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Il Mese - Quaderni Radicali Online

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processi di conoscenza. Oggi esiste<br />

un’arte pubblica, un’arte del sociale,<br />

un’arte, come diceva Picasso, puntata<br />

sul mondo».<br />

Quest’ultima considerazione ci porta<br />

all’attualità e alle polemiche sulla<br />

statua di Papa Wojtyla collocata in<br />

piazza dei Cinquecento a Roma…<br />

«Roma è una città abituata ad avere<br />

l’arte pubblica fuori dai musei, dalle<br />

gallerie, dalle case: naturalmente con<br />

Bernini, Borromini, Michelangelo e altri<br />

grandi artisti ci è andata bene. Bisognerebbe<br />

chiedersi cos’è questa statua<br />

sul piano formale. La statua è contraddittoria:<br />

una testa reclinata da statuario<br />

degli anni ’30, che non ha quella<br />

postura che dovrebbe avere un papa<br />

guerriero e madre allo stesso tempo,<br />

uomo accogliente ma che ha dato una<br />

bella spallata al comunismo (e che non<br />

mancò, ricordo, quando cadde il muro<br />

di Berlino, di stigmatizzare anche un<br />

certo capitalismo americano). Un uomo<br />

di grande umanità, quindi, di grande<br />

apertura. E questo suo sguardo ecumenico<br />

non viene fuori perché ha la<br />

testa reclinata. Poi c’è il mantello aperto,<br />

che lo svuota del suo peso. Quindi<br />

è molto poco monumentale. Ma il vero<br />

problema è un altro: l’amministrazione<br />

di Veltroni dedicò una piazza al Papa.<br />

Andò bene, perchè la piazza è evocativa.<br />

Ma imporre una statua in una piazza<br />

multiculturale, dove convivono persone<br />

di tante etnie, dove c’è nomadismo,<br />

diventa un momento di estrema staticità,<br />

un’affermazione impositiva. Quella<br />

statua, tralasciando dunque il fatto che<br />

sul piano linguistico mi lascia molto perplesso,<br />

è un’imposizione».<br />

FLORENCE URSINO<br />

54<br />

A domanda<br />

risponde<br />

Queste conversazioni danno<br />

spesso nello stucchevole. Colpa<br />

di chi? Ripartirei le responsabilità<br />

fra intervistatori e intervistato.<br />

L’intervistato è uno:<br />

Jung. Gli intervistatori sono<br />

molti, ma li accomuna un particolare<br />

modo di porsi di fronte al<br />

personaggio Jung.<br />

“Ma com’è forte, sano, vigoroso<br />

questo Jung! E com’è bello stargli<br />

accanto! Si respira un’aria campestre,<br />

sembra di stare in natura. Non<br />

è certo un decadente Jung, né un<br />

nevrotico, come il povero Freud! La<br />

civiltà, anzi la civilizzazione, l’orrida<br />

visioni<br />

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