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BRIXIA SACRA<br />

battezzare (145-148) 62 . Anche l’abate si può supporre non battezzasse nella<br />

chiesa del monastero e Montenario di San Pietro depose che «un papa [probabilmente<br />

Eugenio III nel 1148] rimosse il fonte battesimale mediante il<br />

quale era amministrato il battesimo nel cenobio di Leno ed ordinò che il battesimo<br />

non venisse celebrato là, ma nella chiesa pievana» (178) 63 . Secondo<br />

Giovanni di Leno, la procedura normale prevedeva che<br />

quando i canonici di San Pietro devono andare alla pieve per battezzare (baptizandi<br />

causa), entrano nel cenobio e chiedono ai monaci chi e quali dei monaci ordinati si<br />

recheranno alla celebrazione per la consacrazione (consecrationis causa), ed allora alcuni<br />

monaci vengono con uno dei sacerdoti del monastero, il quale consacra i fonti battesimali<br />

in presenza dei canonici di San Pietro e del prete di Milzanello, che appartiene<br />

alla medesima pieve; quando la benedizione delle fonti è stata fatta, egli dice che tre<br />

bambini, chiamati Pietro, Giovanni e Maria, sono condotti al monastero e vengono<br />

battezzati dall’abate, se questi è presente, o altrimenti dal priore (141).<br />

Questa notizia è confermata da numerosi altri testi, i quali dichiararono che, al<br />

comando dell’abate, i canonici di San Pietro battezzavano nella pieve alla presenza<br />

di uno o più monaci, i quali consacravano il fonte battesimale, e lo stesso<br />

abate battezzava tre o quattro fanciulli nel monastero (141-143, 146-147,<br />

177; C 176) 64 . In tale modo, l’abate confermava i suoi diritti e manteneva il<br />

controllo della procedura, senza tuttavia tecnicamente disobbedire al comando<br />

del pontefice, poiché il fonte era collocato nella chiesa parrocchiale e là veniva<br />

benedetto dai monaci ordinati, anche se l’abate o il priore battezzavano simbolicamente<br />

tre bambini nel cenobio. Montenario di San Pietro dichiarò:<br />

Non ho mai udito che la pieve di Leno fosse sottomessa al vescovo di Brescia, o battezzasse<br />

per sua autorità, però in un’occasione mi recai al sinodo della Chiesa bresciana<br />

col mio maestro Martino e poi sentii che fu nominata la pieve di Leno, quando il<br />

prete Martino lesse la lista (matricula) delle chiese pievane della diocesi, ed il signore<br />

vicedomino Giovanni disse, come se fosse stato turbato: «Dio ci aiuti. Questa follia<br />

durerà per sempre? Essa ha prosperato per troppo tempo. A questo lascia che rispondano<br />

i cani ancora una volta (178).<br />

Non sono chiare le ragione dell’ira di Giovanni. Martino potrebbe aver precisato<br />

che la chiesa non era sotto l’autorità del vescovo, o il vicedomino avere<br />

obiettato per l’inclusione, in una lista di parrocchie diocesane, di una chiesa<br />

officiata da canonici e da monaci controllati dall’abate di Leno 65 . È questo l’unico<br />

riferimento al concilio diocesano, ma ci sono numerose indicazioni circa<br />

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