BRILLANTE LAUREATO OFFRESI - Matt Manent - On the Road
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Dopo otto ore e mezza di sonno do il via ad un‟altra mattinata. In questo caso<br />
decisamente una delle meno desiderabili, visto quel che m‟ha lasciato da fare il mio capo.<br />
Che poi sono sempre io.<br />
Parto all‟arrembaggio, essendomi inoltre preventivamente diviso i numeri da chiamare fra<br />
Brianza, Milano nord, Milano centro città, Milano sud, Como e Varese. Le prime tre sono le<br />
zone più ambite a livello logistico, le altre sono seconde scelte soprattutto in quanto per<br />
me problematiche da raggiungere, al punto che se vi trovassi lavoro dovrei contemplare<br />
l‟affitto di un appartamento in prossimità sin da subito, oppure accettare di passare fra le<br />
tre e le quattro ore ogni giorno incolonnato nel traffico o su e giù dai mezzi pubblici.<br />
Procediamo per gradi, sarebbe da scemi non farlo.<br />
La maratona telefonica, passata per il banco ristoro del mezzogiorno con zucchero in<br />
zollette e Gatorade, si conclude nel tardo pomeriggio. Come apertura dei dialoghi sciorino<br />
un‟introduzione apparentemente improvvisata, ma in realtà studiata nei minimi dettagli.<br />
Vale la pena analizzarla:<br />
“Pronto, buongiorno. Io nel corso degli ultimi mesi¹ ho sottoposto il mio curriculum alla<br />
vostra azienda. Gentilmente², non avendo ancora ricevuto risposta³ volevo sapere se<br />
fosse 4 possibile parlare un minuto 5 con chi si occupa della selezione del personale, prima<br />
di tutto per accertarmi che la mia documentazione l‟abbiate 6 effettivamente ricevuta… 7<br />
¹ Per suonare né troppo recente, né troppo sepolto nel tempo. Se uno chiama due giorni dopo aver mandato<br />
il CV fa la figura dello scassaminchia iperteso, mentre se chiama dopo un anno ne esce come un cretino che<br />
non ha capito di essere già stato scartato.<br />
² Una parola educata apre sempre una porta in più.<br />
³ E’ giunto il tempo di fare gli stronzetti: mettiamola giù come se fossero in difetto loro, quasi come a<br />
chiamare fosse un cliente che lamenta un disservizio.<br />
4 Congiuntivo: denota il livello culturale e assieme mostra i muscoli dialettici di cui si è dotati, incutendo nel<br />
subconscio dell’interlocutore una buona dose di timore reverenziale, con conseguente incremento della sua<br />
mansuetudine.<br />
5 Carta della credibilità. A dire «un secondo» si appare come quelli che chiedono un dito per prendersi il<br />
braccio. E specie al telefono, di soggetti del genere ce ne sono troppi.<br />
6 Promemoria del punto 3.<br />
7 Facciamo irrompere un “sovraproblema” che potrebbe impedire ad ambo le parti (perciò azienda inclusa:<br />
punto fondamentale) di ottenere qualcosa d’importante. Ancora una volta manipoliamo senza scrupoli il<br />
subconscio dell’interlocutore, che avvertendo di essere il SOLO E UNICO a poter risolvere la situazione farà<br />
tutto il possibile per accaparrarsi le lodi dei superiori. Come ultimo atto lasciamo cadere la conversazione,<br />
sfruttando un vuoto comunicativo creato ad arte come implicito invito a procedere.<br />
A tale introduzione, atta a massimizzare le chance di risvolti positivi (o meglio a contenere<br />
al massimo le negative), seguono tre macrotipi di risposta.<br />
1: La secca<br />
«Guardi, mi spiace ma purtroppo non siamo autorizzati ad inoltrare questo tipo di<br />
chiamate. Scriva un‟e-mail».<br />
2: La lunga<br />
«Sì, attenda in linea, prego…». E dopo quattro minuti d‟attesa: «Guardi, mi spiace ma<br />
purtroppo non siamo autorizzati ad inoltrare questo tipo di chiamate. Scriva un‟e-mail»<br />
3: L’assist(ente)<br />
«Sì, attenda in linea, prego…». E dopo un minuto d‟attesa: «Le passo l‟assistente».<br />
Io sfrutto il dai-e-vai del centralino applicando un riadattamento della precedente<br />
introduzione. Il dialogo si conclude generalmente con me invitato «per sicurezza» a<br />
spedire di nuovo tutto quanto, ma con l‟utile novità di un indirizzo e-mail legato ad una<br />
specifica persona.<br />
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