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Dic. 2010 - Bersaglieri Paceco

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amarcord<br />

armati fino ai denti. Davanti alla stazione<br />

c’era un altro posto di blocco,<br />

un capitano col bracciale dell’ Africa<br />

Korps, che parlava italiano, disse:<br />

“questi sono bambini, non hanno<br />

neppure la barba...”. Raggiungemmo<br />

il binario, arrivò un treno ospedale e<br />

poi uno merci con i carri piombati,<br />

servivano per caricarci gli italiani da<br />

deportare nei lager. Aiutammo le<br />

suore a caricare dell’acqua, poi<br />

giunse finalmente il treno che proseguiva<br />

per Bologna, Rimini. La salvezza.<br />

Da un articolo di<br />

Roberto Lodigiani<br />

Il tripudio della<br />

cittadinanza vicentina ai<br />

Reduci delle battaglie dei<br />

Tre Monti - Gennaio 1918.<br />

Abbiamo ammirato le immagini<br />

del Museo all’aperto della Grande<br />

Guerra” che l’apposita Legge europea<br />

ed italiana permette di allestire sul<br />

territorio anche vicentino: è l’Europa<br />

di oggi che vuol conoscere e sì interroga<br />

sui perchè di quella tragedia.<br />

Questa sera noi ne ricorderemo insieme<br />

un episodio soltanto, ma ci mettiamo<br />

in una posizione particolare. <strong>Dic</strong>eva<br />

Einstein che “la nostra più grande<br />

illusione è il tempo” e noi qui raccolti<br />

possiamo allora pensare di essere<br />

gli abitanti di Vicenza nel gennaio<br />

1918.<br />

Dal primo giorno di guerra, iniziata<br />

con un tiro di cannone dal nostro<br />

forte Verena, avevamo visto un crescendo<br />

dell’immane formicolio del<br />

conflitto che ci aveva invasi e occupati<br />

con tutte le attività che la guerra<br />

comportava: aziende e artigiani che<br />

producevano per l’esercito, ospedali<br />

grandi e piccoli accampamenti, magazzini<br />

militari, campi d’aviazione,<br />

caserme, comandi, tribunali militari,<br />

nuove ferrovie, insomma un movimento<br />

continuo giorno e notte. Tutto<br />

questo mentre sulle nostre vicinissime<br />

montagne, già confine di stato con<br />

l’Austria, la guerra ,che doveva essere<br />

di brevissima durata, entrava nel<br />

quarto anno. Aggiungiamo momenti<br />

di paura come nel maggio 1916 e le<br />

linee trincerate di difesa, i divieti di<br />

circolazione, i passaporti per spostarsi<br />

da un comune all’altro, la paura delle<br />

spie la censura, i nostri fratelli o genitori<br />

o amici che via via la guerra ci<br />

prendeva. Poi la fame, i calmieri, i<br />

centri di svago dei soldati, i carabinieri<br />

ovunque, il coprifuoco, i fucilati nei<br />

bordi dei cimiteri. Vivevamo in un<br />

marasma nel quale entravano tutti gli<br />

aspetti del vivere quotidiano.<br />

Ormai ogni famiglia aveva almeno<br />

un congiunto al fronte e ormai molte,<br />

tantissime ne avevano perduto uno o<br />

non ne conoscevano più la sorte.<br />

Poi “Caporetto” che ci aveva tutti<br />

presi alla gola: l’onda del panico, dell’angoscia,<br />

degli sbandati, quasi catturati<br />

come animali e custoditi in appositi<br />

campi recintati, i profughi allucinati<br />

dall’angoscia che erano sistemati<br />

nelle nostre contrade o passavano,<br />

spediti nella media o bassa Italia: il<br />

peso immane della tragedia che nessuno<br />

aveva prima voluto nemmeno<br />

ipotizzare. E a Vicenza abbiamo saputo<br />

subito dei combattimenti devastanti<br />

sul bordo dell’Altopiano che avevamo<br />

di fronte: peggio del 1916, ora anche<br />

il Grappa entrava in pieno nella guerra<br />

e dalle città, le industrie più importanti<br />

per la guerra erano nuovamente<br />

smontate e trasportate più al sicuro, al<br />

sicuro di che? se la guerra stava per<br />

scavalcare l’ultimo bordo delle nostre<br />

montagne e scendere giù come una<br />

brentana! Di notte con la luna tornavano<br />

gli aerei nemici a bombardare e<br />

tutte le cittadine pedemontane da<br />

Schio a Bassano erano bersagliate<br />

dall’artiglieria avversaria... paura. Vi<br />

ricordate il Natale 1917: Natale di<br />

sangue! I nostri soldati che erano arretrati<br />

da tutta la linea dei monti nostri,<br />

erano piantati sul centro dell’Altopiano<br />

di Asiago e dietro avevano lasciato<br />

una scia di morti nei combattimenti<br />

continui. Gli avversari avevano<br />

conquistato anche il Sisemol, il Val<br />

Bella, il Col del Rosso, il Col d’Echele;<br />

stavano proprio scendendo! Reggimenti<br />

e Battaglioni riorganizzati salivano<br />

continuamente al combattimento<br />

e ne tornavano sparuti drappelli avviati<br />

agli ospedali o indietro nella pianura<br />

per essere ricostituiti. Era sicuro<br />

che stavano arrivando aiuti e truppe<br />

inglesi e francesi perchè il momento<br />

era drammatico: più nessuno rideva, i<br />

caduti aumentavano e di tantissimi<br />

non conoscevamo più la sorte. Partivano<br />

i ragazzi del ‘99, la guerra ci<br />

prendeva i bocia di famiglia! Vicenza<br />

da città di guerra era diventata città<br />

combattente al cospetto dell’Altipiano,<br />

del Pasubio, del Grappa che scendeva<br />

a mattina sul Montello e sul Piave:<br />

Vicenza era circondata dalla linea<br />

dell’ultima difesa. Il Natale del ‘17 ci<br />

vedeva raccolti attorno ai miseri presepi<br />

allestiti per i più piccoli perchè<br />

almeno loro avessero ar. Momento di<br />

serenità, ma il nostro cuore era serrato<br />

in una morsa mortale, sembrava che<br />

tutto, stesse per crollare!<br />

Di sera molti di noi salivano fino<br />

alla Curva del Cristo lungo i portici di<br />

Monte Berico perchè le voci erano<br />

vere: SI VEDEVA IL FUOCO SUL-<br />

L’ALTOPIANO un fuoco rosso nelle<br />

buie notti di dicembre e gennaio senza<br />

lumi e in mezzo a quel fuoco delle<br />

artiglierie, sapevamo esserci i soldati<br />

che da Vicenza salivano al fronte.<br />

L’infernale rosso incendio sulla parte<br />

orientale dell’Altopiano, insisteva sulla<br />

zona di tre monti mai sentiti prima:<br />

Val Bella - Col del Rosso - Col<br />

d’Echele. Erano la porta per scendere,<br />

travolgere Bassano, avvolgere il<br />

Grappa e giù a Thiene e Vicenza.<br />

L’inizio dell’anno nuovo vedeva persi<br />

i Tre Monti e il rosso infernale spegneva<br />

il messaggio che veniva dal<br />

Presepe. Era gennaio, ma il freddo<br />

non ci impediva di salire alla Curva<br />

del Cristo per vedere, l’ansia per<br />

quello che avveniva lassù non ci faceva<br />

sentire il freddo di quelle sere. In<br />

città era tutto un correre di soldati, di<br />

truppe in treno, a piedi, sugli autocarri.<br />

I corrispondenti di tutti i giornali<br />

d’Italia erano qui a Vicenza, a caccia<br />

preoccupati di notizie buone. A Bertesina<br />

,appena fuori città, era costituita<br />

una nuova intera brigata di <strong>Bersaglieri</strong><br />

e sù, in Alto piano. Tutti eravamo<br />

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