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Franco Ionda_Libertà provvisoria (on y va?)<br />

Il video di Franco Ionda nasce da un omonimo lavoro espositivo, <strong>in</strong> cui le carte di identità di un cent<strong>in</strong>aio di<br />

persone vengono fotocopiate, <strong>in</strong>grandite, riprodotte su tavola e variamente colorate. All’esplosione plastica<br />

e visiva che subisce l’identità fotografica – e non solo – dei volti così <strong>in</strong>granditi, il video aggiunge un ulteriore<br />

discorso, dove le parole di due personaggi beckettiani – «VLADIMIR Alors, on y va ?/ ESTRAGON Allons y.<br />

(Ils ne bougent pas)», «VLADIMIR Allora, andiamo?/ ESTRAGON Andiamo. (Non si muovono) – si traducono <strong>in</strong><br />

un refra<strong>in</strong> ipnotico che scandisce e ritma il susseguirsi delle immag<strong>in</strong>i così trasformate. Un vero e proprio<br />

racconto che gradualmente si fa mantra dell’immobilità, espressione attuale di una condizione talmente<br />

connaturata alla nostra identità di persone da non riuscire più neppure a riconoscerne il suono, che<br />

<strong>in</strong>ascoltato scandisce e ritma le nostre vite.<br />

Guido Acampa / Gabriele Frasca / Bruno Gaetano / Massimiliano Sacchi_ Nei molti mondi<br />

Nel trailer del film Nei molti mondi già si <strong>in</strong>travedono i motivi e le strutture portanti del lungometraggio:<br />

ispirato ad un racconto di Philip K. Dick, I Hope I Shall Arrive Soon – dove durante un viaggio spaziale il<br />

computer di bordo si accorge che tra un gruppo di ibernati solamente a uno sono rimaste attive le funzioni<br />

cerebrali e decide qu<strong>in</strong>di di <strong>in</strong>trattenerlo per impedire che impazzisca (e limitare la sua percezione di sé<br />

senza corpo) – e <strong>in</strong>sieme all’immag<strong>in</strong>ario derivato dalle più recenti teorie della fisica teorica relative ai<br />

“molti mondi”, il film, come il trailer, si affida alla regia estremamente mobile e ritmata di Guido Acampa,<br />

alla voce narrante e al testo a forte vocazione letteraria di Gabriele Frasca, alle musiche orig<strong>in</strong>ali di Bruno<br />

Gaetano e Massimiliano Sacchi. Dal trailer si <strong>in</strong>tuisce un racconto complesso che si risolve su numerosi<br />

piani dell’espressione e che ha l’ambizione di fondere <strong>in</strong> un’unica visione le sp<strong>in</strong>te verso un futuro<br />

impersonale di molti mondi e dimensioni, e <strong>in</strong>sieme le pressioni di un passato nascosto tra oscillazioni<br />

percettive e frammenti di memoria, che forse proprio al richiamo di quel futuro cedono.<br />

Francesco “Kento” Carlo_Stal<strong>in</strong>grado Rmx<br />

I brani rap o spoken music del cantautore/rapper Francesco “Kento” Carlo impressionano immediatamente<br />

per la forza esplosiva – e molto orig<strong>in</strong>ale rispetto al genere – che emana tanto dal ritmo, che dalla voce e<br />

dai testi. Versioni remix di due brani pubblicati nell’album Sacco o Vanzetti, i pezzi qui presentati Stal<strong>in</strong>grado<br />

Rmx e Un giorno mi hai chiesto di spiegarti cos’è Rmx danno vita a un unico racconto sonoro sulla forza di<br />

lotta, resistenza, ma anche di futuro e immag<strong>in</strong>azione che può offrire la musica quando realmente riesce<br />

a farsi esercizio collettivo di <strong>in</strong>telligenza. Espressione di questo esercizio di <strong>in</strong>telligenza collettiva sono<br />

già i due brani che a partire dall’energia e precisione dei testi, e dalla co<strong>in</strong>volgente freschezza della voce,<br />

prendono a pretesto il mondo della musica per ritrarre il grande mondo che con gli stessi meccanismi<br />

opprime tutto ciò che <strong>in</strong>contra: è così che la musica, metafora di questo esercizio e impegno collettivo, ci è<br />

offerta come «ultima tr<strong>in</strong>cea di Stal<strong>in</strong>grado».<br />

Mamuthones_ More alien than aliens<br />

Il brano musicale di Mamuthones – progetto solista di Alessio Gastaldello – già dal titolo, More alien than<br />

aliens, allude a un duplice, centrifugo e <strong>in</strong>sieme centripeto, viaggio sonoro attraverso le dimensioni di un<br />

dentro e di un fuori assoluti. Infatti dietro il richiamo di una <strong>in</strong>consueta e impalpabile psichedelia, già al<br />

primo ascolto si impone la percezione concreta di una musica che si fa esperienza spaziale. Una musica<br />

che evoca mondi e ricrea a tutti gli effetti dimensioni spaziali che sp<strong>in</strong>gendosi ora verso l’<strong>in</strong>terno, ora<br />

verso l’esterno della nostra unità percettiva – con <strong>in</strong>serti di canto armonico che schiudono mondi ipnotici<br />

<strong>in</strong> attesa di varcare le soglie tra le tante dimensioni <strong>in</strong>teriori e esteriori –, quasi disegnano, attraverso<br />

l’ascolto, esperienze fisiche autonome. Da tale vitalità spaziale del suono ne nascono concrete <strong>in</strong>venzioni<br />

cosmogoniche, che non tardano a farsi esperienze di racconto o di ascolto totale.<br />

Vialka_ Sciente & Superstition<br />

Le tre canzoni del duo musicale Vialka, già pubblicate <strong>in</strong> Francia <strong>in</strong> un album a edizione limitata di 500<br />

copie <strong>in</strong> v<strong>in</strong>ile, Sciente&superstition, escono <strong>in</strong> cd per la prima volta. Si tratta di un lavoro acustico che<br />

richiama, anche se <strong>in</strong> modo <strong>in</strong>edito, le caratteristiche del gruppo, che fa del melange musicale il proprio<br />

punto di forza, proponendo l’<strong>in</strong>contro tra folk, punk, atmosfere balcaniche e altre sonorità rubate dalle<br />

diverse culture musicali, e non solo, che Eric Boros (chitarra e voce) e Marylise Frecheville (voce, batteria e<br />

percussioni) hanno conosciuto nel loro lungo peregr<strong>in</strong>are. I tre brani, <strong>in</strong> ord<strong>in</strong>e Petit Mot, Partout & Nulle Part<br />

e Footage Of An Uproar, raccontano proprio questa possibilità della musica di unire espressioni diverse,<br />

senza tradire niente dietro di sé, ma anzi creando mondi sonori e musicali che prima non esistevano, e<br />

che forse non esisterebbero altrimenti.<br />

Pane_Cavallo<br />

Cavallo, la canzone di Pane – gruppo musicale romano legato alla musica d’autore militante – fa parte<br />

dell’album Orsa maggiore, <strong>in</strong> uscita contemporaneamente a <strong>in</strong> <strong>pensiero</strong>. La canzone rispecchia lo stile<br />

elaborato dal gruppo, seguendo una strada difficilmente richiudibile <strong>in</strong> un genere, che fa propria la lezione<br />

dei cantautori più raff<strong>in</strong>ati e impegnati della nostra tradizione, a cui unisce echi di folk, jazz, progressive. In<br />

particolare di questa canzone si apprezza l’andamento narrativo e la forte letterarietà del testo, che propone<br />

un ascolto a metà tra il cantato e il recitato (Cavallo è liberamente tratta da ITEM di Victor Cavallo, edito<br />

da Stampa Alternativa nel libro Ecchime). E proprio esasperando il testo <strong>in</strong> versione drammatica, a volte<br />

toccando un parossismo talmente grottesco da riecheggiare il tragico, il racconto trova nelle oscillazioni<br />

e alterazioni della voce la sua vera espressione: laddove il tragico e il grottesco, il serio e il ridicolo della<br />

nostra condizione f<strong>in</strong>iscono per co<strong>in</strong>cidere.

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