Il Mese - Quaderni Radicali Online
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visioni 51<br />
QR<br />
Qualsiasi elemento diventa nelle<br />
mani di Wilson magico, dotato di<br />
poteri straordinari. La scena fa smarrire.<br />
È una tela simbolica la cui visione<br />
inquieta. Agita, mette quasi a disagio<br />
perché ci ricorda puntualmente la<br />
nostra nuda fragilità di fronte alla messa<br />
in discussione dell’umana ragione<br />
e della sua capacità di razionalizzare<br />
sempre l’esperienza. Non siamo più in<br />
grado di definire con precisione quello<br />
che vediamo, non possiamo conferire<br />
ad esso una consequenzialità, bensì<br />
in esso possiamo solo lasciarci andare<br />
totalmente, sperimentando lo stesso<br />
abbandono di quando dormendo profondamente<br />
si entra nella dimensione<br />
onirica.<br />
Arriviamo così a vivere in un<br />
sogno. <strong>Il</strong> sogno della visione, preteso<br />
da Wilson e mai celato, anzi più<br />
volte dichiarato esplicitamente, come<br />
quando in un’intervista, senza lasciare<br />
dubbio alcuno, affermò: “È successo<br />
più volte che uno spettatore mi racconti<br />
in un mio spettacolo immagini<br />
che non c’erano. Uno mi disse una<br />
volta di aver visto un cavallo rosso.<br />
Non c’era mai stato un cavallo rosso.<br />
Ma lui lo aveva sognato, e aveva associato<br />
il suo sogno alla sequenza dello<br />
spettacolo, il ché è del tutto legittimo.<br />
Anzi, è quello che voglio” 4 .<br />
NOTE<br />
ANNA CONCETTA CONSARINO<br />
1 Ruggero Bianchi, Off Off & AWAY-Percorsi Processi<br />
Spazi del Nuovo Teatro americano, Studio Forma<br />
Editrice, Torino, 1981.<br />
2 Valentina Valentini, Ubiquità d’arti e di luoghi in<br />
“Robert Wilson o il teatro del tempo”, Ubulibri, Firenze,<br />
1999.<br />
3 Mihail Moldoveneanu, L’esperienza come modo di<br />
pensare, Editoriale Domus, Milano, 2001, cit. p. 25.<br />
4 M. Prosperi, La mia ambizione è proprio riuscire a<br />
far dormire, in “La Repubblica”, 27 luglio 1977.<br />
Achille<br />
Bonito Oliva<br />
La Transavanguardia<br />
c’est moi<br />
L’inventore del termine e teorizzatore<br />
del movimento artistico<br />
nato nei primi anni ‘80<br />
usa l’autoironia, parafrasando<br />
Flaubert (‘Madame Bovary<br />
c’est moi’), e rivendica la<br />
grande validità, tuttora, del<br />
suo manifesto.<br />
«Così come affermano Fredric Jameson,<br />
filosofo e pensatore americano,<br />
peraltro marxista, e Hans-Georg Gadamer,<br />
grande filosofo europeo. Entrambi<br />
infatti, pur appartenendo a<br />
contesti culturali diversi, concordano<br />
sul fatto che la Transavanguardia sia