Cuore e braccio a Parma (PDF) - Storia e Memoria
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a. a. Il Il qquadro<br />
q uadro socio socio-economico<br />
socio<br />
economico<br />
1. la la città<br />
a cura di Maria<br />
La situazione in cui versava la popolazione di <strong>Parma</strong> nell’immediato dopoguerra,<br />
come di tutte le città dell’Italia settentrionale, era drammatica. La domanda di<br />
lavoro era enorme mentre l’offerta era ancora modesta. Secondo i rapporti del<br />
prefetto del ministro dell’Interno, il logoramento dello spirito pubblico scaturiva<br />
da disagi provocati dalla fame, dal freddo, dalla disoccupazione, dalle carenze di<br />
alloggi e di assistenza, che colpivano più duramente i ceti popolari. Quello del<br />
1946-1947 fu ad esempio, un inverno particolarmente rigido, provocò la<br />
sospensione anticipata dei pochi lavori pubblici avviati ma soprattutto portò<br />
all’esaurimento delle scorte di legna da ardere, fondamentale per il riscaldamento<br />
delle abitazioni e della cottura del cibo, e il mancato rifornimento per<br />
l’interruzione delle comunicazioni tra città e montagna in seguito alle forti<br />
nevicate. Il parmense si trovò nella situazione di dover fare da produttore e allo<br />
stesso tempo aspirante importatore. La situazione venne risorta dall’intervento<br />
del Consorzio agrario che organizzò una massiccia importazione di legna dalle<br />
zone centro-sud della penisola tramite la ferrovia.<br />
La disoccupazione toccava livelli massimi proprio durante i mesi invernali,<br />
costringendo i più poveri a manifestare per ottenere qualche forma di assistenza.<br />
Malgrado la Direzione generale dell’amministrazione civile attivasse diversi<br />
interventi a favore dei senza lavoro e stanziasse contributi per chi era privo dei<br />
mezzi di sostentamento, la situazione generale restava critica. Le proteste e le<br />
manifestazioni di piazza si moltiplicarono, reclamando lavoro e il blocco dei<br />
prezzi per i generi di prima necessità.<br />
La disoccupazione colpiva soprattutto gli operai non qualificati e il<br />
sottoproletariato, da sempre ai margini del mercato del lavoro.<br />
Fonti della Camera del lavoro, come anche i dati dell’Ufficio Provinciale del<br />
Lavoro, parlano di 7.000 disoccupati solo in città durante l’inverno 1945-1946.<br />
Secondo calcoli elaborati dall’ Upi, su circa 18.000 lavoratori addetti all’industria<br />
in tempi normali, nel febbraio 1946 appena 12.500 avevano un lavoro; per<br />
6.500 veniva chiesta la cassa integrazione salari, istituita con l’accordo del 6<br />
dicembre 1945 e perfezionato il 23 maggio 1946. Quindi solo un terzo degli<br />
operai risultava impiegato a pieno ritmo.<br />
Nell’ intento di placare gli animi e la fame, il prefetto Francesco Quaini<br />
(subentrato a Giacomo Ferrari il primo marzo 1946) e l’Unione provinciale<br />
industriali promossero, durante i mesi invernali, un’iniziativa in favore dei<br />
disoccupati. Venero raccolti attraverso donazioni, fondi per lavori pubblici, che<br />
avrebbero affiancato quelli già promossi dallo stato attraverso il Genio Civile.<br />
L’iniziativa denominata “cuore di <strong>Parma</strong> aiuta” riuscì a raccogliere oltre venti<br />
milioni di lire, la maggior parte dei quali versati da aziende industriali. Venivano<br />
cosi garantiti lavoro e sostentamento fino a marzo, quando nelle industrie<br />
sarebbe ripresa la produzione e nelle campagne il lavoro stagionale.<br />
Oltre a ciò, l’operazione aveva anche la duplice funzione di prevenire “agitazioni<br />
incomposte”. Ricomparve però il fenomeno dei mariden, i disoccupati<br />
professionali, come li definì il prefetto. Si trattava di un aspetto tipico della<br />
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