BRIXIA SACRA Libellus dell’abate di Leno Gonterio contro il vescovo di Brescia (Milano, Archivio di Stato, Pergamene per fondi). 172
STUDI L’unità fondamentale dell’amministrazione ecclesiastica era la pieve, presieduta da un arciprete o parroco, il quale salvaguardava gelosamente i diritti e le prerogative della sua chiesa 58 . All’interno dell’area qui considerata c’erano sette chiese battesimali, localizzate a Leno, Pavone, Gottolengo, Pralboino, Bizzolano, Ostiano e nella cosiddetta «pieve delle undici basiliche» (plebs XI basilicarum, o de XI basilicis) 59 . Questa era apparentemente dedicata a San Faustino ed includeva le chiese di Remedello, Corvione, Glaria, Fiesse, Casalromano, Fontanella, Carzago e pure Gambara che, nonostante la sua significativa rilevanza come paese, non aveva una chiesa battesimale. Secondo Giovanni di Gambara, la cui memoria retrocedeva di sessant’anni, il vescovo Manfredo di Brescia (1133-1153) consacrò il crisma nelle chiese di Santa Maria e di San Pietro a Gambara e nella parrocchia di San Faustino, e nella festa di san Faustino i sacerdoti di Gambara, assieme ai fedeli, andavano con una croce alla chiesa di San Faustino ed ivi celebravano la messa (C178). Il fatto che la chiesa di Santa Maria di Gambara fosse nella decimatio della plebs XI basilicarum (156-157), che a due testimoni sia stato chiesto se Gambara fosse nella pieve di San Faustino (144, 150) e che un’altro affermasse di non avere mai udito che Gambara fosse nella pieve di San Faustino (150), conferma come la plebs XI basilicarum fosse dedicata a San Faustino. I preti di Fontanella, Carzago e Remedello si recavano alla plebs XI basilicarum ogni anno, all’inizio della quaresima per il capitolo, ed il sabato santo, assieme agli abitanti di queste località ed ai loro bambini, per il battesimo e la cresima, e (secondo il fratello di Alberto) pagavano il dovuto all’arciprete (155- 156) 60 . Trucio di Gambara affermò che il sabato santo i bambini di Carzago, Casalromano e Fontanella si recavano alla pieve di Corvione (Corvelione) per ricevere il simbolo ed il battesimo, ed il sacerdote celebrava la messa secondo le disposizioni dell’arciprete (185). Ciò dimostra come la plebs XI basilicarum fosse a Corvione 61 . «Quando gli uomini di Remedello giungevano alla fine della loro vita, essi, nelle loro volontà, lasciavano [alcuni] dei loro beni alla chiesa delle undici basiliche, come alla loro chiesa parrocchiale» (C178; B 120). Inoltre, il sacerdote Pietro di Carzago (il quale, a causa della sua età, trasmise la sua deposizione attraverso Martino di Castel Goffredo) disse che ogni tre anni riempiva il fonte battesimale ed ogni quattro riceveva il crisma dalla chiesa di Brescia «per questa pieve (pro ipsa plebe)» (180-181, cfr. 157, 161, 163, 183), che misurava almeno dodici chilometri da nord a sud ed otto da est ad ovest ed era grande in confronto alle altre. La pieve di Leno era la chiesa di San Giovanni ed il prete di San Pietro ed i monaci del monastero si recavano là per 173
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