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CULTURA E DEMOCRAZIA TRA COSTITUZIONE ... - USP di Vicenza

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MARCO GIAMPIERETTI<br />

<strong>CULTURA</strong> E <strong>DEMOCRAZIA</strong><br />

<strong>TRA</strong> <strong>COSTITUZIONE</strong> E REALTÀ<br />

«Fondare biblioteche è come costruire<br />

ancora granai pubblici, ammassare riserve<br />

contro un inverno dello spirito che da molti<br />

in<strong>di</strong>zi, mio malgrado, vedo venire».<br />

(MARGUERITE YOURCENAR, Memorie <strong>di</strong> Adriano)<br />

«L’importante è non smettere mai<br />

<strong>di</strong> interrogarsi».<br />

(ALBERT EINSTEIN, Pensieri <strong>di</strong> un uomo curioso)<br />

SOMMARIO: 1. I limiti «culturali» della democrazia: un problema antico. –<br />

2. Cultura e democrazia: il modello costituzionale. – 3. La Costituzione<br />

tra<strong>di</strong>ta. – 4. Cultura costituzionale e cultura democratica.<br />

1. I limiti «culturali» della democrazia: un problema antico<br />

Sono passati ormai vent’anni da quando, in un convegno tenutosi<br />

a Ferrara nel bicentenario della Rivoluzione francese 1 , Lorenza<br />

Carlassare rifletteva sull’importanza dell’educazione per il<br />

buon funzionamento della democrazia, osservando che in un sistema<br />

democratico «nessun risultato si consegue senza la vigilanza<br />

del popolo; il popolo sovrano e pur tanto assente, la cui at-<br />

1 Convegno organizzato dalla Facoltà <strong>di</strong> Giurisprudenza dell’Università <strong>di</strong> Ferrara<br />

sul tema: «Il <strong>di</strong>ritto costituzionale italiano e la Rivoluzione francese: dal primo insegnamento<br />

in Italia (Ferrara 2 maggio 1797) alla Costituzione repubblicana» (Ferrara,<br />

15-16 <strong>di</strong>cembre 1989), i cui atti sono raccolti nel volume AA.VV., Principi dell’89 e<br />

Costituzione democratica, a cura <strong>di</strong> L. Carlassare, Padova, Cedam, 1991.


2 MARCO GIAMPIERETTI<br />

tiva partecipazione ha per con<strong>di</strong>zione essenziale un’educazione<br />

adeguata a creare in esso la coscienza <strong>di</strong> essere il titolare del potere<br />

al cui servizio sta l’apparato statale». Una con<strong>di</strong>zione che<br />

non è ancora pienamente raggiunta, «anzi, neppure realmente<br />

perseguita, benché si <strong>di</strong>sponga oggi <strong>di</strong> mezzi imponenti. Eppure<br />

antica è la consapevolezza del suo valore» 2 .<br />

Quello dei rapporti tra cultura e democrazia non è in effetti<br />

un problema nuovo. Fin dalle origini del pensiero politico la democrazia<br />

è stata spesso associata all’idea negativa del governo<br />

della massa (plèthos, ochlos) rozza, incompetente, egoista, arrogante<br />

e faziosa, come tale incapace <strong>di</strong> assicurare la realizzazione<br />

del buon or<strong>di</strong>ne sociale (eunomía) e dell’unione politica della<br />

collettività (politèia) 3 .<br />

Nel famoso <strong>di</strong>alogo, narrato da Erodoto, tra Otane, Megabizo<br />

e Dario sulla futura forma <strong>di</strong> governo della Persia dopo la ribellione<br />

contro i Magi del 522-521 a.C. si afferma che «nulla […]<br />

v’è <strong>di</strong> più stolto e <strong>di</strong> più insolente che una moltitu<strong>di</strong>ne incapace»,<br />

chiedendosi come possa ben governare colui che «non ha ricevuto<br />

istruzione né ha conosciuto nulla <strong>di</strong> buono e <strong>di</strong> conveniente<br />

e che sconvolge i pubblici affari buttandovisi dentro senza <strong>di</strong>scernimento<br />

simile a un torrente in piena» 4 . Si tratta del tipico argo-<br />

2 L. CARLASSARE, La «Dichiarazione dei <strong>di</strong>ritti» del 1789 e il suo valore attuale, in<br />

AA.VV., Principi dell’89 e Costituzione democratica, cit., 44-45. Sull’argomento v., inoltre,<br />

ID., Cultura e televisione: i principi costituzionali, in Dir. inf., 1994, 7 ss.<br />

3 V., al riguardo, L. CANFORA, La democrazia come violenza, in ANONIMO ATE-<br />

NIESE, La democrazia come violenza, a cura <strong>di</strong> L. Canfora, Palermo, Sellerio, 1998, cit.,<br />

53 ss., nonché, più <strong>di</strong> recente, ID., La democrazia. Storia <strong>di</strong> un’ideologia, Roma-Bari,<br />

Laterza, 2008, 33, il quale sottolinea come la stessa etimologia del termine richiami<br />

l’immagine dello scontro e della sopraffazione violenta, trattandosi <strong>di</strong> una definizione<br />

coniata dai ceti più elevati per in<strong>di</strong>care il «dominio» (kràtos) dei «non possidenti» (démos)<br />

che «dopo avere riportato la vittoria, ammazzano alcuni avversari, altri ne cacciano<br />

in esilio e <strong>di</strong>vidono con i rimanenti, a con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> parità, il governo e le cariche<br />

pubbliche» (PLATONE, Repubblica, VIII, 557a). Nello stesso senso v. G. ZAGREBEL-<br />

SKY, Imparare democrazia, Torino, Einau<strong>di</strong>, 2007, 3-4.<br />

4 ERODOTO, Storie, III, 80-83. Sulla natura «circolare» <strong>di</strong> tale <strong>di</strong>alogo, nel quale<br />

ciascuno degli interlocutori – rispettivamente sostenitori della democrazia, dell’aristocrazia<br />

e della monarchia – finisce, a turno, per dare lo spunto all’altro per <strong>di</strong>struggere<br />

i propri argomenti, v., <strong>di</strong> recente, G. CARILLO, Katechein. Uno stu<strong>di</strong>o sulla democrazia


<strong>CULTURA</strong> E <strong>DEMOCRAZIA</strong> <strong>TRA</strong> <strong>COSTITUZIONE</strong> E REALTÀ<br />

mento aristocratico secondo cui la mancanza <strong>di</strong> cultura e <strong>di</strong> educazione<br />

(paidèia) 5 impe<strong>di</strong>sce al popolo <strong>di</strong> avere una corretta visione<br />

del bene comune, portando inevitabilmente al malgoverno 6<br />

e facendo della democrazia – come l’esperienza ateniese avrebbe<br />

<strong>di</strong>mostrato – un regime provvisorio e instabile, caratterizzato da<br />

continue <strong>di</strong>visioni e conflitti (stásis) 7 , facile preda della demagogia<br />

8 e della corruzione 9 e incline a degenerare nella tirannide 10 .<br />

Un argomento, questo, che è stato spesso utilizzato dai critici<br />

della democrazia 11 a sostegno <strong>di</strong> concezioni oligarchiche o<br />

elitarie della politica 12 e che sta alla base delle varie forme, anti-<br />

antica, Napoli, E<strong>di</strong>toriale Scientifica, 2003, 31-38; G. ZAGREBELSKY, Imparare democrazia,<br />

cit., 4-5.<br />

5 Sul concetto <strong>di</strong> «cultura» nel senso greco <strong>di</strong> paidèia (cui corrisponde il latino<br />

humanitas) come «coltivazione della persona umana» attraverso l’«educazione alle<br />

buone arti» v. N. ABBAGNANO, Cultura (voce), in Dizionario <strong>di</strong> filosofia, Torino, Utet,<br />

1994, ora anche in ID., Storia della filosofia, X, Dizionario <strong>di</strong> filosofia, Novara-Roma,<br />

De Agostini-L’Espresso, 498 ss., spec. 499.; nonché, ampiamente, M. AINIS, Cultura e<br />

politica. Il modello costituzionale, Padova, Cedam, 1991, 57 ss.<br />

6 Cfr. ANONIMO ATENIESE, noto anche come «Vecchio Oligarca» (Crizia?) o come<br />

«Pseudo-Senofonte», Athenaion Politèia (429/4 a.C.?) [tr. it. Il sistema politico ateniese,<br />

in ID., La democrazia come violenza, cit., 17-18], secondo cui ad Atene «il popolo<br />

non vuol essere schiavo in una città retta dal buongoverno, ma essere libero e comandare:<br />

del malgoverno non gliene importa nulla».<br />

7 Sul concetto <strong>di</strong> stásis v. specialmente M. FIORAVANTI, Costituzione, Bologna, Il<br />

Mulino, 1999, 12 ss., secondo cui il peccato maggiore della democrazia, agli occhi dei<br />

suoi contemporanei, sarebbe stato quello <strong>di</strong> essere un «regime politico senza costituzione,<br />

senza una vera e stabile forma della unione», o meglio ancora una «unione instabile<br />

e provvisoria, perché priva <strong>di</strong> forma» (15).<br />

8 PLATONE, Repubblica, VIII, 557b-558c, secondo cui un tale governo «non si<br />

cura <strong>di</strong> quali stu<strong>di</strong> uno segua per prepararsi alla vita politica, ma lo onora non appena<br />

affermi <strong>di</strong> essere amico del popolo». V. inoltre la sbeffeggiante caricatura <strong>di</strong> ARISTO-<br />

FANE ne I cavalieri (424 a.C.).<br />

9 ANONIMO ATENIESE, op. cit., 31.<br />

10 PLATONE, Repubblica, VIII, 562a-564a. Sulle vicende che hanno portato alla<br />

caduta della democrazia ateniese e all’instaurazione del regime dei Trenta Tiranni v.<br />

TUCIDIDE, Storia della guerra del Peloponneso, II, 9 e VIII, 68; SENOFONTE, I memorabili,<br />

I.2.40-46; ARISTOTELE, Costituzione degli Ateniesi, XI, XXXV e XLI.<br />

11 Cfr. L. CANFORA, op. ult. cit., 44, secondo cui tutta la teoria politica nell’antica<br />

Grecia nasce come risposta al fenomeno «scandaloso» della democrazia.<br />

12 Per un’attenta analisi delle <strong>di</strong>verse forme del pensiero oligarchico, aristocratico<br />

ed elitista v. G. SARTORI, Democrazia. Cosa è (1993), Milano, RCS, 2007, 100-117.<br />

3


4 MARCO GIAMPIERETTI<br />

che e moderne, <strong>di</strong> governo dei custo<strong>di</strong> 13 : dal platonismo al confucianesimo,<br />

dallo hegelismo al comportamentismo skinneriano 14 ,<br />

dal nazi-fascismo a certe versioni del marxismo-leninismo, fino<br />

alle più recenti esperienze <strong>di</strong> governo degli ulama o degli ayatollah<br />

nelle Repubbliche islamiche dell’Afghanistan e dell’Iran. Al<br />

centro <strong>di</strong> questa teoria, in tutte le sue molteplici varianti, c’è l’idea<br />

che le persone comuni siano incapaci a governarsi da sé e necessitino<br />

quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> una guida dotata della necessaria conoscenza<br />

(sophía): un’idea che si riassume nell’affermazione <strong>di</strong> Platone per<br />

cui «chi è sapiente e intelligente gui<strong>di</strong> e coman<strong>di</strong> e chi è ignorante<br />

lo segua» (principio della leadership fondata sulla sapienza)<br />

15 .<br />

A <strong>di</strong>fesa del metodo democratico 16 si suole replicare, al contrario,<br />

che ciascun soggetto adulto deve ritenersi il miglior giu-<br />

13 Sulla teoria del «governo dei custo<strong>di</strong>», i suoi fondamenti e i suoi limiti v., per<br />

tutti, R.A. DAHL, Democracy and its critics, New Haven-London, Yale University Press,<br />

1989 [tr. it. La democrazia e i suoi critici, Roma, E<strong>di</strong>tori Riuniti, 1990, 76-115], nonché,<br />

più <strong>di</strong> recente, ID., On Democracy, New Haven-London, Yale University Press, 1998<br />

[tr. it. Sulla democrazia, Roma-Bari, Laterza, 2006, 74-79].<br />

14 B.F. SKINNER, Walden Two (1948), New York, Macmillan, 1976 [tr. it. Walden<br />

Due: utopia per una nuova società, Scan<strong>di</strong>cci, La Nuova Italia, 1995]; ID., Beyond Freedom<br />

and Dignity, New York, Knopf, 1971 [tr. it. Oltre la libertà e la <strong>di</strong>gnità, Milano,<br />

Mondadori, 1973].<br />

15 PLATONE, Leggi, 690b4-c2. Sul punto v., ampiamente, K.R. POPPER, The Open<br />

Society and its Enemies, London, Routledge & Kegan Paul, 1943 [tr. it. La società<br />

aperta e i suoi nemici, a cura <strong>di</strong> D. Antiseri, Roma, Armando E<strong>di</strong>tore, I, 2003, 155 ss.].<br />

16 Per una definizione formale (o procedurale) della democrazia come «insieme<br />

<strong>di</strong> regole (primarie e fondamentali) che stabiliscono chi è autorizzato a prendere le decisioni<br />

collettive vincolanti e con quali procedure» v., per tutti, N. BOBBIO, Il futuro<br />

della democrazia, Torino, Einau<strong>di</strong>, 1984, 4. Nello stesso senso, ma con notevole varietà<br />

<strong>di</strong> accenti sulle finalità del metodo democratico, v. J.A. SCHUMPETER, Capitalism, Socialism<br />

and Democracy, New York, Harper, 1942, 269 [tr. it. Capitalismo socialismo e democrazia,<br />

Milano, E<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> Comunità, 1964], secondo cui «il metodo democratico è<br />

quell’accorgimento istituzionale per arrivare a decisioni politiche, nel quale alcune<br />

persone acquistano il potere <strong>di</strong> decidere me<strong>di</strong>ante una lotta competitiva per il voto popolare»<br />

(teoria competitiva della democrazia); H. KELSEN, Foundations of Democracy,<br />

in Ethics, LXVI (1955-56), n. 1, parte II [tr. it. I fondamenti della democrazia, in ID.,<br />

La democrazia, Bologna, Il Mulino, 1995, 191 ss.], che definisce la democrazia «un metodo<br />

politico me<strong>di</strong>ante il quale l’or<strong>di</strong>namento sociale è cerato ed applicato da coloro<br />

che sono soggetti all’or<strong>di</strong>namento stesso, in modo da assicurare la libertà politica nel


<strong>CULTURA</strong> E <strong>DEMOCRAZIA</strong> <strong>TRA</strong> <strong>COSTITUZIONE</strong> E REALTÀ<br />

<strong>di</strong>ce del proprio bene e dei propri interessi e che un conto è ricorrere<br />

all’aiuto <strong>di</strong> esperti per prendere delle decisioni (in<strong>di</strong>viduali<br />

o collettive), altro è affidare stabilmente 17 a un gruppo o a<br />

un’élite il potere <strong>di</strong> decidere leggi e politiche cui si sarà obbligati<br />

a sottostare. A ciò si aggiunge che il governo non è una scienza<br />

come tutte le altre, poiché implica delle scelte fondate su giu<strong>di</strong>zi<br />

(etici, politici, strumentali e <strong>di</strong> transazione) 18 . Per ben governare<br />

non basta quin<strong>di</strong> la conoscenza ma ci vogliono anche altre doti<br />

come la razionalità, la ragionevolezza, l’integrità morale, l’incorruttibilità,<br />

una ferma resistenza alle tentazioni del potere 19 e una<br />

de<strong>di</strong>zione continua e inflessibile al bene pubblico piuttosto che<br />

agli interessi personali o <strong>di</strong> gruppo 20 . E siccome non c’è alcuna<br />

garanzia che queste doti siano più presenti nei «sapienti» – co-<br />

senso <strong>di</strong> autodeterminazione» (197); G. SARTORI, op. cit., secondo cui essa è, descrittivamente,<br />

una poliarchia elettiva, cioè un «meccanismo che genera una poliarchia<br />

aperta la cui competizione nel mercato elettorale attribuisce potere al popolo» imponendo<br />

«la responsività degli eletti nei confronti dei loro elettori» (108) e, prescrittivamente,<br />

una poliarchia selettiva, cioè un meccanismo <strong>di</strong>retto a selezionare, attraverso lo<br />

strumento dell’elezione popolare, i «migliori» cui affidare il governo della società<br />

(113-116).<br />

17 Per una definizione della democrazia come sistema in cui ci si può sbarazzare<br />

dei governi «senza spargimento <strong>di</strong> sangue» v. K.R. POPPER, op. cit., 160, il quale sottolinea<br />

la necessità <strong>di</strong> un nuovo approccio al problema della politica che porti a sostituire<br />

alla vecchia domanda: «chi deve governare?» la nuova domanda: «come possiamo<br />

organizzare le istituzioni politiche in modo da impe<strong>di</strong>re che i governanti cattivi o incompetenti<br />

facciano troppo danno?» (156).<br />

18 Così, per tutti, R.A. DAHL, Sulla democrazia, cit., 76-78.<br />

19 Sugli effetti corruttivi del potere v. il celebre <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong> Lord ACTON, pronunciato<br />

al Parlamento inglese nel 1877 e riportato in ID., Essays on Freedom and<br />

Power, New York, Meri<strong>di</strong>an, 1955, in cui si afferma che «il potere tende a corrompere;<br />

il potere assoluto corrompe assolutamente», nonché gli altri autori citati da R.A.<br />

DAHL, Sulla democrazia, cit., 78-79.<br />

20 Per un’aspra critica della degenerazione dei costumi pubblici per cui «alle<br />

opinioni, ai sentimenti, alle idee comuni si sostituiscono sempre più interessi particolari»,<br />

espressione della «morale bassa e volgare» seguendo la quale «chi gode dei <strong>di</strong>ritti<br />

politici ritiene <strong>di</strong> farne un uso personale nel proprio interesse», v. A. DE TOCQUE-<br />

VILLE, Discorso sulla rivoluzione sociale (tenuto alla Camera dei deputati il 27 gennaio<br />

1848), in Scritti politici, a cura <strong>di</strong> N. Matteucci, I, Torino, Utet, 1969, 271, ricordato<br />

anche da N. BOBBIO, Il futuro della democrazia, cit., 22, e G. ZAGREBELSKY, Imparare democrazia,<br />

cit., 11.<br />

5


6 MARCO GIAMPIERETTI<br />

munque li si voglia definire – che negli altri, si deve concludere<br />

che: a) tutti i membri adulti <strong>di</strong> una società sono in linea <strong>di</strong> principio,<br />

salvo rare e limitate eccezioni <strong>di</strong> incapacità legalmente accertata,<br />

sufficientemente qualificati a partecipare alla formazione<br />

delle decisioni collettive vincolanti che li riguardano (principio<br />

<strong>di</strong> libertà politica o autonomía); b) in ogni caso, nessuno è a tal<br />

punto più qualificato degli altri da potergli affidare interamente<br />

e definitivamente il compito <strong>di</strong> prendere tali decisioni (principio<br />

<strong>di</strong> eguaglianza politica o isonomía) 21 .<br />

Vero è, peraltro, che non solo gli oppositori ma anche gli<br />

stessi sostenitori della democrazia hanno sempre considerato l’istruzione<br />

dei citta<strong>di</strong>ni come una con<strong>di</strong>zione necessaria per la loro<br />

partecipazione alla vita politica. Il che può tuttavia significare, e<br />

storicamente ha significato, due cose <strong>di</strong>verse.<br />

Secondo alcuni «con<strong>di</strong>zione» sarebbe sinonimo <strong>di</strong> «requisito»:<br />

in una democrazia rappresentativa la mancanza <strong>di</strong> istruzione<br />

dovrebbe tradursi cioè in un limite all’accesso all’elettorato,<br />

sia attivo che passivo, per evitare il pericolo <strong>di</strong> «un basso livello<br />

<strong>di</strong> intelligenza nel corpo rappresentativo» 22 che non assicuri «un<br />

sufficiente ammontare <strong>di</strong> intelligenza nell’assemblea rappresentativa»<br />

23 (principio <strong>di</strong> esclusione su base culturale). Così, ad esem-<br />

21 V., per tutti, R.A. DAHL, La democrazia e i suoi critici, cit., 76-115; ID., Sulla democrazia,<br />

cit., 76-81. Per un’idea <strong>di</strong> democrazia come sintesi politica dei fondamentali<br />

principi <strong>di</strong> libertà ed eguaglianza, che rappresentano «i due istinti primitivi dell’uomo<br />

come essere sociale»v. H. KELSEN, I fondamenti della democrazia, cit., 226-228. Sul<br />

concetto <strong>di</strong> libertà eguale v. già CICERONE, De Re publica, I, 47, in cui si afferma che<br />

«nulla alia in civitate, nisi in qua populi potestas summa est, ullum domicilium libertas<br />

habet; qua quidem certe nihil potest esse dulcius, et quae si aequa non est ne libertas quidem<br />

est». Per un’attenta analisi del concetto <strong>di</strong> isonomía come «pari <strong>di</strong>ritto all’attività<br />

politica, che nella polis era prevalentemente un’attività <strong>di</strong>alogica», e, dunque, come libertà<br />

<strong>di</strong> «parola» e <strong>di</strong> «comunicazione tra eguali nello spazio pubblico dell’agorà» (sostanzialmente<br />

equivalente a isegoría e al più tardo isología), v. H. ARENDT, Was ist Politik?<br />

Fragmente aus dem Nachlass (1956-1957), Hrsg. U. LUDZ, München, Piper, 1993<br />

[tr. it. Che cos’è la politica?, Torino, Einau<strong>di</strong>, 2006, 30-40].<br />

22 J.S. MILL, Considerations on Representative Government (1861), in ID., Collected<br />

Works, 33, Toronto-London, University of Toronto Press-Routledge & Kegan Paul,<br />

1963-1991, XIX (1977) [tr. it. Considerazioni sul governo rappresentativo, Milano,<br />

Bompiani, 1946, cap. VII].


<strong>CULTURA</strong> E <strong>DEMOCRAZIA</strong> <strong>TRA</strong> <strong>COSTITUZIONE</strong> E REALTÀ<br />

pio, John Stuart Mill, pur essendo favorevole all’estensione del<br />

suffragio alle donne e ai meno abbienti, poiché «nulla è più auspicabile<br />

dell’ammissione <strong>di</strong> tutti ad avere parte attiva al potere<br />

sovrano dello stato» 24 , sosteneva che dovessero essere esclusi dal<br />

voto gli analfabeti e proponeva l’istituzione del «voto plurimo»<br />

(e perciò ineguale) per i più qualificati e meglio educati, con riserva<br />

<strong>di</strong> assegnarlo anche a coloro che ne facessero richiesta e superassero<br />

un esame (principio <strong>di</strong> selezione su base culturale). Ciò<br />

in quanto non sarebbe utile ma dannoso per la società che la costituzione<br />

attribuisse «all’ignoranza un peso politico pari a quello<br />

del sapere» 25 .<br />

Secondo altri, invece, non si tratterebbe <strong>di</strong> escludere in<br />

tutto o in parte i soggetti meno istruiti dalla vita politica, quanto<br />

piuttosto <strong>di</strong> creare le con<strong>di</strong>zioni affinché essi possano acquisire<br />

un’educazione sufficiente a consentire loro <strong>di</strong> parteciparvi in<br />

modo pieno, attivo, libero e responsabile (principio <strong>di</strong> inclusione).<br />

L’istruzione non sarebbe dunque una con<strong>di</strong>zione della<br />

partecipazione nel senso statico <strong>di</strong> «requisito» (da possedere in<strong>di</strong>vidualmente)<br />

ma nel senso <strong>di</strong>namico <strong>di</strong> «presupposto» (da realizzare<br />

politicamente). Non a caso, nelle Carte rivoluzionarie<br />

della fine del ’700 essa viene definita come un «bisogno <strong>di</strong> tutti»,<br />

che deve essere sod<strong>di</strong>sfatto con ogni mezzo per garantire «i progressi<br />

della ragione pubblica» in<strong>di</strong>spensabili per l’affermazione<br />

della democrazia 26 . Come scriveva Giuseppe Compagnoni nel<br />

23 J.S. MILL, op. cit., cap. VI.<br />

24 J.S. MILL, op. cit., cap. III. Analogamente, G. VACCHELLI, Lo Stato e la coltura,<br />

Roma, Tipografia della Camera dei Deputati, 1889, 125-126, osservava che «poiché<br />

ogni uomo ha in sé energie ragionanti e si può elevare a critico […] dell’intero assetto<br />

sociale, i sistemi moderni volgono verso il suffragio universale a cui fa ostacolo la insufficiente<br />

<strong>di</strong>ffusione della cultura che impe<strong>di</strong>sce l’effettuazione <strong>di</strong> ciò che è potenzialmente<br />

realizzabile».<br />

25 J.S. MILL, op. cit., cap. VIII. Per una dura critica a questa opinione, considerata<br />

elitaria e intellettualistica, v., per tutti, A. GRAMSCI, Quaderni dal carcere (1929-<br />

1935), III, Torino, Einau<strong>di</strong>, 1977, 1624, citato anche da G. ZAGREBELSKY, Il «crucifige!»<br />

e la democrazia, Torino, Einau<strong>di</strong>, 2007, 112.<br />

26 V. l’art. 22 della Déclaration des droits de l’homme et du citoyen preposta alla<br />

Costituzione francese del 1793, («L’instruction est un besoin de tous. La société doit favoriser<br />

de tout son pouvoir les progrés de la raison publique, et mettre l’instruction à la<br />

7


8 MARCO GIAMPIERETTI<br />

suo Elementi <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto costituzionale democratico del 1797, l’istruzione<br />

pubblica, insieme alle libertà <strong>di</strong> pensiero e <strong>di</strong> comunicazione<br />

delle opinioni e delle idee 27 e all’eliminazione dello squilibrio<br />

tra ricchezza e povertà 28 , è infatti essenziale alla formazione<br />

<strong>di</strong> un autonomo «convincimento» 29 del popolo, «arma<br />

potentissima per conservare la sua libertà», per attentare alla<br />

quale i tiranni hanno sempre iniziato dall’abbandonarlo alla sua<br />

naturale ignoranza, e anzi dall’aggravarla 30 . Egli auspicava perciò<br />

l’introduzione <strong>di</strong> un «sistema <strong>di</strong> pubblica istruzione uniforme,<br />

che agevolando a tutte le classi i mezzi <strong>di</strong> abilitarsi, rendesse più<br />

copioso il numero <strong>di</strong> coloro che fossero capaci delle nomine» e<br />

ne favorisse così la «rotazione» 31 .<br />

L’istruzione, tuttavia, non basta da sola a formare dei<br />

«buoni» citta<strong>di</strong>ni 32 , che siano cioè consapevoli dei <strong>di</strong>ritti e dei<br />

doveri connessi all’esercizio della sovranità, <strong>di</strong>sponibili a impe-<br />

portée de tous les citoyens”). Sul punto cfr., ampiamente, L. CARLASSARE, La «Dichiarazione<br />

dei <strong>di</strong>ritti», cit., 44-45, la quale osserva che l’azione positiva della società era prevista<br />

nelle due <strong>di</strong>rezioni essenziali per colmare le <strong>di</strong>seguaglianze: la «liberazione dal bisogno»<br />

e la «liberazione dall’ignoranza», entrambe in<strong>di</strong>spensabili per la sopravvivenza<br />

della democrazia.<br />

27 G. COMPAGNONI, Elementi <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto costituzionale democratico (1797), a cura<br />

<strong>di</strong> I. Mereu, D. Barbon, Bologna, Il Mulino, 1985, 87-96, dove si <strong>di</strong>ce che il pensiero<br />

e l’opinione rappresentano «la più stretta proprietà dell’uomo», così intimamente connessa<br />

«alla miglior parte <strong>di</strong> esso» che questi potrebbe ben sopportare qualunque sacrificio,<br />

ma «quello dell’opinione non mai» (88).<br />

28 G. COMPAGNONI, op. cit., 197-198 e 205-211.<br />

29 G. COMPAGNONI, op. cit., 207, il quale <strong>di</strong>stingue tra «convincimento» come<br />

«ferma certezza» e «opinione» come «coscienza fluttuante, o erronea».<br />

30 G. COMPAGNONI, op. cit., 207. Con il risultato che «l’autorità irresistibile <strong>di</strong><br />

uno, o <strong>di</strong> pochi invase i <strong>di</strong>ritti pubblici» e «delle prime istituzioni restarono soltanto<br />

alcuni nomi che più non esprimevano le antiche cose» (133). V., inoltre, l’incipit del Saluto<br />

al Direttorio Esecutivo della Repubblica Cisalpina, premesso all’e<strong>di</strong>zione originale<br />

del volume, in cui si afferma – con mirabile sintesi – che «l’ignoranza è l’appannaggio<br />

del popolo schiavo: la scienza del libero».<br />

31 G. COMPAGNONI, op. cit., 198, in cui si sottolinea l’importanza in democrazia<br />

della rotazione delle cariche e <strong>di</strong> una «comunicazione <strong>di</strong> esse ad un numero il più ampio<br />

che fosse possibile».<br />

32 V., per tutti, A. DE TOCQUEVILLE, La democrazia in America, cit., 304, il quale<br />

osserva come «non basti insegnare agli uomini a leggere e scrivere per farne subito dei<br />

citta<strong>di</strong>ni».


<strong>CULTURA</strong> E <strong>DEMOCRAZIA</strong> <strong>TRA</strong> <strong>COSTITUZIONE</strong> E REALTÀ<br />

gnarsi attivamente (citta<strong>di</strong>nanza attiva) nel perseguimento dell’interesse<br />

generale (virtù repubblicana) 33 , informati sulle questioni<br />

che sono chiamati ad affrontare, vigili e attenti nel controllo<br />

dei propri governanti e capaci <strong>di</strong> valutarne criticamente<br />

l’operato 34 . A tal fine è necessario che a essa si affianchi un’educazione<br />

civica in grado <strong>di</strong> trasmettere a tutti, e specialmente ai<br />

giovani, i valori del <strong>di</strong>alogo, della <strong>di</strong>scussione (filología) 35 , del<br />

confronto libero e aperto nel rispetto delle opinioni altrui (isegoría<br />

o isología) 36 , del ragionamento corretto (logica) 37 , della<br />

33 Sui concetti <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza attiva e <strong>di</strong> virtù repubblicana v., tra i molti, TUCI-<br />

DIDE, Epitafio <strong>di</strong> Pericle per i caduti del primo anno <strong>di</strong> guerra, in ID., Storia della guerra<br />

del Peloponneso, cit., II, 35-46; ARISTOTELE, Politica, III, 9, 1280a-b; N. MACHIAVELLI,<br />

Discorsi sopra la prima Deca <strong>di</strong> Tito Livio (1513-1519), libro III, cap. XXVIII; C.L. DE<br />

MONTESQUIEU, De l’esprit des lois (1750), libro IV, cap. V [tr. it. Lo spirito delle leggi,<br />

Torino, Utet, 1973]; J.S. MILL, op. cit., 406, il quale <strong>di</strong>stingue tra citta<strong>di</strong>ni attivi e passivi,<br />

osservando che in genere i governanti preferiscono i secon<strong>di</strong> perché è molto più<br />

facile tenere in pugno sud<strong>di</strong>ti docili o in<strong>di</strong>fferenti, ma la democrazia ha bisogno dei<br />

primi; nonché, in una prospettiva più ampia, H. ARENDT, The Human Con<strong>di</strong>tion, Chicago,<br />

University of Chicago Press, 1958 [tr. it. Vita activa: la con<strong>di</strong>zione umana, Milano,<br />

Bompiani, 2008].<br />

34 Sui rischi <strong>di</strong> apatia e <strong>di</strong>sinteresse per la politica nelle moderne democrazie<br />

rappresentative, oggi sempre più avvertiti, v. già B. CONSTANT, De la liberté des anciens<br />

comparée à celle des modernes, <strong>di</strong>scorso pronunciato all’Athenée Royale <strong>di</strong> Parigi nel<br />

1818, in ID., Collection complète des ouvrages, IV, parte 7, Paris, Béchet Libraire, 1820<br />

[tr. it. La libertà degli antichi paragonata a quella dei moderni, Torino, Einau<strong>di</strong>, 2001,<br />

32], in cui, dopo avere <strong>di</strong>stinto tra liberalismo e democrazia, si esortano i citta<strong>di</strong>ni a<br />

esercitare una «vigilanza attiva e costante» sui loro rappresentanti, osservando che «il<br />

rischio della moderna libertà è che, assorbiti nel go<strong>di</strong>mento della nostra in<strong>di</strong>pendenza<br />

privata e nel perseguimento dei nostri interessi particolari, rinunciamo con troppa facilità<br />

al nostro <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> partecipazione al potere politico». Per una dura critica agli<br />

«in<strong>di</strong>fferenti», considerati «il peso morto della storia», v. A. GRAMSCI, In<strong>di</strong>fferenti, ne<br />

La città futura, 11 febbraio 1917, secondo cui «il male che si abbatte su tutti […] non<br />

è tanto dovuto all’iniziativa dei pochi che operano, quanto all’in<strong>di</strong>fferenza, all’assenteismo<br />

dei molti»; nello stesso senso v. già ID., L’in<strong>di</strong>fferenza, in Avanti! torinese, 26<br />

agosto 1916, entrambi in ID., 2000 pagine <strong>di</strong> Gramsci, I, Nel tempo della lotta (1914-<br />

1926), Milano, Il Saggiatore, 1964, rispettivamente 233-235 e 217-218.<br />

35 Sulla centralità in democrazia della parola e del <strong>di</strong>alogo v., specialmente, H.<br />

ARENDT, Che cos’è la politica?, cit., 30-40, nonché, da ultimo, G. ZAGREBELSKY, Imparare<br />

democrazia, cit., 21-24 e 35-38.<br />

36 Sull’isegoría (o isología) come «eguale libertà <strong>di</strong> parola», che lascia spazio non<br />

solo a proposte alternative sulle decisioni da prendere ma anche alla possibilità <strong>di</strong> cri-<br />

9


10 MARCO GIAMPIERETTI<br />

buona argomentazione (topica) 38 , del pensiero originale e spontaneo<br />

e dell’autonomia <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio (critica) 39 , della costante ricerca<br />

(<strong>di</strong>alettica e non soltanto retorica) 40 della verità dei fatti e dei concetti<br />

(epistéme e non soltanto doxa) 41 , della con<strong>di</strong>visione dei principi<br />

e delle regole, del comune senso <strong>di</strong> responsabilità, dell’altruismo<br />

e dell’amore per la cosa pubblica (idem sentire de re pu-<br />

tica e <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssenso, v. ERODOTO, Storie, V, 78; DEMOSTENE, Orazione XX, 105-108, XXI,<br />

124; POLIBIO, Storie, V, XXVII, 6.<br />

37 Sulla logica (in senso formale) come «teoria dell’inferenza valida», ossia delle<br />

con<strong>di</strong>zioni alle quali un ragionamento risulta corretto, v., per tutti, ARISTOTELE, Metafisica,<br />

IV, 3, 1005b, 6; ID., Organon, passim; DIOGENE LAERZIO, VII, 42 ss., con riferimento<br />

alle tesi della scuola megarico-stoica.<br />

38 Sulla topica come «teoria e tecnica dell’argomentazione» v. ARISTOTELE, Topici,<br />

passim, spec. I, 1-4, 10-11; CICERONE, Topica, passim, spec. II.8; ID., De Oratore,<br />

XXXIV.119, in cui si insiste sulla cultura che deve possedere chi si accinge ad argomentare<br />

(nello stesso senso QUINTILIANO, Institutio oratoria, X.1.2); nonché, più <strong>di</strong> recente,<br />

C. PERELMAN, L. OLBRECHTS-TYTECA, Traité de l’argumentation. La nouvelle rhétorique,<br />

Paris, Presses Universitaires de France, 1958 [tr. it. Trattato dell’argomentazione.<br />

La nuova retorica, Torino, Einau<strong>di</strong>, 1976].<br />

39 Sul pensiero «originale» e «spontaneo» come atto <strong>di</strong> autodeterminazione esistenziale<br />

dell’uomo in quanto essere pensante finito e fondamento per una conoscenza<br />

«critica» della realtà v. I. KANT, Kritik der reinen Vernunft (1781) [tr. it. Critica della ragion<br />

pura, Roma-Bari, Laterza, 1963, passim, spec. Prefazione alla 1ª e alla 2ª ed. e §§<br />

17 e 25]. Per un’applicazione <strong>di</strong> tali concetti alla sfera politica v. H. ARENDT, op. ult.<br />

cit., 37 ss.; G. ZAGREBELSKY, Imparare democrazia, cit., 19-20, il quale osserva che «una<br />

democrazia che vuole preservarsi dalla degenerazione demagogica deve curare nel<br />

massimo grado l’originalità <strong>di</strong> ciascuno dei suoi membri e combattere la passiva adesione<br />

alle mode. L’originalità che non deve essere concepita come stramberia, amore<br />

estetizzante della stravaganza ma, etimologicamente, come seria capacità <strong>di</strong> dare inizio,<br />

origine a un progetto, a un rinnovamento».<br />

40 Sulla <strong>di</strong>alettica come «ricerca della verità attraverso il <strong>di</strong>alogo», contrapposta<br />

alla retorica come «tecnica della persuasione», v., specialmente, PLATONE, Menone,<br />

75d; ID., Repubblica, VII, 533c ss.; ID., Fedro, 265d ss.; ID., Parmenide, 135a ss.; ID.,<br />

Sofista, 221c ss., 253d-264b; ARISTOTELE, Retorica, I, 1354a; nonché, più <strong>di</strong> recente, H.<br />

ARENDT, op. ult. cit., 40, secondo cui «soltanto nella libertà <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogare il mondo appare<br />

quello <strong>di</strong> cui si parla, nella sua obiettività visibile da ogni lato».<br />

41 Sulla <strong>di</strong>fferenza tra epistéme come «sapere certo, stabile e fondato» e doxa<br />

come «opinione incerta, mutevole e pregiu<strong>di</strong>ziale» v., per tutti, PLATONE, Cratilo, 439b<br />

ss.; ID., Repubblica, V, 476d ss.; ID., Timeo, 29b ss.; nonché, in una <strong>di</strong>versa prospettiva,<br />

I. KANT, op. cit., 593; K. R. POPPER, Conjectures and Refutations: the Growth of Scientific<br />

Knowledge (1962), London-New York, Routledge, 2002, 104 [tr. it. Congetture e<br />

confutazioni: lo sviluppo della conoscenza scientifica, Bologna, Il Mulino, 2009].


<strong>CULTURA</strong> E <strong>DEMOCRAZIA</strong> <strong>TRA</strong> <strong>COSTITUZIONE</strong> E REALTÀ<br />

blica) 42 , identificabili quali «contenuti minimi dell’ethos democratico»<br />

43 .<br />

Sulla scorta <strong>di</strong> tali osservazioni è opinione ormai <strong>di</strong>ffusa che<br />

la cultura dei citta<strong>di</strong>ni (frutto della loro istruzione e della loro<br />

educazione) 44 , rappresenti – al pari <strong>di</strong> un’informazione libera e<br />

plurale e <strong>di</strong> un’equa <strong>di</strong>stribuzione della ricchezza e dei red<strong>di</strong>ti –<br />

una precon<strong>di</strong>zione della democrazia, intesa come presupposto<br />

per una piena ed effettiva partecipazione del popolo al governo<br />

dello stato 45 .<br />

A questo punto, però, il problema è tutt’altro che risolto.<br />

Se ai citta<strong>di</strong>ni viene richiesto infatti <strong>di</strong> essere istruiti ed educati<br />

– cioè, in una parola, «colti» – per poter partecipare attivamente<br />

alla vita democratica, occorrono istituzioni politiche e sociali<br />

che li aiutino in questo 46 , permettendo loro <strong>di</strong> avere una conoscenza<br />

chiara delle questioni pubbliche e dotandoli degli<br />

strumenti necessari per decidere su <strong>di</strong> esse in modo consapevole.<br />

Si tratta allora <strong>di</strong> comprendere se e come le nostre istituzioni abbiano<br />

svolto finora tale compito e se siano o meno attrezzate per<br />

svolgerlo adeguatamente in futuro 47 .<br />

42 Sul concetto <strong>di</strong> res publica come equivalente <strong>di</strong> res populi v., per tutti, CICE-<br />

RONE, De Re publica, I, XXV, secondo cui per populus si deve intendere «non omnis<br />

hominum coetus quoquo modo congregatus, sed coetus multitu<strong>di</strong>nis iuris consensu et utilitatis<br />

communione sociatus».<br />

43 Così, per tutti, G. ZAGREBELSKY, Imparare democrazia, cit., 15 ss.<br />

44 Sull’importanza sia dell’istruzione, che «coltiva lo spirito», che dell’educazione,<br />

che «regola i costumi», per il buon funzionamento della democrazia v., già, A.<br />

DE TOCQUEVILLE, De la Démocratie en Amérique (1835-1840) [tr. it. La democrazia in<br />

America, Milano, RCS, 1994], 304. Per una decisa critica a tale <strong>di</strong>stinzione v. A. GRAM-<br />

SCI, L’organizzazione della scuola e della cultura, in ID., Gli intellettuali e l’organizzazione<br />

della cultura, Torino, Einau<strong>di</strong>, 1971, […] ss., il quale la ritiene «un grave errore<br />

della pedagogia idealistica», causa della crescente <strong>di</strong>stanza tra i programmi scolastici e<br />

la coscienza degli alunni derivante dalle loro esperienze <strong>di</strong> vita, e invita a recuperare<br />

«unità tra istruzione ed educazione» e, dunque, «tra scuola e vita».<br />

45 Così, per tutti, R.A. DAHL, La democrazia e i suoi critici, cit., 184, 247 e 441;<br />

ID., Sulla democrazia, cit., 89-105 e 153 ss. Nello stesso senso v. L. CARLASSARE, La «Dichiarazione<br />

dei <strong>di</strong>ritti», cit., 44-45, e, in chiave <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto costituzionale positivo, ID.,<br />

Conversazioni sulla Costituzione, Padova, Cedam, 2002, 84.<br />

46 R.A. DAHL, Sulla democrazia, cit., 84-85, 89-105 e 153 ss.<br />

47 R.A. DAHL, Sulla democrazia, cit., 85, il quale afferma che «se le istituzioni de-<br />

11


12 MARCO GIAMPIERETTI<br />

Si esce così dal mondo astratto della filosofia per entrare in<br />

quello più concreto del <strong>di</strong>ritto e della politica.<br />

2. Cultura e democrazia: il modello costituzionale<br />

La Costituzione italiana si occupa della cultura negli artt. 9,<br />

33, 34, 116, 117 e 118 che, letti nel loro insieme e in intima connessione<br />

con altre norme della Carta, delineano uno specifico<br />

modello <strong>di</strong> intervento pubblico in questo campo (costituzione<br />

culturale) 48 incentrato su due fondamentali principi.<br />

Il primo, contenuto all’art. 9, co. 1, è quello che impone alla<br />

Repubblica, in tutte le sue possibili articolazioni, <strong>di</strong> promuovere<br />

lo sviluppo della cultura e della ricerca scientifica e tecnica. Si<br />

tratta <strong>di</strong> un principio a lungo sottovalutato dalla dottrina 49 e<br />

dalla giurisprudenza, sia per la scarsa attenzione de<strong>di</strong>catagli in<br />

sede costituente 50 , sia per la particolare genericità della sua formulazione<br />

(specie se rapportata a quella del co. 2), sia soprattutto<br />

perché le sue finalità sono quasi interamente esplicitate nei<br />

successivi artt. 33 e 34 ed è quin<strong>di</strong> su tali <strong>di</strong>sposizioni che si è inizialmente<br />

concentrata l’attenzione degli interpreti 51 . Superata l’i-<br />

stinate all’educazione civica sono deboli, resta solo una soluzione sod<strong>di</strong>sfacente. Esse<br />

devono essere rafforzate».<br />

48 Sulla costituzione culturale quale componente essenziale del sistema costituzionale<br />

italiano v. A. PIZZORUSSO, Lezioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto costituzionale, Roma, Il Foro Italiano,<br />

1978, 166.<br />

49 Per una lettura svalutativa dell’art. 9 Cost. v., tra i primi, V. CRISAFULLI, La Costituzione<br />

e le sue <strong>di</strong>sposizioni <strong>di</strong> principio, Milano, Giuffrè, 1952, 36, il quale ha peraltro<br />

cambiato opinione al momento della riunione dei vari saggi in volume (v. postilla,<br />

ibidem); M. MAZZIOTTI DI CELSO, Il <strong>di</strong>ritto al lavoro, Milano, Giuffrè, 1956, 31; nonché,<br />

più <strong>di</strong> recente, M.S. GIANNINI, Sull’art. 9 della Costituzione, in AA.VV., Scritti in onore<br />

<strong>di</strong> Angelo Falzea, III, t. I, Milano, Giuffrè, 1991, 435 ss.<br />

50 Cfr., al riguardo, A. MURA, Scuola, cultura e ricerca scientifica, in AA.VV., Manuale<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto pubblico, a cura <strong>di</strong> G. Amato, A. Barbera, Bologna, Il Mulino, 1998,<br />

229 ss.; B. CARAVITA DI TORITTO, Artt. 33 e 34, in AA.VV., Commentario breve alla Costituzione,<br />

a cura <strong>di</strong> V. Crisafulli, L. Pala<strong>di</strong>n, Padova, Cedam, 1990, 224; F. S. MARINI,<br />

Lo statuto costituzionale dei beni culturali, Milano, Giuffrè, 2002, 13-14.<br />

51 F. MERUSI, Art. 9, in AA.VV., Commentario della Costituzione, a cura <strong>di</strong> G.<br />

Branca, Bologna-Roma, Zanichelli, 1975, 434-435.


<strong>CULTURA</strong> E <strong>DEMOCRAZIA</strong> <strong>TRA</strong> <strong>COSTITUZIONE</strong> E REALTÀ<br />

dea che questi articoli abbiano soltanto un valore programmatico<br />

52 , è oggi pacificamente riconosciuto che essi in<strong>di</strong>chino una<br />

serie <strong>di</strong> compiti <strong>di</strong> primario rilevo costituzionale 53 , cui i pubblici<br />

poteri non possono legittimamente sottrarsi essendo strumentali<br />

alla realizzazione <strong>di</strong> alcuni tra i più importanti <strong>di</strong>ritti sociali 54 : in<br />

primo luogo, devono essere assicurati a «tutti» – e non solo ai<br />

citta<strong>di</strong>ni – l’erogazione delle prestazioni <strong>di</strong>dattiche, sia scolastiche<br />

che universitarie (art. 33 Cost.), e l’accesso ai <strong>di</strong>versi livelli <strong>di</strong><br />

istruzione e formazione (art. 34 Cost.) (<strong>di</strong>ritto all’istruzione, all’educazione<br />

e alla formazione; <strong>di</strong>ritto allo stu<strong>di</strong>o) 55 ; in secondo<br />

luogo, devono essere garantiti, e il più possibile favoriti, l’accesso<br />

ai beni e alle attività culturali e la loro effettiva fruizione da parte<br />

<strong>di</strong> tutti (artt. 9 e 117 co. 3 Cost.) (<strong>di</strong>ritto all’accesso e alla fruizione<br />

culturale) 56 . Adempiendo a tali doveri le istituzioni pubbli-<br />

52 Per la definitiva confutazione della tesi sulla natura programmatica delle<br />

norme costituzionali <strong>di</strong> principio v., per tutti, V. CRISAFULLI, La Costituzione e le sue <strong>di</strong>sposizioni<br />

<strong>di</strong> principio, cit., passim.<br />

53 Cfr. Corte cost. 30 luglio 1992, n. 388, secondo cui «valori costituzionali primari»;<br />

Corte cost. 21 luglio 2004, n. 256, secondo cui gli artt. 9 e 33 Cost. tutelano<br />

«valori <strong>di</strong> fondamentale rilevanza costituzionale».<br />

54 Cfr. Corte cost. 4 febbraio 1967, n. 7, secondo cui la Costituzione riconosce<br />

«l’interesse pubblico al sod<strong>di</strong>sfacimento <strong>di</strong> bisogni in<strong>di</strong>viduali <strong>di</strong> importanza collettiva,<br />

evidentissimo nel caso in cui si tratti <strong>di</strong> perseguire finalità etico-sociali me<strong>di</strong>ante la cultura<br />

del citta<strong>di</strong>no». Sul carattere strumentale dell’art. 9 rispetto ai fini in<strong>di</strong>cati dall’art.<br />

3, co. 2, Cost. v., inoltre, L. CARLASSARE, Cultura e televisione: i principi costituzionali,<br />

cit., 7-8 e 11, con riferimento alle tesi <strong>di</strong> F. BENVENUTI, L’or<strong>di</strong>namento repubblicano, Venezia,<br />

Libreria universitaria, 1975, 198.<br />

55 V., tra le molte, Corte cost. 19 giugno 1958, n. 36, in cui si afferma che «l’istruzione<br />

è uno dei settori più delicati della vita sociale, in quanto attiene alla formazione<br />

delle giovani generazioni, le quali, da un lato perché rappresentano la continuità<br />

della Nazione, dall’altro perché l’inesperienza dell’età le espone maggiormente, abbisognano<br />

<strong>di</strong> più intensa protezione».<br />

56 V., per tutte, Corte cost. 9 marzo 1990, n. 118, secondo cui «lo Stato, nel porsi<br />

gli obiettivi della promezione e dello sviluppo della cultura, deve provvedere alla tutela<br />

dei beni che sono testimonianza materiale <strong>di</strong> essa ed assumono rilievo strumentale<br />

per il raggiungimento dei suddetti obiettivi sia per il loro valore culturale intrinseco sia<br />

per il riferimento alla storia della civiltà e del costume anche locale; deve, inoltre, assicurare<br />

alla collettività il go<strong>di</strong>mento dei valori culturali espressi da essa». Nello stesso<br />

senso v., già, A.M. SANDULLI, La tutela del paesaggio nella Costituzione, in Riv. giur.<br />

e<strong>di</strong>l., II, 1967, 896, secondo cui «in un or<strong>di</strong>namento che vuol essere democratico in<br />

13


14 MARCO GIAMPIERETTI<br />

che concorrono, ciascuna nel proprio ambito, a realizzare il fondamentale<br />

<strong>di</strong>ritto alla cultura 57 , inteso come <strong>di</strong>ritto alla formazione<br />

intellettuale della persona attraverso l’acquisizione <strong>di</strong> ogni<br />

valore – materiale o immateriale – suscettibile <strong>di</strong> ampliarne la conoscenza<br />

e l’esperienza e <strong>di</strong> sollecitarne e arricchirne la consapevolezza<br />

e la sensibilità 58 .<br />

Il secondo principio, solo apparentemente antitetico al<br />

primo, è ricavabile dall’art. 33, co. 1, Cost., secondo cui «l’arte e<br />

la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento» (libertà dell’arte<br />

e della scienza; libertà dell’insegnamento). Tale norma, che<br />

rappresenta l’altro car<strong>di</strong>ne per la ricostruzione <strong>di</strong> una <strong>di</strong>sciplina<br />

della materia, pone un limite all’azione dei poteri pubblici, i<br />

senso sostanziale – che vuol essere cioè uno Stato sociale – e perciò appunto si propone<br />

il perfezionamento della personalità <strong>di</strong> tutti i consociati e il progresso materiale<br />

e spirituale della società nella sua integrità (artt. 1-4 della Cost.), gli obiettivi dello sviluppo<br />

della cultura, del gusto estetico, della ricerca scientifica e tecnica (avuti <strong>di</strong> mira<br />

dall’art. 9) si collocano manifestamente come strumentali; e, rispetto ad essi, la tutela<br />

ad opera dei pubblici poteri, del patrimonio paesistico, artistico e storico del paese si<br />

rivela, a propria volta, come mezzo al fine».<br />

Per una <strong>di</strong>stinzione tra accessibilità (giuri<strong>di</strong>ca) e fruizione (effettiva) dei beni culturali,<br />

con particolare attenzione alle conseguenze che ne derivano sul piano applicativo,<br />

v. G. CLEMENTE DI SAN LUCA, R. SAVOIA, Diritto dei beni culturali, Napoli, Jovene,<br />

2005, 285 ss.<br />

57 V., per tutti, M. AINIS, Cultura e politica. Il modello costituzionale, cit., 117, secondo<br />

cui l’art. 9 Cost. prevede un’ipotesi <strong>di</strong> «attività <strong>di</strong>screzionale dei pubblici poteri<br />

finalizzata allo sviluppo d’un <strong>di</strong>ritto, per l’appunto, sociale: il <strong>di</strong>ritto alla cultura».<br />

58 Cfr. F. SANTORO PASSARELLI, I beni della cultura secondo la Costituzione, in<br />

AA.VV., Stu<strong>di</strong> per il ventesimo anniversario dell’Assemblea costituente, Firenze, Vallecchi,<br />

1969, II, 435. Nello stesso senso Corte cost. 9 marzo 1990, n. 118, in cui si afferma<br />

che «lo Stato deve curare la formazione culturale dei consociati alla quale concorre<br />

ogni valore idoneo a sollecitare e ad arricchire la loro sensibilità come persone, nonché<br />

il perfezionamento della loro personalità ed il progresso anche spirituale oltre che<br />

materiale». Cfr. inoltre M. AINIS, M. FIORILLO, I beni culturali, in Trattato <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto amministrativo.<br />

Diritto amministrativo speciale, a cura <strong>di</strong> S. Cassese, II, Milano, Giuffrè,<br />

2000, 1061-1062, secondo cui la funzione dell’art. 9 Cost., unitamente all’art. 33, è<br />

quella <strong>di</strong> introdurre nel nucleo <strong>di</strong> fini-valori della Carta costituzionale il «valore estetico-culturale:<br />

un valore, cioè, <strong>di</strong>verso e conflittuale rispetto ai valori dell’industria e<br />

del profitto dominanti nelle società contemporanee». Esso rappresenterebbe pertanto<br />

un «cuneo attraverso il quale nel dettato costituzionale irrompe l’esigenza <strong>di</strong> assicurare<br />

il progresso culturale della società civile»: un’esigenza cui «deve piegarsi l’azione dei<br />

pubblici poteri».


<strong>CULTURA</strong> E <strong>DEMOCRAZIA</strong> <strong>TRA</strong> <strong>COSTITUZIONE</strong> E REALTÀ<br />

quali nel promuovere lo sviluppo della cultura non possono arrivare<br />

a ledere la sfera <strong>di</strong> libertà che la Costituzione riconosce e<br />

garantisce a ciascun in<strong>di</strong>viduo e gruppo sociale (libertà culturale<br />

o libertà della cultura). Nel rigettare il monismo ideologico-culturale<br />

proprio del regime fascista, essa intende vietare quin<strong>di</strong> la<br />

formazione <strong>di</strong> un’arte o <strong>di</strong> una scienza «<strong>di</strong> Stato» 59 rafforzando<br />

così la garanzia <strong>di</strong> cui all’art. 21 Cost. 60 e innalzando un muro invalicabile<br />

contro ogni indottrinamento 61 . Si tratta <strong>di</strong> un <strong>di</strong>vieto<br />

fondato sulla convinzione che la cultura è «un valore che non appartiene<br />

allo Stato e che anzi anche lo Stato ha il dovere <strong>di</strong> rispettare»<br />

62 : in un sistema liberaldemocratico come il nostro non<br />

sarebbe infatti ammissibile «l’imposizione autoritaria <strong>di</strong> una<br />

ideologia particolare con la esclusione <strong>di</strong> altre, mentre lo Stato<br />

deve limitarsi a consentire a tutti i propri membri <strong>di</strong> svolgere la<br />

loro personalità secondo la loro ideologia e cioè secondo la loro<br />

visione della società» 63 .<br />

La combinazione <strong>di</strong> tali principi fa sì che per adempiere correttamente<br />

all’obbligo costituzionale <strong>di</strong> «promuovere» la cultura<br />

59 C. ESPOSITO, La Costituzione italiana. Saggi, Padova, Cedam, 1954, 7-9 e 43,<br />

secondo cui nel nostro sistema costituzionale «non esistono né arte né scienza ufficiale<br />

o <strong>di</strong> Stato». Nello stesso senso M. AINIS, M. FIORILLO, I beni culturali, cit., 1062; L.<br />

CARLASSARE, Cultura e televisione: i principi costituzionali, cit., 14.<br />

60 Secondo alcuni, la previsione <strong>di</strong> un’apposita garanzia <strong>di</strong> libertà all’art. 33, ulteriore<br />

e specifica rispetto a quella contenuta all’art. 21 Cost., sarebbe idonea ad assicurare<br />

una tutela privilegiata alla materia artistica e scientifica rispetto a quella riservata<br />

alla più generale manifestazione del pensiero. Cfr., in questo senso, S. FOIS, Principi<br />

costituzionali e libera manifestazione del pensiero, Milano, Giuffrè, 1957, 48 ss.; M.<br />

GRISOLIA, Arte, in Enc. <strong>di</strong>r., II, Milano, Giuffrè, 1958, 103; contra P. BARILE, Libertà <strong>di</strong><br />

manifestazione del pensiero, in Enc. <strong>di</strong>r., XXIV, Milano, Giuffrè, 1974, 429 ss. Si tratta<br />

<strong>di</strong> una tesi ormai abbandonata dalla dottrina, pur riconoscendosi comunemente che<br />

«se determinate manifestazioni <strong>di</strong> pensiero incontrano limiti meno severi delle altre –<br />

come nel caso della libertà <strong>di</strong> arte e <strong>di</strong> scienza, che non pare neanche assoggettata al rispetto<br />

del buon costume – ciò rappresenta il portato <strong>di</strong> specifiche <strong>di</strong>sposizioni costituzionali,<br />

<strong>di</strong>verse da quelle dettate dall’art. 21» (così, per tutti, L. PALADIN, Diritto costituzionale,<br />

Padova, Cedam, 1998, 624).<br />

61 L. CARLASSARE, ibidem.<br />

62 U. POTOTSCHNIG, Insegnamento, istruzione, scuola,inGiur cost., 1961, 375-376.<br />

63 F. BENVENUTI, L’or<strong>di</strong>namento repubblicano, Venezia, Libreria universitaria,<br />

1975, 43.<br />

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16 MARCO GIAMPIERETTI<br />

i pubblici poteri non possano orientarla a determinati fini ma<br />

debbano limitarsi a creare le con<strong>di</strong>zioni, i presupposti, che ne assicurino<br />

una libera esistenza e un libero sviluppo 64 . L’esperienza<br />

insegna infatti che <strong>di</strong>fficilmente la cultura può essere libera se<br />

viene abbandonata alle sue sole forze, in quanto tende a subire<br />

una serie <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamenti (politici, economici, sociali ecc.)<br />

che finiscono per influenzarne i contenuti e limitarne le forme <strong>di</strong><br />

espressione: compito della Repubblica è allora quello <strong>di</strong> intervenire,<br />

<strong>di</strong>rettamente o in<strong>di</strong>rettamente 65 , per liberarla da qualsiasi<br />

interferenza, influenza o con<strong>di</strong>zionamento che possa impe<strong>di</strong>rne<br />

o intralciarne lo sviluppo. Essa è tenuta quin<strong>di</strong> ad adottare una<br />

politica culturale – o, meglio, una «politica della cultura» 66 – che:<br />

a) tenda a rimuovere gli ostacoli alla libera produzione, circolazione<br />

e fruizione della cultura (libertà della cultura) e a favorirne<br />

la massima <strong>di</strong>ffusione fra i citta<strong>di</strong>ni (<strong>di</strong>ritto alla cultura); b) tratti<br />

allo stesso modo tutte le forme <strong>di</strong> espressione culturale, sostenendo<br />

e promuovendo con misure idonee quelle più deboli e<br />

meno conclamate che rischierebbero altrimenti <strong>di</strong> cadere nell’oblio<br />

(eguaglianza delle culture); c) realizzi così un effettivo pluralismo<br />

culturale, inteso come pluralismo tra i vari portatori <strong>di</strong> cul-<br />

64 F. MERUSI, Art. 9, cit., 435, con riferimento alle tesi <strong>di</strong> G.D. ROMAGNOSI,<br />

Scienza delle costituzioni, in ID., Scritti sull’educazione, Firenze, La Nuova Italia, 1972,<br />

spec. 75 ss.<br />

65 Sulla <strong>di</strong>stinzione tra interventi pubblici <strong>di</strong>retti e in<strong>di</strong>retti nel campo della cultura<br />

v. F. MERUSI, Art. 9, cit., 439-440, il quale osserva che è soprattutto attraverso i secon<strong>di</strong><br />

(attuati tramite la concessione <strong>di</strong> incentivi a soggetti privati o pubblici, a integrazione<br />

delle loro autonome capacità istituzionali) «che si palesa il pericolo della manipolazione<br />

della cultura e della ricerca secondo le “tendenze” ideologiche del potere<br />

politico». Il che risulta «tanto più evidente se si tiene conto che la “<strong>di</strong>scriminazione”<br />

culturale viene, <strong>di</strong> solito, efficacemente realizzata in maniera negativa […], non concedendo<br />

incentivazioni a coloro che perseguono iniziative culturali avversate o, comunque,<br />

non giu<strong>di</strong>cate sulla stessa linea delle tendenze che si vogliono favorire: un comportamento<br />

negativo contro il quale non esistono, o sono praticamente inefficaci, le<br />

azioni giu<strong>di</strong>ziarie previste dal nostro or<strong>di</strong>namento».<br />

66 Cfr. N. BOBBIO, Politica e cultura, cit., 22, secondo cui «la politica della cultura,<br />

come politica degli uomini <strong>di</strong> cultura in <strong>di</strong>fesa delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> esistenza e <strong>di</strong> sviluppo<br />

della cultura, si contrappone alla politica culturale, cioè alla pianificazione della<br />

cultura da parte dei politici».


<strong>CULTURA</strong> E <strong>DEMOCRAZIA</strong> <strong>TRA</strong> <strong>COSTITUZIONE</strong> E REALTÀ<br />

tura (kulturelle Trägerpluralismus) 67 e tra le più varie tendenze artistiche<br />

e scientifiche presenti nella società 68 .<br />

Si tratta <strong>di</strong> conclusioni del tutto coerenti con il modello <strong>di</strong><br />

Stato liberale, democratico e sociale previsto dalla Costituzione,<br />

e specialmente dagli artt. 1, 2 e 3, in cui sono tracciate le linee<br />

portanti dell’intero sistema 69 : un sistema plurale, aperto e inclusivo,<br />

che mette al centro la persona umana nella sua <strong>di</strong>gnità e nel<br />

suo sviluppo 70 e pone lo Stato al suo servizio 71 .<br />

In un mondo che cambia ogni giorno e <strong>di</strong>venta sempre più<br />

complicato la crescita culturale delle persone è assolutamente in<strong>di</strong>spensabile<br />

per garantire loro un’effettiva libertà <strong>di</strong> pensiero, <strong>di</strong><br />

parola e <strong>di</strong> azione: solo se si conosce a sufficienza la realtà si è in<br />

67 Cfr. P. HÄBERLE, Kulturstaatlichkeit und Kulturverfassungsrecht, Darmstadt,<br />

Wissenschaftliche Buchgesellschaft, 1982, 73 ss.<br />

68 Così, per tutti, M. AINIS, M. FIORILLO, I beni culturali, cit., 1063-1064.<br />

69 Per un’interpretazione sistematica dell’art. 9 nel quadro dei principi fondamentali<br />

della Costituzione v. specialmente E. SPAGNA MUSSO, Lo Stato <strong>di</strong> cultura nella<br />

Costituzione italiana, Napoli, Morano, 1961, passim; F. RIMOLI, La libertà dell’arte nell’or<strong>di</strong>namento<br />

italiano, Padova, Cedam, 1992, 31-147; M. AINIS, Cultura e politica. Il<br />

modello costituzionale, cit., 57 ss.; L. CARLASSARE, Cultura e televisione: i principi costituzionali,<br />

cit., 7 ss.; G. CLEMENTE DI SAN LUCA, R. SAVOIA, Diritto dei beni culturali, Napoli,<br />

Jovene, 2005, 25-99.<br />

70 Così, per tutti, L. CARLASSARE, Conversazioni sulla Costituzione, cit., 80, secondo<br />

cui è questo, in ultima analisi, «il principio essenziale e con<strong>di</strong>viso su cui il<br />

nuovo or<strong>di</strong>ne si fonda». Cfr., inoltre, le <strong>di</strong>chiarazioni <strong>di</strong> G. DOSSETTI, con<strong>di</strong>vise anche<br />

da P. TOGLIATTI (in Atti Ass. cost., I Sc., 9 settembre 1946), sulla necessità <strong>di</strong> affermare,<br />

tra i principi fondamentali della Costituzione, «la precedenza sostanziale della persona<br />

umana (intesa nella completezza dei suoi valori e dei suoi bisogni non solo materiali<br />

ma anche spirituali) rispetto allo Stato e la destinazione <strong>di</strong> questo a servizio <strong>di</strong> quella».<br />

Per una definizione del personalismo, inteso in senso giuri<strong>di</strong>co, quale «tendenza<br />

a considerare l’uomo come fine in se stesso, l’in<strong>di</strong>viduo singolo come centro <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti<br />

verso la società, dalle libertà personali a quelle economiche», v. N. BOBBIO, Il dubbio e<br />

la scelta. Intellettuali e potere nella società contemporanea, Roma, La Nuova Italia<br />

Scientifica, 1993, 65.<br />

71 Per una concezione dello Stato-persona come strumento attraverso il quale il<br />

popolo esercita la propria sovranità v. specialmente V. CRISAFULLI, La sovranità popolare<br />

nella Costituzione italiana, in AA.VV., Stu<strong>di</strong> in memoria <strong>di</strong> V. E. Orlando, Padova,<br />

Cedam, 1955, 454; L. PALADIN, Diritto costituzionale, cit., 271; L. CARLASSARE, La sovranità<br />

del popolo nel pluralismo della democrazia liberale, in AA.VV., La sovranità popolare<br />

nel pensiero <strong>di</strong> Esposito, Crisafulli, Pala<strong>di</strong>n, a cura <strong>di</strong> L. Carlassare, Padova, Cedam,<br />

2004, 5-6.<br />

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18 MARCO GIAMPIERETTI<br />

grado <strong>di</strong> comprenderla e <strong>di</strong> dominarla, <strong>di</strong> formarsi un proprio<br />

pensiero, una propria opinione da esprimere e manifestare (art.<br />

21 Cost.), <strong>di</strong> fare le proprie scelte e realizzare i propri progetti <strong>di</strong><br />

lavoro e <strong>di</strong> vita in modo autonomo e non con<strong>di</strong>zionato da altri,<br />

<strong>di</strong> sviluppare cioè liberamente e pienamente la propria personalità<br />

(art. 2 Cost.) 72 . Il primo obiettivo <strong>di</strong> una politica culturale<br />

pubblica deve essere dunque quello <strong>di</strong> fornire a tutti gli in<strong>di</strong>vidui<br />

le competenze e le informazioni necessarie per potersi affermare<br />

nei propri campi <strong>di</strong> attività 73 , stimolandone altresì lo spirito critico<br />

al fine <strong>di</strong> accrescerne l’autonomia <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio e <strong>di</strong> decisione<br />

74 .<br />

72 Cfr. N. BOBBIO, Politica e cultura (1953), Torino, Einau<strong>di</strong>, 2005, 66, il quale<br />

osserva che «libero», in questa accezione, «vuol <strong>di</strong>re non avere altri legami che quelli<br />

assunti per convinzione interiore e non per imposizione esteriore». «Libertà» nel linguaggio<br />

filosofico moderno non significa infatti in<strong>di</strong>fferenza dell’arbitrio, ma «autonomia»<br />

(si pensi al significato kantiano <strong>di</strong> autonomia morale), il che vuol <strong>di</strong>re non già<br />

«non riconoscere alcuna norma», ma «non riconoscere altra norma che quella che ciascuno<br />

<strong>di</strong> noi dà a se stesso». «Si è soliti considerare un uomo tanto più libero quanto<br />

più agisce perché è convinto, non perché è costretto. Si <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> un uomo libero che ha<br />

una personalità; e personalità significa, ancora una volta, autonomia <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio e <strong>di</strong><br />

azione» (corsivi nostri).<br />

73 Per un’attenta <strong>di</strong>stinzione tra «educazione come informazione» e «educazione<br />

come competenza» v. G. SARTORI, Democrazia. Cosa è, cit., 72-78. Cfr. inoltre L. COR-<br />

RADINI, Sperimentazione dell’insegnamento <strong>di</strong> Citta<strong>di</strong>nanza e Costituzione, in Citta<strong>di</strong>nanza<br />

e Costituzione. Sperimentazione dell’insegnamento, a cura <strong>di</strong> L. Corra<strong>di</strong>ni, allegato<br />

a Notizie della scuola, 16/2009, 10, il quale osserva che «i principi costituzionali<br />

riguardano, oltre alla <strong>di</strong>mensione del sapere, la <strong>di</strong>mensione dell’essere, la <strong>di</strong>mensione<br />

del sentire, del volere, del fare. Se i dati sono neutri e <strong>di</strong> per sé non parlano, l’informazione<br />

implica già una loro organizzazione, la conoscenza la comprensione delle<br />

cause, la scienza il possesso <strong>di</strong> un metodo e <strong>di</strong> un oggetto specifico d’indagine, la sapienza<br />

il riferimento ai fini e ai valori, ossia al senso complessivo dell’esistenza, che<br />

chiama in causa problemi <strong>di</strong> virtù e <strong>di</strong> felicità, e che in ultima analisi riguarda i comportamenti,<br />

il grado <strong>di</strong> coerenza tra pensiero e azione, e cioè la testimonianza» (corsivi<br />

nostri). 74 Cfr. S. BERLINGÒ, Promozione culturale e pluralismo scolastico: il <strong>di</strong>ritto allo<br />

stu<strong>di</strong>o e le scuole confessionali, Milano, Giuffrè, 1983, 64; M. AINIS, Cultura e politica.<br />

Il modello costituzionale, cit., 141-142, secondo cui «attraverso gli interventi in materia<br />

culturale i pubblici poteri devono […] stimolare le capacità critiche dei consociati,<br />

perseguendo l’obiettivo <strong>di</strong> determinare <strong>di</strong> fatto un “decon<strong>di</strong>zionamento” da ogni tipo<br />

<strong>di</strong> influsso culturale o confessionale acriticamente e passivamente subito».


<strong>CULTURA</strong> E <strong>DEMOCRAZIA</strong> <strong>TRA</strong> <strong>COSTITUZIONE</strong> E REALTÀ<br />

Nello stesso tempo la cultura è anche un potente strumento<br />

<strong>di</strong> eguaglianza e <strong>di</strong> mobilità sociale: è noto infatti che il «sapere»<br />

tende a emancipare, conferendo <strong>di</strong>gnità (art. 3, co. 1, Cost.) a chi<br />

lo possiede e permettendogli <strong>di</strong> spostarsi con maggiore facilità<br />

all’interno dello «spazio culturale» 75 . È possibile superare in tal<br />

modo le «paratie stagne» che separano i <strong>di</strong>versi ambiti della società,<br />

consentendo ai lavoratori <strong>di</strong> oggi <strong>di</strong> <strong>di</strong>venire – ove se ne <strong>di</strong>mostrino<br />

«capaci e meritevoli» (art. 34 Cost.) – le classi <strong>di</strong>rigenti<br />

<strong>di</strong> domani 76 . Come è stato puntualmente sottolineato da Lorenza<br />

Carlassare, rimuovere gli ostacoli culturali, che <strong>di</strong> fatto sono<br />

quelli che contribuiscono maggiormente al <strong>di</strong>vario <strong>di</strong> potere tra<br />

soggetti, dando luogo a incommensurabili <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> peso politico<br />

e sociale, sarebbe «un passo enorme verso la realizzazione<br />

del <strong>di</strong>fficile obiettivo dell’eguaglianza sostanziale» (art. 3, co. 2,<br />

Cost.) 77 . Se cosi è, <strong>di</strong>venta allora un preciso compito delle istituzioni<br />

favorire la massima <strong>di</strong>ffusione della conoscenza tra i citta<strong>di</strong>ni,<br />

a partire dalle fasce più deboli della popolazione, allo scopo<br />

<strong>di</strong> assicurare a tutti una piena égalité de chances anche nella sfera<br />

culturale 78 .<br />

Non c’è dubbio infine che la formazione <strong>di</strong> un’opinione<br />

pubblica colta – cioè istruita, educata, informata, competente e<br />

critica 79 –, capace <strong>di</strong> pensare con la propria testa e <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>care<br />

75 T. DE MAURO, Relazione introduttiva, in AA.VV., Prima conferenza regionale<br />

sulla politica dei beni culturali e ambientali, Roma, Regione Lazio, Assessorato alla cultura,<br />

1977, 22.<br />

76 M. AINIS, Cultura e politica. Il modello costituzionale, cit., 118.<br />

77 L. CARLASSARE, Cultura e televisione: i principi costituzionali, cit., 13.<br />

78 M. AINIS, Cultura e politica. Il modello costituzionale, cit., 119.<br />

79 Sul rapporto tra critica e cultura v., ampiamente, A. GRAMSCI, Socialismo e cultura,<br />

ne Il Grido del Popolo, 29 gennaio 1916, in ID., 2000 pagine <strong>di</strong> Gramsci, cit., 190-<br />

193; ID., Il materialismo storico e la filosofia <strong>di</strong> Benedetto Croce, Torino, Einau<strong>di</strong>, 1948,<br />

21; N. BOBBIO, Politica e cultura, cit., 240, che in<strong>di</strong>vidua come «i frutti più sani della<br />

tra<strong>di</strong>zione culturale europea», da custo<strong>di</strong>re e preservare come bagaglio per il futuro,<br />

«l’inquietu<strong>di</strong>ne della ricerca, il pungolo del dubbio, la volontà del <strong>di</strong>alogo, lo spirito<br />

critico, la misura nel giu<strong>di</strong>care, lo scrupolo filologico, il senso della complessità delle<br />

cose». U. ECO, Politica e cultura. La missione del dotto rivisitata, in AA.VV., Lezioni<br />

Bobbio, cit., 31, secondo cui la funzione culturale è al tempo stesso un’attività creativa<br />

e un’attività critica, in quanto si svolge «per innovazione ma anche attraverso la critica<br />

19


20 MARCO GIAMPIERETTI<br />

fatti e comportamenti senza farsi con<strong>di</strong>zionare da dogmatismi e<br />

propagande 80 , rappresenti la migliore garanzia <strong>di</strong> funzionamento<br />

del sistema democratico 81 e il migliore antidoto a eventuali degenerazioni<br />

autoritarie. Se è vero infatti che la democrazia – intesa<br />

in senso sostanziale e non soltanto procedurale – è innanzitutto<br />

un «governo <strong>di</strong> opinione» 82 , cioè un governo fondato sulla pubblica<br />

opinione ed esercitato sotto il suo costante controllo 83 , è<br />

naturale che la qualità della pubblica opinione abbia un’imme<strong>di</strong>ata<br />

ricaduta sulla stessa qualità della democrazia.<br />

Una democrazia che, secondo la nostra Costituzione, non è<br />

soltanto rappresentativa ma anche partecipativa 84 . La sovranità,<br />

che ai sensi dell’art. 1, co. 2, Cost. «appartiene» al popolo, non si<br />

del sapere o delle pratiche precedenti, e soprattutto attraverso la critica del proprio <strong>di</strong>scorso».<br />

80 Cfr. N. BOBBIO, Politica e cultura, cit., 3, secondo cui cultura non significa eru<strong>di</strong>zione,<br />

sapere enciclope<strong>di</strong>co, bensì «misura, ponderatezza, circospezione: valutare<br />

tutti gli argomenti prima <strong>di</strong> pronunciarsi, controllare tutte le testimonianze prima <strong>di</strong><br />

decidere, e non pronunciarsi e non decidere mai a guisa <strong>di</strong> oracolo dal quale <strong>di</strong>penda,<br />

in modo irrevocabile, una scelta perentoria e definitiva». Sul punto v. inoltre L. CAR-<br />

LASSARE, Cultura e televisione, cit., 19.<br />

81 Per un’idea <strong>di</strong> democrazia critica, caratterizzata dallo «spirito della possibilità»<br />

e dal rifiuto <strong>di</strong> decisioni irreversibili, come «regime inquieto, circospetto, <strong>di</strong>ffidente<br />

nei suoi stessi riguar<strong>di</strong>, sempre pronto a riconoscere i propri errori, a rimettersi in<br />

causa, a ricominciare da capo», v. G. ZAGREBELSKY, Il «crucifige!» e la democrazia, cit.,<br />

106 ss. 82 Così, per tutti, A. V. DICEY, Lectures on the Relation Between Law and Public<br />

Opinion in England During the XIX Century, London-New York, MacMillan, 1905 [tr.<br />

it. Diritto e opinione pubblica nell’Inghilterra dell’Ottocento, Bologna, Il Mulino, 1997,<br />

3]; G. SARTORI, Democrazia. Cosa è, cit., 59, il quale sottolinea che «tutto l’e<strong>di</strong>ficio<br />

della democrazia poggia, in ultima analisi, sull’opinione pubblica».<br />

83 N. BOBBIO, Il futuro della democrazia, cit., 86, secondo cui «si può definire il<br />

governo della democrazia come il governo del potere pubblico in pubblico».<br />

84 V, da ultimo, M. LUCIANI, Democrazia rappresentativa e democrazia partecipativa,<br />

in AA.VV.,La sovranità popolare nel pensiero <strong>di</strong> Esposito, Crisafulli, Pala<strong>di</strong>n, cit.,<br />

183-184, secondo cui il modello <strong>di</strong> democrazia delineato dalla Costituzione è <strong>di</strong> tipo<br />

«rappresentativo-partecipativo»: un modello nel quale gli istituti della partecipazione<br />

(iniziativa legislativa popolare, petizione, referendum) si innestano sul tronco del sistema<br />

rappresentativo, con l’effetto che il popolo «ha sia il potere eleggere i propri<br />

rappresentanti (e <strong>di</strong> controllarne l’operato, con facoltà sanzionatoria), sia quello <strong>di</strong><br />

partecipare con appositi istituti alle decisioni pubbliche, sino a poter procedere anche<br />

alla loro “<strong>di</strong>retta” assunzione attraverso specifiche votazioni».


<strong>CULTURA</strong> E <strong>DEMOCRAZIA</strong> <strong>TRA</strong> <strong>COSTITUZIONE</strong> E REALTÀ<br />

esaurisce infatti al momento del voto da parte del corpo elettorale<br />

(secondo il modello, assai gra<strong>di</strong>to a chi governa, della «democrazia<br />

<strong>di</strong> investitura») ma si attua ogni giorno tramite l’esercizio continuo<br />

da parte <strong>di</strong> ciascun citta<strong>di</strong>no 85 dell’insieme <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti, libertà<br />

e poteri <strong>di</strong> cui essa è il risultato 86 : <strong>di</strong>ritti (<strong>di</strong> elettorato attivo e passivo,<br />

petizione ecc.), libertà (<strong>di</strong> riunione, associazione, manifestazione<br />

del pensiero ecc.) 87 e poteri (<strong>di</strong> investitura, critica, controllo,<br />

<strong>di</strong>rettiva) 88 che spettano a tutti e che tutti devono essere<br />

posti in con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> esercitare in modo pieno e consapevole attraverso<br />

un’idonea formazione politica e costituzionale (educazione<br />

civica o educazione alla citta<strong>di</strong>nanza). Una formazione cui<br />

devono contribuire tutte le istituzioni, sia pubbliche che private,<br />

a essa preposte (scuola, università, mezzi <strong>di</strong> comunicazione <strong>di</strong><br />

massa, partiti politici, sindacati, associazioni ecc.) e che deve essere<br />

<strong>di</strong>retta a fornire ai citta<strong>di</strong>ni: a) una preparazione sufficiente<br />

(in termini sia <strong>di</strong> informazione che <strong>di</strong> competenza) ad assicurare<br />

loro una reale autonomia decisionale sulle cose pubbliche 89 ;<br />

b)un’adeguata conoscenza dei propri <strong>di</strong>ritti e dei propri poteri<br />

85 Così, per tutti, L. CARLASSARE, La sovranità del popolo nel pluralismo della democrazia<br />

liberale, cit., 5-7, in cui si osserva che i citta<strong>di</strong>ni (e non solo il corpo elettorale)<br />

«sono il popolo che esercita la sovranità me<strong>di</strong>ante i <strong>di</strong>ritti a ciascuno spettanti».<br />

86 Sulla sovranità popolare come «risultante dell’esercizio <strong>di</strong> tutti i <strong>di</strong>ritti propri<br />

dei citta<strong>di</strong>ni, sia come singoli sia nelle formazioni sociali alle quali appartengono in<br />

base all’art. 2 Cost.» v. PALADIN, Diritto costituzionale, cit., 272. Nello stesso senso v.<br />

già C. ESPOSITO, I partiti nella Costituzione italiana, in ID., La Costituzione italiana, cit.,<br />

226-227; V. CRISAFULLI, La sovranità popolare nella Costituzione italiana, cit., 439 e 454.<br />

87 Sui <strong>di</strong>ritti e le libertà che, «consentendo ai citta<strong>di</strong>ni le pubbliche critiche e il<br />

controllo sugli eletti e sulla loro opera, evitano che gli istituti rappresentativi si riducano<br />

ad una mera finzione e permettono una qualche partecipazione in<strong>di</strong>retta e me<strong>di</strong>ata<br />

del popolo all’esercizio del potere dei propri rappresentanti» v., per tutti, C.<br />

ESPOSITO, ibidem.<br />

88 C. ESPOSITO, Commento all’art. 1 della Costituzione, in ID., La Costituzione italiana.<br />

Saggi, Padova, Cedam, 1954, 10-11; L. PALADIN, ibidem; F. MODUGNO, La <strong>di</strong>cotomia<br />

«Stato or<strong>di</strong>namento» - «Stato soggetto» nel pensiero dei tre Maestri, in AA.VV.,<br />

La sovranità popolare nel pensiero <strong>di</strong> Esposito, Crisafulli, Pala<strong>di</strong>n, cit., 52 e 73.<br />

89 G. SARTORI, Democrazia. Cosa è, cit., 60, secondo cui «una opinione viene<br />

detta pubblica non solo perché è del pubblico (<strong>di</strong>ffusa tra i molti), ma anche perché<br />

investe oggetti o materie che sono <strong>di</strong> natura pubblica: l’interesse generale, il bene comune<br />

e, in sostanza, la res publica». Ne deriva che, se «aumentare l’educazione è sem-<br />

21


22 MARCO GIAMPIERETTI<br />

ma anche dei propri limiti e dei propri doveri. Solo così può realizzarsi<br />

appieno il modello «costituzionale» 90 <strong>di</strong> una democrazia liberale<br />

e sociale 91 in cui il popolo non è la mera fonte storica o<br />

ideale del potere ma ne è il vero titolare – con tutte le prerogative<br />

e le responsabilità che questo comporta – e al quale non spetta<br />

soltanto «la nuda sovranità (che praticamente non è niente) ma<br />

l’esercizio della sovranità (che praticamente è tutto)» 92 .<br />

Alla luce <strong>di</strong> tali considerazioni appare senz’altro con<strong>di</strong>visibile<br />

l’opinione secondo cui per garantire l’effettiva democraticità<br />

pre obiettivo da perseguire», ai fini <strong>di</strong> una migliore opinione pubblica «occorre che<br />

detta educazione sia in cose pubbliche, e che sia perseguita non solo in termini <strong>di</strong><br />

informazione ma anche in termini <strong>di</strong> competenza conoscitiva». Ciò allo scopo <strong>di</strong> evitare<br />

che a una crescita del livello generalizzato <strong>di</strong> istruzione non corrisponda una «crescita<br />

<strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni interessati, poi informati e, infine, competenti» (75).<br />

90 V., per tutti, C. ESPOSITO, Commento all’art. 1 della Costituzione, cit., 11, il<br />

quale ricorda che «la sovranità del popolo esiste solo nei limiti e nelle forme in cui la<br />

Costituzione la organizza, la riconosce e la rende possibile, e fin quando sia esercitata<br />

nelle forme e nei limiti del <strong>di</strong>ritto. Fuori della Costituzione e del <strong>di</strong>ritto non c’è la sovranità,<br />

ma l’arbitrio popolare, non c’è il popolo sovrano, ma la massa con le sue passioni<br />

e con la sua debolezza».<br />

91 Per una definizione della democrazia liberale (aperta e pluralista) come sistema<br />

nel quale anche le minoranze contano, sia perché la Costituzione pone limiti alla maggioranza,<br />

sia perché esse non sono escluse in modo definitivo dal governo (dati i meccanismi<br />

<strong>di</strong>retti ad assicurare un avvicendamento delle contrapposte forze politiche al<br />

potere secondo il principio «dell’alternarsi del comando e dell’obbe<strong>di</strong>enza, per cui i<br />

governanti <strong>di</strong> oggi sono in potenza i sud<strong>di</strong>ti <strong>di</strong> domani»), v., per tutti, L. CARLASSARE,<br />

Conversazioni sulla Costituzione, cit., 26-27, con riferimento alle tesi <strong>di</strong> C. ESPOSITO,<br />

Commento all’art. 1 della Costituzione, cit., 1 ss., e L. PALADIN, Diritto costituzionale,<br />

cit., 262-263.<br />

Per un’implicita ma efficace definizione della democrazia sociale (inclusiva e solidale)<br />

cfr., invece, G. ZAGREBELSKY, Imparare democrazia, cit., 34-35, in cui si afferma<br />

che «l’emarginazione sociale è contro la democrazia e l’idea che nessuno possa essere<br />

lasciato in<strong>di</strong>etro, abbandonato a se stesso e alle <strong>di</strong>fficoltà della sua vita particolare, non<br />

è un suo elemento accidentale, che può esserci o non esserci, a seconda delle politiche<br />

del momento», ma è un tipico «atteggiamento della democrazia», osservando che l’alternativa<br />

all’inclusione e alla solidarietà «è il darwinismo applicato alla vita sociale,<br />

un’ideologia crudele che legittima il dominio dei più forti e abbandona i deboli alla<br />

loro sorte <strong>di</strong> emarginazione, alla fine li condanna alla sparizione».<br />

92 Così C. ESPOSITO, Commento all’art. 1 della Costituzione, in ID., La Costituzione<br />

italiana. Saggi, Padova, Cedam, 1954, 10. Nello stesso senso V. CRISAFULLI, La sovranità<br />

popolare nella Costituzione italiana, cit., 108; L. PALADIN, Diritto costituzionale,<br />

cit., 269.


<strong>CULTURA</strong> E <strong>DEMOCRAZIA</strong> <strong>TRA</strong> <strong>COSTITUZIONE</strong> E REALTÀ<br />

del nostro or<strong>di</strong>namento non basta tutelare la libertà <strong>di</strong> manifestazione<br />

del pensiero, ma occorre garantirne altresì la pienezza e<br />

la libertà <strong>di</strong> formazione attraverso un’apposita regolazione degli<br />

istituti <strong>di</strong>rettamente incidenti su <strong>di</strong> essa 93 .<br />

Tra questi, un ruolo primario spetta naturalmente alla<br />

scuola. Al fine <strong>di</strong> contribuire alla crescita culturale delle persone<br />

e alla loro educazione a una citta<strong>di</strong>nanza attiva e consapevole<br />

essa non può limitarsi a fornire una (pur in<strong>di</strong>spensabile) alfabetizzazione<br />

linguistico-letteraria e scientifico-matematica 94 , ma<br />

deve favorire altresì l’appren<strong>di</strong>mento delle «competenze civiche<br />

e sociali» 95 inquadrandole nel loro contesto storico 96 , filosofico e<br />

costituzionale 97 e servendosi il più possibile <strong>di</strong> un metodo espe-<br />

93 Cfr. E. SPAGNA MUSSO, Lo Stato <strong>di</strong> cultura nella Costituzione italiana, Napoli,<br />

Morano, 1961, 47, secondo cui «la effettività <strong>di</strong> partecipazione postula il verificarsi <strong>di</strong><br />

due con<strong>di</strong>zioni: sotto un profilo quantitativo ed esteriore, la totalità <strong>di</strong> partecipazione,<br />

cioè l’intervento <strong>di</strong> tutti i citta<strong>di</strong>ni senza <strong>di</strong>stinzioni <strong>di</strong> sorta; sotto un profilo quantitativo<br />

ed interiore, invece, la libertà e la maturità <strong>di</strong> partecipazione ovverosia la idoneità<br />

<strong>di</strong> ogni citta<strong>di</strong>no a realizzare una scelta libera e cosciente fra le varie prospettive d’orientamento<br />

e <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzo sottoposte al suo giu<strong>di</strong>zio».<br />

94 L. CORRADINI, op. cit., 5.<br />

95 Cfr. la Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del<br />

18.12.2006, relativa alle competenze chiave per l’appren<strong>di</strong>mento permanente.<br />

96 Sulla conoscenza storica come strumento <strong>di</strong> libertà v. specialmente W.<br />

DILTHEY, Der Aufbau der geschichtlichen Welt, in Gesammelte Schriften, Leipzig, Berlin,<br />

1914-36, VII [tr. it. Critica della ragione storica, Torino, Einau<strong>di</strong>, 1954, 362 ss.]; B.<br />

CROCE, La storia come pensiero e come azione (1938), Bari, Laterza, 1943 4 , 31; H.I.<br />

MARROU, De la connaissance historique, E<strong>di</strong>tions du Seuil, Paris, 1954, [tr. it. La conoscenza<br />

storica, Bologna, Il Mulino, 1988 2 , 242-243], secondo cui «la storia ci libera dagli<br />

impe<strong>di</strong>menti e dai limiti che la nostra posizione nell’ambito del <strong>di</strong>venire – in un<br />

certo posto, in una certa società e in un determinato momento della sua evoluzione –<br />

impone alla nostra esperienza dell’uomo; e perciò <strong>di</strong>viene in qualche modo uno strumento,<br />

un mezzo della nostra libertà».<br />

97 V. quanto affermato dal Presidente della Repubblica G. NAPOLITANO nel telegramma<br />

inviato al Convegno UCIIM sul tema Insegnare la Costituzione nella scuola<br />

dell’autonomia (Roma, 29 aprile 2008), secondo cui «è importante che la Carta costituzionale<br />

e le sue <strong>di</strong>sposizioni vengano sistematicamente insegnate, stu<strong>di</strong>ate e analizzate<br />

nelle scuole italiane, per offrire ai giovani un quadro <strong>di</strong> riferimento in<strong>di</strong>spensabile<br />

per costruire il loro futuro <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni, consapevoli dei propri <strong>di</strong>ritti e dei propri doveri».<br />

Cfr., inoltre, L. STURZO, Opera omnia, Roma, E<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> Storia e Letteratura, Serie<br />

III, col. 3, 212, il quale osserva che «la Costituzione è il fondamento della Repubblica<br />

democratica. Se cade dal cuore del popolo, se non è rispettata dalle autorità po-<br />

23


24 MARCO GIAMPIERETTI<br />

rienziale affinché esse si traducano in patrimonio culturale dei<br />

singoli, in modelli <strong>di</strong> vita e in comportamenti coerenti 98 . Oltre a<br />

trasmettere le nozioni <strong>di</strong> base necessarie per prepararsi alla vita<br />

sociale e lavorativa, la scuola dovrebbe <strong>di</strong>ventare cioè una «palestra<br />

<strong>di</strong> democrazia», in cui si <strong>di</strong>a particolare importanza alla partecipazione<br />

attiva degli studenti a tutti i livelli e si privilegi il lavoro<br />

<strong>di</strong> gruppo ispirato al <strong>di</strong>alogo, al confronto e alla collaborazione<br />

reciproca in vista del raggiungimento <strong>di</strong> un obiettivo<br />

comune 99 . Lo scopo finale dovrebbe essere quello <strong>di</strong> promuovere<br />

la partecipazione <strong>di</strong> tutti alle scelte e alle decisioni collettive, la<br />

con<strong>di</strong>visione delle regole e delle responsabilità, la capacità <strong>di</strong><br />

esprimere autenticamente se stessi ma anche il saper <strong>di</strong>scutere, il<br />

sapersi valutare, il sapersi confrontare con le opinioni altrui, il<br />

sapersi aprire al <strong>di</strong>alogo e alla relazione in una logica interculturale<br />

100 .<br />

In questa prospettiva, va salutata con favore la (sia pure tar<strong>di</strong>va)<br />

scelta del legislatore <strong>di</strong> introdurre, o reintrodurre 101 , nelle<br />

litiche, se non è <strong>di</strong>fesa dal governo e dal parlamento, se è manomessa dai partiti, se<br />

non entra nella coscienza nazionale, anche attraverso l’insegnamento e l’educazione<br />

scolastica e post-scolastica, verrà a mancare il terreno sul quale sono fabbricate le nostre<br />

istituzioni e ancorate le nostre libertà».<br />

98 Sull’importanza del metodo esperienziale nell’insegnamento della democrazia<br />

v. già A. DE TOCQUEVILLE, La democrazia in America, cit., 304, secondo cui «la vera cultura<br />

nasce principalmente dall’esperienza».<br />

99 Nello stesso senso v. G. ZAGREBELSKY, Imparare democrazia, cit., 30-31. Cfr.<br />

inoltre lo Statuto delle studentesse e degli studenti, approvato con d.P.R. 24 giugno<br />

1998, n. 249, nel quale la scuola è definita come «comunità <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogo, <strong>di</strong> ricerca, <strong>di</strong><br />

esperienza sociale, informata ai valori democratici e volta alla crescita della persona in<br />

tutte le sue <strong>di</strong>mensioni». Una comunità nella quale «ognuno, con pari <strong>di</strong>gnità e nella<br />

<strong>di</strong>versità dei ruoli, opera per garantire la formazione della citta<strong>di</strong>nanza, la realizzazione<br />

del <strong>di</strong>ritto allo stu<strong>di</strong>o, lo sviluppo delle potenzialità <strong>di</strong> ciascuno e il ricupero delle posizioni<br />

<strong>di</strong> svantaggio, in armonia con i principi sanciti dalla Costituzione e dalla Convenzione<br />

internazionale sui <strong>di</strong>ritti dell’infanzia […] e con i principi generali dell’or<strong>di</strong>namento<br />

italiano».<br />

100 V., in questo senso, il Documento MIUR 4 marzo 2009, prot. n. 2079, Documento<br />

d’in<strong>di</strong>rizzo per la sperimentazione dell’insegnamento <strong>di</strong> «Citta<strong>di</strong>nanza e Costituzione».<br />

101 Un’accurata ricostruzione dell’evoluzione legislativa in materia <strong>di</strong> educazione<br />

civica dal 1958 a oggi si trova nel Documento MIUR 4 marzo 2009, cit.


<strong>CULTURA</strong> E <strong>DEMOCRAZIA</strong> <strong>TRA</strong> <strong>COSTITUZIONE</strong> E REALTÀ<br />

scuole l’insegnamento <strong>di</strong> «Citta<strong>di</strong>nanza e Costituzione» 102 , in linea<br />

con le in<strong>di</strong>cazioni espresse in sede costituente 103 e sulla<br />

scorta <strong>di</strong> quanto si è fatto anche in altri paesi 104 . Particolarmente<br />

utile appare l’apertura, prevista dal documento ministeriale <strong>di</strong><br />

in<strong>di</strong>rizzo, a forme <strong>di</strong> cooperazione con altri enti e istituzioni, tra<br />

cui le università, volte a creare opportunità per gli studenti «<strong>di</strong><br />

incontrare persone che abbiano un ruolo attivo e quoti<strong>di</strong>ano<br />

nella <strong>di</strong>fesa dei valori costituzionali in grado <strong>di</strong> rappresentare,<br />

con il loro percorso e la loro testimonianza, esempi <strong>di</strong> impegno<br />

civile» 105 .<br />

Andrebbe accolto, in questo senso, l’invito <strong>di</strong> Gustavo Zagrebelsky<br />

ai giuristi in genere, e ai costituzionalisti in particolare,<br />

a uscire dalle se<strong>di</strong> ristrette dei tribunali e delle università per andare<br />

nelle scuole, nelle strade e nelle piazze, alla ra<strong>di</strong>o e alla televisione,<br />

sui giornali e su internet, a parlare della Costituzione, a<br />

spiegarne origine e significati, interpretazioni e applicazioni, at-<br />

102 Legge 30 ottobre 2008, n. 169, Conversione in legge, con mo<strong>di</strong>ficazioni, del<br />

decreto-legge 1° settembre 2008, n. 137, recante <strong>di</strong>sposizioni urgenti in materia <strong>di</strong> istruzione<br />

e università.<br />

103 Cfr. l’or<strong>di</strong>ne del giorno presentato dagli onn. FRANCESCHINI, MORO, FERRA-<br />

RESE e SARTORI all’Assemblea costituente, e approvato all’unanimità l’11 <strong>di</strong>cembre<br />

1947, così formulato: «L’Assemblea Costituente esprime il voto che la nuova Carta costituzionale<br />

trovi senza indugio adeguato posto nel quadro <strong>di</strong>dattico della scuola <strong>di</strong><br />

ogni or<strong>di</strong>ne e grado, al fine <strong>di</strong> rendere consapevole la giovane generazione delle raggiunte<br />

conquiste morali e sociali che costituiscono ormai sacro retaggio del popolo italiano»<br />

(in Atti Ass. cost., Discussioni, seduta dell’11 <strong>di</strong>cembre 1947, X, 3067).<br />

Sul punto v., ampiamente, P. SCOPPOLA, La Costituzione nella storia dell’Italia<br />

unita, in AA.VV., Dalla Costituente alla Costituzione. Convegno in occasione del cinquantenario<br />

della Costituzione repubblicana, Atti dei Convegni Lincei, n. 146 (Roma,<br />

18-20 <strong>di</strong>cembre 1997), Roma, Accademia Nazionale dei Lincei, 1998, 38-40.<br />

104 V. le recenti <strong>di</strong>chiarazioni del ministro francese dell’istruzione Xavier DARCOS<br />

che, nell’annunciare l’introduzione nelle scuole dell’insegnamento <strong>di</strong> «educazione civica<br />

e morale», ha spiegato che esso sarà <strong>di</strong>retto a far «scoprire i principi dell’etica e<br />

prendere coscienza dei <strong>di</strong>ritti e dei doveri» e a far «riconoscere e rispettare gli emblemi<br />

e i simboli della Repubblica» (ANSA, 29 agosto 2008). Sull’importanza del recupero<br />

e della valorizzazione della simbologia repubblicana, non a scopo <strong>di</strong> mera retorica<br />

ma come fonte <strong>di</strong> memoria collettiva e fattore <strong>di</strong> identità nazionale, v. P. SCOPPOLA, La<br />

Costituzione nella storia dell’Italia unita, cit., 40-42.<br />

105 Così il Documento MIUR 4 marzo 2009, cit.<br />

25


26 MARCO GIAMPIERETTI<br />

tuazioni e inattuazioni, a <strong>di</strong>scuterla e a commentarla con i citta<strong>di</strong>ni,<br />

a fare cioè «cultura costituzionale» 106 . Un’educazione civica<br />

non si ottiene infatti solo attraverso l’istruzione scolastica o universitaria,<br />

ma occorrono anche «la pubblica <strong>di</strong>scussione, la ricerca<br />

<strong>di</strong> un accordo, il <strong>di</strong>battito, la controversia, la pronta <strong>di</strong>sponibilità<br />

<strong>di</strong> informazioni affidabili e altre istituzioni proprie <strong>di</strong> una<br />

società libera» 107 .<br />

Affermare l’importanza <strong>di</strong> una libera e completa formazione<br />

culturale dei citta<strong>di</strong>ni ai fini del buon funzionamento della democrazia<br />

non vuol <strong>di</strong>re peraltro che la libertà della cultura e il <strong>di</strong>ritto<br />

alla cultura <strong>di</strong> cui agli artt. 33 e 34 Cost. debbano ritenersi<br />

«funzionali» alla realizzazione della forma <strong>di</strong> Stato democratica<br />

108 . E ciò, sia perché nel testo costituzionale non si fa alcun<br />

accenno a una «funzione» sociale o politica della cultura, a <strong>di</strong>fferenza<br />

<strong>di</strong> quanto esplicitamente previsto in altri casi, sia perché<br />

sul piano della teoria generale le libertà e i <strong>di</strong>ritti costituiscono<br />

sempre un limite, o al massimo un presupposto, ma certo mai un<br />

effetto, della democrazia 109 . Ne deriva che nel nostro sistema la<br />

106 G. ZAGREBELSKY, Conclusioni, in AA.VV., La sovranità popolare, cit., 198, secondo<br />

cui «la Costituzione noi costituzionalisti l’abbiamo <strong>di</strong>fesa come elemento vivo<br />

della nella vita del <strong>di</strong>ritto, nella vita dei giuristi, nella vita dei tribunali; ma non è stato<br />

abbastanza, e credo che questo sia un monito a noi come giuristi e come costituzionalisti,<br />

affinché si pensi a qual è il nostro ruolo, che non è solo quello interno ai luoghi<br />

del <strong>di</strong>ritto in senso stretto, ma dovrebbe essere un ruolo più costitutivo delle strutture<br />

portanti obiettive. Dovremmo, cari colleghi, per <strong>di</strong>rla con una parola, cercare <strong>di</strong> fare<br />

cultura costituzionale».<br />

107 Cfr. R.A. DAHL, Sulla democrazia, cit., 84.<br />

108 Come sembra ritenere, ad es., E. SPAGNA MUSSO, op. cit., 50-51, secondo cui<br />

«le forme <strong>di</strong> regolazione giuri<strong>di</strong>ca della istruzione e della educazione come in genere<br />

ogni attività specificamente culturale sono in <strong>di</strong>retta correlazione con la forma democratica<br />

dello Stato», con la conseguenza che, se ciò non si verificasse, la stessa democraticità<br />

dello Stato verrebbe meno «per il venir meno delle premesse su cui essa si<br />

fonda».<br />

109 F.S. MARINI, Lo statuto costituzionale dei beni culturali, cit., 186-187. Appare<br />

pertanto da respingere l’opinione secondo cui, in virtù del «rapporto <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza<br />

fra democraticità dell’or<strong>di</strong>namento e piena e libera formazione culturale dei citta<strong>di</strong>ni»,<br />

lo Stato finirebbe con il poggiare <strong>di</strong>rettamente su quest’ultima e, quin<strong>di</strong>, intanto potrebbe<br />

definirsi democratico «in quanto si basi sulla cultura, cioè si ponga quale Stato<br />

<strong>di</strong> cultura» (E. SPAGNA MUSSO, op. cit., 52). Per una critica alla definizione dello Stato


<strong>CULTURA</strong> E <strong>DEMOCRAZIA</strong> <strong>TRA</strong> <strong>COSTITUZIONE</strong> E REALTÀ<br />

cultura non può in alcun modo configurarsi come una «con<strong>di</strong>zione»<br />

<strong>di</strong> esistenza della democrazia, né tantomeno <strong>di</strong> esercizio<br />

dei <strong>di</strong>ritti politici, ma rappresenta invece una fondamentale opportunità<br />

– che va assicurata a tutti i citta<strong>di</strong>ni – <strong>di</strong> esercitare pienamente<br />

la propria sovranità (art. 1 Cost.) partecipando in modo<br />

libero, autonomo e consapevole alla vita politica, economica e<br />

sociale del Paese (art. 3, co. 2, Cost.).<br />

In conclusione, sembra valere dunque anche per la cultura<br />

quanto osservato da Esposito in relazione alla manifestazione del<br />

pensiero, e cioè che «non la democraticità dello Stato ha per conseguenza<br />

il riconoscimento <strong>di</strong> quella libertà» ma che «le ragioni<br />

ideali del riconoscimento <strong>di</strong> quella libertà portano, tra le tante<br />

conseguenze, anche alla affermazione dello Stato democratico» 110 .<br />

3. La Costituzione tra<strong>di</strong>ta<br />

Nel celebre saggio del 1984, dal titolo Il futuro della democrazia,<br />

Norberto Bobbio includeva l’educazione alla citta<strong>di</strong>nanza<br />

tra le «promesse non mantenute» della democrazia 111 . Si trattava<br />

probabilmente <strong>di</strong> una promessa non facile da mantenere 112 . Tuttavia,<br />

la mancata realizzazione <strong>di</strong> tale obiettivo da parte delle istituzioni<br />

tenute a perseguirlo sembra configurarsi come un vero e<br />

proprio tra<strong>di</strong>mento della Costituzione.<br />

italiano come «Stato <strong>di</strong> cultura», considerata inutile e pericolosa, v. specialmente F.<br />

MERUSI, Art. 9, cit., 441, secondo cui sarebbe preferibile parlare piuttosto <strong>di</strong> «Stato per<br />

la cultura».<br />

110 C. ESPOSITO, La libertà <strong>di</strong> manifestazione del pensiero nell’or<strong>di</strong>namento italiano,<br />

Milano, Giuffrè, 1958, 5 ss.<br />

111 N. BOBBIO, Il futuro della democrazia, cit., 20-22.<br />

112 N. BOBBIO, op. cit., 22, nonché Introduzione, XX-XXI, in cui si sottolinea il<br />

<strong>di</strong>vario tra «democrazia ideale» e «democrazia reale», osservando che <strong>di</strong> quelle promesse<br />

«alcune non potevano essere mantenute oggettivamente e quin<strong>di</strong> erano fin dall’inizio<br />

illusioni, altre erano, più che promesse, speranza mal riposte, altre infine si vennero<br />

a scontrare con ostacoli imprevisti. Sono tutte situazioni per cui non si può parlare<br />

propriamente <strong>di</strong> “degenerazione” della democrazia, ma si deve parlare piuttosto<br />

del naturale adattamento dei principi astratti alla realtà e della inevitabile contaminazione<br />

della teoria quando è costretta a sottomettersi alle esigenze della pratica». Nello<br />

stesso senso G. SARTORI, Democrazia. Ha un futuro?, cit., 40-41.<br />

27


28 MARCO GIAMPIERETTI<br />

Se si dà un’occhiata ai numeri, la situazione della cultura in<br />

Italia appare in effetti allarmante. Secondo un recente stu<strong>di</strong>o sul<br />

livello <strong>di</strong> istruzione dei citta<strong>di</strong>ni nei paesi sviluppati, solo il 9%<br />

degli italiani dai 25 ai 64 anni è in possesso <strong>di</strong> una laurea, contro<br />

il 21% dei francesi, il 23% dei tedeschi e il 25% degli inglesi;<br />

inoltre, solo il 42% degli italiani nella stessa fascia <strong>di</strong> età possiede<br />

un <strong>di</strong>ploma, contro il 62% dei francesi e degli inglesi e<br />

l’81% dei tedeschi 113 ; mentre sono quasi sei milioni, pari al 12%<br />

della popolazione, gli italiani totalmente analfabeti o senza alcun<br />

titolo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o. Ma il dato più preoccupante è che nell’ultimo<br />

decennio lo scenario non è cambiato <strong>di</strong> molto: il numero dei laureati<br />

è rimasto pressoché invariato e il tasso <strong>di</strong> scolarità è aumentato<br />

appena dell’1,19% 114 . Segno che in questo periodo la<br />

crescita culturale del paese è stata praticamente ferma. Non solo.<br />

Accade purtroppo sempre più spesso <strong>di</strong> riscontrare anche tra le<br />

persone più istruite (<strong>di</strong>plomati e perfino laureati) una non perfetta<br />

padronanza della lingua italiana, specialmente scritta, e una<br />

limitata conoscenza <strong>di</strong> materie <strong>di</strong> base quali la storia, la geografia,<br />

le lingue straniere e l’informatica.<br />

La scarsa cultura sia umanistica che scientifica degli italiani,<br />

dovuta in gran parte alle lacune del nostro sistema educativo, si<br />

riflette negativamente sulla loro capacità <strong>di</strong> acquisire ed elaborare<br />

la crescente mole <strong>di</strong> informazioni necessarie per padroneggiare<br />

la realtà che li circonda. Non è un caso che nel nostro<br />

paese si guar<strong>di</strong> così tanto la televisione, un mezzo <strong>di</strong> comunicazione<br />

facile da utilizzare e intellettualmente poco impegnativo, e<br />

si leggano così poco i giornali (per non parlare dei libri). Anche<br />

113 Cfr. T. DE MAURO, La cultura degli italiani, Roma-Bari, Laterza, 2005 5 , 22. V.,<br />

inoltre, il rapporto ISTAT Cento statistiche per il paese del 2007 (prima e<strong>di</strong>zione), da cui<br />

risulta che l’Italia è agli ultimi posti della graduatoria europea per tasso <strong>di</strong> scolarità,<br />

spesa pubblica per l’istruzione (pari al 4,4% del PIL contro una me<strong>di</strong>a UE del 5,1%)<br />

e spesa in<strong>di</strong>viduale per i consumi culturali (pari al 6,9% delle spese per i consumi finali<br />

contro una me<strong>di</strong>a UE del 9,5%).<br />

114 Cfr. i risultati della ricerca svolta dall’Università <strong>di</strong> Castel Sant’Angelo dell’UNLA,<br />

basata sui dati ISTAT relativi al censimento del 2001 e pubblicata su Corrieredellasera.it<br />

del 15 novembre 2005.


<strong>CULTURA</strong> E <strong>DEMOCRAZIA</strong> <strong>TRA</strong> <strong>COSTITUZIONE</strong> E REALTÀ<br />

l’uso del computer e <strong>di</strong> internet, pur essendo in forte aumento soprattutto<br />

tra i giovani, non è in alcun modo paragonabile a<br />

quello della TV 115 . Secondo qualcuno si sarebbe realizzato un<br />

vero e proprio mutamento antropologico (se non ad<strong>di</strong>rittura antropogenico),<br />

consistente nel passaggio «dall’homo sapiens, prodotto<br />

da una cultura scritta fondata su parole, a un homo videns<br />

nel quale la parola è spodestata dall’immagine» 116 .<br />

Certo è che la bassa propensione alla lettura tende a ridurre<br />

le capacità cognitive ed espressive degli in<strong>di</strong>vidui, sostituendo il<br />

linguaggio concettuale (astratto) con un linguaggio percettivo<br />

(concreto) che è infinitamente più povero 117 . La minore padronanza<br />

della parola, in termini sia quantitativi che qualitativi, si<br />

traduce in una minore padronanza dei concetti 118 , con conseguente<br />

maggiore <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> dominare il reale attraverso l’ideale<br />

119 . La prevalenza del «vedere» rispetto al «capire» finisce<br />

115 Secondo un recente rapporto della Banca Mon<strong>di</strong>ale sulla <strong>di</strong>ffusione dei me<strong>di</strong>a<br />

nelle varie zone del mondo, nel nostro paese la tiratura me<strong>di</strong>a dei quoti<strong>di</strong>ani <strong>di</strong><br />

informazione nel periodo 2000-2006 è stata <strong>di</strong> appena 138 copie ogni mille abitanti: un<br />

dato che ci pone all’ultimo posto in Europa e al ventiquattresimo posto nel mondo. Il<br />

dato nazionale è peraltro il risultato <strong>di</strong> situazioni territoriali molto <strong>di</strong>fferenti: al Nord<br />

e al Centro le copie vendute sono state rispettivamente una ogni 7,8 e ogni 8,3 abitanti,<br />

mentre al Sud una ogni 17,1. Il che <strong>di</strong>mostra il permanere, a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> quasi<br />

150 anni dall’unificazione, <strong>di</strong> gravi squilibri culturali tra le <strong>di</strong>verse aree geografiche del<br />

paese. Dal medesimo rapporto emerge inoltre che in Italia c’è quasi una televisione per<br />

ogni famiglia (96%), mentre solo il 36,7% degli italiani possiede un computer e meno<br />

<strong>di</strong> un italiano su due naviga su internet (v. Corrieredellasera.it del 3 maggio 2008). Cfr.,<br />

inoltre, i dati delle indagini ISTAT sulla lettura negli anni 1999-2006 e sull’ascolto ra<strong>di</strong>otelevisivo<br />

negli anni 1999-2007.<br />

116 G. SARTORI, Videopolitica, in Rivista Italiana <strong>di</strong> Scienza Politica, XIX (agosto<br />

1989), n. 2, 185-198; ID., Videopotere, in Elementi <strong>di</strong> teoria politica, Bologna, Il Mulino,<br />

1995, 417-433; ID., Homo videns. Televisione e post-pensiero, Roma-Bari, Laterza,<br />

1999, passim; ID., Democrazia. Ha un futuro?, in AA.VV., Lezioni Bobbio. Sette interventi<br />

su etica e politica, Torino, Einau<strong>di</strong>, 2006, 47-50.<br />

117 Cfr. G. SARTORI, op. ult. cit., 48, secondo cui «l’homo sapiens capisce senza<br />

vedere, l’homo videns vede senza capire».<br />

118 Sull’importanza del linguaggio in una società democratica e sulla necessità <strong>di</strong><br />

una «cura della parola» allo scopo <strong>di</strong> evitare il tra<strong>di</strong>mento dei concetti v. G. ZAGRE-<br />

BELSKY, op. cit., 35-38.<br />

119 G. SARTORI, op. ult. cit., 42 ss., spec. 45. Nello stesso senso ID., Democrazia.<br />

Cosa è, cit., 52-57.<br />

29


30 MARCO GIAMPIERETTI<br />

inoltre per <strong>di</strong>sabituare alla riflessione critica e al ragionamento,<br />

favorendo l’insorgere <strong>di</strong> atteggiamenti passivi nei citta<strong>di</strong>ni che li<br />

espongono al rischio <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamenti esterni, soprattutto se<br />

esercitati per mezzo <strong>di</strong> messaggi semplici. Una situazione, questa,<br />

spesso aggravata da una cattiva informazione da parte soprattutto<br />

della televisione, ma anche della ra<strong>di</strong>o e dei giornali,<br />

molto più attenti alle esigenze della spettacolarizzazione e dell’au<strong>di</strong>ence<br />

– per non <strong>di</strong>re delle convenienze politiche – che al<br />

reale interesse dei citta<strong>di</strong>ni alle notizie: il che determina il più<br />

delle volte una sostanziale ignoranza da parte <strong>di</strong> questi ultimi<br />

circa i contenuti e le implicazioni delle questioni in <strong>di</strong>scussione<br />

120 . Il fenomeno è poi ulteriormente accentuato dall’atteggiamento<br />

<strong>di</strong> molti intellettuali 121 – primi fra tutti i giornalisti –<br />

che invece <strong>di</strong> esercitare la propria funzione <strong>di</strong> critica politica 122 ,<br />

120 Sulla bassa qualità della televisione, sia pubblica che privata, la quale «anziché<br />

fornire cultura, è utilizzata come ulteriore strumento <strong>di</strong> dominio sulle masse, che,<br />

evidentemente si desidera mantenere nella più totale <strong>di</strong>seducazione, col pretesto <strong>di</strong><br />

fornir loro ciò cui ambiscono: ossia, assai spesso, prodotti <strong>di</strong> “mercato”, <strong>di</strong> bassissimo<br />

livello culturale!» v, per tutti, L. CARLASSARE, La “Dichiarazione dei <strong>di</strong>ritti” del 1789 e il<br />

suo valore attuale, cit., 44-45; ID., Cultura e televisione: i principi costituzionali, cit., 17<br />

e 21. 121 Per una definizione degli intellettuali e del loro ruolo nella società v., con ampia<br />

varietà <strong>di</strong> opinioni, J. G. FICHTE, Bestimmung des Gelehrten (1794) [tr. it. Sulla missione<br />

del dotto, Lanciano, Carabba, 1938]; J. BENDA, La trahison des clercs, Paris, Grasset,<br />

1927 [tr. it. Il tra<strong>di</strong>mento dei chierici, Torino, Einau<strong>di</strong>, 1976]; A. GRAMSCI, La formazione<br />

degli intellettuali, in ID., Gli intellettuali e l’organizzazione della cultura, cit.,<br />

passim; N. BOBBIO, Politica e cultura, cit.; M. WALZER, The Company of Critics: Social<br />

Criticism and Political Commitment in the Twentieth Century, New York, Basic Books,<br />

1988 [tr. it. L’intellettuale militante: critica sociale e impegno politico nel Novecento, Il<br />

Mulino, 1991]; U. ECO, Politica e cultura. La missione del dotto rivisitata, cit., 22 ss.<br />

Sulla «sovrapproduzione e conseguente massificazione degli intellettuali» come prodotto<br />

dello sviluppo della società post-industriale v. G. SARTORI, Democrazia. Cosa è,<br />

cit., 66-67.<br />

122 Sulla funzione degli intellettuali come critici del potere v., per tutti, N. BOB-<br />

BIO, Politica e cultura, cit., passim, spec. 3, secondo cui «il compito degli uomini <strong>di</strong> cultura<br />

è più che mai oggi quello <strong>di</strong> seminare dei dubbi, non già <strong>di</strong> raccoglier certezze»;<br />

ID., Intervista a La Stampa del 4 <strong>di</strong>cembre 1992, citata anche da F. SBARBERI nell’Introduzione<br />

del 2004 a N. BOBBIO, Politica e cultura, cit., VI, in cui si afferma che «la funzione<br />

dell’intellettuale è <strong>di</strong> richiamare l’attenzione su ciò che va continuamente riveduto»;<br />

M. WALZER, op. cit., 23, secondo cui l’intellettuale deve sempre parlare «a voce


<strong>CULTURA</strong> E <strong>DEMOCRAZIA</strong> <strong>TRA</strong> <strong>COSTITUZIONE</strong> E REALTÀ<br />

me<strong>di</strong>azione culturale e ricerca costante della verità attraverso il<br />

<strong>di</strong>alogo e il confronto razionale e pacato 123 , per un malinteso dovere<br />

<strong>di</strong> partecipazione, se non ad<strong>di</strong>rittura per ragioni <strong>di</strong> comodo<br />

124 , mostrano una spiccata attitu<strong>di</strong>ne a porsi al servizio dei<br />

potenti, soffiando sul fuoco dei contrasti e contribuendo così a<br />

esasperare i toni del <strong>di</strong>battito 125 .<br />

Ne risulta un complessivo sca<strong>di</strong>mento dell’opinione pubblica<br />

126 , caratterizzato dal <strong>di</strong>ffondersi <strong>di</strong> «opinioni senza informa-<br />

alta, a <strong>di</strong>spetto dei poteri costituiti»; U. ECO, op. cit., 35-36, il quale osserva che «gli intellettuali<br />

non risolvono le crisi, ma le creano» e che essi svolgono la propria funzione<br />

critica e non propagan<strong>di</strong>stica quando sanno parlare «contro la propria parte».<br />

123 Cfr. N. BOBBIO, Tolleranza e verità (1987), in ID., Il dubbio e la scelta, cit.,<br />

211, secondo cui «il metodo <strong>di</strong> azione dell’intellettuale è il <strong>di</strong>alogo razionale, in cui i<br />

due interlocutori <strong>di</strong>scutono presentando, l’uno all’altro, argomenti ragionati, e la cui<br />

virtù essenziale è la tolleranza». Nello stesso senso v. H. G. GADAMER, Wahrheit und<br />

Methode, Tübingen, J.C.B. Mohr-Paul Siebeck, 1960 [trad it. Verità e Metodo, a cura<br />

<strong>di</strong> G. Vattimo, Milano, Bompiani, 1983, 39-40], il quale osserva che la caratteristica<br />

generale della cultura sta «nel suo saper mantenere aperti dei punti <strong>di</strong> vista universali<br />

per ciò che è altro e <strong>di</strong>verso. La cultura implica un senso <strong>di</strong> misura e <strong>di</strong> <strong>di</strong>stacco da se<br />

stessi, e <strong>di</strong> conseguenza un innalzamento al <strong>di</strong> sopra <strong>di</strong> sé verso l’universalità. Vedere<br />

se stessi e i propri interessi privati con <strong>di</strong>stacco significa vederli come gli altri li vedono<br />

[…]. I punti <strong>di</strong> vista universali a cui l’uomo colto in questo senso si mantiene aperto<br />

non sono per lui un criterio fissato una volta per tutte, ma gli sono presenti solo come<br />

i punti <strong>di</strong> vista <strong>di</strong> possibili altri».<br />

124 V. i ripetuti inviti dell’ex Presidente della Repubblica C. A. CIAMPI ai giornalisti<br />

a «tenere la schiena dritta e la testa alta», nella consapevolezza del loro dovere <strong>di</strong><br />

informare correttamente i citta<strong>di</strong>ni e contribuire così al corretto funzionamento delle<br />

istituzioni democratiche, riportati in ID., Dizionario della Democrazia, a cura <strong>di</strong> D. Pesole,<br />

Milano, San Paolo, 2005, 169-170.<br />

125 N. BOBBIO, Politica e cultura, cit., 5 e 7-8, in cui si osserva che «non vi è per<br />

l’intellettuale che una forma <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>mento o <strong>di</strong> <strong>di</strong>serzione: l’accettazione degli argomenti<br />

dei “politici” senza <strong>di</strong>scuterli, la complicità con la propaganda, l’uso <strong>di</strong>sonesto<br />

<strong>di</strong> un linguaggio volutamente ambiguo, l’ab<strong>di</strong>cazione della propria intelligenza alla<br />

opinione settaria, in una parola il rifiuto <strong>di</strong> “comprendere”, e in tal guisa <strong>di</strong> apportare<br />

agli uomini l’aiuto prezioso <strong>di</strong> cui la cultura sola è capace, l’aiuto a infrangere i miti, a<br />

spezzare il circolo chiuso <strong>di</strong> impotenza e <strong>di</strong> paura, in cui si rivela la contagiosa inferiorità<br />

della ignoranza».<br />

126 Sul concetto <strong>di</strong> opinione pubblica e la sua evoluzione storica v., per tutti, J.<br />

HABERMAS, Strukturwandel der Öffentlichkeit. Untersuchungen zu einer Kategorie der<br />

bürgerlichen Gesellschaft (1962), Frankfurt am Main, Suhrkamp Verlag, 1990 [tr. it.<br />

Storia e critica dell’opinione pubblica, Roma-Bari, Laterza, 2005].<br />

31


32 MARCO GIAMPIERETTI<br />

zioni» 127 , per effetto <strong>di</strong> una pubblicità «<strong>di</strong>mostrativa o manipolativa»<br />

gestita dai gruppi <strong>di</strong> potere che controllano i mezzi <strong>di</strong> comunicazione<br />

<strong>di</strong> massa 128 , e <strong>di</strong> uno «stato d’animo incline al consenso»<br />

129 che si conquista con gli strumenti della persuasione<br />

(emotiva e imme<strong>di</strong>ata) più che con quelli della convinzione (razionale<br />

e argomentata) 130 .<br />

Si sono venute così a creare le con<strong>di</strong>zioni – culturali, prima<br />

ancora che politiche – per l’affermazione <strong>di</strong> una nuova forma <strong>di</strong><br />

populismo me<strong>di</strong>atico, fondata sulla leadership personale e rassicurante<br />

del capo che intrattiene un rapporto <strong>di</strong>retto con il pubblico<br />

(o più propriamente con la massa) 131 , captandone gli umori<br />

con sondaggi quoti<strong>di</strong>ani e orientandoli con una comunicazione<br />

semplificata fatta <strong>di</strong> slogan e frasi a effetto e un uso sapiente e a<br />

127 G. SARTORI, op. ult. cit., 67.<br />

128 J. HABERMAS, op. cit., 284, il quale osserva che me<strong>di</strong>ante questa forma <strong>di</strong> pubblicità<br />

«i gruppi che partecipano all’esercizio del potere politico e ai compromessi <strong>di</strong><br />

potere si sforzano <strong>di</strong> ottenere la <strong>di</strong>sponibilità plebiscitaria del pubblico me<strong>di</strong>atizzato».<br />

129 Secondo l’efficace espressione <strong>di</strong> S. LANDSHUT, Volkssouveränität und öffentliche<br />

Meinung, in Gegenwartsprobleme des internationalen Rechts und der Rechtsphilosophie.<br />

Festschrift für R. Laun zu seinem 70. Geburtstag, Hrsg. D.S. CONSTANTOPOU-<br />

LOS und H. WEHBERG, Hamburg, Girardet, 1953, 583, citata anche da J. HABERMAS, op.<br />

cit., 273.<br />

130 Cfr. S. LANDSHUT, ibidem, secondo cui il consenso delle masse viene «orientato<br />

<strong>di</strong> volta in volta in questa o quella <strong>di</strong>rezione da determinate misure o avvenimenti»<br />

grazie a un’inclinazione che agisce «come lo spostamento del carico su una<br />

nave squassata dalle onde».<br />

131 Sulla <strong>di</strong>stinzione tra il concetto <strong>di</strong> «pubblico» e quello <strong>di</strong> «massa», v., tra i<br />

molti, J. ORTEGA Y GASSET, La rebelion de las masas, Madrid, Revista de Occidente,<br />

1930 [tr. it. La ribellione delle masse, Bologna, Il Mulino, 1984, passim, spec. 75 ss.]; C.<br />

WRIGHT MILLS, The Power Elite, New York, Oxford University Press, 1956 [tr. it. L’élite<br />

del potere, Milano, Feltrinelli, 1966, passim, spec. 284]; H. ARENDT, The origins of<br />

totalitarianism, New York, Harcourt, Brace & World, 1951 [tr. it. Le origini del totalitarismo,<br />

Torino, Einau<strong>di</strong>, 2004, parte III, spec. capp. 10-13]; J. HABERMAS, op. cit., 286;<br />

nonché, in altra prospettiva, G. LE BON, Psycologie des foules (1895) [tr. it. Psicologia<br />

delle folle, Milano, Longanesi, 1996]; S. FREUD, 1921 [tr. it. Psicologia delle masse e analisi<br />

dell’io, Torino, Bollati Boringhieri, 2003]. Per un tentativo <strong>di</strong> rovesciare il comune<br />

atteggiamento ostile ai fenomeni <strong>di</strong> massa, accusato <strong>di</strong> tendenza elitista e antidemocratica,<br />

v. T. W. ADORNO, Massa (voce), in M. HORKHEIMER, T.W. ADORNO, Soziologische Excurse,<br />

Frankfurt, Europäische Verlaganstalt, 1956 [tr. it. Lezioni <strong>di</strong> sociologia, Torino,<br />

Einau<strong>di</strong>, 1966, 87 ss.]. Sui complessi rapporti tra comportamento delle masse e democrazia<br />

v., da ultimo, G. ZAGREBELSKY, Il «crucifige!» e la democrazia, cit., passim.


<strong>CULTURA</strong> E <strong>DEMOCRAZIA</strong> <strong>TRA</strong> <strong>COSTITUZIONE</strong> E REALTÀ<br />

tratti spregiu<strong>di</strong>cato dei me<strong>di</strong>a 132 . La parola d’or<strong>di</strong>ne ripetuta in<br />

ogni sede è quella della «volontà del popolo», sovrana e onnipotente,<br />

che <strong>di</strong> fatto si identifica con la volontà del governo e del<br />

suo leader 133 . Una volontà per sua natura irresistibile e refrattaria<br />

a qualsiasi limite, che finisce per ricacciare in un angolo tutti gli<br />

altri principi costituzionali 134 . L’opposizione politica è considerata<br />

un fasti<strong>di</strong>oso ostacolo alla governabilità, i <strong>di</strong>ritti delle minoranze<br />

sono a stento riconosciuti e l’intero sistema <strong>di</strong> equilibri,<br />

controlli e garanzie previsto dalla Costituzione viene guardato<br />

con sospetto, quasi si trattasse <strong>di</strong> un deliberato sabotaggio al<br />

principio supremo della sovranità popolare: il Parlamento non<br />

deve opporre alcuna resistenza, ma limitarsi a ratificare in fretta<br />

e senza <strong>di</strong>scutere le decisioni prese dal Governo; il Presidente<br />

della Repubblica e la Corte costituzionale non devono intralciare<br />

i piani dell’esecutivo frapponendovi inutili ostacoli legali; i giu<strong>di</strong>ci<br />

«non devono amministrare giustizia in nome del popolo in<br />

conformità alla legge, ma in nome della maggioranza politica del<br />

momento, se necessario anche in <strong>di</strong>fformità alla legge» 135 . Se a<br />

ciò si aggiunge l’enorme concentrazione <strong>di</strong> potere politico, eco-<br />

132 M. LAZAR, L’Italie à la dérive. Le moment Berlusconi, Perrin, 2006 [tr. it. Democrazia<br />

alla prova. L’Italia dopo Berlusconi, Roma-Bari, Laterza, 2007, 41-47].<br />

133 Cfr., al riguardo, V. CRISAFULLI, La sovranità popolare nella Costituzione italiana,<br />

cit., 461 ss., citato anche da L. CARLASSARE, La sovranità del popolo nel pluralismo<br />

della democrazia liberale, cit., 8-9, in cui si sottolinea il rischio che, anziché la risultante<br />

degli interessi <strong>di</strong>versi e contrastanti delle classi e dei gruppi in cui il popolo vero appare<br />

internamente <strong>di</strong>fferenziato, la volontà popolare sia lo schermo <strong>di</strong>etro il quale «si<br />

affermino invece volontà particolaristiche <strong>di</strong> gruppi privilegiati, capaci <strong>di</strong> imporre, in<br />

fatto, orientamenti e in<strong>di</strong>rizzi unicamente conformi ai loro interessi». Un rischio tanto<br />

più grave in quanto, a causa delle <strong>di</strong>fferenze economiche persistenti tra i membri del<br />

popolo, «non tutti i citta<strong>di</strong>ni sono in grado concorrere su un piano <strong>di</strong> effettiva parità<br />

reciproca e quin<strong>di</strong> con piena e consapevole autodeterminazione alla formazione della<br />

volontà popolare governante».<br />

134 V., per tutti, G. SILVESTRI, Sovranità popolare e magistratura, in AA.VV., La<br />

sovranità popolare nel pensiero <strong>di</strong> Esposito, Crisafulli, Pala<strong>di</strong>n, cit., 252-253.<br />

135 Così G. SILVESTRI, ibidem, il quale parla in proposito <strong>di</strong> «ideologia neo-totalitaria»,<br />

augurandosi che la classe politica italiana sappia <strong>di</strong>staccarsi da simili tentazioni<br />

e tornare ai «“grigi” principi della democrazia liberale pluralista, che non consente<br />

slanci eccessivi, ma garantisce l’implementazione graduale dei <strong>di</strong>ritti e dell’eguaglianza,<br />

con percorsi che possono apparire talvolta tortuosi e contrad<strong>di</strong>ttori, ma sono comunque<br />

preferibili alle strade troppo dritte che puntano verso l’abisso».<br />

33


34 MARCO GIAMPIERETTI<br />

nomico e me<strong>di</strong>atico in capo a un solo soggetto, che induce a<br />

confondere la sfera pubblica con quella privata e a trattare la<br />

cosa pubblica come fosse una cosa propria, la <strong>di</strong>stanza dal modello<br />

costituzionale <strong>di</strong> democrazia aperta, liberale, pluralista e<br />

critica non potrebbe essere più evidente.<br />

Il processo degenerativo subito in questi anni dalla nostra<br />

democrazia – oggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> e ricerche anche fuori dai confini<br />

nazionali 136 – è sicuramente imputabile anche ad altri fattori, <strong>di</strong><br />

natura non solo culturale.<br />

Sul piano politico, la profonda crisi che ha sconvolto l’Italia<br />

all’inizio degli anni ’90 in seguito alle note vicende <strong>di</strong> Tangentopoli<br />

ha portato al crollo dei partiti storici, ere<strong>di</strong> delle gran<strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zioni<br />

culturali europee – cristiana, liberale e socialista-comunista<br />

137 –, e alla loro ricomposizione in nuovi soggetti dall’identità<br />

meno marcata e con un minore ra<strong>di</strong>camento popolare 138 . Il passaggio<br />

dal sistema elettorale proporzionale a uno sostanzialmente<br />

maggioritario, oltre a favorire la nascita <strong>di</strong> un bipolarismo artificiale<br />

e <strong>di</strong> facciata, fatto <strong>di</strong> coalizioni raccogliticce ed eterogenee<br />

tenute insieme solo dal comune timore degli avversari, ha accentuato<br />

la personalizzazione dello scontro politico, contribuendo a<br />

rafforzare il ruolo dei leader e a ridurre il peso delle assemblee<br />

rappresentative 139 . Le inchieste giu<strong>di</strong>ziarie che hanno portato alla<br />

luce il complesso intreccio tra politica e affari, suscitando ampio<br />

136 V., tra i molti, P. GINSBORG, Silvio Berlusconi. Television, power and patrimony,<br />

London-New York, Verso, 2004 [vers. it. Berlusconi. Ambizioni patrimoniali in una democrazia<br />

me<strong>di</strong>atica, Torino, Einau<strong>di</strong>, 2003]; ID., La democrazia che non c’è, Torino, Einau<strong>di</strong>,<br />

2006; G. SARTORI, Mala tempora, Roma-Bari, Laterza, 2004; M. LAZAR, op. cit.<br />

137 Sulle tre gran<strong>di</strong> correnti <strong>di</strong> pensiero che stanno alla base della Costituzione<br />

italiana, v., per tutti, PIERANDREI-BOBBIO, Introduzione alla Costituzione: testo <strong>di</strong> educazione<br />

civica per le scuole me<strong>di</strong>e superiori, Roma-Bari, Laterza, 1959, 30.<br />

138 L’impatto <strong>di</strong> tale mutamento sulla cultura costituzionale italiana è lucidamente<br />

descritto da M. AINIS, Vita e morte <strong>di</strong> una costituzione. Una storia italiana,<br />

Roma-Bari, Laterza, 2006, 129, il quale osserva che «nessuna tra le forze politiche oggi<br />

in campo sedeva in assemblea costituente nel 1946», con la conseguenza che esse<br />

hanno tutto l’interesse a «legittimarsi reciprocamente», presentandosi «come i nuovi<br />

padri fondatori, per garantirsi un posto nel mausoleo dei prossimi decenni. Insomma,<br />

l’importante per loro è riscrivere la Costituzione, non come riscriverla».<br />

139 M. AINIS, op. ult cit., 133-134, secondo cui l’Italia si troverebbe oggi con una<br />

«partitocrazia senza partiti» e una «democrazia parlamentare senza Parlamento».


<strong>CULTURA</strong> E <strong>DEMOCRAZIA</strong> <strong>TRA</strong> <strong>COSTITUZIONE</strong> E REALTÀ<br />

scandalo nel paese e aumentando il <strong>di</strong>stacco tra la società civile e<br />

i partiti 140 , non sono bastate del resto a ripristinare la «legalità ferita»<br />

e a ricostruire un’etica pubblica 141 . Nonostante il costante<br />

impegno dei magistrati e delle forze dell’or<strong>di</strong>ne e l’apparente in<strong>di</strong>gnazione<br />

dei citta<strong>di</strong>ni, la criminalità organizzata continua infatti<br />

a controllare gran parte del territorio, la corruzione non accenna<br />

a <strong>di</strong>minuire, le <strong>di</strong>mensioni dell’evasione fiscale e dell’economia<br />

sommersa rimangono elevate e si moltiplica il numero dei<br />

piccoli reati anche grazie alla consapevolezza della loro sostanziale<br />

impunità 142 . Pessimi segnali in questo senso vengono dallo<br />

stesso mondo politico, in cui è frequente lo sfruttamento <strong>di</strong> posizioni<br />

<strong>di</strong> potere al fine <strong>di</strong> acquisire vantaggi personali (conflitti<br />

<strong>di</strong> interesse, uso illecito <strong>di</strong> informazioni riservate, insider tra<strong>di</strong>ng<br />

ecc.) e sfuggire alle proprie responsabilità (abuso delle immunità<br />

parlamentari, tentativi <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa dal processo anziché nel processo,<br />

leggi ad personam ecc.). Si finisce in tal modo per favorire<br />

una pericolosa attenuazione del senso della legalità – «quel senso<br />

che ogni citta<strong>di</strong>no dovrebbe avere del suo dovere morale, in<strong>di</strong>pendentemente<br />

dalle sanzioni giuri<strong>di</strong>che, <strong>di</strong> rispettare la legge, <strong>di</strong><br />

prenderla sul serio» 143 – che sta alla base della convivenza civile<br />

e che gli italiani hanno sempre avuto piuttosto scarso 144 .<br />

Sul piano economico e sociale le cose non sembrano andare<br />

molto meglio. La globalizzazione dei mercati, unita al perdurante<br />

<strong>di</strong>ssesto dei conti pubblici e alla mancanza <strong>di</strong> strategie adeguate<br />

ad affrontare le sfide della concorrenza internazionale, ha<br />

messo a nudo le debolezze del sistema industriale e finanziario<br />

140 Sui sentimenti degli italiani nei confronti della politica e le ragioni della loro<br />

crescente <strong>di</strong>saffezione per i partiti v., da ultimo, A. MASTROPAOLO, Le sofferenze del citta<strong>di</strong>no<br />

comune, in Italianieuropei, 5/2008, 207 ss., il quale, all’esito <strong>di</strong> un’indagine condotta<br />

su tre principali idealtipi – gli «estranei», i «<strong>di</strong>staccati» e i «coinvolti» –, osserva<br />

che «<strong>di</strong>ffidenza, sfiducia, scetticismo non sono sentimenti generici, ma sono variamente<br />

espressi, ragionati e motivati» (208).<br />

141 Cfr. M. AINIS, op. ult. cit., 139 ss.<br />

142 M. AINIS, op. ult. cit., 139-140.<br />

143 P. CALAMANDREI, in Atti Ass. cost., seduta del 4 marzo 1947, […], […].<br />

144 P. CALAMANDREI, ibidem. V. inoltre l’impietoso ritratto della società italiana<br />

abbozzato da I. CALVINO, Il Paese dei furbi, ne la Repubblica, 15 marzo 1980, e ricordato<br />

anche da M. AINIS, op. ult. cit., 119.<br />

35


36 MARCO GIAMPIERETTI<br />

italiano, sollevando pesanti interrogativi sul suo futuro. I tentativi<br />

<strong>di</strong> risanare il bilancio statale dopo decenni <strong>di</strong> malgoverno<br />

hanno portato ad adottare misure (aumenti generalizzati della<br />

pressione fiscale, tagli alla spesa pubblica, riduzione dei servizi<br />

alla persona ecc.) penalizzanti per le fasce più deboli della popolazione<br />

145 . La precarietà del lavoro (soprattutto giovanile), aggravata<br />

dalla crisi economica e dalla tendenza delle imprese a delocalizzare<br />

la produzione in paesi a basso costo <strong>di</strong> manodopera, la<br />

per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> potere d’acquisto dei salari, schiacciati nella morsa tra<br />

inflazione e competitività, e il vertiginoso aumento dell’immigrazione<br />

hanno finito per incrementare le <strong>di</strong>seguaglianze e le tensioni<br />

sociali, alimentando un senso <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio e <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffidenza nei<br />

confronti del <strong>di</strong>verso e dello straniero. Tutto ciò ha determinato<br />

una crescente fuga «verso il privato», nella speranza <strong>di</strong> trovare rifugio<br />

nella <strong>di</strong>mensione personale e familiare dalle incertezze e<br />

dai pericoli <strong>di</strong> un mondo, <strong>di</strong>venuto ormai troppo complesso, che<br />

non si riesce più a comprendere e a dominare 146 .<br />

L’immagine che ne risulta è quella <strong>di</strong> un paese sempre più<br />

insicuro e chiuso su se stesso, caratterizzato da una <strong>di</strong>ffusa illegalità<br />

e da un crescente <strong>di</strong>sinteresse per la politica, attraversato<br />

145 Così, per tutti, L. CARLASSARE, Conversazioni sulla Costituzione, cit., 85, la<br />

quale osserva che «il gran parlare <strong>di</strong> Stato sociale che si è fatto fino agli anni ottanta<br />

non ha trovato adeguata corrispondenza nell’effettiva realizzazione: è servito piuttosto<br />

come (falso) alibi per indebolire le strutture e gli istituti <strong>di</strong> garanzia dello Stato <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto,<br />

incompatibili, secondo alcuni, con lo Stato sociale e quin<strong>di</strong> da superare […].<br />

Falso, perché nulla impe<strong>di</strong>sce che i fini sociali vengano realizzati mantenendo sal<strong>di</strong> i<br />

principi dello Stato <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto. Ora, viceversa, in nome <strong>di</strong> un falso liberalismo non solo<br />

si tende ad annientare l’intero sistema sociale previsto dalla Costituzione, ma anche le<br />

strutture <strong>di</strong> garanzia che “<strong>di</strong>sturbano” il libero esplicarsi degli egoismi in<strong>di</strong>viduali».<br />

Sulla politica economica italiana degli ultimi decenni v., ampiamente, S. ROSSI, La politica<br />

economica italiana 1968-2007, Roma-Bari, Laterza, 2007.<br />

146 Per un forte richiamo a «tutti gli italiani che ora vivono solo dei loro piccoli<br />

interessi personali, uomini nati solo a consumar vivande», a recuperare «il sentimento<br />

vivo del non essere solo in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong> una piccola cerchia d’interessi imme<strong>di</strong>ati (il Comune<br />

e la famiglia), ma i citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> un mondo più vasto, con gli altri citta<strong>di</strong>ni del<br />

quale bisogna scambiare idee, speranza, dolori», impegnandosi ad acquisirne la cultura<br />

necessaria e a <strong>di</strong>ventare così «citta<strong>di</strong>ni, nel senso migliore e totale della parola», v.<br />

già A. GRAMSCI, Analfabetismo, ne La città futura, 11 febbraio 1917, ora in ID., 2000<br />

pagine <strong>di</strong> Gramsci, cit., 235-236.


<strong>CULTURA</strong> E <strong>DEMOCRAZIA</strong> <strong>TRA</strong> <strong>COSTITUZIONE</strong> E REALTÀ<br />

da profonde <strong>di</strong>visioni interne – tra ricchi e poveri, giovani e anziani,<br />

laici e cattolici, lavoratori e pensionati, settentrionali e meri<strong>di</strong>onali,<br />

oriun<strong>di</strong> e immigrati – e con una scarsa fiducia nelle istituzioni<br />

rappresentative e nella giustizia. Un paese privo <strong>di</strong> slancio<br />

e <strong>di</strong> ideali, in cui gli interessi privati vengono prima <strong>di</strong> quelli<br />

pubblici, i privilegi prima dei meriti, i <strong>di</strong>ritti prima dei doveri.<br />

4. Cultura costituzionale e cultura democratica<br />

A <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> oltre sessant’anni dalla nascita della Repubblica<br />

il tentativo <strong>di</strong> rifondazione <strong>di</strong> una convivenza democratica, che<br />

rappresenta il lascito più alto della Costituente e l’aspetto più<br />

vivo e attuale della nostra Costituzione, sembra essere rimasto<br />

dunque in larga misura un’affermazione teorica 147 ; esso non è riuscito<br />

a <strong>di</strong>ventare, almeno finora, «un elemento vissuto <strong>di</strong> identità<br />

collettiva, <strong>di</strong> un’appartenenza fondata sul sentimento della citta<strong>di</strong>nanza<br />

democratica, sull’esercizio consapevole <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti e doveri»<br />

148 , cioè – in una parola – sul «patriottismo costituzionale» 149 .<br />

Vero è che nei momenti decisivi, in cui la Carta costituzionale<br />

è stata maggiormente in pericolo, gli italiani hanno saputo<br />

<strong>di</strong>fenderla, manifestando una ferma resistenza a ogni tentativo <strong>di</strong><br />

stravolgimento dei suoi contenuti, culminata nella schiacciante (e<br />

per certi versi sorprendente) vittoria dei «no» al referendum del<br />

147 In questo senso v. già P. SCOPPOLA, La Costituzione nella storia dell’Italia<br />

unita, cit., 35.<br />

148 P. SCOPPOLA, op. loc. cit.; M. VIROLI, Per amore della patria, Roma-Bari, Laterza,<br />

1996, […].<br />

149 Secondo la felice espressione <strong>di</strong> J. HABERMAS, Die Nachholende Revolution,<br />

Frankfurt, Suhrkamp, 1990, 151 ripresa, tra gli altri, da G. E. RUSCONI, Se cessiamo <strong>di</strong><br />

essere una nazione, Bologna, Il Mulino, 1993, 7; ID., Resistenza e postfascismo, Bologna,<br />

Il Mulino, 1995, e da P. SCOPPOLA, op. loc. cit. Alle stesse conclusioni giunge anche<br />

N. <strong>TRA</strong>NFAGLIA, La Repubblica, in I luoghi della memoria. Personaggi e date dell’Italia<br />

unita, Roma-Bari, Laterza, 1997, 318, secondo cui «la storia del Novecento sembra,<br />

almeno per l’Italia, aver seppellito definitivamente il mito dei Savoia o <strong>di</strong> loro<br />

possibili sostituti. Tuttavia tarda a nascere anche un forte mito repubblicano, paragonabile<br />

a quello che si è affermato in Francia, ma questo sembra <strong>di</strong>pendere soprattutto<br />

dal clima <strong>di</strong> aspra contrapposizione ideologica che caratterizza la guerra fredda, <strong>di</strong> cui<br />

l’Italia risente più <strong>di</strong> altri Paesi».<br />

37


38 MARCO GIAMPIERETTI<br />

25-26 giugno 2006. Si è detto in proposito che la nostra Costituzione<br />

è <strong>di</strong>fficile da demolire perché i suoi principi <strong>di</strong> democrazia,<br />

libertà, eguaglianza, <strong>di</strong>gnità umana, solidarietà, pace, giustizia –<br />

espressione <strong>di</strong> esigenze universali e intramontabili – «non sono<br />

scritti sulla sabbia» 150 , ma incisi sulla «roccia» <strong>di</strong> «un patto giurato<br />

fra uomini liberi che volontari si adunarono, per <strong>di</strong>gnità non<br />

per o<strong>di</strong>o, decisi a riscattare la vergogna e il terrore del mondo» 151 .<br />

Tuttavia è anche vero che negli ultimi tempi si sta assistendo a<br />

una progressiva erosione dei suoi significati sotto la spinta <strong>di</strong> forze<br />

portatrici <strong>di</strong> ideologie e linguaggi estranei, se non ad<strong>di</strong>rittura<br />

ostili, ai valori espressi dalla Carta. Si tratta <strong>di</strong> un processo silenzioso<br />

e sotterraneo, che sta mettendo a rischio molte delle conquiste<br />

finora ottenute nella realizzazione dei <strong>di</strong>ritti fondamentali<br />

– soprattutto <strong>di</strong> quelli sociali – e della democrazia.<br />

Forse un buon modo <strong>di</strong> cominciare per superare l’attuale<br />

fase <strong>di</strong> decadenza della società italiana e cercare <strong>di</strong> ricostruire un<br />

«senso comune» repubblicano e democratico, fondato sui valori<br />

della libertà, dell’eguaglianza, della solidarietà e della partecipazione,<br />

è quello <strong>di</strong> considerare la Costituzione come un punto <strong>di</strong><br />

riferimento culturale oltre che giuri<strong>di</strong>co 152 . Una Costituzione che<br />

150 D. GALLO, La Costituzione della Repubblica italiana, in AA.VV.,Salviamo la<br />

Costituzione, a cura <strong>di</strong> D. Gallo, F. Ippolito, Taranto, Chimienti, 2005, 22, secondo cui<br />

«questo spiega la perdurante vitalità della Costituzione e la sua capacità <strong>di</strong> resistenza<br />

ai tentativi <strong>di</strong> manomissione che sono stati portati avanti nel tempo e che sono <strong>di</strong>ventati<br />

particolarmente insi<strong>di</strong>osi a partire dall’ultimo decennio del secolo scorso».<br />

151 Così P. CALAMANDREI nella famosa epigrafe (recante la data del 4.12.1952, ottavo<br />

anniversario del sacrificio <strong>di</strong> Duccio Galimberti) dettata per una lapide «ad ignominia»<br />

ad Albert Kesselring, comandante in capo delle forze armate <strong>di</strong> occupazione<br />

tedesche in Italia, collocata nell’atrio del Palazzo Comunale <strong>di</strong> Cuneo in segno <strong>di</strong> imperitura<br />

protesta per l’avvenuta scarcerazione del criminale nazista. Nello stesso senso<br />

v. il <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong> inse<strong>di</strong>amento dell’Assemblea costituente tenuto da U. TERRACINI, Discorsi<br />

parlamentari, I, Roma, Senato della Repubblica, 68, in cui si evocano «il travaglio<br />

generoso, i sacrifici incomparabili, la fede tenace con cui gli italiani in questi anni<br />

durissimi <strong>di</strong> transizione hanno, non ostante tutto, gettato un ponte verso l’avvenire».<br />

152 Cfr. P. HAEBERLE, La cultura giuri<strong>di</strong>ca europea, in AA.VV., La costituzione europea<br />

tra cultura e mercato, a cura <strong>di</strong> P. Ridola, Roma, La Nuova Italia Scientifica,<br />

1997, 23, il quale ricorda che il <strong>di</strong>ritto non è qualcosa <strong>di</strong> già dato, un «fatto della natura»,<br />

ma un «prodotto della cultura», «nei suoi capolavori come i fondamenti costitu-


<strong>CULTURA</strong> E <strong>DEMOCRAZIA</strong> <strong>TRA</strong> <strong>COSTITUZIONE</strong> E REALTÀ<br />

non è soltanto la legge fondamentale del nostro or<strong>di</strong>namento ma<br />

una delle massime espressioni della storia e della cultura del popolo<br />

italiano 153 . Una Costituzione fatta <strong>di</strong> principi e regole essenziali,<br />

con ra<strong>di</strong>ci profonde e un valore unificante e identitario<br />

della comunità nazionale 154 , che bisogna imparare prima <strong>di</strong> tutto<br />

a conoscere e quin<strong>di</strong> a rispettare.<br />

Solo così, con il passare del tempo, essa potrà essere trattata<br />

non più solo come una lex, ma come uno ius 155 ,e«le fredde parole<br />

e le formule del testo costituzionale potranno animarsi, ed<br />

entrare nella viva storia del popolo italiano» 156 .<br />

Affinché questo accada occorre un serio impegno delle istituzioni<br />

(prime fra tutte la scuola e l’università), possibilmente<br />

con la collaborazione dei mezzi <strong>di</strong> comunicazione <strong>di</strong> massa e degli<br />

intellettuali (specialmente storici, filosofi, giuristi e politologi),<br />

per contribuire a formare dei citta<strong>di</strong>ni «costituzionalmente<br />

colti», cioè istruiti, informati e attenti, consapevoli dei propri <strong>di</strong>ritti<br />

ma anche dei propri doveri, rispettosi degli altri come <strong>di</strong> se<br />

zionali (<strong>di</strong>ritti umani, democrazia, libertà d’opinione, Stato sociale, <strong>di</strong>visione dei poteri)<br />

– una conquista culturale par excellence, e costantemente messa in pericolo».<br />

153 V. il <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong> U. TERRACINI all’Assemblea costituente del 4 marzo 1947, in<br />

ID., op. cit., 74, in cui si fa riferimento al vasto campo delle «considerazioni <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne<br />

storico e sociale alla cui luce il testo costituzionale cessa <strong>di</strong> essere un documento <strong>di</strong><br />

pura perizia giuri<strong>di</strong>ca per <strong>di</strong>venire un atto <strong>di</strong> vita del nostro popolo».<br />

154 P. SCOPPOLA, op. cit., 33-35, in cui si osserva che «le costituzioni se hanno un<br />

fondamento profondo nella vita <strong>di</strong> un popolo, una volta approvate, vivono <strong>di</strong> vita propria,<br />

si svincolano dalle idee <strong>di</strong> chi le ha redatte, la scienza giuri<strong>di</strong>ca e la storia ne interpretano<br />

e ne definiscono via via le potenzialità. La nostra Costituzione proprio in<br />

quanto fu una risposta al dramma epocale della seconda guerra mon<strong>di</strong>ale rimane fondamento<br />

<strong>di</strong> civile convivenza e <strong>di</strong> quella citta<strong>di</strong>nanza democratica che negli stati moderni<br />

è la forma più matura della stessa identità nazionale». Nello stesso senso v. già<br />

M. ISNENGHI, I luoghi della memoria. Strutture ed eventi dell’Italia unita, Roma-Bari,<br />

Laterza, 1997, 556-557.<br />

155 Cfr. G. ZAGREBELSKY, Conclusioni, in AA.VV., La sovranità popolare, cit., 198,<br />

secondo cui bisogna riconoscere, con «un atto <strong>di</strong> contrizione e <strong>di</strong> umiltà», che le formule<br />

della Costituzione «avrebbero dovuto essere alimentate dal lavoro dei giuristi affinché<br />

si potessero ra<strong>di</strong>care nella storia concreta del nostro Paese, <strong>di</strong>ventare elementi<br />

della cultura del nostro Paese». Il che, finora, non è purtroppo avvenuto.<br />

156 Secondo la felice espressione <strong>di</strong> C. ESPOSITO, Il controllo giuris<strong>di</strong>zionale sulla<br />

costituzionalità delle leggi in Italia (1950), in ID., La Costituzione Italiana, cit., 275 ss.<br />

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40 MARCO GIAMPIERETTI<br />

stessi 157 , sensibili e misurati, contrari a ogni forma <strong>di</strong> sopraffazione<br />

e <strong>di</strong> violenza, <strong>di</strong>sponibili alla comprensione e all’integrazione<br />

del <strong>di</strong>verso, educati al confronto libero e aperto delle idee<br />

e alla ricerca costante della verità attraverso il ragionamento critico,<br />

abituati ad ascoltare e a valutare tutti gli argomenti prima <strong>di</strong><br />

decidere, allenati alla pratica quoti<strong>di</strong>ana della citta<strong>di</strong>nanza attiva<br />

e della virtù repubblicana, coscienti delle proprie origini e della<br />

propria storia e pronti a imparare dalle esperienze del passato<br />

per progettare il futuro 158 .<br />

Un compito <strong>di</strong>fficile e faticoso 159 , certo, e tuttavia in<strong>di</strong>spensabile<br />

per garantire l’esistenza <strong>di</strong> una democrazia forte, viva e partecipata,<br />

con un popolo realmente sovrano che sappia autogovernarsi<br />

in modo libero, equilibrato e responsabile 160 nell’interesse<br />

della collettività e nelle forme e nei limiti della Costituzione.<br />

157 Sul rispetto <strong>di</strong> sé come fondamento ultimo della democrazia, in quanto «è<br />

l’unica forma <strong>di</strong> reggimento politico che rispetta la mia <strong>di</strong>gnità, mi riconosce capace <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>scutere e decidere sulla mia vita pubblica», v. G. ZAGREBELSKY, Imparare democrazia,<br />

cit., 42.<br />

158 Cfr. P. SCOPPOLA, op. cit., 49, secondo cui «una storia attenta alle ragioni dell’uomo<br />

è una storia che assume implicitamente i valori ispiratori della Costituzione del<br />

’48 come criterio <strong>di</strong> valutazione. Proprio perché la nostra Costituzione è nata come riven<strong>di</strong>cazione<br />

delle ragioni dell’uomo e della sua <strong>di</strong>gnità contro le aberrazioni <strong>di</strong> cui il<br />

nostro secolo è stato teatro, può essere ancora un punto <strong>di</strong> orientamento nel cammino<br />

incerto verso il futuro: i principi che essa pone in<strong>di</strong>cano le sue ra<strong>di</strong>ci e nel medesimo<br />

tempo […] orientano il futuro». Nello stesso senso v. già G. ZAGREBELSKY, Storia e costituzione,<br />

in AA.VV., Il futuro della costituzione, a cura <strong>di</strong> G. Zagrebelsky, P.P. Portinaro,<br />

J. Luther, Torino, Einau<strong>di</strong>, 1996, 80.<br />

159 Sulla «fatica» della democrazia v. le note affermazioni <strong>di</strong> C.L. DE MONTE-<br />

SQUIEU, op. loc. cit., secondo cui la «virtù politica» (democratica) è «pénible» in quanto<br />

consiste nella «preferenza continua dell’interesse pubblico agli interessi propri», e<br />

dunque in «una rinuncia a se stessi, ciò che è sempre molto faticoso da sopportare».<br />

Nello stesso senso G. ZAGREBELSKY, op. ult. cit., 44-46, il quale osserva che «la democrazia,<br />

come un lavoro, stanca» e che essa «non promette nulla a nessuno, ma richiede<br />

molto a tutti».<br />

160 Cfr. R.A. DAHL, Sulla democrazia, cit., 197, in cui si afferma che «una delle<br />

esigenze inderogabili per i paesi democratici è quella <strong>di</strong> migliorare la capacità dei citta<strong>di</strong>ni<br />

<strong>di</strong> impegnarsi in modo intelligente nella vita politica», con l’ammonizione – che<br />

ha tutto il suono <strong>di</strong> una premonizione – che «se falliscono, il solco tra ideali democratici<br />

e democrazia reale, già profondo, <strong>di</strong>verrà ancora più grande e l’era del trionfo democratico<br />

sarà seguita da un’era <strong>di</strong> decadenza e declino della democrazia».

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