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nasce la sensibilità al glutine - Adi

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192<br />

L’evoluzione dell’uomo e <strong>la</strong> sua dieta<br />

I p<strong>al</strong>eoantropologi sono concordi nel sostenere che<br />

gli ominini, termine che recentemente ha soppiantato<br />

quello di ominidi <strong>al</strong> fine di racchiudere tutte le<br />

specie estinte affini <strong>al</strong>l’Homo (ad es. il Parantropus<br />

boisei), si sono evoluti da specie che si nutrivano<br />

quasi esclusivamente di foglie e bacche acerbe. I<br />

nostri progenitori, tuttavia, non avevano una so<strong>la</strong><br />

pattern <strong>al</strong>imentare, ma erano frugivori non speci<strong>al</strong>izzati:<br />

il rivestimento dent<strong>al</strong>e, infatti, pur cambiando<br />

nei vari stadi evolutivi, suggerisce che i nostri<br />

antenati non si trasformarono mai in carnivori stretti,<br />

ma mantennero sempre un certo grado di vegetarianesimo,<br />

rimanendo pertanto sempre onnivori 3 .<br />

Questa versatilità nel<strong>la</strong> dieta si tradusse nell’abilità<br />

degli ominini di abitare una grande varietà di nicchie<br />

<strong>al</strong>imentari differenti, pur possedendo un apparato<br />

digerente poco sviluppato, denti piccoli e<br />

mascelle deboli.<br />

Il confronto fra le dentature di H. sapiens e di P.<br />

boisei (Figura 1) mostra che il secondo doveva<br />

spendere da 6 a 8 ore <strong>al</strong> giorno masticando gli <strong>al</strong>imenti<br />

veget<strong>al</strong>i ricchi di fibre 4 .<br />

Parimenti, <strong>la</strong> cresta crani<strong>al</strong>e di P. boiesi era partico<strong>la</strong>rmente<br />

sviluppata perché ad essa si attaccavano i<br />

potenti muscoli mascel<strong>la</strong>ri, caratteristica completamente<br />

scomparsa nell’uomo moderno (Figura 2).<br />

L’uomo moderno conserva <strong>la</strong> memoria di questa<br />

prev<strong>al</strong>enza di veget<strong>al</strong>i nell’<strong>al</strong>imentazione con un<br />

tratto dell’intestino (il colon) che è deputato <strong>al</strong><strong>la</strong><br />

fermentazione del<strong>la</strong> fibra, non digeribile dai succhi<br />

gastrici, di cui i veget<strong>al</strong>i sono ricchi.<br />

Ma se noi oggi tentassimo di nutrirci con gli <strong>al</strong>imenti<br />

selezionati in natura da un nostro lontano<br />

cugino, lo scimpanzé, scopriremmo che il tempo<br />

dedicato <strong>al</strong><strong>la</strong> masticazione è enorme (6-8 ore), che i<br />

denti e i muscoli sono inadeguati e che i frutti sono<br />

troppo acerbi per piacerci 5 . Tra l’<strong>al</strong>tro, come sanno<br />

bene gli antropologi, proprio gli scimpanzé, sono<br />

cacciatori appassionati, trascorrendo circa il 10%<br />

del loro tempo cacciando piccoli mammiferi, perlopiù<br />

babbuini, <strong>al</strong>tre specie di scimmie e porcospini 6 .<br />

Questo aspetto evidenzia da un <strong>la</strong>to che <strong>la</strong> credenza<br />

che l’uomo sia l’unica “scimmia assassina” è assolutamente<br />

fuorviante e che, d<strong>al</strong>l’<strong>al</strong>tro, sia l’uomo sia<br />

i suoi parenti primati dedica partico<strong>la</strong>re attenzione<br />

ai cibi di origine anim<strong>al</strong>e perché presentano partico<strong>la</strong>ri<br />

caratteristiche che li rendono estremamente<br />

nutrienti.<br />

L’introduzione del<strong>la</strong> cottura dei cibi, circa 800000<br />

ADI MAGAZINE 3, 2011; 15 - www.adiit<strong>al</strong>ia.com<br />

anni fa, è stata sicuramente un punto di svolta fondament<strong>al</strong>e<br />

per rendere sicuri e più digeribili un gran<br />

numero di <strong>al</strong>imenti tra cui <strong>la</strong> carne dei grossi anim<strong>al</strong>i,<br />

che l’uomo ha cominciato a cacciare organizzandosi<br />

in comunità e avviando quindi una fase fondament<strong>al</strong>e<br />

di evoluzione soci<strong>al</strong>e 3 .<br />

Perché l’uomo nel<strong>la</strong> sua evoluzione ha spostato le<br />

proprie preferenze da una dieta sostanzi<strong>al</strong>mente<br />

vegetariana ad una più diversificata che prevede un<br />

sostanzi<strong>al</strong>e contributo da parte degli <strong>al</strong>imenti di origine<br />

anim<strong>al</strong>e? Una delle ipotesi più accreditate è<br />

quel<strong>la</strong> cosiddetta del “cervello affamato” avanzata<br />

da Robert Martin nel 1996 7 L’uomo ha una massa<br />

celebr<strong>al</strong>e, se raffrontata <strong>al</strong> peso corporeo, circa doppia<br />

di quel<strong>la</strong> degli <strong>al</strong>tri mammiferi. Ciò significa un<br />

grande cervello costantemente affamato che consuma<br />

circa il 25% dell’energia spesa giorn<strong>al</strong>mente da<br />

un adulto (fino <strong>al</strong> 75% in un neonato) e che pertanto<br />

deve nutrirsi di <strong>al</strong>imenti ad <strong>al</strong>ta digeribilità e di<br />

v<strong>al</strong>ore biologico superiore a quello delle foglie e dei<br />

frutti acerbi. Poiché lo sviluppo del<strong>la</strong> massa intestin<strong>al</strong>e<br />

è inversamente proporzion<strong>al</strong>e <strong>al</strong><strong>la</strong> qu<strong>al</strong>ità del<strong>la</strong><br />

dieta, <strong>la</strong> riduzione del<strong>la</strong> dimensione degli intestini a<br />

favore dello sviluppo del<strong>la</strong> massa cerebr<strong>al</strong>e è stata<br />

possibile solo grazie ad un miglioramento complessivo<br />

del<strong>la</strong> qu<strong>al</strong>ità del<strong>la</strong> dieta dovuta <strong>al</strong>l’introduzione<br />

di <strong>al</strong>imenti ad <strong>al</strong>ta concentrazione di nutrienti<br />

come <strong>la</strong> carne 3 . Così, pur non avendo una dentatura<br />

da carnivoro, l’uomo con <strong>la</strong> scoperta del fuoco è in<br />

condizioni di consumare anim<strong>al</strong>i di grossa taglia e,<br />

pertanto, di organizzarsi per cacciarli dando vita ad<br />

un vantaggio evolutivo dei gruppi meglio organizzati<br />

e in grado di trasmettere anche or<strong>al</strong>mente t<strong>al</strong>e<br />

prerogativa.<br />

Secondo i p<strong>al</strong>eoantropologi, l’uomo del neolitico<br />

assumeva più del 35% delle c<strong>al</strong>orie giorn<strong>al</strong>iere tot<strong>al</strong>i<br />

d<strong>al</strong><strong>la</strong> carne e questo, tradotto in quantità, significa<br />

più di 800 g <strong>al</strong> giorno, v<strong>al</strong>e a dire circa 4 volte<br />

quanta ne assume mediamente <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione nordamericana<br />

ai giorni nostri 8 . Allo stesso tempo<br />

l’assunzione di colesterolo era doppia rispetto a<br />

quel<strong>la</strong> attu<strong>al</strong>e, ma <strong>la</strong> quantità di grassi tot<strong>al</strong>i era<br />

circa <strong>la</strong> metà. La carne degli anim<strong>al</strong>i cacciati d<strong>al</strong>l’uomo<br />

del neolitico, infatti, si caratterizzava per un<br />

basso contenuto di grasso rispetto <strong>al</strong><strong>la</strong> massa corporeo<br />

(meno del 5%) e una composizione del grasso<br />

molto ricca in acidi grassi polinsaturi 9 .<br />

Queste pressioni selettive, ambient<strong>al</strong>i prima e anche<br />

cultur<strong>al</strong>i in seguito, hanno fatto in modo che il<br />

genotipo dell’uomo, selezionatosi nell’arco di<br />

<strong>al</strong>meno 2-3 milioni di anni, è quello del “risparmia-

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