BRILLANTE LAUREATO OFFRESI - Matt Manent - On the Road
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A LUCI SPENTE<br />
«Mari, non sono molto in vena. Possiamo rimandare a domani?»<br />
«<strong>Matt</strong>ia, ma che succede?»<br />
Che succede mi chiedi, Mari? Ti dico niente di grave, che poi ti spiegherò ma di non<br />
preoccuparti, mentre ti saluto alla svelta e vado a letto, sperando tu non ci sia rimasta<br />
troppo male. Mi manca solo questo per finire completamente a terra.<br />
Domani, Mari, ti racconterò che in questi ultimi giorni sono andato a ritirare i CD in<br />
stamperia e che Max mi ha avvisato che gli ci vorrà un filo più del previsto per ultimare il<br />
video, ma sta venendo molto bene. Probabilmente mi abbraccerai forte, poi mi farai un<br />
sorriso dei tuoi, grande, radioso come sempre, come quando ti facevo le battute al lavoro.<br />
Il lavoro, appunto.<br />
Mari, siamo al venti di febbraio, è un mese e mezzo che non mi gira un incarico. E anche<br />
quando qualcosa m‟arriva, sai bene di cosa si tratta. Mi sto innervosendo al punto di non<br />
riconoscermi, mi sta maturando dentro una rabbia carica di sarcasmo, di arroganza,<br />
sprezzante. E‟ che ormai non so nemmeno dove trovare la pazienza. Magari in qualche<br />
dove dell‟ego c‟è uno scomparto per le emergenze, come la cassetta del pronto soccorso<br />
che i miei nonni avevano in bagno di fianco allo specchio. Ci fosse qualcosa del genere,<br />
l‟aprirei di scatto e farei razzia; però non c‟è niente, oppure non riesco a trovare niente, e<br />
mentre mi ripeto frasi sentite alla TV tipo «Toccato il fondo, si risale» mi sento come se in<br />
questo caso un fondo non ci fosse. Da bambino fantasticavo su cosa potesse succedere<br />
ad un astronauta caduto fuori dalla navetta, conseguenza dei filmati che vedevo nei<br />
telegiornali.<br />
«Nonna, quanto è grande lo spazio?»<br />
«Cucciolo, è infinito».<br />
E se allora non riuscivo a capacitarmi del peso della parola infinito, oggi mi sento proprio<br />
come un astronauta che cade e va sempre più lontano dalla navetta, dalla Terra, da tutto.<br />
Con il cosmo che lo inghiotte, col nero che lo prende. Lento, senza fondo. Anche se si<br />
vedono le stelle.<br />
Mi dirai che le cose cambieranno, Mari, ma io finirò col pensare che non ti sia rimasta in<br />
bocca altra frase. A te come ai miei, come se tutto per natura fosse destinato a risolversi,<br />
come se tutti i conti fossero destinati a tornare.<br />
Sto perdendo la percezione dell‟oggettivo, Mari. Domani te lo dirò che mi ero fatto bene<br />
l‟occhio sui risparmi e ancora tutto è come previsto, ma tirare fuori i milleduecento Euro<br />
per le copie dell‟album, vedermeli uscire di mano, non sapermeli più sul conto mi ha fatto<br />
quasi girar la testa. Grazie al cielo esiste la matematica, altrimenti sapere che fra qualche<br />
giorno dovrò a Max circa la stessa cifra mi leverebbe il fiato. Più che quanto ho dovuto<br />
lavorare per questi soldi, m‟importa quanto tempo ho dovuto aspettare per averli. Quante<br />
telefonate, quanti viaggi avanti e indietro con Milano e quante rinunce, da un secondo paio<br />
di scarpe a un po‟ più di svago. Avessi la certezza, o almeno l‟abitudine di un‟entrata<br />
mensile come nel tuo caso, Mari credimi, sarei ben più tranquillo. Invece anche quando<br />
lavoro non so mai cosa m‟aspetta poi. Nei miei panni il presente pesa il doppio.<br />
A questo punto mi dirai, ne sono certo, che dopotutto ho sempre chiuso i bilanci in attivo.<br />
Ti darò ragione, ma c‟è una cosa che ancora non ti ho raccontato.<br />
La sera in cui tornavo dalla stamperia avevo in auto quaranta scatole piene di CD.<br />
Guidavo in maniera attentissima, perché ci vuole poco a rompere le custodie. A un paio di<br />
minuti da casa mia c‟è un baretto che ha cambiato almeno una decina di gestori da<br />
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