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Il Mese - Quaderni Radicali Online

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propone, indipendentemente dal giudizio sulla persona. Chiunque veda uno sketch<br />

è in grado di capire e distinguere qual è la differenza tra la verità e l’imitazione, e<br />

quanto sia distante la realtà dalla finzione. E magari la prossima volta che rivede<br />

quel personaggio in qualche salotto televisivo, starà più attento alle sue parole e<br />

alle sue intenzioni».<br />

Dunque la satira, che non è mai ironia, diventa la chiave interpretativa<br />

del sociale, legata al presente, alla politica, che potrebbe condizionare<br />

l’orientamento di voto?<br />

46<br />

visioni<br />

«Chi fa satira sa che ci sono dei metalinguaggi che influenzano l’opinione pubblica.<br />

E quindi anche attraverso uno sketch si possono guadagnare o perdere voti.<br />

Questa è una cosa di cui molti sono coscienti e che tentano di controllare. Tuttavia,<br />

rivendico la libertà di ogni artista di esprimersi come vuole. Nel senso<br />

che è vero che, più un artista è politicizzato, più risponde al suo pubblico di quello<br />

che ha fatto negli anni. E se poi fa una scelta diversa, il suo pubblico si sente<br />

legittimamente tradito. Diciamo che ognuno risponde alla sua coscienza, poi se<br />

questo corrisponde all’ammirazione del pubblico o meno, è il rischio da correre».<br />

Dal momento che oggi assistiamo alla messa in scena dei vizi, espressi<br />

impudicamente sotto le luci dei riflettori, quanto rimane della satira come<br />

strumento di smascheramento e di critica, come limitazione alle incoerenze<br />

e al malcostume che<br />

infettano la quotidianità?<br />

«Questa rappresentazione della<br />

politica così attaccabile dà meno<br />

gusto di farci satira. Fare satira<br />

per esempio contro Mussolini<br />

sarebbe stato molto stimolante,<br />

perché il risultato sarebbe<br />

stato più forte, e il rischio più<br />

alto. Così come entusiasmante<br />

era fare satira ai tempi di Occhetto,<br />

ovvero contro quel tipo<br />

di politica tanto distante dalla<br />

gente, e tanto carica di fascino<br />

perché non si riusciva a capirne<br />

i meccanismi intrinseci. Adesso<br />

i meccanismi sono così palesi, meschini, bassi. Questo ti dà meno voglia di fare<br />

satira. È l’appetito che manca».<br />

Sul palcoscenico Marcorè ha portato voci anticipatrici di importanti feno-<br />

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