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BRIXIA SACRA<br />
della pieve di Bizzolano a quello dell’abate e del cenobio di Leno, e che forse,<br />
più tardi, sia tornato nuovamente indietro. Comunque sia, egli ospitò i monaci<br />
di Leno e gli agenti del monastero a San Genesio, dove furono ricevuti come<br />
nel cenobio di Leno ed a spese della chiesa.<br />
Tali visite furono descritte dal chierico Diacono di San Pietro di Leno, il<br />
quale, in altra deposizione, affermò che la sua memoria ricordava fino a cinquantacinque<br />
anni prima (147) e che andò a San Genesio, con diversi compagni,<br />
almeno quattro volte nel 1150 e nel 1160, ed in un’occasione vi rimase<br />
per tre giorni e vi fece un bagno; furono ricordate dal conversus Zanello, il quale<br />
vide sia Martino, sia il figlio di Bondinato reggere San Genesio per conto<br />
dell’abate e si stabilì là quando venne assegnato al magazzino di Ostilliano;<br />
furono descritte dal priore di Leno Romano, che si recò una volta a Cremona<br />
con Martino e seppe soltanto dopo la morte di quest’ultimo che San Genesio<br />
apparteneva alla pieve di Bizzolano; ed infine dal monaco Erinzo di Leno, il<br />
quale si trattenne spesso là quando si recava per affari nel territorio di Canneto,<br />
dove, affermò, era noto (fama est) essere San Genesio sotto l’autorità del<br />
monastero di Leno. Questi ed altri testi ricordarono le visite di Martino a<br />
Leno, dove costui o i suoi agenti venivano per ricevere il crisma e per altre<br />
necessità, inclusi i libri, e dove venne ricevuto «come un sacerdote del cenobio».<br />
Alla festa di San Benedetto egli indossò i paramenti del monastero e<br />
rimase a fianco dell’abate durante la predicazione e la celebrazione della messa<br />
e «ricevette del cibo (spisia) dal monastero, come lo ebbero gli altri preti dell’abbazia».<br />
Non c’è alcuna indicazione di pagamenti al monastero da parte di<br />
San Genesio, ma, chiaramente, quest’ultimo svolse la funzione di avamposto<br />
nell’amministrazione dell’abbaziato e delle sue terre.<br />
Un’altra piccola indicazione circa l’attività dell’abate ci è offerta da Albrico<br />
di Gottolengo, il quale disse di «avere visto il signore di Leno ordinare con le sue<br />
stesse mani chierici non appartenenti agli allievi» (174). Martino di San Genesio<br />
presentò un alunno (forse il figlio di Bondinato) all’abate Onesto, che l’ordinò<br />
(clericauit) al titolo della chiesa di San Genesio (C 180), e Montenario di<br />
San Pietro, nel suo breve resoconto della storia del cenobio, ricordò «che maestro<br />
Ruffo resse la scuola (scolas) di Leno» nel periodo in cui venne il cardinale<br />
Arnoldo e insediò Lanfranco come abate, ovverosia nel 1163 (177). Dunque,<br />
potrebbe esserci stata là una scuola con degli alunni, i quali venivano ordinati<br />
chierici dall’abate. Le chiese non parrocchiali e le cappelle, nonostante la loro<br />
subordinazione alle pievi, erano istituzioni significative, con edifici rilevanti, che<br />
talvolta eguagliavano nelle dimensioni le sedi pievane. Erano officiate tanto da<br />
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