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Premio Nuova Estetica - SIE - Società Italiana d'Estetica

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Da Baumgarten a Baumgarten.<br />

Siegmund Jacob Baumgarten<br />

e la fondazione dell’estetica moderna<br />

di Alessandro Nannini (Palermo)<br />

Che la figura di Siegmund Jacob Baumgarten (1706-1757) non possa<br />

essere relegata ad una frettolosa nota a piè di pagina nelle biografie<br />

del più famoso fratello Alexander Gottlieb (1714-1762), in virtù del<br />

comune avvicinamento alla prospettiva wolffiana nel corso degli anni<br />

Trenta del Settecento, sembra un dato ormai acquisito da parte degli<br />

specialisti. Negli ultimi decenni, a venire riconosciuto non è stato solo<br />

il ruolo imprescindibile di S. J. Baumgarten nella cosiddetta teologia di<br />

transizione (Übergangstheologie), che funge da raccordo tra la tradizione<br />

veteroprotestante e la “neologia”, ma anche nel campo della filosofia<br />

della storia e in quello dell’ermeneutica, su cui tenne lezioni decisive<br />

per la successiva riflessione illuminista 1 . Ciò che però sembra essere<br />

quasi universalmente sfuggito all’attenzione degli studiosi è – alquanto<br />

paradossalmente – la sua partecipazione discreta, ma per più versi determinante,<br />

ad una fase cruciale di quel pensiero filosofico che proprio<br />

grazie al fratello aveva ottenuto una chiara dignità onomastica con il<br />

titolo di “estetica”. Obiettivo di questo saggio sarà dunque quello di<br />

ricomporre in una serie di percorsi legati tra loro la trama di spunti e<br />

di indizi teorici che mostrano – ben al di là di una qualche esternazione<br />

episodica – significative convergenze con l’estetica coeva, in primis,<br />

per l’appunto, con quella di A. G. Baumgarten, il quale mutuerà da<br />

Siegmund alcuni elementi di importanza fondamentale per il proprio<br />

progetto.<br />

1. L’umanizzazione della Bibbia e la legalità del sensibile<br />

S. J. Baumgarten 2 nasce vicino a Magdeburgo in un ambiente fortemente<br />

caratterizzato dal Pietismo, seguendo il cursus honorum delle<br />

istituzioni hallensi, così come da testamento paterno, fino a diventare<br />

professore ordinario di teologia a soli 28 anni (1734), in un periodo<br />

di forti rivolgimenti teorici, dovuti in particolare alla presenza sempre<br />

più pervasiva del wolffismo in ogni ambito dello scibile umano. «Status<br />

noster pristinus penitus mutatus» 3 affermerà poco prima di morire<br />

Joachim Lange – l’acerrimo nemico di Wolff nonché del wolffiano<br />

S. J. Baumgarten – a testimonianza di quel profondo rinnovamento<br />

della parallasse epistemologica – non solo in campo teologico – da cui<br />

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