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BRIXIA SACRA<br />
La signoria su Gambara fu trasmessa dal monastero ai signori di Gambara,<br />
tuttavia questi si divisero l’autorità sul paese con i consoli e le assemblee, note<br />
come raxias, e forse anche con i tutores et curatores, i quali vennero assegnati<br />
dal vescovo agli abitanti di Gambara (185). Nel 1148, Eugenio III emanò la<br />
sua decisione circa le chiese e, contemporaneamente, il signore Lanfranco<br />
bucadelucius radunò dodici degli anziani di Gambara per determinare,<br />
mediante giuramento, i feudi dei signori ricevuti dal monastero di Leno. Uno<br />
di loro si fermò sul ponte tra il castello e la chiesa di Santa Maria, piantò un<br />
palo nel mezzo del fiume Gambara e, assieme agli altri undici testimoni,<br />
dichiarò che ad oriente dell’asta i signori di Gambara non avevano ricevuto<br />
nulla dall’abate, il quale non vantava là alcun diritto, ad eccezione di una rendita<br />
annuale di sei denari versata, come certificarono altri testi, per la giurisdizione<br />
su certe proprietà (clausum) (157-158, 169-170, 183; C 178). Quando<br />
Lanfranco chiese: «Che cosa abbiamo dunque ricevuto dall’abate?», essi<br />
risposero che «i signori di Gambara hanno avuto sette terre (sortes) dal signor<br />
abate nel luogo di Gambara», ossia ad ovest del fiume (154).<br />
Altri testimoni scesero nei dettagli della situazione, la quale era meno lineare<br />
di quanto il giudizio del 1148 suggerisse. C’era un generale consenso sul fatto<br />
che l’abate di Leno fosse «il signore universale della curtis di Gambara»,<br />
come Alberto di Ostiano puntualizzò (159), e che i signori di Gambara l’avevano<br />
ricevuta da lui e per essa gli avevano giurato fedeltà. Benché Alberto ed un<br />
altro teste (C 176) li chiamassero i capitanei di Gambara, Montenario di San<br />
Pietro di Leno affermò di avere udito da molte parti (per plures vices) che il vecchio<br />
signore Alberto «non era capitaneus, ma aveva ricevuto dal signor abate di<br />
Leno l’intera curtis di Gambara, in quanto essa era un allodio del cenobio»<br />
(177-178). Lo stesso signore Alberto disse «che lui ed i suoi compossessori<br />
(consorti), i signori di Gambara, hanno ricevuto il castello ed il bastione (spoldum)<br />
ed il luogo di Gambara con i suoi diritti e la curtis dall’abate di Leno»,<br />
ad eccezione di quegli allodi «le giurisdizioni (districta) dei quali i signori le<br />
esercitano per il monastero, da cui le hanno ricevute a titolo di beneficio (pro<br />
beneficio)» (144) 85 . Da ciò si comprende come il territorio ad occidente del fiume<br />
fosse stato diviso in possedimenti (sortes e forse casales) soggetti ai diritti<br />
signorili, ed in allodi su cui i signori esercitavano solo i districta, ma sia le sortes,<br />
sia i districta erano stati concessi dall’abate.<br />
Ad oriente del fiume, tuttavia, a Glaria, la situazione era differente, poiché i<br />
signori di Gambara, per comune accordo, non avevano ottenuto nulla dall’abate.<br />
Benedetto di Glaria affermò: «non so se i signori di Gambara hanno o ebbe-<br />
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