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BRIXIA SACRA<br />

I privilegi papali possono esser considerati come una ricompensa per Leno<br />

per il sostegno dato ai pontefici durante la loro lotta contro gli imperatori tedeschi<br />

e, forse, anche come una punizione per il vescovo di Brescia, il quale inizialmente<br />

sostenne l’imperatore, quantunque in seguito si fosse schierato a fianco<br />

del comune nell’opposizione a Federico Barbarossa. Da questo punto di<br />

vista, tuttavia, lo scontro tra il presule e l’abate fu trasversale rispetto al principale<br />

conflitto tra papato e impero. A parte i primi sviluppi, esso si originò, in<br />

ogni modo, partendo dalla metà dell’XI secolo, come Federico precisò nella sua<br />

clausola concernente la prescrizione. Il monastero aveva molto sofferto durante<br />

questo periodo, specialmente a seguito delle campagne di Federico Barbarossa<br />

contro Brescia nel 1160 e nel 1170, e durante lo scisma, dal 1159 fino al 1177,<br />

quando Federico sostenne una serie di antipapi contro Alessandro III, iniziando<br />

da Vittore IV. Il cenobio aveva beneficiato dell’orientamento del papato ad<br />

appoggiare la libertà dei monasteri durante l’XI ed i primi del XII secolo; ciò<br />

venne perseguito, però, in diversi luoghi e in differenti tempi dal movimento<br />

conosciuto come neo-episcopalismo, quando i vescovi locali, talvolta col supporto<br />

del papato, cercarono di ristabilire il controllo sulla loro diocesi e quando<br />

l’esenzione monastica fu sempre più considerata non come una garanzia ad alto<br />

livello per la vita religiosa, ma come un’anomalia, se non un abuso 31 .<br />

La vertenza e i suoi protagonisti<br />

La questione esplose nel 1194 e le rivendicazioni ufficiali del vescovo e dell’abate<br />

furono esposte in due documenti, o libelli, entrambi indirizzati a Gerardo<br />

di Pavone ed a Gerardo, prevosto della chiesa di Sant’Alessandro di Brescia,<br />

che erano stati scelti come arbitri 32 . Il vescovo Giovanni di Brescia, in un documento<br />

datato 31 luglio 1194, chiese che Gonterio ed il monastero di Leno<br />

riconoscessero tutti i diritti episcopali, in particolare quelli relativi alla trattazione<br />

delle cause matrimoniali ed alle decime riscosse dall’abate nella diocesi<br />

di Brescia, sia all’esterno sia all’interno della città, e nell’abbaziato di Leno<br />

(Appendice B, doc. I). L’abate Gonterio di Leno, da parte sua, chiese che il<br />

vescovo restituisse a lui ed al monastero il possesso ed il controllo delle chiese<br />

di Santa Maria e di San Pietro di Gambara e le loro terre e possedimenti, e non<br />

intervenisse più nelle questioni temporali o nel patronato di queste chiese.<br />

Reclamò inoltre il possesso delle chiese di San Donato di Remedello Sopra,<br />

San Benedetto di Bizzolano, San Michele di Carzago e San Bartolomeo e San<br />

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