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nasce la sensibilità al glutine - Adi

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204<br />

che non sa abbastanza <strong>la</strong>sciarsi andare in quanto<br />

teme un giudizio negativo correndo quindi un pericolo<br />

anche maggiore: essere abbandonato. La<br />

dipendenza d<strong>al</strong> partner diventa molto forte, nonostante<br />

il disagio di cui soffre il paziente obeso nei<br />

suoi confronti, s’instaura l’abitudine eroica di sopportare<br />

ogni cosa affinché il temuto abbandono non<br />

avvenga mai.<br />

Emerge una person<strong>al</strong>ità dipendente d<strong>al</strong> cibo, ma<br />

soprattutto d<strong>al</strong>l’esterno, e d<strong>al</strong> non sapersi accettare<br />

per quel che si è. Un percorso approfondito <strong>al</strong>l’interno<br />

del<strong>la</strong> propria storia person<strong>al</strong>e diventa quindi<br />

necessario per capire il perché del fissarsi di comportamenti<br />

patologici, di che cosa si cerca di superare<br />

o di nascondere a sè stessi opponendo ostacoli<br />

<strong>al</strong><strong>la</strong> propria autonomia. Il conoscersi e il riconoscersi<br />

consentono di sperimentare <strong>al</strong>tre vie di comportamento<br />

più adulte e mature, senza ricorrere a<br />

regressioni or<strong>al</strong>i chiarendo il legame con <strong>la</strong> nostra<br />

parte bambina. Imparare a convivere con quel vuoto<br />

interiore, che prima tanto faceva paura, può essere<br />

d’aiuto per una crescita psicologica.<br />

La psicoterapia può essere uno strumento per scoprire<br />

che aggrapparsi ad una persona e render<strong>la</strong><br />

indispensabile oppure dipendere d<strong>al</strong> cibo che colma<br />

o p<strong>la</strong>ca come nel<strong>la</strong> prima infanzia, è solo un <strong>al</strong>ibi.<br />

Nelle patologie dei disordini <strong>al</strong>imentari una radice<br />

comune è <strong>la</strong> rassegnazione. Ciò che scaturisce da<br />

questa rassegnazione e che perdura in età adulta, è<br />

<strong>la</strong> sensazione di non aver ricevuto abbastanza, di<br />

averci rimesso.<br />

Queste persone non hanno ricevuto soltanto troppo<br />

poco, spesso il cibo, <strong>la</strong> protezione, l’accettazione<br />

non sono stati dati quando venivano richiesti ma<br />

quando l’adulto ritenesse fosse giusto concederli.<br />

Da tutto ciò il bambino impara ad afferrare a trattenere<br />

inesorabilmente ciò che riceve perché non possedendo<br />

ancora il concetto di tempo reagisce in<br />

base <strong>al</strong> principio “ora o mai più”. Questo modello<br />

comportament<strong>al</strong>e (avidità) è facilmente riscontrabile<br />

nelle persone obese: limitata capacità di sopportare<br />

le frustrazioni tendenza ad aggrapparsi agli <strong>al</strong>tri<br />

nei rapporti d’amore e d’amicizia, credono di non<br />

poter mai ricevere abbastanza e soprattutto nel<br />

momento in cui lo richiedono. Con questo “aggrapparsi”<br />

costringono le persone più vicine a loro a<br />

difendersi per non venire divorati, ma questo solo<br />

con i membri del<strong>la</strong> famiglia e gli amici più intimi,<br />

esteriormente appaiono per lo più forti, superiori e<br />

competenti.<br />

Gli obesi sono persone che non amano il loro vero<br />

io e che non riescono a formu<strong>la</strong>re richieste e oppor-<br />

ADI MAGAZINE 3, 2011; 15 - www.adiit<strong>al</strong>ia.com<br />

re rifiuti per paura di non essere amati. Servendosi<br />

del<strong>la</strong> distanza evitano che gli <strong>al</strong>tri si avvicinino.<br />

Hanno paura del contatto in tutti i sensi. Chi ha<br />

paura di essere toccato a livello fisico e psichico ha<br />

anche paura di commuovere, quindi di produrre<br />

emozioni. Hanno bisogno di distanza per non essere<br />

visti come in re<strong>al</strong>tà sono esseri fragili bisognosi<br />

con il terrore di essere respinti e di non ricevere ciò<br />

che desiderano. Quando ci si emoziona o meglio, ci<br />

si permette di emozionarsi, qu<strong>al</strong>cosa si mette in<br />

moto. Si possono risvegliare bisogni insoddisfatti e<br />

si corre il rischio di avvicinarsi agli <strong>al</strong>tri, è meglio<br />

continuare a tenere <strong>la</strong> distanza tra sè e gli <strong>al</strong>tri e dai<br />

propri sentimenti.<br />

Con il bisogno incoercibile di mangiare vengono<br />

messe a tacere le emozioni, questo rassicura più che<br />

<strong>la</strong>sciarsi andare e essere trascinati via d<strong>al</strong>le emozioni<br />

stesse. La paura di essere toccati a livello psichico<br />

e fisico è anche <strong>la</strong> paura di far entrare qu<strong>al</strong>cosa,<br />

spesso questa paura è collegata <strong>al</strong><strong>la</strong> sessu<strong>al</strong>ità.<br />

Le persone che soffrono di disturbi <strong>al</strong>imentari sviluppano,<br />

a volte, problemi con <strong>la</strong> sessu<strong>al</strong>ità, specie<br />

nell’abbandonarsi <strong>al</strong> partner. Abbandono e controllo<br />

non si conciliano. L’abbandono non s’intende<br />

come un <strong>la</strong>sciarsi andare <strong>al</strong>l’atto sessu<strong>al</strong>e in sé, è<br />

inteso nel senso di abbandonarsi a una situazione,<br />

ad una forma di coinvolgimento. Se si <strong>la</strong>scia avvicinare<br />

qu<strong>al</strong>cuno si corre il rischio di essere visti per<br />

come si è re<strong>al</strong>mente e che si possano percepire cose<br />

che non si conoscono di sé o peggio che non si<br />

vogliono conoscere. La paura è sempre quel<strong>la</strong> di<br />

“essere scoperti”. I pazienti riferiscono spesso di<br />

avere paura di perdere l’amore, <strong>la</strong> stima, i vantaggi<br />

che derivano nell’essere come l’<strong>al</strong>tro vuole, se si<br />

permettono di essere invece come sono.<br />

Frappongono <strong>la</strong> distanza fra sé e l’ambiente esterno.<br />

Se qu<strong>al</strong>cuno supera <strong>la</strong> distanza che li “protegge”<br />

vengono ass<strong>al</strong>iti d<strong>al</strong><strong>la</strong> paura di essere rifiutati e<br />

abbandonati. Per molti pazienti questa tematica è<br />

drammaticamente presente, e sono vagamente consapevoli<br />

di qu<strong>al</strong>i siano i propri bisogni e quelli <strong>al</strong>trui,<br />

fanno molta confusione. È come se ci fosse un confine<br />

inv<strong>al</strong>icabile tra i “miei bisogni” e i “tuoi bisogni”.<br />

Questo <strong>nasce</strong> d<strong>al</strong><strong>la</strong> paura di provare sensi di colpa,<br />

sentirsi egoisti per avere pensato prima a sè stessi e<br />

poi agli <strong>al</strong>tri. Mettere <strong>al</strong> primo posto i propri bisogni<br />

è sbagliato ed è un concetto inaccettabile. La<br />

soluzione pacificatrice, <strong>al</strong>meno in apparenza, è<br />

quel<strong>la</strong> di reprimere le proprie esigenze. La ricompensa<br />

sta nell’essere accettati, per questa rinuncia,<br />

come una buona figlia/o o una moglie/marito comprensiva/o,<br />

etc.

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