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Premio Nuova Estetica - SIE - Società Italiana d'Estetica

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cui si riferisce il genio è dunque già ideale, prodotta, e non rappresentativa,<br />

per questo motivo egli può averne un’intuizione diretta. Il Genio<br />

“inventa” la propria materia, non ne giudica soltanto la forma 59 . Si potrebbe<br />

dire che produca simultaneamente la materia e la regola soggettiva<br />

dell’accordo. Mentre le idee della ragione non hanno un’intuizione<br />

corrispondente, altrimenti si trasformerebbero in concetti dell’intelletto,<br />

diversamente, il genio può intuire le idee della ragione sotto forma di<br />

idee estetiche 60 . Per il genio non vi è dunque distanza fra i due tipi<br />

di idee, dato che, nell’arte, le idee si manifestano direttamente come<br />

fenomeni e i fenomeni esprimono direttamente le idee. Il genio intuisce,<br />

quindi anche “patisce”, contenuti sensibili provenienti da una seconda<br />

natura che egli stesso ha prodotto, ispirandosi alla liberalità del bello<br />

naturale, consentendo un definitivo superamento dell’opposizione, ma<br />

anche della possibilità di distinguere con chiarezza, fra natura e artificio,<br />

sensibile e razionale, reale e ideale, passività e attività, fruizione<br />

e produzione. Se nell’idea della ragione si esprime un concetto senza<br />

intuizione possibile, se non attraverso l’esibizione negativa nel caso del<br />

sublime, nel genio è possibile invece un’intuizione diretta, che si presenta<br />

senza concetto corrispondente, o meglio, che si accompagna a<br />

un concetto indefinitamente allargato. Il genio non intuisce pertanto il<br />

“dato” naturale, ma l’idea nella sua forma sensibile, producendo una<br />

seconda natura in cui non vi è opposizione fra idee e fenomeni artistici,<br />

in cui è presente sia la libertà che la sensibilità propria dell’idea estetica.<br />

Questa seconda natura è dunque l’invenzione del genio e ha il compito<br />

fondamentale di animare l’intelletto 61 , lasciando agire dinamicamente<br />

le facoltà, senza che fra di esse operi alcuna gerarchia.<br />

Se attraverso il modello offerto dalla natura il genio rende effettive<br />

le idee estetiche, «non si dovrebbe spingere troppo in là il parallelo fra<br />

l’interesse legato al bello in natura, e il genio relativo al bello nell’arte.<br />

Con il genio, infatti, entriamo in una genesi ben più complessa.<br />

Per generare l’accordo dell’immaginazione e dell’intelletto, abbiamo<br />

dovuto, qui, abbandonare il punto di vista dello spettatore. Il genio è<br />

il dono del creatore artista. Ed è innanzitutto nell’artista che l’immaginazione<br />

si libera e l’intelletto si estende» 62 . Il genio riguarda pertanto<br />

una meta-estetica 63 , dal momento che espone la genesi del bello dal<br />

punto di vista dell’artista creatore, fornendo all’intelletto la materia<br />

(una seconda natura), a partire dalla quale diventa possibile esercitare<br />

il giudizio estetico nel campo dell’arte.<br />

Il genio dunque ha un doppio compito 64 : in primo luogo, dare la<br />

genesi al bello artistico, in secondo luogo offrire la materia su cui possa<br />

esercitarsi il gusto. Come produttore, il genio inventa la propria materia,<br />

non è condizionato dalla natura, ma ne produce un’altra, avendo<br />

colto, dalla prima, la liberalità come regola. Nel momento in cui, però,<br />

il genio dà forma alla materia che egli stesso ha prodotto, a quel punto<br />

giudicare il bello (sia esso naturale o artificiale) rimane un compito<br />

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