Premio Nuova Estetica - SIE - Società Italiana d'Estetica
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te» 50 ; e viceversa, senza il momento dell’espressione la forma sarebbe<br />
forma pura, fantasmagoria, nuova legittimazione del principio d’identità<br />
e della logica dichiarativa priva di contenuto di verità; infatti «quando<br />
le opere non sono completamente plasmate, quando non sono formate,<br />
perdono proprio quell’espressività per la quale si sottraggono al lavoro<br />
e alla fatica della forma; e la presunta forma pura, che nega l’espressione,<br />
è rumore» 51 .<br />
L’aporia dell’espressione si può riassumere nella seguente paradossalità:<br />
da un lato la sua connaturata opposizione all’apparenza, ma<br />
anche alla mimesi e alla forma, dall’altro lato però l’altrettanto intrinseca<br />
necessità di obiettivazione, che impone un rapporto di identità e<br />
differenza tra i vari termini posti in tensione dialettica: «l’apparenza<br />
diventa più che mai flagrante nell’espressione, poiché quest’ultima si<br />
presenta come qualcosa che è privo di apparenza e però si sussume<br />
sotto l’apparenza estetica» 52 .<br />
Quello che a noi interessava mettere in evidenza è la stretta relazione<br />
che Adorno pone tra espressionismo e oggettivismo, dove l’oggetto<br />
(la società, il mondo empirico) diviene l’autentico soggetto che<br />
si esprime attraverso l’opera, emanazione del mondo non-conciliato.<br />
Per tale ragione, essendo la forma dell’opera moderna espressione della<br />
disgregazione della vita sociale e della vanificazione del senso, essa non<br />
potrà che essere dissonante, sgradevole, deformata: «La forza che nelle<br />
opere moderne spinge alla disgregazione formale, se può significare la<br />
morte (la perdita del “senso” nell’accezione tradizionale) ne aumenta<br />
al tempo stesso il potere espressivo, quale espressione della crudeltà e<br />
della disumanità del mondo attuale» 53 .<br />
Questo è ciò che appare evidente nell’opera dei registi del cinema<br />
espressionista tedesco, dove la dissonanza e la deformazione contaminano<br />
gli ambienti e le scenografie definendo un ambiente da incubo,<br />
che altro non è se non la sedimentazione storica assorbita dalla costruzione<br />
filmica. D’altronde, quello scenario oppressivo e soffocante, al<br />
quale contribuiscono non meno delle scenografie anche la recitazione<br />
e il trucco degli attori, non solo è l’annuncio della catastrofe storica<br />
assoluta raggiunta da lì a pochi anni con l’ascesa al potere di Hitler,<br />
ma è anche il riflesso (la mimesi) della stagione storica determinata<br />
nella quale questi film vengono realizzati, ovvero gli anni tra le due<br />
guerre. In questo senso, l’incubo del cinema espressionista trasfigura la<br />
terribile realtà sociale elevandola a potenza, e al contrario del cinema<br />
della Neue Sachlichkeit non si limita a esprimere tale realtà oggettivamente<br />
in maniera diretta, ma preferisce esprimere la crisi epocale di<br />
una nazione sconfitta e in pieno declino economico e sociale inscrivendola<br />
nella forma, così da distorcere i muri delle case, gli alberi, i<br />
pali della luce, le scale.<br />
Tutto assume i connotati dell’incubo, e il delirio apparentemente<br />
irrazionale e irrealistico diviene una mimesi più realistica di qualsiasi<br />
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