nasce la sensibilità al glutine - Adi
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L’evoluzione dell’uomo e <strong>la</strong> sua dieta<br />
I p<strong>al</strong>eoantropologi sono concordi nel sostenere che<br />
gli ominini, termine che recentemente ha soppiantato<br />
quello di ominidi <strong>al</strong> fine di racchiudere tutte le<br />
specie estinte affini <strong>al</strong>l’Homo (ad es. il Parantropus<br />
boisei), si sono evoluti da specie che si nutrivano<br />
quasi esclusivamente di foglie e bacche acerbe. I<br />
nostri progenitori, tuttavia, non avevano una so<strong>la</strong><br />
pattern <strong>al</strong>imentare, ma erano frugivori non speci<strong>al</strong>izzati:<br />
il rivestimento dent<strong>al</strong>e, infatti, pur cambiando<br />
nei vari stadi evolutivi, suggerisce che i nostri<br />
antenati non si trasformarono mai in carnivori stretti,<br />
ma mantennero sempre un certo grado di vegetarianesimo,<br />
rimanendo pertanto sempre onnivori 3 .<br />
Questa versatilità nel<strong>la</strong> dieta si tradusse nell’abilità<br />
degli ominini di abitare una grande varietà di nicchie<br />
<strong>al</strong>imentari differenti, pur possedendo un apparato<br />
digerente poco sviluppato, denti piccoli e<br />
mascelle deboli.<br />
Il confronto fra le dentature di H. sapiens e di P.<br />
boisei (Figura 1) mostra che il secondo doveva<br />
spendere da 6 a 8 ore <strong>al</strong> giorno masticando gli <strong>al</strong>imenti<br />
veget<strong>al</strong>i ricchi di fibre 4 .<br />
Parimenti, <strong>la</strong> cresta crani<strong>al</strong>e di P. boiesi era partico<strong>la</strong>rmente<br />
sviluppata perché ad essa si attaccavano i<br />
potenti muscoli mascel<strong>la</strong>ri, caratteristica completamente<br />
scomparsa nell’uomo moderno (Figura 2).<br />
L’uomo moderno conserva <strong>la</strong> memoria di questa<br />
prev<strong>al</strong>enza di veget<strong>al</strong>i nell’<strong>al</strong>imentazione con un<br />
tratto dell’intestino (il colon) che è deputato <strong>al</strong><strong>la</strong><br />
fermentazione del<strong>la</strong> fibra, non digeribile dai succhi<br />
gastrici, di cui i veget<strong>al</strong>i sono ricchi.<br />
Ma se noi oggi tentassimo di nutrirci con gli <strong>al</strong>imenti<br />
selezionati in natura da un nostro lontano<br />
cugino, lo scimpanzé, scopriremmo che il tempo<br />
dedicato <strong>al</strong><strong>la</strong> masticazione è enorme (6-8 ore), che i<br />
denti e i muscoli sono inadeguati e che i frutti sono<br />
troppo acerbi per piacerci 5 . Tra l’<strong>al</strong>tro, come sanno<br />
bene gli antropologi, proprio gli scimpanzé, sono<br />
cacciatori appassionati, trascorrendo circa il 10%<br />
del loro tempo cacciando piccoli mammiferi, perlopiù<br />
babbuini, <strong>al</strong>tre specie di scimmie e porcospini 6 .<br />
Questo aspetto evidenzia da un <strong>la</strong>to che <strong>la</strong> credenza<br />
che l’uomo sia l’unica “scimmia assassina” è assolutamente<br />
fuorviante e che, d<strong>al</strong>l’<strong>al</strong>tro, sia l’uomo sia<br />
i suoi parenti primati dedica partico<strong>la</strong>re attenzione<br />
ai cibi di origine anim<strong>al</strong>e perché presentano partico<strong>la</strong>ri<br />
caratteristiche che li rendono estremamente<br />
nutrienti.<br />
L’introduzione del<strong>la</strong> cottura dei cibi, circa 800000<br />
ADI MAGAZINE 3, 2011; 15 - www.adiit<strong>al</strong>ia.com<br />
anni fa, è stata sicuramente un punto di svolta fondament<strong>al</strong>e<br />
per rendere sicuri e più digeribili un gran<br />
numero di <strong>al</strong>imenti tra cui <strong>la</strong> carne dei grossi anim<strong>al</strong>i,<br />
che l’uomo ha cominciato a cacciare organizzandosi<br />
in comunità e avviando quindi una fase fondament<strong>al</strong>e<br />
di evoluzione soci<strong>al</strong>e 3 .<br />
Perché l’uomo nel<strong>la</strong> sua evoluzione ha spostato le<br />
proprie preferenze da una dieta sostanzi<strong>al</strong>mente<br />
vegetariana ad una più diversificata che prevede un<br />
sostanzi<strong>al</strong>e contributo da parte degli <strong>al</strong>imenti di origine<br />
anim<strong>al</strong>e? Una delle ipotesi più accreditate è<br />
quel<strong>la</strong> cosiddetta del “cervello affamato” avanzata<br />
da Robert Martin nel 1996 7 L’uomo ha una massa<br />
celebr<strong>al</strong>e, se raffrontata <strong>al</strong> peso corporeo, circa doppia<br />
di quel<strong>la</strong> degli <strong>al</strong>tri mammiferi. Ciò significa un<br />
grande cervello costantemente affamato che consuma<br />
circa il 25% dell’energia spesa giorn<strong>al</strong>mente da<br />
un adulto (fino <strong>al</strong> 75% in un neonato) e che pertanto<br />
deve nutrirsi di <strong>al</strong>imenti ad <strong>al</strong>ta digeribilità e di<br />
v<strong>al</strong>ore biologico superiore a quello delle foglie e dei<br />
frutti acerbi. Poiché lo sviluppo del<strong>la</strong> massa intestin<strong>al</strong>e<br />
è inversamente proporzion<strong>al</strong>e <strong>al</strong><strong>la</strong> qu<strong>al</strong>ità del<strong>la</strong><br />
dieta, <strong>la</strong> riduzione del<strong>la</strong> dimensione degli intestini a<br />
favore dello sviluppo del<strong>la</strong> massa cerebr<strong>al</strong>e è stata<br />
possibile solo grazie ad un miglioramento complessivo<br />
del<strong>la</strong> qu<strong>al</strong>ità del<strong>la</strong> dieta dovuta <strong>al</strong>l’introduzione<br />
di <strong>al</strong>imenti ad <strong>al</strong>ta concentrazione di nutrienti<br />
come <strong>la</strong> carne 3 . Così, pur non avendo una dentatura<br />
da carnivoro, l’uomo con <strong>la</strong> scoperta del fuoco è in<br />
condizioni di consumare anim<strong>al</strong>i di grossa taglia e,<br />
pertanto, di organizzarsi per cacciarli dando vita ad<br />
un vantaggio evolutivo dei gruppi meglio organizzati<br />
e in grado di trasmettere anche or<strong>al</strong>mente t<strong>al</strong>e<br />
prerogativa.<br />
Secondo i p<strong>al</strong>eoantropologi, l’uomo del neolitico<br />
assumeva più del 35% delle c<strong>al</strong>orie giorn<strong>al</strong>iere tot<strong>al</strong>i<br />
d<strong>al</strong><strong>la</strong> carne e questo, tradotto in quantità, significa<br />
più di 800 g <strong>al</strong> giorno, v<strong>al</strong>e a dire circa 4 volte<br />
quanta ne assume mediamente <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione nordamericana<br />
ai giorni nostri 8 . Allo stesso tempo<br />
l’assunzione di colesterolo era doppia rispetto a<br />
quel<strong>la</strong> attu<strong>al</strong>e, ma <strong>la</strong> quantità di grassi tot<strong>al</strong>i era<br />
circa <strong>la</strong> metà. La carne degli anim<strong>al</strong>i cacciati d<strong>al</strong>l’uomo<br />
del neolitico, infatti, si caratterizzava per un<br />
basso contenuto di grasso rispetto <strong>al</strong><strong>la</strong> massa corporeo<br />
(meno del 5%) e una composizione del grasso<br />
molto ricca in acidi grassi polinsaturi 9 .<br />
Queste pressioni selettive, ambient<strong>al</strong>i prima e anche<br />
cultur<strong>al</strong>i in seguito, hanno fatto in modo che il<br />
genotipo dell’uomo, selezionatosi nell’arco di<br />
<strong>al</strong>meno 2-3 milioni di anni, è quello del “risparmia-