dio. Unadelle canzoni che più mi hanno colpito e checontinuano a risvegliare in me ogni giorno ildesiderio di Infinito, è quella di Claudio Chieffo:“Io vorrei vedere Dio...”. Non esiste creaturasotto il sole che non abbia questo desiderio.Spesso mi viene alla mente una affermazionedel premio Nobel Czesław Miłosz: «Signoresono stanco di elucubrazioni mentali, mostramiun volto, non importa in che parte delmondo, così che contemplandolo possa contemplareTe». Don Giussani afferma, nel suolibro Il Senso Religioso: «Non esiste uomoche, per il semplice fatto di vivere, non riconoscauna ragione per la quale vive. Sarà undio di un secondo, una banalità, ma è sempreil suo dio». Questa esigenza di Infinito chescuote la vita, la mia vita, come la tua, è una44 | 9 ottobre 2013 | |

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