Cuore e braccio a Parma (PDF) - Storia e Memoria
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come prima?. "Ricompra la fabbrica". Subito, quasi subito, ho pensato: io torno".<br />
L' ha ricomprata nel ' 79 dopo una rincorsa affannosa. Il fratello scriveva lettere<br />
impaurite: "Non farlo, ti rovinerai". Banche scettiche e poi se gli americani<br />
scappavano, i presagi non potevano essere buoni. Pietro non molla. "Mi sono<br />
indebitato mettendo a disposizione anche il letto. I figli erano ragazzi ma<br />
desideravo fossero presenti a ogni passo della rimonta. Li trascinavo a Zurigo, a<br />
New York. Se non ce l' avessi fatta avrebbero ricordato che non era dipeso dalla<br />
mia volontà ".<br />
La sera del 19 luglio 1979 mette piede nell' ufficio dello stabilimento cresciuto<br />
senza di lui. Ha aspettato fino al tramonto l' ultimo telex dell' ultima banca. La<br />
Barilla occupava 2 mila persone, fatturato di 250 miliardi. Oggi va verso i<br />
diecimila dipendenti divisi in trenta fabbriche.<br />
Pietro Barilla, LA BARILLA E’ LA MIA STORIA<br />
da un’intervista rilasciata a Piero Musini, Settembre 1992<br />
La Barilla e’ tutta la mia vita. Il sangue che scorre nelle mie vene si chiama Barilla.<br />
Perchè da bambino io ho abitato nello stabilimento, quindi sono cresciuto vicino<br />
agli impianti, alle macchine, agli operai di allora, alla generazione di allora. Il<br />
mio ruolo nell’azienda era occuparmi di vendite. Il mio primo ruolo era di<br />
venditore, poi e’ diventato di organizzatore di vendite e poi a Presidente di una<br />
Compagnia per la vendite.<br />
Il prodotto per noi è la base. Ricordo che c’è stato un lungo periodo fino agli<br />
anni ‘50 dove il prodotto non era sempre perfetto, perchè gli impianti non<br />
assicuravano la continuità della produzione, e la qualità, con i vecchi sistemi, era<br />
incostante. ... Se il prodotto non era all’altezza la società lo ritirava e lo<br />
sostituiva. Il consumatore deve trovare convenienza. Deve nutrire la convinzione<br />
che quel prodotto è conveniente per la sua famiglia; che ha speso bene il suo<br />
denaro e che può ritornare a dare fiducia a questa società.<br />
La qualità – dissi una volta – è la nostra “religione”. ... Quando diventa etica,<br />
diventa motivo vero. Il nostro obiettivo da raggiungere è fare l’interesse del<br />
consumatore.<br />
Lasciai la società nel gennaio del 1971 e la ripresi nel 1979. Durante quegli anni fui<br />
un uomo veramente infelice e soffrii molto per diverse ragioni e tutto mi andava<br />
male, ma la più importante era di aver abbandonato la “nave” che mi era stata<br />
affidata e con la quale avevo navigato fino all’età di 58 anni.<br />
Con il mio rientro capii che bisognava investire in grandi impianti, che facessero<br />
guardare al futuro con ottimismo. Il progresso tecnologico era incantevole per<br />
tante ragioni, e alla fine conveniente, porta utile all’impresa. ... bisognava<br />
comprare gli impianti costosi che lo realizzano, quindi investire. Si vive con<br />
l’immaginazione del futuro, l’impresa deve guardare al futuro, all’evoluzione del<br />
costume. Nel campo alimentare bisogna immaginare come l’alimentazione può<br />
evolversi, migliorare... Immaginare che la tecnologia avrebbe risolto tutti i<br />
problemi con l’automazione togliendo la fatica umana: questo io l’ ho sperato<br />
negli anni‘50, sognato, ma non potevo avere questa certezza.<br />
Io sostengo che le tre caratteristiche dell’imprenditore siano il coraggio,<br />
l’intuizione e l’ottimismo. Noi dobbiamo sopperire alle difficoltà dei mercati con<br />
impianti di grande produttività e con prodotti eccellenti..<br />
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