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BRIXIA SACRA<br />

zoppus), Gerardo razo, Secafieno, conosciuto anche come Scanacaponis 82 , Patrifilio,<br />

Frerino ed Osberto. I capi del partito episcopale furono Gerardo ‘gallina’<br />

o ‘senza gallina’ (galina, mancagalina), Aldo o Oldone, Domafolle ed Ugo 83 .<br />

Pochi nomi vennero associati ad entrambi gli schieramenti, ovverosia Attone,<br />

Belomo, Prevetello e Giovanni ‘acuto’, i quali potrebbero avere oscillato o cambiato<br />

schieramento. Secondo Alberto di Gottolengo, per esempio, «Belomo talvolta<br />

parteggiò per il vescovo e talvolta per l’abate» (150) e Trucio di Gambara<br />

sostenne che Aldo, Belomo ed Ugo «vennero dal vescovo di Brescia all’inizio<br />

della quaresima e ricevettero da lui varie penitenze» (185).<br />

I canonici furono così fortemente divisi «da mangiare a due tavole» (169),<br />

con i chierici dell’abate ad una tavola e con quelli del vescovo all’altra, «come<br />

se militassero negli schieramenti di due signori», secondo Alberto di Gottolengo,<br />

il quale aggiunse di avere mangiato con loro «sia nell’unità, sia nella discordia»<br />

(151). Essi «si divisero il servizio religioso nelle due chiese tra loro settimana<br />

per settimana (per singulas septimanas) e vissero sempre più separati».<br />

Lanfranco di Gambara edificò una casa per i sostenitori del cenobio vicino alla<br />

chiesa di Santa Maria, apparentemente utilizzando materiali portati da Gottolengo.<br />

Bertarino di Gambara testimoniò che, quand’era un ragazzo, aveva visto<br />

le tegole ammassate su carri ed aveva viaggiato sopra uno di questi da Gottolengo<br />

a Gambara (151-152, cfr. 148-149, 157, 174). Contemporaneamente, i<br />

sostenitori del presule disponevano di una fortezza nella torre della chiesa di<br />

San Pietro (150, 155, 184, 186; C 178). I canonici contesero duramente tra<br />

loro. Quando il sacerdote Attone definì i chierici del vescovo felloni e ladri e<br />

domandò «perché non obbedite all’abate di Leno, ai cui chierici appartengo<br />

ed al quale dovreste essere soggetti per le sue chiese?», essi lo derisero e lo<br />

accusarono di dire cose malvagie (175). Il vescovo Raimondo venne con alcuni<br />

suoi soldati e suonò le campane di entrambe le sedi, secondo Giovanni di<br />

Gambara (C 178), e Bertarino di Gambara era presente quando i due consoli<br />

di Brescia ed un canonico della cattedrale cacciarono quattro dei chierici dell’abate<br />

e disse che, quando «Giovanni ‘acuto’ si rifiutò di andarsene, affermando<br />

che egli era là per volontà dell’abate di Leno, uno dei consoli lo afferrò per<br />

il vestito per spingerlo fuori, tanto che egli cadde». I consoli, in seguito, vi<br />

introdussero tre chierici in nome del vescovo (151); pure Trucio di Gambara<br />

affermò di essere stato presente quando i consoli ed un rappresentante del presule<br />

espulsero i chierici dalla chiesa di Santa Maria «molto indegnamente<br />

(satis indecenter), giacché essi ruppero le loro pentole per cucinare (labetes) e<br />

spinsero Giovanni ‘acuto’, tanto che egli cadde, gridando loro ‘fuori, fuori dal-<br />

182

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