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BRIXIA SACRA<br />

disponesse espressamente di diritti più rilevanti nella pieve delle undici basiliche,<br />

rispetto a quelli posseduti nelle parrocchie di Leno, Gottolengo, Pavone, Pralboino<br />

ed Ostiano, le quali costituivano il cuore dell’antico abbaziato di Leno, ove<br />

i diritti dell’abate non erano seriamente contestabili. Gottolengo appare per la<br />

prima volta nel privilegio del 958, Pavone nel 981 e Pralboino ed Ostiano nel<br />

1014. Gambara è ricordata in tutti i privilegi, eccetto che in quattro, dal 958 al<br />

1194, talvolta con uno specifico riferimento alle chiese di Santa Maria e di San<br />

Pietro, e fu al centro della disputa in quanto si trovava sia nell’abbaziato di Leno,<br />

sia nella pieve delle undici basiliche. Delle sei località ricordate dall’abate Gonterio<br />

nel suo libellus, tutte, eccetto Gambara, erano esterne all’antico abbaziato e<br />

quattro si trovavano nella pieve delle undici basiliche. Si trattava di acquisizioni<br />

più recenti ed i diritti del cenobio, benché estesi, erano maggiormente ristretti.<br />

Fiesse è l’unica località della pieve delle undici basiliche a comparire in un privilegio<br />

per Leno prima dell’XI secolo, ed il solo posto di cui si affermava avere ricevuto<br />

la chiesa il suo quarto di decima dall’abate, piuttosto che dal presule. Fontanella<br />

è citata nel 1026, Remedello nel 1092 e Carzago mai 94 . In tali luoghi,<br />

come nelle pievi di Concesio e di Bizzolano, l’abate vantava specifici diritti, terre<br />

e rendite, incluse le chiese costruite sui suoi allodi (come a Remedello) e le decime<br />

delle sue terre messe a coltura a partire dal 1156, tuttavia il vescovo controllava<br />

le chiese e le decime, a meno che, come egli disse nel suo libellus, il monastero<br />

potesse provare le sue rivendicazioni. Nelle parrocchie del cenobio, d’altra<br />

parte, l’abate disponeva, in linea di principio, tanto dei poteri temporali quanto<br />

di quelli spirituali e il vescovo, a cagione dell’esenzione monastica, non vi esercitava<br />

alcuna autorità, aldilà di alcuni specifici diritti e rendite.<br />

Nel corso degli anni, la relativa chiarezza di questo quadro era stata irrimediabilmente<br />

compromessa non soltanto dalle concessioni fatte dal vescovo e<br />

dall’abate, ma pure da contrapposte rivendicazioni ed acquisizioni. L’obiettivo<br />

degli arbitri era d’introdurre un principio d’ordinamento nell’instabile complesso<br />

dei diritti sovrapposti e nell’elaborata struttura dei feudi, degli allodi,<br />

dei possedimenti liberi e servili, non facilmente definibile neppure per coloro<br />

che conoscevano al meglio la situazione. Personaggi diversi disponevano di<br />

diritti sui territori, della giurisdizione e delle decime sulla medesima parte di<br />

proprietà, e a seguito di un processo di sub-infeudazione e di divisione, essi<br />

avevano spesso perso la nozione dell’originale proprietà. Decime e porzioni di<br />

decime erano state, talvolta, concesse tre o quattro volte ed alcune erano versate<br />

a chiese, che le avevano ricevute da laici, ai quali, in ultima analisi, erano state<br />

attribuite dall’abate o dal presule.<br />

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