Premio Nuova Estetica - SIE - Società Italiana d'Estetica
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nica, ossia come arte che ordina le sue forme secondo un principio 46 .<br />
In questo modo, nel caos della varietà naturale è possibile scorgere<br />
una grammatica.<br />
2.2 L’idea di mondo<br />
«Noi abbiamo due espressioni: mondo e natura, che talvolta confluiscono<br />
l’uno nell’altro (ineinanderlaufen)» 47 . In questo passo della<br />
Critica della ragion pura, come fa notare Claudio Cesa 48 , sembra che per<br />
Kant il concetto di mondo, unico e universale, inglobi in sé il concetto<br />
di natura 49 . Per il nostro discorso è, dunque, necessario considerare<br />
brevemente il concetto di mondo in Kant.<br />
La possibilità di una lettura fenomenologica del concetto kantiano<br />
di esperienza è, infatti, confermata dall’idea di mondo proposta nel<br />
§ 86 della Critica del Giudizio. Nella Critica del Giudizio teleologico<br />
Kant afferma:<br />
è un giudizio di cui lo stesso senno più comune non può dispensarsi, quando<br />
riflette sull’esistenza delle cose nel mondo e sull’esistenza del mondo stesso, quello<br />
secondo cui tutte le molteplici creature, per quanto grande possa essere l’arte<br />
della loro struttura e molteplice la connessione che le riferisce finalisticamente<br />
l’una all’altra, anzi che la stessa totalità di tanti loro sistemi, da noi chiamati<br />
impropriamente mondi, esisterebbero per niente, se in essi non ci fossero uomini<br />
(enti razionali in generale); cioè che, senza l’uomo, l’intera creazione sarebbe un<br />
mero deserto, inutile e senza un fine definitivo 50 .<br />
L’ipotesi del caos formulata da Husserl trova una conferma nella<br />
Critica del Giudizio. Mi sembra, infatti, evidente la somiglianza di<br />
questo passo con quello, riportato precedentemente 51 , in cui Husserl<br />
afferma l’impossibilità di un mondo in assenza di un uomo dotato di<br />
scienza che lo possa comprendere.<br />
La definizione di mondo data da Kant nelle sue opere non è certamente<br />
univoca 52 e, tuttavia, è possibile affermare che a partire dal<br />
1790 e, successivamente, nelle riflessioni dell’Opus Postumuum, il mondo<br />
non sia esclusivamente la datità fenomenica ordinata spazialmente e<br />
temporalmente, a cui fa da fondamento il noumeno. L’idea di mondo<br />
è invece qualcosa di ben più complesso, che trova un ordine in relazione<br />
al bisogno del soggetto di dare regolarità alla natura che esperisce<br />
53 . La regolarità impressa dalla struttura intellettuale e razionale<br />
del soggetto, tuttavia, non può cogliere la natura nella sua interezza:<br />
si tratta di una griglia concettuale che non è in grado di restituire, se<br />
non limitatamente, la molteplicità dei fenomeni naturali. L’ordine che<br />
il soggetto dà al mondo è una grammatica, che emerge dall’uso delle<br />
parole, di cui, tuttavia, non può restituirne tutta la varietà. Il mondo è,<br />
dunque, un’idea che si struttura in relazione al soggetto e che, soltanto<br />
in parte, può restituire la molteplicità empirica.<br />
Il mondo, infatti, è l’orizzonte del soggetto, il suo mondo della vita,<br />
così come la natura è analogo della vita 54 . È allora possibile leggere in<br />
40