La demenza in Toscana
Pubblicazione - Agenzia Regionale di Sanità della Toscana
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1. EPIDEMIOLOGIA<br />
popolazione di 80 anni o più residente <strong>in</strong> 8 comuni della prov<strong>in</strong>cia di Varese. I dati<br />
prelim<strong>in</strong>ari (presentati all’International Conference of Alzheimer’s Disease) di questo<br />
studio condotto <strong>in</strong> Italia, pur <strong>in</strong> una regione diversa dalla <strong>Toscana</strong>, ha fornito un<br />
tasso di prevalenza complessivo, standardizzato sulla popolazione italiana, del 24,3%<br />
(IC 95%: 22,5−26,2), dato che è congruente con quello da noi applicato, pari al 24%.<br />
Un altro elemento che merita qualche considerazione è l’ipotesi di un <strong>in</strong>cremento nell’aspettativa<br />
di vita f<strong>in</strong>o al 2030, contemplato nell’ipotesi centrale. Come è noto la<br />
speranza di vita è sempre stata caratterizzata da una tendenza all’<strong>in</strong>cremento con una<br />
differenza di circa 5 anni, per la speranza di vita alla nascita, a vantaggio delle donne<br />
(79,1 per i maschi e 84,3 per le femm<strong>in</strong>e, dato relativo alla <strong>Toscana</strong>) [36]. Dati recenti<br />
<strong>in</strong>dicano, tuttavia, una riduzione di questa differenza. I dati toscani dell’Osservatorio<br />
nazionale sulla salute della donna <strong>in</strong>dicano che l’<strong>in</strong>cremento nella speranza di vita<br />
alla nascita dal 2004 al 2008 è stato di 0,5 anni per gli uom<strong>in</strong>i e 0,1 anni per le donne.<br />
Sembrerebbe dunque che mentre l’aspettativa di vita degli uom<strong>in</strong>i cont<strong>in</strong>ua a crescere,<br />
quella delle donne sia pressoché giunta ad un livello di stazionarietà.<br />
In uno studio francese [33], condotto su dati delL’Organizzazione mondiale della sanità<br />
relativi ad alcuni paesi europei tra cui l’Italia, la riduzione della differenza di<br />
genere nell’aspettativa di vita viene spiegata dal miglioramento dello stato di salute<br />
tra i maschi, dovuto pr<strong>in</strong>cipalmente alla dim<strong>in</strong>uzione della mortalità per patologie<br />
cardiovascolari tra gli uom<strong>in</strong>i, piuttosto che ad un peggioramento nello stato di salute<br />
del genere femm<strong>in</strong>ile. È tuttavia da notare che, mentre la mortalità per le patologie<br />
cardiovascolari è dim<strong>in</strong>uita per entrambi i sessi [25] si osserva <strong>in</strong>vece, da un lato,<br />
una netta dim<strong>in</strong>uzione di <strong>in</strong>cidenza e mortalità del tumore del polmone negli uom<strong>in</strong>i<br />
ma, dall’altro, un <strong>in</strong>cremento non trascurabile nelle donne dovuto alla diffusione dell’abitud<strong>in</strong>e<br />
al fumo del sesso femm<strong>in</strong>ile nelle ultime decadi [26] [31] [6]. Secondo<br />
un articolo pubblicato su www.healthcentral.com ciò potrebbe, <strong>in</strong> futuro, essere responsabile<br />
addirittura di un’<strong>in</strong>versione del trend dell’aspettativa di vita tra le donne<br />
[32].<br />
In relazione a queste argomentazioni si potrebbe ipotizzare che la prevalenza prevista<br />
per le femm<strong>in</strong>e possa essere lievemente sovrastimata. Contemporaneamente,<br />
se il trend relativo alla dim<strong>in</strong>uzione delle patologie comorbili (ipertensione, diabete,<br />
malattia occlusiva delle coronarie o dei vasi periferici, cardiopatia, iperlipidemia)<br />
cont<strong>in</strong>uerà nella medesima direzione, è auspicabile che nel futuro si possa riscontrare<br />
una riduzione nei tassi d’<strong>in</strong>cidenza relativi alle demenze di tipo vascolare.<br />
1.5 Conclusioni<br />
I dati prodotti con questo lavoro presentano dei limiti e dei punti di forza.<br />
Un limite, che riguarda l’<strong>in</strong>formazione sul numero di dementi (prevalenti e <strong>in</strong>cidenti)<br />
per zona, è legato al fatto che, nel calcolo, si tiene conto della struttura della po-<br />
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