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Cuore e braccio a Parma (PDF) - Storia e Memoria

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come Ilaruzzi. Con lui alla dirigenza della ricostruita Camera del lavoro tre altri<br />

esponenti politici: Primo Taddei, socialista, veterano delle lotte sindacali, mette<br />

subito al servizio dell'organizzazione la sua vasta e travagliata esperienza; il<br />

democristiano Giuseppe Mori, uomo concreto, che affronta le situazioni con<br />

realismo e intelligenza, cattolico rigoroso, proviene dal Partito Popolare al quale<br />

è approdato dopo aver partecipato alla grande guerra come volontario negli<br />

alpini. Presente sulle «barricate» con Ulisse Corazza, nello stesso 1922 diventa<br />

direttore di una società cattolica azionaria, la «Capolo» di Montecchio Emilia, nel<br />

Reggiano, sorta fra alcuni «bianchi» per dare lavoro ai capifamiglia della zona.<br />

Nel periodo fascista si segnala fra gli animatori della resistenza cattolica nel<br />

Parmense.<br />

Alla fine del secondo conflitto mondiale, la DC gli affida il difficile incarico di<br />

commissario della Camera del lavoro: di fatto si tratta di un governo a quattro<br />

molto difficile, con «colleghi» di ideologie diverse se non proprio opposte. Ma<br />

Mori è l'uomo giusto: fedele alle sue idee, coraggioso, polemico supera una<br />

posizione di pregiudiziale minoranza (PSI e PCI vanno già a braccetto ... ) con<br />

autorità e coraggio, senza mai cedere. Sostiene dure lotte interne - come nei casi<br />

dell'invasione del Vescovado e dello sciopero del luglio 1946 - e quando si arriva<br />

alla scissione sindacale è fra i primi ad aderire alla CISL. Muore nel 1968 a71 anni.<br />

Il quarto «commissario», Tebaldi, è un personaggio singolare. Repubblicano,<br />

calzolaio in borgo delle Cinque Piaghe (l'attuale via Torrigiani), nel suo negozio si<br />

radunavano spesso, in pieno fascismo, oppositori di secondo piano del regime.<br />

Un «covo» presto individuato dalla polizia politica del tempo e «tollerato» ma<br />

rimane sempre base fedele e sicura, dove la cospirazione aveva la priorità sul<br />

cliente. Prima l'antifascismo poi le risuolature, i rappezzi e i soprattacchi.<br />

La gestione commissariale finisce nell'aprile del '46 quando i lavoratori eleggono,<br />

nel corso del Congresso provinciale la prima segreteria confederale. Sono<br />

confermati Ilaruzzi, Taddei e Mori. Inoltre, entrano Umberto Pagani,<br />

repubblicano, antifascista che ha pagato con il carcere e il confino di polizia e<br />

Teodoro Bigi, comunista.<br />

Il PCI comincia ad affermare la sua prevalenza anche se i tempi non sono facili,<br />

neanche per i sindacalisti a contatto con una “piazza” che non sempre riescono a<br />

dirigere e a controllare.<br />

f. Gli Gli agrari<br />

agrari<br />

Si organizzano anche le categorie imprenditoriali agrarie, subito chiamate a<br />

confronti arcigni con il sindacato dei lavoratori. C’è poca serenità nei rapporti: le<br />

violenze e le prevaricazioni non mancano. La censura di fatto sopravvive ed è per<br />

questo che non si trova traccia di tanti episodi sconcertanti dei quali pure si ha<br />

certezza. L'etichetta di «padrone» è foriera di pericoli e di ricatti, specialmente se il<br />

passato dell'imprenditore non è politicamente limpido. Bastano anche piccole<br />

ombre per mettere nei guai qualcuno che paga con la vita colpe tutte da provare.<br />

Nel 1945 <strong>Parma</strong> è ancora una provincia prevalentemente agricola - il boom<br />

industriale arriverà da lì a qualche anno - con una riorganizzazione<br />

imprenditoriale all’avanguardia come produttività. Una buona parte del<br />

proletariato nostrano continua per altro a vedere negli «agrari» prima i «biechi<br />

traditori» e «sfruttatori» dei braccianti e salariati, protagonisti dell'epica lotta del<br />

1908 e poi, in epoche più vicine, gli sponsorizzatori e sostenitori del fascismo. Il<br />

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