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BRIXIA SACRA<br />
se affermò che non battezzavano (139). L’abate di Leno fu più di una volta<br />
definito il signore dell’abbaziato (dominus abbacie), il quale era, per questi<br />
testimoni, una struttura di potere ecclesiastico quasi indipendente, come nei<br />
privilegi pontifici e imperiali.<br />
L’abate esercitava un’ampia sfera di poteri nell’abbaziato tanto sul clero,<br />
quanto sul laicato. Giovanni di Pavone disse «che se il signor abate interdiva un<br />
ufficio o un beneficio a qualcuno dei fratelli a lui soggetti, questi non avrebbe<br />
osato opporsi al suo divieto, a meno che non si fosse appellato alla sede apostolica».<br />
Giovanni affermò inoltre che le questioni matrimoniali tra i parrocchiani<br />
di Pavone erano portate all’esame (sub experientia) del signore di Leno e che<br />
egli aveva visto oltre diciotto di tali cause risolte dall’abate o dai suoi assessori,<br />
compresa una nella quale l’abate scomunicò «con una candela» nella chiesa di<br />
San Pietro di Leno (168). Questo episodio fu probabilmente il medesimo<br />
descritto da Roberto di Leno, il quale vide l’abate Onesto scomunicare pubblicamente<br />
Bonfigino di Nibulo nella chiesa di San Pietro di Leno e gettare le candele<br />
giù dai gradini della chiesa, perché si rifiutò di allontanare la propria<br />
moglie Berlinda «in ragione della parentela (ex causa parentele)» (146-147) 43 . Il<br />
prete Pietro di Pavone sostenne «di aver visto i sacerdoti, suoi predecessori, scomunicare<br />
degli uomini su ordine dell’abate, riguardo a matrimoni proibiti dalla<br />
Chiesa» (165). Secondo Traboldo di Fiesse, l’abate Tedaldo (morto nel<br />
1146) «separò Alberto, figlio di Raimondo, da Adelda, figlia di Inverardo, a<br />
causa delle loro relazioni parentali (per parenthelam)» (164), ed Albrico di Gottolengo<br />
vide Asinello allontanato da sua moglie al tempo dell’attuale abate<br />
(174). In totale, i testimoni riferiscono di oltre settanta questioni matrimoniali<br />
risolte dall’abate, di circa un terzo delle quali indicano il nome degli uomini e<br />
delle donne che intentarono la lite ‘contro’, o talvolta ‘per’ o ‘con’, i loro coniugi<br />
44 . Alberto di Ostiano rivendicò di essere stato uno dei testimoni nel giudizio<br />
dell’abate circa un caso avviato da Richeldina contro Ottobono, nipote di<br />
Alberto, sotto il portico (porticus) della sua casa ad Ostiano (163).<br />
Numerosi testi descrivono due duelli giudiziari svoltisi sotto la supervisione<br />
dell’abate o di suoi rappresentanti. Uno si tenne fra i Cazavaca (o semplicemente<br />
‘gli uomini’) di Gambara ed i signori, o gli uomini, di Remedello sopra<br />
Vernigo, tra Gambara e Remedello (140, 174, 176), e l’altro fra Lanfranco di<br />
Fiesse e Pietro di Gambara riguardo al delitto della figlia di Giovanni di Monteclaro,<br />
sul quale null’altro è noto (174, 175-176). In quest’ultimo caso il<br />
duello venne rimandato e si raggiunse un accordo dopo che era stata celebrata<br />
la messa, benedette le armi ed i campioni – i cui nomi vengono citati e dei qua-<br />
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