Sede di diocesi Sede di pieve BRIXIA SACRA 164
STUDI Il problema in discussione tra le due parti, oltre al possesso delle chiese ed alla nomina ed all’ordinazione dei chierici, o diritto di patronato, come è chiamato nei primi documenti, si può articolare in quattro categorie. In primo luogo, le funzioni pastorali, come il battesimo, la sepoltura, la penitenza ed il diritto di scomunica; in secondo luogo, l’esenzione ed il diritto dell’abate di chiedere a qualsiasi vescovo di ordinare i sacerdoti, di consacrare le chiese e di benedire il crisma e l’olio santo, e di operare egli stesso l’ordinazione negli ordini minori, tonsurare i monaci, consacrare fonti battesimali e battisteri e distribuire il crisma alle chiese monastiche; in terzo luogo, la giurisdizione, specialmente riguardo alla penitenza, ai casi matrimoniali ed ai duelli giudiziari; ed in quarto luogo, i diritti economici, innanzi tutto relativi alle decime, ma anche all’ospitalità ed al fodro. Il vescovo era pure interessato ai diritti di predicazione ed agli obblighi di presenza al sinodo diocesano. Non tutte queste questioni sono presenti in relazione a tutte le località circa le quali le deposizioni vennero date, ma aldilà di alcune oscillazioni tra i testimoni, ci fu tra essi un alto livello di concordanza 41 . In nessun caso i testimoni fecero riferimento ai diritti astratti o del presule, in relazione alla sua autorità episcopale, o dell’abate, in forza dei privilegi di Leno. Essi argomentarono attorno alla situazione reale, non a quella teorica. Una delle domande più interessanti poste ai testimoni fu se l’abbaziato (abbacia) di Leno era posto nella diocesi di Brescia 42 . Due testi risposero che non lo sapevano e taluni rimasero incerti, ma oltre venti affermarono che il cenobio, o alcuni dei suoi possedimenti, si trovavano nel territorio, pertinentia, o virtus di Brescia, ma non nel vescovato o nella diocesi. Un testimone dapprima disse che le chiese di Gambara, Bizzolano, Remedello e Carzago erano nel medesimo vescovato di quelle di Pralboino e Gottolengo, ma più tardi tornò ed aggiunse che «il monastero di Leno appartiene al signor papa ed al signor imperatore, assieme all’abbaziato, ed è nel territorio di Brescia e non nel vescovato» (149). Il prete Alberto di Gottolengo, dopo avere manifestato alcune incertezze, affermò che egli sapeva come Gambara e le sue chiese fossero nell’abbaziato di Leno perché aveva visto i signori di Gambara prestare fedeltà all’abate Onesto per tutti gli abitanti di Gambara e disse «che le chiese di Leno, Gottolengo, Pavone, Pralboino, Fiesse e Torricella non appartengono in alcun modo al vescovo di Brescia e ... che la chiesa di Leno ha la giurisdizione sui matrimoni nel territorio dell’abbaziato ed assegna le penitenze pubbliche ai colpevoli e dà il crisma e l’olio alle sue chiese ed il battesimo». Tutte le chiese dell’abbaziato battezzavano per proprio diritto (per se), continuò, con la possibile eccezione di Torricella e di Ostiano (150), delle quali pure Ottone di Fies- 165
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