Cuore e braccio a Parma (PDF) - Storia e Memoria
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utilizzò i risparmi accumulati nelle campagne, in parte, sfruttò le risorse derivanti<br />
dalle possibilità più rapide di mutamento in settori caratterizzati da tecnologie<br />
semplici e con economie di scala non troppo elevate.<br />
In quanto ai rapporti con il mercato internazionale, se guardiamo al genere di<br />
attività sviluppatosi fino allora in Emilia, dovremmo dire che, salvo pochi casi,<br />
prevaleva un’industria di tipo autarchico e un’agricoltura legata soprattutto al<br />
mercato interno (cereali e barbabieticola non erano colture pregiate né di<br />
esportazione).<br />
In sostanza lo sviluppo economico dell’EmiliaRomagna parte con notevole<br />
ritardo rispetto all’economia nazionale considerata nel suo insieme; prende<br />
l’avvio quando l’espansione economica italiana procede già da qualche anno a<br />
saggi comparativamente superiori a quelli che si registrano in quel tempo nella<br />
maggior parte dei paesi capitalistici a più forte struttura industriale.<br />
Tuttavia l’espansione economica dell’Emilia è avvenuta a saggi notevolmente<br />
superiori alla media nazionale, e anche con una ampiezza proporzionalmente più<br />
accentuata che in ogni altra regione italiana. Complessivamente però lo sviluppo<br />
economico della regione si è verificato in un tempo sensibilmente più breve.<br />
L’esodo L’esodo L’esodo L’esodo dalle dalle dalle dalle campagne campagne campagne campagne e e e e l’inurbamento<br />
l’inurbamento<br />
l’inurbamento<br />
l’inurbamento<br />
Ha luogo in pochi anni un mutamento profondo della struttura sociale della<br />
regione. Si tratta di un fenomeno di vaste implicazioni sociali, economiche,<br />
politiche, culturali non ancora sufficientemente indagate e interpretate. Il tratto<br />
caratteristico di questa prima fase dell’espansione economica è dato dal forte<br />
aumento del peso sociale della classe operaia che si verifica con la rapida<br />
diminuzione delle forze che fino ad allora avevano gravato sull’agricoltura.<br />
L’esodo riguarda in modo specifico due categorie di lavoratori agricoli, la<br />
popolazione bracciantile e i componenti più giovani delle famiglie contadine. In<br />
pochi anni i braccianti emiliani si riducono di oltre 130 mila, quasi la metà del<br />
loro numero iniziale. Dalle famiglie contadine escono negli stessi anni 155 mila<br />
persone in età lavorativa. In questa fase la consistenza numerica delle famiglie dei<br />
lavoratori agricoli legati alla terra non viene ancora sensibilmente intaccata, come<br />
accadrà invece nel decennio successivo; ma si è già iniziato su vasta scala il<br />
processo della loro disaggregazione sociale e demografica.<br />
A questa forte riduzione della popolazione agricola corrisponde un rapido<br />
accrescimento delle forze di lavoro negli altri campi.<br />
Nonostante gli squilibri che si determinano specie fra l’Appennino e il resto del<br />
territorio, e nonostante l’attrazione della via Emilia, l’addensamento demografico<br />
non si verifica attorno ad un unico centro, a scapito di tutte le rimanenti aree<br />
regionali, come accadde in quegli stessi anni nelle regioni più industrializzate<br />
dell’Italia settentrionale. La concentrazione demografica avviene invece su uno<br />
schema policentrico ed investe più o meno rapidamente tutte le principali città<br />
della regione.<br />
La circostanza ha notevole rilievo per qualificare il tipo di sviluppo economico e<br />
l’assetto territoriale della regione.<br />
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