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L’agricoltore che perde la sua autonomia, <strong>in</strong> quel rapporto di filiera che<br />
tanto è oggetto oggi di discussione economica, è un problema attualissimo.<br />
L’agricoltore che non ha autonomia nelle scelte e nell’organizzazione<br />
della sua azienda, è sostanzialmente un dipendente. questo è accaduto <strong>in</strong><br />
tante filiere anche di recente, e si è parlato di ritorno delle soccide. Che<br />
cos’è la soccida? È un contratto conosciuto nel nostro Codice civile, <strong>in</strong> cui<br />
una parte conferisce nel godimento dell’altra bestiame, al f<strong>in</strong>e di sviluppare<br />
un’<strong>in</strong>iziativa economica avente ad oggetto l’allevamento: una parte è<br />
il concedente, l’altra è colui che presta esclusivamente la propria attività<br />
di lavoro. Nel momento <strong>in</strong> cui oltre al conferimento dell’animale si conferiscono<br />
anche i mangimi, si conferiscono anche le medic<strong>in</strong>e, l’altra parte<br />
non ha più un portafoglio di attività per essere chiamato imprenditore, diventa<br />
un lavoratore subord<strong>in</strong>ato, se poi quel lavoratore subord<strong>in</strong>ato ha un<br />
mercato v<strong>in</strong>colato, diventa addirittura vittima predest<strong>in</strong>ata di scelte che<br />
non lo <strong>in</strong>teressano più. Per cui oggi, è chiaro, la mult<strong>in</strong>azionale vende le<br />
sementi, ma vende anche i prodotti fitosanitari per la cura delle malattie. E<br />
questa sorta di dipendenza funzionale a logiche di sviluppo e di espansione<br />
produttiva fanno sì che l’agricoltore sia sempre meno un soggetto libero di<br />
poter determ<strong>in</strong>are autonomamente il proprio lavoro.<br />
Una normativa che abbia come filo conduttore quella di creare dei monopoli,<br />
dà da pensare. Innanzitutto nel diritto classico, ma anche nell’economia<br />
liberale, ogni forma di monopolio costituisce una sorta di cuneo<br />
sul mercato ritenuto capace di comprometterne il corretto funzionamento:<br />
non fanno eccezione i monopoli da brevetto. Certo, trovano una loro giustificazione<br />
nel premiare la ricerca, ma <strong>in</strong> realtà ricerca e miglioramento<br />
genetico possono essere più facilmente ottenuti dall’utilizzo diffuso di<br />
sementi e dal miglioramento dell’esperienza d’uso, ovvero dalla distribuzione<br />
<strong>in</strong> campo, dallo scambio, piuttosto che dalla selezione varietale di<br />
laboratorio. Le sementi messe nel mercato possono anche tener conto di<br />
premi per l’eventuale lavoro di ricerca, ma l’utilizzo non può non essere<br />
lasciato libero.<br />
Confrontiamo le sementi e la musica. qui il mercato ha avuto velocità diverse:<br />
prendiamo la musica, oggi chi scarica un file da <strong>in</strong>ternet e lo ascolta<br />
non sente di aver commesso un furto, una violazione del diritto di proprietà,<br />
pensa di aver utilizzato uno dei tanti l<strong>in</strong>guaggi condividendolo e addirittura<br />
premiandolo, costruendo una tendenza, una moda a vantaggio di chi<br />
lo ha realizzato. Spostandoci di campo, ci troviamo <strong>in</strong>vece di fronte al fatto<br />
che se io utilizzo una semente registrata senza aver pagato il premio per il<br />
corrispettivo d’uso, sono più facilmente sanzionato, e dal punto di vista del<br />
consenso sociale il mio comportamento è riprovevole. Perché il mercato<br />
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