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BRILLANTE LAUREATO OFFRESI - Matt Manent - On the Road

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pendolare che si muove per la maggioranza nella mia stessa direzione, giù in<br />

metropolitana sulla linea rossa. Anche qui è un pollaio sotterraneo e non mi resta che<br />

perdere il primo convoglio e farmi spazio fra la gente per raggiungere il punto dove si<br />

fermerà il primo vagone del prossimo. Quello col conducente, quello che mi dico sempre<br />

che se succedesse un disastro sarebbe quello con più vittime, ma l‟unico dove ci sia un<br />

numero ancora ragionevole di persone. Negli altri, peggio che per le sardine in una<br />

scatola. Mezz‟ora abbondante ed eccomi a destinazione. Mostro il pass alla guardia,<br />

attraverso i tornelli, guardo sul cellulare che ore sono e corro, corro, corro. Comincia così<br />

l‟avventura. La prima volta non si scorda mai, ma dicono pure che la seconda sia meglio.<br />

Giorno 1: partiti!<br />

Dopo uno scatto che non mi permettevo più dai tempi in cui giocavo a basket, arrivo in<br />

direzione espositiva alle nove e trenta spaccate trovandoci però solo una persona, vale a<br />

dire Marilena, anche lei qui come me tramite l‟agenzia. Apprendo per bocca sua che gli<br />

altri sono partiti un minuto prima per andare alla messa inaugurale indetta dall‟azienda.<br />

Messa inaugurale? Messa inaugurale?! Dopo tre quarti d‟ora in cui io mi calo in un silenzio<br />

totale, esterrefatto, ecco che la ciurma rientra al gran completo. Roberto varca la soglia<br />

dell‟ufficio e con lui la famigerata direttrice: uno scricciolo di donna, poco sopra il metro e<br />

mezzo tacchi inclusi, età approssimativa sessanta. Non un singolo elemento che mi faccia<br />

presagire un mastino. Dopo le presentazioni di rito, in cui m‟invita a chiamarla per nome -<br />

Flavia- e a darle del tu, i compiti della giornata mi vengono illustrati: mentre lei e Roberto<br />

saranno direttamente ai padiglioni, io ho sia una lista di istituzioni da chiamare per sapere<br />

delle presenze alla cerimonia d‟inaugurazione ufficiale e al pranzo sociale l‟indomani a<br />

mezzogiorno, sia un secondo elenco che andrà modificandosi nel corso delle ore, inerente<br />

agli espositori che ancora non sono giunti sul posto in questa ultima giornata<br />

d‟allestimento degli stand. Per qualsiasi problema mi vengono lasciati i dovuti recapiti.<br />

Fuoco alle polveri, dunque.<br />

Sono subito al telefono con ambasciate e consolati. Rispondono sempre nella loro lingua<br />

madre, quindi dove posso mi gestisco con quella, mentre in altri casi sfondo di prepotenza<br />

con l‟italiano e forza azzurri, tanto giochiamo in casa. Sono tutti gentili devo dire, arrivo<br />

sempre a chi devo arrivare per verificare la presenza di ambasciatori, consoli, ogni tanto<br />

ministri oppure delegati di vario genere. Sollevo la testa la prima volta che son le undici e<br />

mezza e la seconda che è la una meno cinque, in questo caso con una mano di Flavia<br />

sulla spalla, venuta a vedere se tutto procede bene. Giusto il tempo di un breve resoconto<br />

ed eccola che mi concede di andare in pausa pranzo, dicendo di focalizzarmi in seguito<br />

almeno per un‟ora sulla lista degli espositori non ancora sul posto, che lei ha appena<br />

aggiornato dopo le verifiche ai vari stand vuoti. Uscendo per il break, come prima cosa<br />

m‟imbosco a scartare il mio umile tramezzino fatto in casa, mentre tutti gli altri saranno<br />

sicuramente al bar a lasciar giù l‟equivalente di un‟ora di lavoro per una focaccia riscaldata<br />

e una bibita in lattina; poi torno dentro per un blitz alla toilette; afferrati infine quaranta<br />

centesimi dalla giacca e perciò diretto a concedermi un caffè alla macchinetta, chiacchiero<br />

cinque minuti con Marilena, che è stata inserita nell‟ufficio europeo. Concluse le pubbliche<br />

relazioni e buttato giù il caffè mi getto in un‟ora delle più strane di sempre, ricca di<br />

telefonate in Paesi improbabili come Kazakistan, Suriname, Vietnam ed altri, dove di<br />

frequente oltre la cornetta si consumano scene delle più disparate. Esaurite le mie<br />

differenti opzioni linguistiche c‟è chi parte in monologhi nel proprio idioma, chi cade nel<br />

silenzio e chi capisco stia chiamando qualcun altro per farsi dare una mano, lasciandomi<br />

in attesa un millennio col contatore sul telefono a sprintare come un duecentometrista di<br />

Trinidad e Tobago. Alcuni sono i diretti interessati -al cellulare, persi chissà dove- altre<br />

volte mi trovo invece in linea con le reception delle rispettive aziende ed altre ancora<br />

finisce persino che chiamo a casa di qualcuno. Nulla d‟illecito, se ho determinati contatti è<br />

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