BRILLANTE LAUREATO OFFRESI - Matt Manent - On the Road
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Altra perla.<br />
«Eh, il mio caro collega ha qualche problemino con la grammatica», dice il mio nuovo<br />
maestro. Scopro dopo un attimo e una stretta di mano blanda che si chiama Giovanni.<br />
“Senta, senta, ma lei di dov‟è? Lei è un lumbard!» Mi dice.<br />
«Abito a mezz‟ora da qui in direzione nord. Traffico permettendo, s‟intende. E tu?».<br />
Proviamo simpaticamente ad abbattere questo ridicolo muro del “lei”, che per quanto non<br />
freschissimo nell‟aspetto Giovanni di certo non tocca i quaranta.<br />
«Io a un‟ora e mezza da qui, ma in direzione sud e coi mezzi. Non ho la macchina, non<br />
sono mica fortunato come lei!». Messaggio non ricevuto.<br />
«Sono fortunato ad avere i miei che possono prestarmela, semmai. Altrimenti dovevo<br />
muovermi anch‟io coi mezzi e ci avrei messo lo stesso tempo tuo». Aggettivo possessivo<br />
pronunciato in maniera marcata, come a rinvitare a rompere le forme di cortesia.<br />
«Ha-ha, certo che lei è una sagoma!». Ancora.<br />
«Perché?». Stupito, non ho detto niente di che. O no?<br />
«He-he, lei ha notato subito l‟errore di Taddeo. Ho visto che ha strabuzzato gli occhi!»<br />
«Vabè, l‟è minga catif». Non è cattivo, gli dico in dialetto lombardo. Questa mia<br />
dimestichezza con l‟idioma dei nonni galvanizza Giovanni.<br />
«He-he, he-he! Ma senta, senta, lei di dov‟è? Di Cermenate-Lentate-Minoprio-Fino<br />
Mornasco?»<br />
«Alla faccia che conoscenza, Giovanni!». Comincio ad avere una certa sensazione, ma<br />
non mi sbilancio nemmeno con me stesso.<br />
«He-he, io ne so, ne so! Ho amici a Cadorago».<br />
«Più o meno siamo dalle mie parti. Grosso modo»<br />
«Senta, senta: ma ieri lei ha incontrato il direttore? Ha-ha!».<br />
E qui si parte con un‟imitazione da record in cui il povero vecchio viene demolito su tutti i<br />
fronti, canzonato dalla voce all‟olezzo transitando per la forte miopia. Non è neanche<br />
passato un quarto d‟ora che già sento le fitte agli addominali. Anche oggi. La sensazione<br />
era giusta: questo è un covo di fenomeni.<br />
Meno di un minuto e mi si accende la lampadina, in virtù di uno dei promemoria: non ho<br />
una videocamera vera e propria ma ho il cellulare, quindi fuori quello. Con la<br />
conversazione che inaspettatamente vira su argomenti soft-porno, do il ciak e parto con<br />
un‟intervista senza peli sulla lingua. Giovanni s‟irrigidisce un attimo ma capisco ciò non<br />
accada per le domande, bensì solo per l‟ansia da obiettivo. Gli chiedo come abbia fatto a<br />
diventare un idolo per i giovani, come gestisca il suo losco giro di pretendenti e cosa<br />
significhi per lui aver sfondato nel mondo dell‟hard. Tutte uscite senza senso, a cui<br />
comunque lui prontamente risponde con un sottile umorismo fra il timido e il sagace.<br />
Tentenna, balbetta, quasi arrossisce ma un secondo dopo non si trattiene e spiattella la<br />
risposta colorita, per poi quasi ritrarsi, ma in fondo godendo.<br />
Noto che si è portato un libro, lo scruto meglio e vedo che è l‟Eneide, quindi devio su<br />
quello e lo faccio parlare. Tutto d‟un tratto mi si trasforma in una specie di Benigni con la<br />
Divina Commedia e comincia a narrarmi di Eurialo e Niso e il loro “pius amor”, ma dopo<br />
meno di due minuti la passione del suo racconto viene interrotta dal telefono della<br />
reception che prende a suonare. Mentre l‟osservo che parla metto via il cellulare e rifletto,<br />
sbalordito, su quanto rapidamente abbia saputo tirar fuori riferimenti e commenti in merito<br />
ad un‟opera letteraria che non è roba per tutti, non è letteratura da ombrellone. Una volta<br />
riappoggiata la cornetta mi dice che il direttore ha avvisato che non sta bene e quindi oggi<br />
ci sarà il vice, che però ci metterà un po‟ per arrivare da Varese.<br />
Tento di ritornare su Virgilio ma non c‟è possibilità: Giovanni sembra aver eletto in me un<br />
compagno di giochi e, come succede con quei bimbi che vanno su di giri quando lo zio<br />
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