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MALATTIE CHIRURGICHE DELL'ESOFAGO

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inghiottito una congrua lunghezza di filo, questo potrà essere attirato fuori della<br />

gastrostomia, preferibilmente con un aspiratore, ma anche pescandolo con un uncino<br />

smusso, facendo però, in questo caso, moltissima attenzione a non fare danni. Una volta<br />

repertato il capo intragastrico del filo, si legherà a questo un filo più robusto, sempre di<br />

materiale resistente, che verrà, gentilmente e gradualmente, tirato a sostituire il primo<br />

filo. Questo secondo filo viene usato da parecchi chirurghi per infilarci come in una<br />

collana delle perle olivari che non superino, nel neonato, gli 8 mm di diametro, con cui<br />

dilatare progressivamente la stenosi. Nel nostro reparto all’Ospedale Generale di<br />

Mogadisico, non abbiamo queste perle per cui preferiamo far passare un secondo filo di<br />

sicurezza e fissare al primo delle sondine a punta smussa che attiriamo gradualmente<br />

verso lo stomaco, cominciando con piccoli diametri, scelti a seconda del reperto<br />

esofagoscopico, fino a dilatare la stenosi. Altrove, chi le ha, usa le apposite sonde di<br />

Tucker, che però sono troppo grosse per i neonati. In pochi giorni e con molta pazienza<br />

è possibile dilatare gradualmente la stenosi, con manipolazioni all’inizio quotidiane e<br />

poi, una volta raggiunto un calibro soddisfacente e se la strittura non tende a recidivare,<br />

diradando la procedura ad ogni 2 e poi ad ogni 3 giorni. Non appena si vede che la<br />

strittura lascia passare agevolmente una sona di Hurst (che ha alla punta un palloncino<br />

pieno di mercurio) o una sonda di Valzer (che ha alla punta un palloncino contenente<br />

piccoli pallini da caccia), allora si rimuoverà il filo guida e si lascerà chiudere la<br />

gastrostomia.<br />

La tendenza di queste stenosi a recidivare è minima, in assenza di grave flogosi, ma<br />

per un certo tempo si provvederà a passare dilatatori esofagei una volta a settimana,<br />

aumentando poi gradualmente il tempo fra una dilatazione e l’altra, ciò che costituisce<br />

un problema con i nomadi.<br />

Purtroppo, esistono casi in cui queste manovre incruente non danno alcun risultato,<br />

nel qual caso, si dovrà ricorrere all’interveto chirurgico, anche se con riluttanza, sia<br />

perché questi interventi sono gravati da una non bassissima mortalità e sia perché, anche<br />

dopo l’operazione, la stenosi può recidivare. Prima di decidersi ad operare, conviene<br />

provare a trattare la stenosi per via endoscopica, o mediante resezione del diaframma<br />

stenosante con gli apposti strumenti sia taglienti, sia dielettrici, sotto controllo visivo<br />

esofagoscopico. Queste manovre, se effettuate prudentemente e con una sufficiente<br />

abilità manuale, possono, spesso, risolvere brillantemente il problema con rischi minimi<br />

di perforazione.<br />

Stenosi per compressioni vascolari estrinseche:<br />

Queste forme sono provocate dalle anomalie vascolari congenite descritte nel corso<br />

di chirurgia cardio-vascolare, a cui si rimanda per i dettagli. Sono stenosi alte che<br />

provocano nel neonato, ma anche nel bambino più grande o addirittura nell’adulto, crisi<br />

disfagiche con rigurgitazione, frequentemente accompagnate da stridore laringeo, segni<br />

che hanno spesso ingannato il medico, facendogli sospettare, nei giovanissimi,<br />

un’ipertofia del timo.<br />

Queste lesioni vengono classicamente definite come “disfagie lusorie”, disfagie,<br />

cioè, dovute ad un gioco o scherzo della natura.<br />

La base anatomo-patologica di queste disfagie è, come detto, da compressione<br />

vascolare.<br />

La figura 3 mostra come, nei casi in cui l’arteria succlavia destra, invece che nascere<br />

dall’arteria anonima, viene da sinistra perché si origina a valle della succlavia sinistra e,<br />

quindi, si porta verso destra con un decorso anomalo in posizione immediatamente<br />

prevertebrale in modo da schiacciare l’esofago contro la relativamente incomprimibile<br />

trachea.<br />

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