Premio Nuova Estetica - SIE - Società Italiana d'Estetica
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lugubre, di certo realista, o comunque non caratterizzata dagli elementi<br />
tipicamente caligaristi. Le complicazioni sorgono, invece, nell’epilogo,<br />
dove riemergono le tipiche scenografie che sembrano proseguire l’incubo<br />
del protagonista. In questo modo, l’espressionismo si emancipa<br />
dal suo puro soggettivismo (legato al racconto e perciò al filtro della<br />
coscienza del protagonista) e assurge a nuovo livello di significazione,<br />
sovrapponendosi alla realtà.<br />
I tratti scenografici espressionisti dell’epilogo adottano un’estetica<br />
geometrizzante, quasi a esprimere in maniera rigorosa, con linee e architetture<br />
rigide e squadrate alla maniera di Metropolis e non a caso<br />
dell’architettura fascista, l’imponenza dell’autorità costituita. Anche la<br />
procedura di geometrizzazione, tipicamente futurista e adottata prima<br />
che dal cinema tedesco da Anton Giulio Bragaglia per Thaïs (1917), si<br />
basa su principi di stilizzazione estetica, ma la differenza con le classiche<br />
soluzioni espressioniste è ben messa in evidenza da Mittner: «[…]<br />
la geometria può essere deformatrice ed anche disgregatrice, mentre<br />
l’urlo può addolcirsi nell’estatico grido di giubilo di chi invoca o crea<br />
un mondo nuovo, un mondo ideale» 18 . Così allora conclude Tone:<br />
l’ospedale psichiatrico diventa […] un luogo sottoposto al dominio della ragione<br />
terapeutica, qui sinistramente rappresentata dalla figura inquietante del direttore,<br />
che ha l’aspetto del demoniaco Caligari. Il film sembra dunque affermare<br />
un’amara verità: la sola alternativa alla follia è l’ospedalizzazione, la segregazione<br />
dell’individuo nello spazio asettico della clinica 19 .<br />
Lo statuto delle sequenze di prologo ed epilogo, che fanno da cornice<br />
al racconto di Franzis, complicano perciò ulteriormente la nostra<br />
possibilità di comprensione, impedendoci di risolvere compiutamente<br />
l’enigma dell’intero film:<br />
Se tutto il visibile fosse caratterizzato dagli elementi distorsivi, deformanti degli<br />
spazi scenografici […] il racconto di Francis parrebbe acquisire nuova credibilità.<br />
Se, al contrario, lo spazio del cortile fosse realizzato in chiave naturalistica,<br />
il racconto di Francis con la sua stilizzazione distorsiva sarebbe apertamente<br />
presentato come un mondo fantasmatico, creato dalla psiche alterata di Francis.<br />
Invece lo spazio del cortile è proposto con una doppia connotazione 20 .<br />
Il significato profondo del film diviene, dallo spirito rivoluzionario<br />
iniziale, un’attestazione delle dinamiche psicologiche collettive del popolo<br />
tedesco, all’epoca della Repubblica di Weimar e dinanzi al terrore<br />
per l’anarchia: il “lieto fine” dove lo psichiatra dichiara di sapere come<br />
guarire il malcapitato, che ha delirato fino a quel momento, è un’attestazione<br />
della smaniosa ricerca del popolo germanico di un ordine<br />
rigoroso, anche tirannico, che avrebbe potuto proteggerli dal caos (anche<br />
qui, come sarà per Il gabinetto delle figure di cera, rappresentato<br />
esemplarmente dall’ambiente della fiera): «Caligari è una particolare<br />
premonizione, in quanto usa il potere ipnotico per piegare al suo vo-<br />
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