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BRIXIA SACRA<br />
raccolte dai loro luoghi e sono possedute dall’abate», ma aggiunse che le decime<br />
di queste località erano altresì raccolte per il vescovo,<br />
cioè, i figli di Ottone di Milano le riscuotono a Gottolengo, i signori di Corvione a Fiesse,<br />
i signori di Concesio a Pralboino, i signori di Bedizzole ed i figli del signore Guido,<br />
che le hanno ricevute da loro, ad Ostiano, ed i signori di Concesio a Torricella. Egli<br />
dice di non avere mai saputo chi detenesse [le decime] di Pavone, ma in quel luogo le<br />
decime erano controllate dal vescovo (160-161) 92 .<br />
Parlando in generale, ciò conferma che le decime della pieve delle undici basiliche<br />
erano state concesse dal vescovo di Brescia ai signori di Corvione, disponendo<br />
costoro della decimatio, mentre le decime degli altri luoghi in discussione<br />
erano in larga parte raccolte da, o per conto, dell’abate.<br />
Le decime a Gottolengo erano divise tra quelle provenienti dai mansi liberi<br />
e quelle delle terre possedute dai componenti della familia monastica (macinata).<br />
Un quarto delle decime dei mansi liberi erano state destinate dall’abate<br />
alla chiesa ed i 3/4 dal vescovo ai signori di Concesio, e da costoro erano passate<br />
ai tre figli di Ottone di Milano, chiamati Benvenuto, Frugerio e Ribaldo.<br />
Frugerio affermò che questa infeudazione era precedente il suo nonno, mentre<br />
Benvenuto aveva udito che i suoi antenati l’avevano ricevuta dai signori di Concesio<br />
quando erano venuti da Milano e gli fu concesso un feudo dalla Chiesa<br />
bresciana. Quando giungeva il momento di raccogliere la decima, disse Benvenuto,<br />
venivano suonate le campane della chiesa ed il sacerdote ed i consoli<br />
ordinavano agli abitanti di versare la decima.<br />
I custodi dei campi della comunità (camparii comunitatis) la raccoglievano<br />
in ciascuna casa e la portavano alla chiesa, dov’era suddivisa in quattro parti,<br />
una per la chiesa e tre per i fratelli. «Ed egli disse che loro riscuotevano pure le<br />
decime dai poderi (sedimenes) dei mansi liberi, così come dalle terre» (186-<br />
187). Le decime delle terre lavorate dai membri della familia monastica erano<br />
ripartite tra l’abate, i canonici di San Pietro di Leno ed i signori di Lavellongo,<br />
che le avevano ricevute dal cenobio. Alferio di Leno disse che, per tutto il<br />
tempo da lui ricordato, i canonici di San Pietro ed i ministeriali dell’abate avevano<br />
riscosso le decime a Leno ed a Gottolengo. Codeste, assieme alle decime<br />
novali ed al quarto assegnato dal monastero alla chiesa di Gottolengo, avevano<br />
un ammontare superiore a quello delle decime concesse dal vescovo, tuttavia<br />
l’abate, secondo Frugerio di Milano, era il signore dell’abbaziato, ma non delle<br />
decime (146, 150, 174-175, 187).<br />
Le decime di Pavone erano suddivise tra quelle provenienti dai mansi liberi,<br />
quelle delle tenute dell’abate e di altri possedimenti, e quelle dei macinata.<br />
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