nasce la sensibilità al glutine - Adi
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che non sa abbastanza <strong>la</strong>sciarsi andare in quanto<br />
teme un giudizio negativo correndo quindi un pericolo<br />
anche maggiore: essere abbandonato. La<br />
dipendenza d<strong>al</strong> partner diventa molto forte, nonostante<br />
il disagio di cui soffre il paziente obeso nei<br />
suoi confronti, s’instaura l’abitudine eroica di sopportare<br />
ogni cosa affinché il temuto abbandono non<br />
avvenga mai.<br />
Emerge una person<strong>al</strong>ità dipendente d<strong>al</strong> cibo, ma<br />
soprattutto d<strong>al</strong>l’esterno, e d<strong>al</strong> non sapersi accettare<br />
per quel che si è. Un percorso approfondito <strong>al</strong>l’interno<br />
del<strong>la</strong> propria storia person<strong>al</strong>e diventa quindi<br />
necessario per capire il perché del fissarsi di comportamenti<br />
patologici, di che cosa si cerca di superare<br />
o di nascondere a sè stessi opponendo ostacoli<br />
<strong>al</strong><strong>la</strong> propria autonomia. Il conoscersi e il riconoscersi<br />
consentono di sperimentare <strong>al</strong>tre vie di comportamento<br />
più adulte e mature, senza ricorrere a<br />
regressioni or<strong>al</strong>i chiarendo il legame con <strong>la</strong> nostra<br />
parte bambina. Imparare a convivere con quel vuoto<br />
interiore, che prima tanto faceva paura, può essere<br />
d’aiuto per una crescita psicologica.<br />
La psicoterapia può essere uno strumento per scoprire<br />
che aggrapparsi ad una persona e render<strong>la</strong><br />
indispensabile oppure dipendere d<strong>al</strong> cibo che colma<br />
o p<strong>la</strong>ca come nel<strong>la</strong> prima infanzia, è solo un <strong>al</strong>ibi.<br />
Nelle patologie dei disordini <strong>al</strong>imentari una radice<br />
comune è <strong>la</strong> rassegnazione. Ciò che scaturisce da<br />
questa rassegnazione e che perdura in età adulta, è<br />
<strong>la</strong> sensazione di non aver ricevuto abbastanza, di<br />
averci rimesso.<br />
Queste persone non hanno ricevuto soltanto troppo<br />
poco, spesso il cibo, <strong>la</strong> protezione, l’accettazione<br />
non sono stati dati quando venivano richiesti ma<br />
quando l’adulto ritenesse fosse giusto concederli.<br />
Da tutto ciò il bambino impara ad afferrare a trattenere<br />
inesorabilmente ciò che riceve perché non possedendo<br />
ancora il concetto di tempo reagisce in<br />
base <strong>al</strong> principio “ora o mai più”. Questo modello<br />
comportament<strong>al</strong>e (avidità) è facilmente riscontrabile<br />
nelle persone obese: limitata capacità di sopportare<br />
le frustrazioni tendenza ad aggrapparsi agli <strong>al</strong>tri<br />
nei rapporti d’amore e d’amicizia, credono di non<br />
poter mai ricevere abbastanza e soprattutto nel<br />
momento in cui lo richiedono. Con questo “aggrapparsi”<br />
costringono le persone più vicine a loro a<br />
difendersi per non venire divorati, ma questo solo<br />
con i membri del<strong>la</strong> famiglia e gli amici più intimi,<br />
esteriormente appaiono per lo più forti, superiori e<br />
competenti.<br />
Gli obesi sono persone che non amano il loro vero<br />
io e che non riescono a formu<strong>la</strong>re richieste e oppor-<br />
ADI MAGAZINE 3, 2011; 15 - www.adiit<strong>al</strong>ia.com<br />
re rifiuti per paura di non essere amati. Servendosi<br />
del<strong>la</strong> distanza evitano che gli <strong>al</strong>tri si avvicinino.<br />
Hanno paura del contatto in tutti i sensi. Chi ha<br />
paura di essere toccato a livello fisico e psichico ha<br />
anche paura di commuovere, quindi di produrre<br />
emozioni. Hanno bisogno di distanza per non essere<br />
visti come in re<strong>al</strong>tà sono esseri fragili bisognosi<br />
con il terrore di essere respinti e di non ricevere ciò<br />
che desiderano. Quando ci si emoziona o meglio, ci<br />
si permette di emozionarsi, qu<strong>al</strong>cosa si mette in<br />
moto. Si possono risvegliare bisogni insoddisfatti e<br />
si corre il rischio di avvicinarsi agli <strong>al</strong>tri, è meglio<br />
continuare a tenere <strong>la</strong> distanza tra sè e gli <strong>al</strong>tri e dai<br />
propri sentimenti.<br />
Con il bisogno incoercibile di mangiare vengono<br />
messe a tacere le emozioni, questo rassicura più che<br />
<strong>la</strong>sciarsi andare e essere trascinati via d<strong>al</strong>le emozioni<br />
stesse. La paura di essere toccati a livello psichico<br />
e fisico è anche <strong>la</strong> paura di far entrare qu<strong>al</strong>cosa,<br />
spesso questa paura è collegata <strong>al</strong><strong>la</strong> sessu<strong>al</strong>ità.<br />
Le persone che soffrono di disturbi <strong>al</strong>imentari sviluppano,<br />
a volte, problemi con <strong>la</strong> sessu<strong>al</strong>ità, specie<br />
nell’abbandonarsi <strong>al</strong> partner. Abbandono e controllo<br />
non si conciliano. L’abbandono non s’intende<br />
come un <strong>la</strong>sciarsi andare <strong>al</strong>l’atto sessu<strong>al</strong>e in sé, è<br />
inteso nel senso di abbandonarsi a una situazione,<br />
ad una forma di coinvolgimento. Se si <strong>la</strong>scia avvicinare<br />
qu<strong>al</strong>cuno si corre il rischio di essere visti per<br />
come si è re<strong>al</strong>mente e che si possano percepire cose<br />
che non si conoscono di sé o peggio che non si<br />
vogliono conoscere. La paura è sempre quel<strong>la</strong> di<br />
“essere scoperti”. I pazienti riferiscono spesso di<br />
avere paura di perdere l’amore, <strong>la</strong> stima, i vantaggi<br />
che derivano nell’essere come l’<strong>al</strong>tro vuole, se si<br />
permettono di essere invece come sono.<br />
Frappongono <strong>la</strong> distanza fra sé e l’ambiente esterno.<br />
Se qu<strong>al</strong>cuno supera <strong>la</strong> distanza che li “protegge”<br />
vengono ass<strong>al</strong>iti d<strong>al</strong><strong>la</strong> paura di essere rifiutati e<br />
abbandonati. Per molti pazienti questa tematica è<br />
drammaticamente presente, e sono vagamente consapevoli<br />
di qu<strong>al</strong>i siano i propri bisogni e quelli <strong>al</strong>trui,<br />
fanno molta confusione. È come se ci fosse un confine<br />
inv<strong>al</strong>icabile tra i “miei bisogni” e i “tuoi bisogni”.<br />
Questo <strong>nasce</strong> d<strong>al</strong><strong>la</strong> paura di provare sensi di colpa,<br />
sentirsi egoisti per avere pensato prima a sè stessi e<br />
poi agli <strong>al</strong>tri. Mettere <strong>al</strong> primo posto i propri bisogni<br />
è sbagliato ed è un concetto inaccettabile. La<br />
soluzione pacificatrice, <strong>al</strong>meno in apparenza, è<br />
quel<strong>la</strong> di reprimere le proprie esigenze. La ricompensa<br />
sta nell’essere accettati, per questa rinuncia,<br />
come una buona figlia/o o una moglie/marito comprensiva/o,<br />
etc.