CULTURA E DEMOCRAZIA TRA COSTITUZIONE ... - USP di Vicenza
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MARCO GIAMPIERETTI<br />
<strong>CULTURA</strong> E <strong>DEMOCRAZIA</strong><br />
<strong>TRA</strong> <strong>COSTITUZIONE</strong> E REALTÀ<br />
«Fondare biblioteche è come costruire<br />
ancora granai pubblici, ammassare riserve<br />
contro un inverno dello spirito che da molti<br />
in<strong>di</strong>zi, mio malgrado, vedo venire».<br />
(MARGUERITE YOURCENAR, Memorie <strong>di</strong> Adriano)<br />
«L’importante è non smettere mai<br />
<strong>di</strong> interrogarsi».<br />
(ALBERT EINSTEIN, Pensieri <strong>di</strong> un uomo curioso)<br />
SOMMARIO: 1. I limiti «culturali» della democrazia: un problema antico. –<br />
2. Cultura e democrazia: il modello costituzionale. – 3. La Costituzione<br />
tra<strong>di</strong>ta. – 4. Cultura costituzionale e cultura democratica.<br />
1. I limiti «culturali» della democrazia: un problema antico<br />
Sono passati ormai vent’anni da quando, in un convegno tenutosi<br />
a Ferrara nel bicentenario della Rivoluzione francese 1 , Lorenza<br />
Carlassare rifletteva sull’importanza dell’educazione per il<br />
buon funzionamento della democrazia, osservando che in un sistema<br />
democratico «nessun risultato si consegue senza la vigilanza<br />
del popolo; il popolo sovrano e pur tanto assente, la cui at-<br />
1 Convegno organizzato dalla Facoltà <strong>di</strong> Giurisprudenza dell’Università <strong>di</strong> Ferrara<br />
sul tema: «Il <strong>di</strong>ritto costituzionale italiano e la Rivoluzione francese: dal primo insegnamento<br />
in Italia (Ferrara 2 maggio 1797) alla Costituzione repubblicana» (Ferrara,<br />
15-16 <strong>di</strong>cembre 1989), i cui atti sono raccolti nel volume AA.VV., Principi dell’89 e<br />
Costituzione democratica, a cura <strong>di</strong> L. Carlassare, Padova, Cedam, 1991.
2 MARCO GIAMPIERETTI<br />
tiva partecipazione ha per con<strong>di</strong>zione essenziale un’educazione<br />
adeguata a creare in esso la coscienza <strong>di</strong> essere il titolare del potere<br />
al cui servizio sta l’apparato statale». Una con<strong>di</strong>zione che<br />
non è ancora pienamente raggiunta, «anzi, neppure realmente<br />
perseguita, benché si <strong>di</strong>sponga oggi <strong>di</strong> mezzi imponenti. Eppure<br />
antica è la consapevolezza del suo valore» 2 .<br />
Quello dei rapporti tra cultura e democrazia non è in effetti<br />
un problema nuovo. Fin dalle origini del pensiero politico la democrazia<br />
è stata spesso associata all’idea negativa del governo<br />
della massa (plèthos, ochlos) rozza, incompetente, egoista, arrogante<br />
e faziosa, come tale incapace <strong>di</strong> assicurare la realizzazione<br />
del buon or<strong>di</strong>ne sociale (eunomía) e dell’unione politica della<br />
collettività (politèia) 3 .<br />
Nel famoso <strong>di</strong>alogo, narrato da Erodoto, tra Otane, Megabizo<br />
e Dario sulla futura forma <strong>di</strong> governo della Persia dopo la ribellione<br />
contro i Magi del 522-521 a.C. si afferma che «nulla […]<br />
v’è <strong>di</strong> più stolto e <strong>di</strong> più insolente che una moltitu<strong>di</strong>ne incapace»,<br />
chiedendosi come possa ben governare colui che «non ha ricevuto<br />
istruzione né ha conosciuto nulla <strong>di</strong> buono e <strong>di</strong> conveniente<br />
e che sconvolge i pubblici affari buttandovisi dentro senza <strong>di</strong>scernimento<br />
simile a un torrente in piena» 4 . Si tratta del tipico argo-<br />
2 L. CARLASSARE, La «Dichiarazione dei <strong>di</strong>ritti» del 1789 e il suo valore attuale, in<br />
AA.VV., Principi dell’89 e Costituzione democratica, cit., 44-45. Sull’argomento v., inoltre,<br />
ID., Cultura e televisione: i principi costituzionali, in Dir. inf., 1994, 7 ss.<br />
3 V., al riguardo, L. CANFORA, La democrazia come violenza, in ANONIMO ATE-<br />
NIESE, La democrazia come violenza, a cura <strong>di</strong> L. Canfora, Palermo, Sellerio, 1998, cit.,<br />
53 ss., nonché, più <strong>di</strong> recente, ID., La democrazia. Storia <strong>di</strong> un’ideologia, Roma-Bari,<br />
Laterza, 2008, 33, il quale sottolinea come la stessa etimologia del termine richiami<br />
l’immagine dello scontro e della sopraffazione violenta, trattandosi <strong>di</strong> una definizione<br />
coniata dai ceti più elevati per in<strong>di</strong>care il «dominio» (kràtos) dei «non possidenti» (démos)<br />
che «dopo avere riportato la vittoria, ammazzano alcuni avversari, altri ne cacciano<br />
in esilio e <strong>di</strong>vidono con i rimanenti, a con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> parità, il governo e le cariche<br />
pubbliche» (PLATONE, Repubblica, VIII, 557a). Nello stesso senso v. G. ZAGREBEL-<br />
SKY, Imparare democrazia, Torino, Einau<strong>di</strong>, 2007, 3-4.<br />
4 ERODOTO, Storie, III, 80-83. Sulla natura «circolare» <strong>di</strong> tale <strong>di</strong>alogo, nel quale<br />
ciascuno degli interlocutori – rispettivamente sostenitori della democrazia, dell’aristocrazia<br />
e della monarchia – finisce, a turno, per dare lo spunto all’altro per <strong>di</strong>struggere<br />
i propri argomenti, v., <strong>di</strong> recente, G. CARILLO, Katechein. Uno stu<strong>di</strong>o sulla democrazia
<strong>CULTURA</strong> E <strong>DEMOCRAZIA</strong> <strong>TRA</strong> <strong>COSTITUZIONE</strong> E REALTÀ<br />
mento aristocratico secondo cui la mancanza <strong>di</strong> cultura e <strong>di</strong> educazione<br />
(paidèia) 5 impe<strong>di</strong>sce al popolo <strong>di</strong> avere una corretta visione<br />
del bene comune, portando inevitabilmente al malgoverno 6<br />
e facendo della democrazia – come l’esperienza ateniese avrebbe<br />
<strong>di</strong>mostrato – un regime provvisorio e instabile, caratterizzato da<br />
continue <strong>di</strong>visioni e conflitti (stásis) 7 , facile preda della demagogia<br />
8 e della corruzione 9 e incline a degenerare nella tirannide 10 .<br />
Un argomento, questo, che è stato spesso utilizzato dai critici<br />
della democrazia 11 a sostegno <strong>di</strong> concezioni oligarchiche o<br />
elitarie della politica 12 e che sta alla base delle varie forme, anti-<br />
antica, Napoli, E<strong>di</strong>toriale Scientifica, 2003, 31-38; G. ZAGREBELSKY, Imparare democrazia,<br />
cit., 4-5.<br />
5 Sul concetto <strong>di</strong> «cultura» nel senso greco <strong>di</strong> paidèia (cui corrisponde il latino<br />
humanitas) come «coltivazione della persona umana» attraverso l’«educazione alle<br />
buone arti» v. N. ABBAGNANO, Cultura (voce), in Dizionario <strong>di</strong> filosofia, Torino, Utet,<br />
1994, ora anche in ID., Storia della filosofia, X, Dizionario <strong>di</strong> filosofia, Novara-Roma,<br />
De Agostini-L’Espresso, 498 ss., spec. 499.; nonché, ampiamente, M. AINIS, Cultura e<br />
politica. Il modello costituzionale, Padova, Cedam, 1991, 57 ss.<br />
6 Cfr. ANONIMO ATENIESE, noto anche come «Vecchio Oligarca» (Crizia?) o come<br />
«Pseudo-Senofonte», Athenaion Politèia (429/4 a.C.?) [tr. it. Il sistema politico ateniese,<br />
in ID., La democrazia come violenza, cit., 17-18], secondo cui ad Atene «il popolo<br />
non vuol essere schiavo in una città retta dal buongoverno, ma essere libero e comandare:<br />
del malgoverno non gliene importa nulla».<br />
7 Sul concetto <strong>di</strong> stásis v. specialmente M. FIORAVANTI, Costituzione, Bologna, Il<br />
Mulino, 1999, 12 ss., secondo cui il peccato maggiore della democrazia, agli occhi dei<br />
suoi contemporanei, sarebbe stato quello <strong>di</strong> essere un «regime politico senza costituzione,<br />
senza una vera e stabile forma della unione», o meglio ancora una «unione instabile<br />
e provvisoria, perché priva <strong>di</strong> forma» (15).<br />
8 PLATONE, Repubblica, VIII, 557b-558c, secondo cui un tale governo «non si<br />
cura <strong>di</strong> quali stu<strong>di</strong> uno segua per prepararsi alla vita politica, ma lo onora non appena<br />
affermi <strong>di</strong> essere amico del popolo». V. inoltre la sbeffeggiante caricatura <strong>di</strong> ARISTO-<br />
FANE ne I cavalieri (424 a.C.).<br />
9 ANONIMO ATENIESE, op. cit., 31.<br />
10 PLATONE, Repubblica, VIII, 562a-564a. Sulle vicende che hanno portato alla<br />
caduta della democrazia ateniese e all’instaurazione del regime dei Trenta Tiranni v.<br />
TUCIDIDE, Storia della guerra del Peloponneso, II, 9 e VIII, 68; SENOFONTE, I memorabili,<br />
I.2.40-46; ARISTOTELE, Costituzione degli Ateniesi, XI, XXXV e XLI.<br />
11 Cfr. L. CANFORA, op. ult. cit., 44, secondo cui tutta la teoria politica nell’antica<br />
Grecia nasce come risposta al fenomeno «scandaloso» della democrazia.<br />
12 Per un’attenta analisi delle <strong>di</strong>verse forme del pensiero oligarchico, aristocratico<br />
ed elitista v. G. SARTORI, Democrazia. Cosa è (1993), Milano, RCS, 2007, 100-117.<br />
3
4 MARCO GIAMPIERETTI<br />
che e moderne, <strong>di</strong> governo dei custo<strong>di</strong> 13 : dal platonismo al confucianesimo,<br />
dallo hegelismo al comportamentismo skinneriano 14 ,<br />
dal nazi-fascismo a certe versioni del marxismo-leninismo, fino<br />
alle più recenti esperienze <strong>di</strong> governo degli ulama o degli ayatollah<br />
nelle Repubbliche islamiche dell’Afghanistan e dell’Iran. Al<br />
centro <strong>di</strong> questa teoria, in tutte le sue molteplici varianti, c’è l’idea<br />
che le persone comuni siano incapaci a governarsi da sé e necessitino<br />
quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> una guida dotata della necessaria conoscenza<br />
(sophía): un’idea che si riassume nell’affermazione <strong>di</strong> Platone per<br />
cui «chi è sapiente e intelligente gui<strong>di</strong> e coman<strong>di</strong> e chi è ignorante<br />
lo segua» (principio della leadership fondata sulla sapienza)<br />
15 .<br />
A <strong>di</strong>fesa del metodo democratico 16 si suole replicare, al contrario,<br />
che ciascun soggetto adulto deve ritenersi il miglior giu-<br />
13 Sulla teoria del «governo dei custo<strong>di</strong>», i suoi fondamenti e i suoi limiti v., per<br />
tutti, R.A. DAHL, Democracy and its critics, New Haven-London, Yale University Press,<br />
1989 [tr. it. La democrazia e i suoi critici, Roma, E<strong>di</strong>tori Riuniti, 1990, 76-115], nonché,<br />
più <strong>di</strong> recente, ID., On Democracy, New Haven-London, Yale University Press, 1998<br />
[tr. it. Sulla democrazia, Roma-Bari, Laterza, 2006, 74-79].<br />
14 B.F. SKINNER, Walden Two (1948), New York, Macmillan, 1976 [tr. it. Walden<br />
Due: utopia per una nuova società, Scan<strong>di</strong>cci, La Nuova Italia, 1995]; ID., Beyond Freedom<br />
and Dignity, New York, Knopf, 1971 [tr. it. Oltre la libertà e la <strong>di</strong>gnità, Milano,<br />
Mondadori, 1973].<br />
15 PLATONE, Leggi, 690b4-c2. Sul punto v., ampiamente, K.R. POPPER, The Open<br />
Society and its Enemies, London, Routledge & Kegan Paul, 1943 [tr. it. La società<br />
aperta e i suoi nemici, a cura <strong>di</strong> D. Antiseri, Roma, Armando E<strong>di</strong>tore, I, 2003, 155 ss.].<br />
16 Per una definizione formale (o procedurale) della democrazia come «insieme<br />
<strong>di</strong> regole (primarie e fondamentali) che stabiliscono chi è autorizzato a prendere le decisioni<br />
collettive vincolanti e con quali procedure» v., per tutti, N. BOBBIO, Il futuro<br />
della democrazia, Torino, Einau<strong>di</strong>, 1984, 4. Nello stesso senso, ma con notevole varietà<br />
<strong>di</strong> accenti sulle finalità del metodo democratico, v. J.A. SCHUMPETER, Capitalism, Socialism<br />
and Democracy, New York, Harper, 1942, 269 [tr. it. Capitalismo socialismo e democrazia,<br />
Milano, E<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> Comunità, 1964], secondo cui «il metodo democratico è<br />
quell’accorgimento istituzionale per arrivare a decisioni politiche, nel quale alcune<br />
persone acquistano il potere <strong>di</strong> decidere me<strong>di</strong>ante una lotta competitiva per il voto popolare»<br />
(teoria competitiva della democrazia); H. KELSEN, Foundations of Democracy,<br />
in Ethics, LXVI (1955-56), n. 1, parte II [tr. it. I fondamenti della democrazia, in ID.,<br />
La democrazia, Bologna, Il Mulino, 1995, 191 ss.], che definisce la democrazia «un metodo<br />
politico me<strong>di</strong>ante il quale l’or<strong>di</strong>namento sociale è cerato ed applicato da coloro<br />
che sono soggetti all’or<strong>di</strong>namento stesso, in modo da assicurare la libertà politica nel
<strong>CULTURA</strong> E <strong>DEMOCRAZIA</strong> <strong>TRA</strong> <strong>COSTITUZIONE</strong> E REALTÀ<br />
<strong>di</strong>ce del proprio bene e dei propri interessi e che un conto è ricorrere<br />
all’aiuto <strong>di</strong> esperti per prendere delle decisioni (in<strong>di</strong>viduali<br />
o collettive), altro è affidare stabilmente 17 a un gruppo o a<br />
un’élite il potere <strong>di</strong> decidere leggi e politiche cui si sarà obbligati<br />
a sottostare. A ciò si aggiunge che il governo non è una scienza<br />
come tutte le altre, poiché implica delle scelte fondate su giu<strong>di</strong>zi<br />
(etici, politici, strumentali e <strong>di</strong> transazione) 18 . Per ben governare<br />
non basta quin<strong>di</strong> la conoscenza ma ci vogliono anche altre doti<br />
come la razionalità, la ragionevolezza, l’integrità morale, l’incorruttibilità,<br />
una ferma resistenza alle tentazioni del potere 19 e una<br />
de<strong>di</strong>zione continua e inflessibile al bene pubblico piuttosto che<br />
agli interessi personali o <strong>di</strong> gruppo 20 . E siccome non c’è alcuna<br />
garanzia che queste doti siano più presenti nei «sapienti» – co-<br />
senso <strong>di</strong> autodeterminazione» (197); G. SARTORI, op. cit., secondo cui essa è, descrittivamente,<br />
una poliarchia elettiva, cioè un «meccanismo che genera una poliarchia<br />
aperta la cui competizione nel mercato elettorale attribuisce potere al popolo» imponendo<br />
«la responsività degli eletti nei confronti dei loro elettori» (108) e, prescrittivamente,<br />
una poliarchia selettiva, cioè un meccanismo <strong>di</strong>retto a selezionare, attraverso lo<br />
strumento dell’elezione popolare, i «migliori» cui affidare il governo della società<br />
(113-116).<br />
17 Per una definizione della democrazia come sistema in cui ci si può sbarazzare<br />
dei governi «senza spargimento <strong>di</strong> sangue» v. K.R. POPPER, op. cit., 160, il quale sottolinea<br />
la necessità <strong>di</strong> un nuovo approccio al problema della politica che porti a sostituire<br />
alla vecchia domanda: «chi deve governare?» la nuova domanda: «come possiamo<br />
organizzare le istituzioni politiche in modo da impe<strong>di</strong>re che i governanti cattivi o incompetenti<br />
facciano troppo danno?» (156).<br />
18 Così, per tutti, R.A. DAHL, Sulla democrazia, cit., 76-78.<br />
19 Sugli effetti corruttivi del potere v. il celebre <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong> Lord ACTON, pronunciato<br />
al Parlamento inglese nel 1877 e riportato in ID., Essays on Freedom and<br />
Power, New York, Meri<strong>di</strong>an, 1955, in cui si afferma che «il potere tende a corrompere;<br />
il potere assoluto corrompe assolutamente», nonché gli altri autori citati da R.A.<br />
DAHL, Sulla democrazia, cit., 78-79.<br />
20 Per un’aspra critica della degenerazione dei costumi pubblici per cui «alle<br />
opinioni, ai sentimenti, alle idee comuni si sostituiscono sempre più interessi particolari»,<br />
espressione della «morale bassa e volgare» seguendo la quale «chi gode dei <strong>di</strong>ritti<br />
politici ritiene <strong>di</strong> farne un uso personale nel proprio interesse», v. A. DE TOCQUE-<br />
VILLE, Discorso sulla rivoluzione sociale (tenuto alla Camera dei deputati il 27 gennaio<br />
1848), in Scritti politici, a cura <strong>di</strong> N. Matteucci, I, Torino, Utet, 1969, 271, ricordato<br />
anche da N. BOBBIO, Il futuro della democrazia, cit., 22, e G. ZAGREBELSKY, Imparare democrazia,<br />
cit., 11.<br />
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6 MARCO GIAMPIERETTI<br />
munque li si voglia definire – che negli altri, si deve concludere<br />
che: a) tutti i membri adulti <strong>di</strong> una società sono in linea <strong>di</strong> principio,<br />
salvo rare e limitate eccezioni <strong>di</strong> incapacità legalmente accertata,<br />
sufficientemente qualificati a partecipare alla formazione<br />
delle decisioni collettive vincolanti che li riguardano (principio<br />
<strong>di</strong> libertà politica o autonomía); b) in ogni caso, nessuno è a tal<br />
punto più qualificato degli altri da potergli affidare interamente<br />
e definitivamente il compito <strong>di</strong> prendere tali decisioni (principio<br />
<strong>di</strong> eguaglianza politica o isonomía) 21 .<br />
Vero è, peraltro, che non solo gli oppositori ma anche gli<br />
stessi sostenitori della democrazia hanno sempre considerato l’istruzione<br />
dei citta<strong>di</strong>ni come una con<strong>di</strong>zione necessaria per la loro<br />
partecipazione alla vita politica. Il che può tuttavia significare, e<br />
storicamente ha significato, due cose <strong>di</strong>verse.<br />
Secondo alcuni «con<strong>di</strong>zione» sarebbe sinonimo <strong>di</strong> «requisito»:<br />
in una democrazia rappresentativa la mancanza <strong>di</strong> istruzione<br />
dovrebbe tradursi cioè in un limite all’accesso all’elettorato,<br />
sia attivo che passivo, per evitare il pericolo <strong>di</strong> «un basso livello<br />
<strong>di</strong> intelligenza nel corpo rappresentativo» 22 che non assicuri «un<br />
sufficiente ammontare <strong>di</strong> intelligenza nell’assemblea rappresentativa»<br />
23 (principio <strong>di</strong> esclusione su base culturale). Così, ad esem-<br />
21 V., per tutti, R.A. DAHL, La democrazia e i suoi critici, cit., 76-115; ID., Sulla democrazia,<br />
cit., 76-81. Per un’idea <strong>di</strong> democrazia come sintesi politica dei fondamentali<br />
principi <strong>di</strong> libertà ed eguaglianza, che rappresentano «i due istinti primitivi dell’uomo<br />
come essere sociale»v. H. KELSEN, I fondamenti della democrazia, cit., 226-228. Sul<br />
concetto <strong>di</strong> libertà eguale v. già CICERONE, De Re publica, I, 47, in cui si afferma che<br />
«nulla alia in civitate, nisi in qua populi potestas summa est, ullum domicilium libertas<br />
habet; qua quidem certe nihil potest esse dulcius, et quae si aequa non est ne libertas quidem<br />
est». Per un’attenta analisi del concetto <strong>di</strong> isonomía come «pari <strong>di</strong>ritto all’attività<br />
politica, che nella polis era prevalentemente un’attività <strong>di</strong>alogica», e, dunque, come libertà<br />
<strong>di</strong> «parola» e <strong>di</strong> «comunicazione tra eguali nello spazio pubblico dell’agorà» (sostanzialmente<br />
equivalente a isegoría e al più tardo isología), v. H. ARENDT, Was ist Politik?<br />
Fragmente aus dem Nachlass (1956-1957), Hrsg. U. LUDZ, München, Piper, 1993<br />
[tr. it. Che cos’è la politica?, Torino, Einau<strong>di</strong>, 2006, 30-40].<br />
22 J.S. MILL, Considerations on Representative Government (1861), in ID., Collected<br />
Works, 33, Toronto-London, University of Toronto Press-Routledge & Kegan Paul,<br />
1963-1991, XIX (1977) [tr. it. Considerazioni sul governo rappresentativo, Milano,<br />
Bompiani, 1946, cap. VII].
<strong>CULTURA</strong> E <strong>DEMOCRAZIA</strong> <strong>TRA</strong> <strong>COSTITUZIONE</strong> E REALTÀ<br />
pio, John Stuart Mill, pur essendo favorevole all’estensione del<br />
suffragio alle donne e ai meno abbienti, poiché «nulla è più auspicabile<br />
dell’ammissione <strong>di</strong> tutti ad avere parte attiva al potere<br />
sovrano dello stato» 24 , sosteneva che dovessero essere esclusi dal<br />
voto gli analfabeti e proponeva l’istituzione del «voto plurimo»<br />
(e perciò ineguale) per i più qualificati e meglio educati, con riserva<br />
<strong>di</strong> assegnarlo anche a coloro che ne facessero richiesta e superassero<br />
un esame (principio <strong>di</strong> selezione su base culturale). Ciò<br />
in quanto non sarebbe utile ma dannoso per la società che la costituzione<br />
attribuisse «all’ignoranza un peso politico pari a quello<br />
del sapere» 25 .<br />
Secondo altri, invece, non si tratterebbe <strong>di</strong> escludere in<br />
tutto o in parte i soggetti meno istruiti dalla vita politica, quanto<br />
piuttosto <strong>di</strong> creare le con<strong>di</strong>zioni affinché essi possano acquisire<br />
un’educazione sufficiente a consentire loro <strong>di</strong> parteciparvi in<br />
modo pieno, attivo, libero e responsabile (principio <strong>di</strong> inclusione).<br />
L’istruzione non sarebbe dunque una con<strong>di</strong>zione della<br />
partecipazione nel senso statico <strong>di</strong> «requisito» (da possedere in<strong>di</strong>vidualmente)<br />
ma nel senso <strong>di</strong>namico <strong>di</strong> «presupposto» (da realizzare<br />
politicamente). Non a caso, nelle Carte rivoluzionarie<br />
della fine del ’700 essa viene definita come un «bisogno <strong>di</strong> tutti»,<br />
che deve essere sod<strong>di</strong>sfatto con ogni mezzo per garantire «i progressi<br />
della ragione pubblica» in<strong>di</strong>spensabili per l’affermazione<br />
della democrazia 26 . Come scriveva Giuseppe Compagnoni nel<br />
23 J.S. MILL, op. cit., cap. VI.<br />
24 J.S. MILL, op. cit., cap. III. Analogamente, G. VACCHELLI, Lo Stato e la coltura,<br />
Roma, Tipografia della Camera dei Deputati, 1889, 125-126, osservava che «poiché<br />
ogni uomo ha in sé energie ragionanti e si può elevare a critico […] dell’intero assetto<br />
sociale, i sistemi moderni volgono verso il suffragio universale a cui fa ostacolo la insufficiente<br />
<strong>di</strong>ffusione della cultura che impe<strong>di</strong>sce l’effettuazione <strong>di</strong> ciò che è potenzialmente<br />
realizzabile».<br />
25 J.S. MILL, op. cit., cap. VIII. Per una dura critica a questa opinione, considerata<br />
elitaria e intellettualistica, v., per tutti, A. GRAMSCI, Quaderni dal carcere (1929-<br />
1935), III, Torino, Einau<strong>di</strong>, 1977, 1624, citato anche da G. ZAGREBELSKY, Il «crucifige!»<br />
e la democrazia, Torino, Einau<strong>di</strong>, 2007, 112.<br />
26 V. l’art. 22 della Déclaration des droits de l’homme et du citoyen preposta alla<br />
Costituzione francese del 1793, («L’instruction est un besoin de tous. La société doit favoriser<br />
de tout son pouvoir les progrés de la raison publique, et mettre l’instruction à la<br />
7
8 MARCO GIAMPIERETTI<br />
suo Elementi <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto costituzionale democratico del 1797, l’istruzione<br />
pubblica, insieme alle libertà <strong>di</strong> pensiero e <strong>di</strong> comunicazione<br />
delle opinioni e delle idee 27 e all’eliminazione dello squilibrio<br />
tra ricchezza e povertà 28 , è infatti essenziale alla formazione<br />
<strong>di</strong> un autonomo «convincimento» 29 del popolo, «arma<br />
potentissima per conservare la sua libertà», per attentare alla<br />
quale i tiranni hanno sempre iniziato dall’abbandonarlo alla sua<br />
naturale ignoranza, e anzi dall’aggravarla 30 . Egli auspicava perciò<br />
l’introduzione <strong>di</strong> un «sistema <strong>di</strong> pubblica istruzione uniforme,<br />
che agevolando a tutte le classi i mezzi <strong>di</strong> abilitarsi, rendesse più<br />
copioso il numero <strong>di</strong> coloro che fossero capaci delle nomine» e<br />
ne favorisse così la «rotazione» 31 .<br />
L’istruzione, tuttavia, non basta da sola a formare dei<br />
«buoni» citta<strong>di</strong>ni 32 , che siano cioè consapevoli dei <strong>di</strong>ritti e dei<br />
doveri connessi all’esercizio della sovranità, <strong>di</strong>sponibili a impe-<br />
portée de tous les citoyens”). Sul punto cfr., ampiamente, L. CARLASSARE, La «Dichiarazione<br />
dei <strong>di</strong>ritti», cit., 44-45, la quale osserva che l’azione positiva della società era prevista<br />
nelle due <strong>di</strong>rezioni essenziali per colmare le <strong>di</strong>seguaglianze: la «liberazione dal bisogno»<br />
e la «liberazione dall’ignoranza», entrambe in<strong>di</strong>spensabili per la sopravvivenza<br />
della democrazia.<br />
27 G. COMPAGNONI, Elementi <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto costituzionale democratico (1797), a cura<br />
<strong>di</strong> I. Mereu, D. Barbon, Bologna, Il Mulino, 1985, 87-96, dove si <strong>di</strong>ce che il pensiero<br />
e l’opinione rappresentano «la più stretta proprietà dell’uomo», così intimamente connessa<br />
«alla miglior parte <strong>di</strong> esso» che questi potrebbe ben sopportare qualunque sacrificio,<br />
ma «quello dell’opinione non mai» (88).<br />
28 G. COMPAGNONI, op. cit., 197-198 e 205-211.<br />
29 G. COMPAGNONI, op. cit., 207, il quale <strong>di</strong>stingue tra «convincimento» come<br />
«ferma certezza» e «opinione» come «coscienza fluttuante, o erronea».<br />
30 G. COMPAGNONI, op. cit., 207. Con il risultato che «l’autorità irresistibile <strong>di</strong><br />
uno, o <strong>di</strong> pochi invase i <strong>di</strong>ritti pubblici» e «delle prime istituzioni restarono soltanto<br />
alcuni nomi che più non esprimevano le antiche cose» (133). V., inoltre, l’incipit del Saluto<br />
al Direttorio Esecutivo della Repubblica Cisalpina, premesso all’e<strong>di</strong>zione originale<br />
del volume, in cui si afferma – con mirabile sintesi – che «l’ignoranza è l’appannaggio<br />
del popolo schiavo: la scienza del libero».<br />
31 G. COMPAGNONI, op. cit., 198, in cui si sottolinea l’importanza in democrazia<br />
della rotazione delle cariche e <strong>di</strong> una «comunicazione <strong>di</strong> esse ad un numero il più ampio<br />
che fosse possibile».<br />
32 V., per tutti, A. DE TOCQUEVILLE, La democrazia in America, cit., 304, il quale<br />
osserva come «non basti insegnare agli uomini a leggere e scrivere per farne subito dei<br />
citta<strong>di</strong>ni».
<strong>CULTURA</strong> E <strong>DEMOCRAZIA</strong> <strong>TRA</strong> <strong>COSTITUZIONE</strong> E REALTÀ<br />
gnarsi attivamente (citta<strong>di</strong>nanza attiva) nel perseguimento dell’interesse<br />
generale (virtù repubblicana) 33 , informati sulle questioni<br />
che sono chiamati ad affrontare, vigili e attenti nel controllo<br />
dei propri governanti e capaci <strong>di</strong> valutarne criticamente<br />
l’operato 34 . A tal fine è necessario che a essa si affianchi un’educazione<br />
civica in grado <strong>di</strong> trasmettere a tutti, e specialmente ai<br />
giovani, i valori del <strong>di</strong>alogo, della <strong>di</strong>scussione (filología) 35 , del<br />
confronto libero e aperto nel rispetto delle opinioni altrui (isegoría<br />
o isología) 36 , del ragionamento corretto (logica) 37 , della<br />
33 Sui concetti <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza attiva e <strong>di</strong> virtù repubblicana v., tra i molti, TUCI-<br />
DIDE, Epitafio <strong>di</strong> Pericle per i caduti del primo anno <strong>di</strong> guerra, in ID., Storia della guerra<br />
del Peloponneso, cit., II, 35-46; ARISTOTELE, Politica, III, 9, 1280a-b; N. MACHIAVELLI,<br />
Discorsi sopra la prima Deca <strong>di</strong> Tito Livio (1513-1519), libro III, cap. XXVIII; C.L. DE<br />
MONTESQUIEU, De l’esprit des lois (1750), libro IV, cap. V [tr. it. Lo spirito delle leggi,<br />
Torino, Utet, 1973]; J.S. MILL, op. cit., 406, il quale <strong>di</strong>stingue tra citta<strong>di</strong>ni attivi e passivi,<br />
osservando che in genere i governanti preferiscono i secon<strong>di</strong> perché è molto più<br />
facile tenere in pugno sud<strong>di</strong>ti docili o in<strong>di</strong>fferenti, ma la democrazia ha bisogno dei<br />
primi; nonché, in una prospettiva più ampia, H. ARENDT, The Human Con<strong>di</strong>tion, Chicago,<br />
University of Chicago Press, 1958 [tr. it. Vita activa: la con<strong>di</strong>zione umana, Milano,<br />
Bompiani, 2008].<br />
34 Sui rischi <strong>di</strong> apatia e <strong>di</strong>sinteresse per la politica nelle moderne democrazie<br />
rappresentative, oggi sempre più avvertiti, v. già B. CONSTANT, De la liberté des anciens<br />
comparée à celle des modernes, <strong>di</strong>scorso pronunciato all’Athenée Royale <strong>di</strong> Parigi nel<br />
1818, in ID., Collection complète des ouvrages, IV, parte 7, Paris, Béchet Libraire, 1820<br />
[tr. it. La libertà degli antichi paragonata a quella dei moderni, Torino, Einau<strong>di</strong>, 2001,<br />
32], in cui, dopo avere <strong>di</strong>stinto tra liberalismo e democrazia, si esortano i citta<strong>di</strong>ni a<br />
esercitare una «vigilanza attiva e costante» sui loro rappresentanti, osservando che «il<br />
rischio della moderna libertà è che, assorbiti nel go<strong>di</strong>mento della nostra in<strong>di</strong>pendenza<br />
privata e nel perseguimento dei nostri interessi particolari, rinunciamo con troppa facilità<br />
al nostro <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> partecipazione al potere politico». Per una dura critica agli<br />
«in<strong>di</strong>fferenti», considerati «il peso morto della storia», v. A. GRAMSCI, In<strong>di</strong>fferenti, ne<br />
La città futura, 11 febbraio 1917, secondo cui «il male che si abbatte su tutti […] non<br />
è tanto dovuto all’iniziativa dei pochi che operano, quanto all’in<strong>di</strong>fferenza, all’assenteismo<br />
dei molti»; nello stesso senso v. già ID., L’in<strong>di</strong>fferenza, in Avanti! torinese, 26<br />
agosto 1916, entrambi in ID., 2000 pagine <strong>di</strong> Gramsci, I, Nel tempo della lotta (1914-<br />
1926), Milano, Il Saggiatore, 1964, rispettivamente 233-235 e 217-218.<br />
35 Sulla centralità in democrazia della parola e del <strong>di</strong>alogo v., specialmente, H.<br />
ARENDT, Che cos’è la politica?, cit., 30-40, nonché, da ultimo, G. ZAGREBELSKY, Imparare<br />
democrazia, cit., 21-24 e 35-38.<br />
36 Sull’isegoría (o isología) come «eguale libertà <strong>di</strong> parola», che lascia spazio non<br />
solo a proposte alternative sulle decisioni da prendere ma anche alla possibilità <strong>di</strong> cri-<br />
9
10 MARCO GIAMPIERETTI<br />
buona argomentazione (topica) 38 , del pensiero originale e spontaneo<br />
e dell’autonomia <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio (critica) 39 , della costante ricerca<br />
(<strong>di</strong>alettica e non soltanto retorica) 40 della verità dei fatti e dei concetti<br />
(epistéme e non soltanto doxa) 41 , della con<strong>di</strong>visione dei principi<br />
e delle regole, del comune senso <strong>di</strong> responsabilità, dell’altruismo<br />
e dell’amore per la cosa pubblica (idem sentire de re pu-<br />
tica e <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssenso, v. ERODOTO, Storie, V, 78; DEMOSTENE, Orazione XX, 105-108, XXI,<br />
124; POLIBIO, Storie, V, XXVII, 6.<br />
37 Sulla logica (in senso formale) come «teoria dell’inferenza valida», ossia delle<br />
con<strong>di</strong>zioni alle quali un ragionamento risulta corretto, v., per tutti, ARISTOTELE, Metafisica,<br />
IV, 3, 1005b, 6; ID., Organon, passim; DIOGENE LAERZIO, VII, 42 ss., con riferimento<br />
alle tesi della scuola megarico-stoica.<br />
38 Sulla topica come «teoria e tecnica dell’argomentazione» v. ARISTOTELE, Topici,<br />
passim, spec. I, 1-4, 10-11; CICERONE, Topica, passim, spec. II.8; ID., De Oratore,<br />
XXXIV.119, in cui si insiste sulla cultura che deve possedere chi si accinge ad argomentare<br />
(nello stesso senso QUINTILIANO, Institutio oratoria, X.1.2); nonché, più <strong>di</strong> recente,<br />
C. PERELMAN, L. OLBRECHTS-TYTECA, Traité de l’argumentation. La nouvelle rhétorique,<br />
Paris, Presses Universitaires de France, 1958 [tr. it. Trattato dell’argomentazione.<br />
La nuova retorica, Torino, Einau<strong>di</strong>, 1976].<br />
39 Sul pensiero «originale» e «spontaneo» come atto <strong>di</strong> autodeterminazione esistenziale<br />
dell’uomo in quanto essere pensante finito e fondamento per una conoscenza<br />
«critica» della realtà v. I. KANT, Kritik der reinen Vernunft (1781) [tr. it. Critica della ragion<br />
pura, Roma-Bari, Laterza, 1963, passim, spec. Prefazione alla 1ª e alla 2ª ed. e §§<br />
17 e 25]. Per un’applicazione <strong>di</strong> tali concetti alla sfera politica v. H. ARENDT, op. ult.<br />
cit., 37 ss.; G. ZAGREBELSKY, Imparare democrazia, cit., 19-20, il quale osserva che «una<br />
democrazia che vuole preservarsi dalla degenerazione demagogica deve curare nel<br />
massimo grado l’originalità <strong>di</strong> ciascuno dei suoi membri e combattere la passiva adesione<br />
alle mode. L’originalità che non deve essere concepita come stramberia, amore<br />
estetizzante della stravaganza ma, etimologicamente, come seria capacità <strong>di</strong> dare inizio,<br />
origine a un progetto, a un rinnovamento».<br />
40 Sulla <strong>di</strong>alettica come «ricerca della verità attraverso il <strong>di</strong>alogo», contrapposta<br />
alla retorica come «tecnica della persuasione», v., specialmente, PLATONE, Menone,<br />
75d; ID., Repubblica, VII, 533c ss.; ID., Fedro, 265d ss.; ID., Parmenide, 135a ss.; ID.,<br />
Sofista, 221c ss., 253d-264b; ARISTOTELE, Retorica, I, 1354a; nonché, più <strong>di</strong> recente, H.<br />
ARENDT, op. ult. cit., 40, secondo cui «soltanto nella libertà <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogare il mondo appare<br />
quello <strong>di</strong> cui si parla, nella sua obiettività visibile da ogni lato».<br />
41 Sulla <strong>di</strong>fferenza tra epistéme come «sapere certo, stabile e fondato» e doxa<br />
come «opinione incerta, mutevole e pregiu<strong>di</strong>ziale» v., per tutti, PLATONE, Cratilo, 439b<br />
ss.; ID., Repubblica, V, 476d ss.; ID., Timeo, 29b ss.; nonché, in una <strong>di</strong>versa prospettiva,<br />
I. KANT, op. cit., 593; K. R. POPPER, Conjectures and Refutations: the Growth of Scientific<br />
Knowledge (1962), London-New York, Routledge, 2002, 104 [tr. it. Congetture e<br />
confutazioni: lo sviluppo della conoscenza scientifica, Bologna, Il Mulino, 2009].
<strong>CULTURA</strong> E <strong>DEMOCRAZIA</strong> <strong>TRA</strong> <strong>COSTITUZIONE</strong> E REALTÀ<br />
blica) 42 , identificabili quali «contenuti minimi dell’ethos democratico»<br />
43 .<br />
Sulla scorta <strong>di</strong> tali osservazioni è opinione ormai <strong>di</strong>ffusa che<br />
la cultura dei citta<strong>di</strong>ni (frutto della loro istruzione e della loro<br />
educazione) 44 , rappresenti – al pari <strong>di</strong> un’informazione libera e<br />
plurale e <strong>di</strong> un’equa <strong>di</strong>stribuzione della ricchezza e dei red<strong>di</strong>ti –<br />
una precon<strong>di</strong>zione della democrazia, intesa come presupposto<br />
per una piena ed effettiva partecipazione del popolo al governo<br />
dello stato 45 .<br />
A questo punto, però, il problema è tutt’altro che risolto.<br />
Se ai citta<strong>di</strong>ni viene richiesto infatti <strong>di</strong> essere istruiti ed educati<br />
– cioè, in una parola, «colti» – per poter partecipare attivamente<br />
alla vita democratica, occorrono istituzioni politiche e sociali<br />
che li aiutino in questo 46 , permettendo loro <strong>di</strong> avere una conoscenza<br />
chiara delle questioni pubbliche e dotandoli degli<br />
strumenti necessari per decidere su <strong>di</strong> esse in modo consapevole.<br />
Si tratta allora <strong>di</strong> comprendere se e come le nostre istituzioni abbiano<br />
svolto finora tale compito e se siano o meno attrezzate per<br />
svolgerlo adeguatamente in futuro 47 .<br />
42 Sul concetto <strong>di</strong> res publica come equivalente <strong>di</strong> res populi v., per tutti, CICE-<br />
RONE, De Re publica, I, XXV, secondo cui per populus si deve intendere «non omnis<br />
hominum coetus quoquo modo congregatus, sed coetus multitu<strong>di</strong>nis iuris consensu et utilitatis<br />
communione sociatus».<br />
43 Così, per tutti, G. ZAGREBELSKY, Imparare democrazia, cit., 15 ss.<br />
44 Sull’importanza sia dell’istruzione, che «coltiva lo spirito», che dell’educazione,<br />
che «regola i costumi», per il buon funzionamento della democrazia v., già, A.<br />
DE TOCQUEVILLE, De la Démocratie en Amérique (1835-1840) [tr. it. La democrazia in<br />
America, Milano, RCS, 1994], 304. Per una decisa critica a tale <strong>di</strong>stinzione v. A. GRAM-<br />
SCI, L’organizzazione della scuola e della cultura, in ID., Gli intellettuali e l’organizzazione<br />
della cultura, Torino, Einau<strong>di</strong>, 1971, […] ss., il quale la ritiene «un grave errore<br />
della pedagogia idealistica», causa della crescente <strong>di</strong>stanza tra i programmi scolastici e<br />
la coscienza degli alunni derivante dalle loro esperienze <strong>di</strong> vita, e invita a recuperare<br />
«unità tra istruzione ed educazione» e, dunque, «tra scuola e vita».<br />
45 Così, per tutti, R.A. DAHL, La democrazia e i suoi critici, cit., 184, 247 e 441;<br />
ID., Sulla democrazia, cit., 89-105 e 153 ss. Nello stesso senso v. L. CARLASSARE, La «Dichiarazione<br />
dei <strong>di</strong>ritti», cit., 44-45, e, in chiave <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto costituzionale positivo, ID.,<br />
Conversazioni sulla Costituzione, Padova, Cedam, 2002, 84.<br />
46 R.A. DAHL, Sulla democrazia, cit., 84-85, 89-105 e 153 ss.<br />
47 R.A. DAHL, Sulla democrazia, cit., 85, il quale afferma che «se le istituzioni de-<br />
11
12 MARCO GIAMPIERETTI<br />
Si esce così dal mondo astratto della filosofia per entrare in<br />
quello più concreto del <strong>di</strong>ritto e della politica.<br />
2. Cultura e democrazia: il modello costituzionale<br />
La Costituzione italiana si occupa della cultura negli artt. 9,<br />
33, 34, 116, 117 e 118 che, letti nel loro insieme e in intima connessione<br />
con altre norme della Carta, delineano uno specifico<br />
modello <strong>di</strong> intervento pubblico in questo campo (costituzione<br />
culturale) 48 incentrato su due fondamentali principi.<br />
Il primo, contenuto all’art. 9, co. 1, è quello che impone alla<br />
Repubblica, in tutte le sue possibili articolazioni, <strong>di</strong> promuovere<br />
lo sviluppo della cultura e della ricerca scientifica e tecnica. Si<br />
tratta <strong>di</strong> un principio a lungo sottovalutato dalla dottrina 49 e<br />
dalla giurisprudenza, sia per la scarsa attenzione de<strong>di</strong>catagli in<br />
sede costituente 50 , sia per la particolare genericità della sua formulazione<br />
(specie se rapportata a quella del co. 2), sia soprattutto<br />
perché le sue finalità sono quasi interamente esplicitate nei<br />
successivi artt. 33 e 34 ed è quin<strong>di</strong> su tali <strong>di</strong>sposizioni che si è inizialmente<br />
concentrata l’attenzione degli interpreti 51 . Superata l’i-<br />
stinate all’educazione civica sono deboli, resta solo una soluzione sod<strong>di</strong>sfacente. Esse<br />
devono essere rafforzate».<br />
48 Sulla costituzione culturale quale componente essenziale del sistema costituzionale<br />
italiano v. A. PIZZORUSSO, Lezioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto costituzionale, Roma, Il Foro Italiano,<br />
1978, 166.<br />
49 Per una lettura svalutativa dell’art. 9 Cost. v., tra i primi, V. CRISAFULLI, La Costituzione<br />
e le sue <strong>di</strong>sposizioni <strong>di</strong> principio, Milano, Giuffrè, 1952, 36, il quale ha peraltro<br />
cambiato opinione al momento della riunione dei vari saggi in volume (v. postilla,<br />
ibidem); M. MAZZIOTTI DI CELSO, Il <strong>di</strong>ritto al lavoro, Milano, Giuffrè, 1956, 31; nonché,<br />
più <strong>di</strong> recente, M.S. GIANNINI, Sull’art. 9 della Costituzione, in AA.VV., Scritti in onore<br />
<strong>di</strong> Angelo Falzea, III, t. I, Milano, Giuffrè, 1991, 435 ss.<br />
50 Cfr., al riguardo, A. MURA, Scuola, cultura e ricerca scientifica, in AA.VV., Manuale<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto pubblico, a cura <strong>di</strong> G. Amato, A. Barbera, Bologna, Il Mulino, 1998,<br />
229 ss.; B. CARAVITA DI TORITTO, Artt. 33 e 34, in AA.VV., Commentario breve alla Costituzione,<br />
a cura <strong>di</strong> V. Crisafulli, L. Pala<strong>di</strong>n, Padova, Cedam, 1990, 224; F. S. MARINI,<br />
Lo statuto costituzionale dei beni culturali, Milano, Giuffrè, 2002, 13-14.<br />
51 F. MERUSI, Art. 9, in AA.VV., Commentario della Costituzione, a cura <strong>di</strong> G.<br />
Branca, Bologna-Roma, Zanichelli, 1975, 434-435.
<strong>CULTURA</strong> E <strong>DEMOCRAZIA</strong> <strong>TRA</strong> <strong>COSTITUZIONE</strong> E REALTÀ<br />
dea che questi articoli abbiano soltanto un valore programmatico<br />
52 , è oggi pacificamente riconosciuto che essi in<strong>di</strong>chino una<br />
serie <strong>di</strong> compiti <strong>di</strong> primario rilevo costituzionale 53 , cui i pubblici<br />
poteri non possono legittimamente sottrarsi essendo strumentali<br />
alla realizzazione <strong>di</strong> alcuni tra i più importanti <strong>di</strong>ritti sociali 54 : in<br />
primo luogo, devono essere assicurati a «tutti» – e non solo ai<br />
citta<strong>di</strong>ni – l’erogazione delle prestazioni <strong>di</strong>dattiche, sia scolastiche<br />
che universitarie (art. 33 Cost.), e l’accesso ai <strong>di</strong>versi livelli <strong>di</strong><br />
istruzione e formazione (art. 34 Cost.) (<strong>di</strong>ritto all’istruzione, all’educazione<br />
e alla formazione; <strong>di</strong>ritto allo stu<strong>di</strong>o) 55 ; in secondo<br />
luogo, devono essere garantiti, e il più possibile favoriti, l’accesso<br />
ai beni e alle attività culturali e la loro effettiva fruizione da parte<br />
<strong>di</strong> tutti (artt. 9 e 117 co. 3 Cost.) (<strong>di</strong>ritto all’accesso e alla fruizione<br />
culturale) 56 . Adempiendo a tali doveri le istituzioni pubbli-<br />
52 Per la definitiva confutazione della tesi sulla natura programmatica delle<br />
norme costituzionali <strong>di</strong> principio v., per tutti, V. CRISAFULLI, La Costituzione e le sue <strong>di</strong>sposizioni<br />
<strong>di</strong> principio, cit., passim.<br />
53 Cfr. Corte cost. 30 luglio 1992, n. 388, secondo cui «valori costituzionali primari»;<br />
Corte cost. 21 luglio 2004, n. 256, secondo cui gli artt. 9 e 33 Cost. tutelano<br />
«valori <strong>di</strong> fondamentale rilevanza costituzionale».<br />
54 Cfr. Corte cost. 4 febbraio 1967, n. 7, secondo cui la Costituzione riconosce<br />
«l’interesse pubblico al sod<strong>di</strong>sfacimento <strong>di</strong> bisogni in<strong>di</strong>viduali <strong>di</strong> importanza collettiva,<br />
evidentissimo nel caso in cui si tratti <strong>di</strong> perseguire finalità etico-sociali me<strong>di</strong>ante la cultura<br />
del citta<strong>di</strong>no». Sul carattere strumentale dell’art. 9 rispetto ai fini in<strong>di</strong>cati dall’art.<br />
3, co. 2, Cost. v., inoltre, L. CARLASSARE, Cultura e televisione: i principi costituzionali,<br />
cit., 7-8 e 11, con riferimento alle tesi <strong>di</strong> F. BENVENUTI, L’or<strong>di</strong>namento repubblicano, Venezia,<br />
Libreria universitaria, 1975, 198.<br />
55 V., tra le molte, Corte cost. 19 giugno 1958, n. 36, in cui si afferma che «l’istruzione<br />
è uno dei settori più delicati della vita sociale, in quanto attiene alla formazione<br />
delle giovani generazioni, le quali, da un lato perché rappresentano la continuità<br />
della Nazione, dall’altro perché l’inesperienza dell’età le espone maggiormente, abbisognano<br />
<strong>di</strong> più intensa protezione».<br />
56 V., per tutte, Corte cost. 9 marzo 1990, n. 118, secondo cui «lo Stato, nel porsi<br />
gli obiettivi della promezione e dello sviluppo della cultura, deve provvedere alla tutela<br />
dei beni che sono testimonianza materiale <strong>di</strong> essa ed assumono rilievo strumentale<br />
per il raggiungimento dei suddetti obiettivi sia per il loro valore culturale intrinseco sia<br />
per il riferimento alla storia della civiltà e del costume anche locale; deve, inoltre, assicurare<br />
alla collettività il go<strong>di</strong>mento dei valori culturali espressi da essa». Nello stesso<br />
senso v., già, A.M. SANDULLI, La tutela del paesaggio nella Costituzione, in Riv. giur.<br />
e<strong>di</strong>l., II, 1967, 896, secondo cui «in un or<strong>di</strong>namento che vuol essere democratico in<br />
13
14 MARCO GIAMPIERETTI<br />
che concorrono, ciascuna nel proprio ambito, a realizzare il fondamentale<br />
<strong>di</strong>ritto alla cultura 57 , inteso come <strong>di</strong>ritto alla formazione<br />
intellettuale della persona attraverso l’acquisizione <strong>di</strong> ogni<br />
valore – materiale o immateriale – suscettibile <strong>di</strong> ampliarne la conoscenza<br />
e l’esperienza e <strong>di</strong> sollecitarne e arricchirne la consapevolezza<br />
e la sensibilità 58 .<br />
Il secondo principio, solo apparentemente antitetico al<br />
primo, è ricavabile dall’art. 33, co. 1, Cost., secondo cui «l’arte e<br />
la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento» (libertà dell’arte<br />
e della scienza; libertà dell’insegnamento). Tale norma, che<br />
rappresenta l’altro car<strong>di</strong>ne per la ricostruzione <strong>di</strong> una <strong>di</strong>sciplina<br />
della materia, pone un limite all’azione dei poteri pubblici, i<br />
senso sostanziale – che vuol essere cioè uno Stato sociale – e perciò appunto si propone<br />
il perfezionamento della personalità <strong>di</strong> tutti i consociati e il progresso materiale<br />
e spirituale della società nella sua integrità (artt. 1-4 della Cost.), gli obiettivi dello sviluppo<br />
della cultura, del gusto estetico, della ricerca scientifica e tecnica (avuti <strong>di</strong> mira<br />
dall’art. 9) si collocano manifestamente come strumentali; e, rispetto ad essi, la tutela<br />
ad opera dei pubblici poteri, del patrimonio paesistico, artistico e storico del paese si<br />
rivela, a propria volta, come mezzo al fine».<br />
Per una <strong>di</strong>stinzione tra accessibilità (giuri<strong>di</strong>ca) e fruizione (effettiva) dei beni culturali,<br />
con particolare attenzione alle conseguenze che ne derivano sul piano applicativo,<br />
v. G. CLEMENTE DI SAN LUCA, R. SAVOIA, Diritto dei beni culturali, Napoli, Jovene,<br />
2005, 285 ss.<br />
57 V., per tutti, M. AINIS, Cultura e politica. Il modello costituzionale, cit., 117, secondo<br />
cui l’art. 9 Cost. prevede un’ipotesi <strong>di</strong> «attività <strong>di</strong>screzionale dei pubblici poteri<br />
finalizzata allo sviluppo d’un <strong>di</strong>ritto, per l’appunto, sociale: il <strong>di</strong>ritto alla cultura».<br />
58 Cfr. F. SANTORO PASSARELLI, I beni della cultura secondo la Costituzione, in<br />
AA.VV., Stu<strong>di</strong> per il ventesimo anniversario dell’Assemblea costituente, Firenze, Vallecchi,<br />
1969, II, 435. Nello stesso senso Corte cost. 9 marzo 1990, n. 118, in cui si afferma<br />
che «lo Stato deve curare la formazione culturale dei consociati alla quale concorre<br />
ogni valore idoneo a sollecitare e ad arricchire la loro sensibilità come persone, nonché<br />
il perfezionamento della loro personalità ed il progresso anche spirituale oltre che<br />
materiale». Cfr. inoltre M. AINIS, M. FIORILLO, I beni culturali, in Trattato <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto amministrativo.<br />
Diritto amministrativo speciale, a cura <strong>di</strong> S. Cassese, II, Milano, Giuffrè,<br />
2000, 1061-1062, secondo cui la funzione dell’art. 9 Cost., unitamente all’art. 33, è<br />
quella <strong>di</strong> introdurre nel nucleo <strong>di</strong> fini-valori della Carta costituzionale il «valore estetico-culturale:<br />
un valore, cioè, <strong>di</strong>verso e conflittuale rispetto ai valori dell’industria e<br />
del profitto dominanti nelle società contemporanee». Esso rappresenterebbe pertanto<br />
un «cuneo attraverso il quale nel dettato costituzionale irrompe l’esigenza <strong>di</strong> assicurare<br />
il progresso culturale della società civile»: un’esigenza cui «deve piegarsi l’azione dei<br />
pubblici poteri».
<strong>CULTURA</strong> E <strong>DEMOCRAZIA</strong> <strong>TRA</strong> <strong>COSTITUZIONE</strong> E REALTÀ<br />
quali nel promuovere lo sviluppo della cultura non possono arrivare<br />
a ledere la sfera <strong>di</strong> libertà che la Costituzione riconosce e<br />
garantisce a ciascun in<strong>di</strong>viduo e gruppo sociale (libertà culturale<br />
o libertà della cultura). Nel rigettare il monismo ideologico-culturale<br />
proprio del regime fascista, essa intende vietare quin<strong>di</strong> la<br />
formazione <strong>di</strong> un’arte o <strong>di</strong> una scienza «<strong>di</strong> Stato» 59 rafforzando<br />
così la garanzia <strong>di</strong> cui all’art. 21 Cost. 60 e innalzando un muro invalicabile<br />
contro ogni indottrinamento 61 . Si tratta <strong>di</strong> un <strong>di</strong>vieto<br />
fondato sulla convinzione che la cultura è «un valore che non appartiene<br />
allo Stato e che anzi anche lo Stato ha il dovere <strong>di</strong> rispettare»<br />
62 : in un sistema liberaldemocratico come il nostro non<br />
sarebbe infatti ammissibile «l’imposizione autoritaria <strong>di</strong> una<br />
ideologia particolare con la esclusione <strong>di</strong> altre, mentre lo Stato<br />
deve limitarsi a consentire a tutti i propri membri <strong>di</strong> svolgere la<br />
loro personalità secondo la loro ideologia e cioè secondo la loro<br />
visione della società» 63 .<br />
La combinazione <strong>di</strong> tali principi fa sì che per adempiere correttamente<br />
all’obbligo costituzionale <strong>di</strong> «promuovere» la cultura<br />
59 C. ESPOSITO, La Costituzione italiana. Saggi, Padova, Cedam, 1954, 7-9 e 43,<br />
secondo cui nel nostro sistema costituzionale «non esistono né arte né scienza ufficiale<br />
o <strong>di</strong> Stato». Nello stesso senso M. AINIS, M. FIORILLO, I beni culturali, cit., 1062; L.<br />
CARLASSARE, Cultura e televisione: i principi costituzionali, cit., 14.<br />
60 Secondo alcuni, la previsione <strong>di</strong> un’apposita garanzia <strong>di</strong> libertà all’art. 33, ulteriore<br />
e specifica rispetto a quella contenuta all’art. 21 Cost., sarebbe idonea ad assicurare<br />
una tutela privilegiata alla materia artistica e scientifica rispetto a quella riservata<br />
alla più generale manifestazione del pensiero. Cfr., in questo senso, S. FOIS, Principi<br />
costituzionali e libera manifestazione del pensiero, Milano, Giuffrè, 1957, 48 ss.; M.<br />
GRISOLIA, Arte, in Enc. <strong>di</strong>r., II, Milano, Giuffrè, 1958, 103; contra P. BARILE, Libertà <strong>di</strong><br />
manifestazione del pensiero, in Enc. <strong>di</strong>r., XXIV, Milano, Giuffrè, 1974, 429 ss. Si tratta<br />
<strong>di</strong> una tesi ormai abbandonata dalla dottrina, pur riconoscendosi comunemente che<br />
«se determinate manifestazioni <strong>di</strong> pensiero incontrano limiti meno severi delle altre –<br />
come nel caso della libertà <strong>di</strong> arte e <strong>di</strong> scienza, che non pare neanche assoggettata al rispetto<br />
del buon costume – ciò rappresenta il portato <strong>di</strong> specifiche <strong>di</strong>sposizioni costituzionali,<br />
<strong>di</strong>verse da quelle dettate dall’art. 21» (così, per tutti, L. PALADIN, Diritto costituzionale,<br />
Padova, Cedam, 1998, 624).<br />
61 L. CARLASSARE, ibidem.<br />
62 U. POTOTSCHNIG, Insegnamento, istruzione, scuola,inGiur cost., 1961, 375-376.<br />
63 F. BENVENUTI, L’or<strong>di</strong>namento repubblicano, Venezia, Libreria universitaria,<br />
1975, 43.<br />
15
16 MARCO GIAMPIERETTI<br />
i pubblici poteri non possano orientarla a determinati fini ma<br />
debbano limitarsi a creare le con<strong>di</strong>zioni, i presupposti, che ne assicurino<br />
una libera esistenza e un libero sviluppo 64 . L’esperienza<br />
insegna infatti che <strong>di</strong>fficilmente la cultura può essere libera se<br />
viene abbandonata alle sue sole forze, in quanto tende a subire<br />
una serie <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamenti (politici, economici, sociali ecc.)<br />
che finiscono per influenzarne i contenuti e limitarne le forme <strong>di</strong><br />
espressione: compito della Repubblica è allora quello <strong>di</strong> intervenire,<br />
<strong>di</strong>rettamente o in<strong>di</strong>rettamente 65 , per liberarla da qualsiasi<br />
interferenza, influenza o con<strong>di</strong>zionamento che possa impe<strong>di</strong>rne<br />
o intralciarne lo sviluppo. Essa è tenuta quin<strong>di</strong> ad adottare una<br />
politica culturale – o, meglio, una «politica della cultura» 66 – che:<br />
a) tenda a rimuovere gli ostacoli alla libera produzione, circolazione<br />
e fruizione della cultura (libertà della cultura) e a favorirne<br />
la massima <strong>di</strong>ffusione fra i citta<strong>di</strong>ni (<strong>di</strong>ritto alla cultura); b) tratti<br />
allo stesso modo tutte le forme <strong>di</strong> espressione culturale, sostenendo<br />
e promuovendo con misure idonee quelle più deboli e<br />
meno conclamate che rischierebbero altrimenti <strong>di</strong> cadere nell’oblio<br />
(eguaglianza delle culture); c) realizzi così un effettivo pluralismo<br />
culturale, inteso come pluralismo tra i vari portatori <strong>di</strong> cul-<br />
64 F. MERUSI, Art. 9, cit., 435, con riferimento alle tesi <strong>di</strong> G.D. ROMAGNOSI,<br />
Scienza delle costituzioni, in ID., Scritti sull’educazione, Firenze, La Nuova Italia, 1972,<br />
spec. 75 ss.<br />
65 Sulla <strong>di</strong>stinzione tra interventi pubblici <strong>di</strong>retti e in<strong>di</strong>retti nel campo della cultura<br />
v. F. MERUSI, Art. 9, cit., 439-440, il quale osserva che è soprattutto attraverso i secon<strong>di</strong><br />
(attuati tramite la concessione <strong>di</strong> incentivi a soggetti privati o pubblici, a integrazione<br />
delle loro autonome capacità istituzionali) «che si palesa il pericolo della manipolazione<br />
della cultura e della ricerca secondo le “tendenze” ideologiche del potere<br />
politico». Il che risulta «tanto più evidente se si tiene conto che la “<strong>di</strong>scriminazione”<br />
culturale viene, <strong>di</strong> solito, efficacemente realizzata in maniera negativa […], non concedendo<br />
incentivazioni a coloro che perseguono iniziative culturali avversate o, comunque,<br />
non giu<strong>di</strong>cate sulla stessa linea delle tendenze che si vogliono favorire: un comportamento<br />
negativo contro il quale non esistono, o sono praticamente inefficaci, le<br />
azioni giu<strong>di</strong>ziarie previste dal nostro or<strong>di</strong>namento».<br />
66 Cfr. N. BOBBIO, Politica e cultura, cit., 22, secondo cui «la politica della cultura,<br />
come politica degli uomini <strong>di</strong> cultura in <strong>di</strong>fesa delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> esistenza e <strong>di</strong> sviluppo<br />
della cultura, si contrappone alla politica culturale, cioè alla pianificazione della<br />
cultura da parte dei politici».
<strong>CULTURA</strong> E <strong>DEMOCRAZIA</strong> <strong>TRA</strong> <strong>COSTITUZIONE</strong> E REALTÀ<br />
tura (kulturelle Trägerpluralismus) 67 e tra le più varie tendenze artistiche<br />
e scientifiche presenti nella società 68 .<br />
Si tratta <strong>di</strong> conclusioni del tutto coerenti con il modello <strong>di</strong><br />
Stato liberale, democratico e sociale previsto dalla Costituzione,<br />
e specialmente dagli artt. 1, 2 e 3, in cui sono tracciate le linee<br />
portanti dell’intero sistema 69 : un sistema plurale, aperto e inclusivo,<br />
che mette al centro la persona umana nella sua <strong>di</strong>gnità e nel<br />
suo sviluppo 70 e pone lo Stato al suo servizio 71 .<br />
In un mondo che cambia ogni giorno e <strong>di</strong>venta sempre più<br />
complicato la crescita culturale delle persone è assolutamente in<strong>di</strong>spensabile<br />
per garantire loro un’effettiva libertà <strong>di</strong> pensiero, <strong>di</strong><br />
parola e <strong>di</strong> azione: solo se si conosce a sufficienza la realtà si è in<br />
67 Cfr. P. HÄBERLE, Kulturstaatlichkeit und Kulturverfassungsrecht, Darmstadt,<br />
Wissenschaftliche Buchgesellschaft, 1982, 73 ss.<br />
68 Così, per tutti, M. AINIS, M. FIORILLO, I beni culturali, cit., 1063-1064.<br />
69 Per un’interpretazione sistematica dell’art. 9 nel quadro dei principi fondamentali<br />
della Costituzione v. specialmente E. SPAGNA MUSSO, Lo Stato <strong>di</strong> cultura nella<br />
Costituzione italiana, Napoli, Morano, 1961, passim; F. RIMOLI, La libertà dell’arte nell’or<strong>di</strong>namento<br />
italiano, Padova, Cedam, 1992, 31-147; M. AINIS, Cultura e politica. Il<br />
modello costituzionale, cit., 57 ss.; L. CARLASSARE, Cultura e televisione: i principi costituzionali,<br />
cit., 7 ss.; G. CLEMENTE DI SAN LUCA, R. SAVOIA, Diritto dei beni culturali, Napoli,<br />
Jovene, 2005, 25-99.<br />
70 Così, per tutti, L. CARLASSARE, Conversazioni sulla Costituzione, cit., 80, secondo<br />
cui è questo, in ultima analisi, «il principio essenziale e con<strong>di</strong>viso su cui il<br />
nuovo or<strong>di</strong>ne si fonda». Cfr., inoltre, le <strong>di</strong>chiarazioni <strong>di</strong> G. DOSSETTI, con<strong>di</strong>vise anche<br />
da P. TOGLIATTI (in Atti Ass. cost., I Sc., 9 settembre 1946), sulla necessità <strong>di</strong> affermare,<br />
tra i principi fondamentali della Costituzione, «la precedenza sostanziale della persona<br />
umana (intesa nella completezza dei suoi valori e dei suoi bisogni non solo materiali<br />
ma anche spirituali) rispetto allo Stato e la destinazione <strong>di</strong> questo a servizio <strong>di</strong> quella».<br />
Per una definizione del personalismo, inteso in senso giuri<strong>di</strong>co, quale «tendenza<br />
a considerare l’uomo come fine in se stesso, l’in<strong>di</strong>viduo singolo come centro <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti<br />
verso la società, dalle libertà personali a quelle economiche», v. N. BOBBIO, Il dubbio e<br />
la scelta. Intellettuali e potere nella società contemporanea, Roma, La Nuova Italia<br />
Scientifica, 1993, 65.<br />
71 Per una concezione dello Stato-persona come strumento attraverso il quale il<br />
popolo esercita la propria sovranità v. specialmente V. CRISAFULLI, La sovranità popolare<br />
nella Costituzione italiana, in AA.VV., Stu<strong>di</strong> in memoria <strong>di</strong> V. E. Orlando, Padova,<br />
Cedam, 1955, 454; L. PALADIN, Diritto costituzionale, cit., 271; L. CARLASSARE, La sovranità<br />
del popolo nel pluralismo della democrazia liberale, in AA.VV., La sovranità popolare<br />
nel pensiero <strong>di</strong> Esposito, Crisafulli, Pala<strong>di</strong>n, a cura <strong>di</strong> L. Carlassare, Padova, Cedam,<br />
2004, 5-6.<br />
17
18 MARCO GIAMPIERETTI<br />
grado <strong>di</strong> comprenderla e <strong>di</strong> dominarla, <strong>di</strong> formarsi un proprio<br />
pensiero, una propria opinione da esprimere e manifestare (art.<br />
21 Cost.), <strong>di</strong> fare le proprie scelte e realizzare i propri progetti <strong>di</strong><br />
lavoro e <strong>di</strong> vita in modo autonomo e non con<strong>di</strong>zionato da altri,<br />
<strong>di</strong> sviluppare cioè liberamente e pienamente la propria personalità<br />
(art. 2 Cost.) 72 . Il primo obiettivo <strong>di</strong> una politica culturale<br />
pubblica deve essere dunque quello <strong>di</strong> fornire a tutti gli in<strong>di</strong>vidui<br />
le competenze e le informazioni necessarie per potersi affermare<br />
nei propri campi <strong>di</strong> attività 73 , stimolandone altresì lo spirito critico<br />
al fine <strong>di</strong> accrescerne l’autonomia <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio e <strong>di</strong> decisione<br />
74 .<br />
72 Cfr. N. BOBBIO, Politica e cultura (1953), Torino, Einau<strong>di</strong>, 2005, 66, il quale<br />
osserva che «libero», in questa accezione, «vuol <strong>di</strong>re non avere altri legami che quelli<br />
assunti per convinzione interiore e non per imposizione esteriore». «Libertà» nel linguaggio<br />
filosofico moderno non significa infatti in<strong>di</strong>fferenza dell’arbitrio, ma «autonomia»<br />
(si pensi al significato kantiano <strong>di</strong> autonomia morale), il che vuol <strong>di</strong>re non già<br />
«non riconoscere alcuna norma», ma «non riconoscere altra norma che quella che ciascuno<br />
<strong>di</strong> noi dà a se stesso». «Si è soliti considerare un uomo tanto più libero quanto<br />
più agisce perché è convinto, non perché è costretto. Si <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> un uomo libero che ha<br />
una personalità; e personalità significa, ancora una volta, autonomia <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio e <strong>di</strong><br />
azione» (corsivi nostri).<br />
73 Per un’attenta <strong>di</strong>stinzione tra «educazione come informazione» e «educazione<br />
come competenza» v. G. SARTORI, Democrazia. Cosa è, cit., 72-78. Cfr. inoltre L. COR-<br />
RADINI, Sperimentazione dell’insegnamento <strong>di</strong> Citta<strong>di</strong>nanza e Costituzione, in Citta<strong>di</strong>nanza<br />
e Costituzione. Sperimentazione dell’insegnamento, a cura <strong>di</strong> L. Corra<strong>di</strong>ni, allegato<br />
a Notizie della scuola, 16/2009, 10, il quale osserva che «i principi costituzionali<br />
riguardano, oltre alla <strong>di</strong>mensione del sapere, la <strong>di</strong>mensione dell’essere, la <strong>di</strong>mensione<br />
del sentire, del volere, del fare. Se i dati sono neutri e <strong>di</strong> per sé non parlano, l’informazione<br />
implica già una loro organizzazione, la conoscenza la comprensione delle<br />
cause, la scienza il possesso <strong>di</strong> un metodo e <strong>di</strong> un oggetto specifico d’indagine, la sapienza<br />
il riferimento ai fini e ai valori, ossia al senso complessivo dell’esistenza, che<br />
chiama in causa problemi <strong>di</strong> virtù e <strong>di</strong> felicità, e che in ultima analisi riguarda i comportamenti,<br />
il grado <strong>di</strong> coerenza tra pensiero e azione, e cioè la testimonianza» (corsivi<br />
nostri). 74 Cfr. S. BERLINGÒ, Promozione culturale e pluralismo scolastico: il <strong>di</strong>ritto allo<br />
stu<strong>di</strong>o e le scuole confessionali, Milano, Giuffrè, 1983, 64; M. AINIS, Cultura e politica.<br />
Il modello costituzionale, cit., 141-142, secondo cui «attraverso gli interventi in materia<br />
culturale i pubblici poteri devono […] stimolare le capacità critiche dei consociati,<br />
perseguendo l’obiettivo <strong>di</strong> determinare <strong>di</strong> fatto un “decon<strong>di</strong>zionamento” da ogni tipo<br />
<strong>di</strong> influsso culturale o confessionale acriticamente e passivamente subito».
<strong>CULTURA</strong> E <strong>DEMOCRAZIA</strong> <strong>TRA</strong> <strong>COSTITUZIONE</strong> E REALTÀ<br />
Nello stesso tempo la cultura è anche un potente strumento<br />
<strong>di</strong> eguaglianza e <strong>di</strong> mobilità sociale: è noto infatti che il «sapere»<br />
tende a emancipare, conferendo <strong>di</strong>gnità (art. 3, co. 1, Cost.) a chi<br />
lo possiede e permettendogli <strong>di</strong> spostarsi con maggiore facilità<br />
all’interno dello «spazio culturale» 75 . È possibile superare in tal<br />
modo le «paratie stagne» che separano i <strong>di</strong>versi ambiti della società,<br />
consentendo ai lavoratori <strong>di</strong> oggi <strong>di</strong> <strong>di</strong>venire – ove se ne <strong>di</strong>mostrino<br />
«capaci e meritevoli» (art. 34 Cost.) – le classi <strong>di</strong>rigenti<br />
<strong>di</strong> domani 76 . Come è stato puntualmente sottolineato da Lorenza<br />
Carlassare, rimuovere gli ostacoli culturali, che <strong>di</strong> fatto sono<br />
quelli che contribuiscono maggiormente al <strong>di</strong>vario <strong>di</strong> potere tra<br />
soggetti, dando luogo a incommensurabili <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> peso politico<br />
e sociale, sarebbe «un passo enorme verso la realizzazione<br />
del <strong>di</strong>fficile obiettivo dell’eguaglianza sostanziale» (art. 3, co. 2,<br />
Cost.) 77 . Se cosi è, <strong>di</strong>venta allora un preciso compito delle istituzioni<br />
favorire la massima <strong>di</strong>ffusione della conoscenza tra i citta<strong>di</strong>ni,<br />
a partire dalle fasce più deboli della popolazione, allo scopo<br />
<strong>di</strong> assicurare a tutti una piena égalité de chances anche nella sfera<br />
culturale 78 .<br />
Non c’è dubbio infine che la formazione <strong>di</strong> un’opinione<br />
pubblica colta – cioè istruita, educata, informata, competente e<br />
critica 79 –, capace <strong>di</strong> pensare con la propria testa e <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>care<br />
75 T. DE MAURO, Relazione introduttiva, in AA.VV., Prima conferenza regionale<br />
sulla politica dei beni culturali e ambientali, Roma, Regione Lazio, Assessorato alla cultura,<br />
1977, 22.<br />
76 M. AINIS, Cultura e politica. Il modello costituzionale, cit., 118.<br />
77 L. CARLASSARE, Cultura e televisione: i principi costituzionali, cit., 13.<br />
78 M. AINIS, Cultura e politica. Il modello costituzionale, cit., 119.<br />
79 Sul rapporto tra critica e cultura v., ampiamente, A. GRAMSCI, Socialismo e cultura,<br />
ne Il Grido del Popolo, 29 gennaio 1916, in ID., 2000 pagine <strong>di</strong> Gramsci, cit., 190-<br />
193; ID., Il materialismo storico e la filosofia <strong>di</strong> Benedetto Croce, Torino, Einau<strong>di</strong>, 1948,<br />
21; N. BOBBIO, Politica e cultura, cit., 240, che in<strong>di</strong>vidua come «i frutti più sani della<br />
tra<strong>di</strong>zione culturale europea», da custo<strong>di</strong>re e preservare come bagaglio per il futuro,<br />
«l’inquietu<strong>di</strong>ne della ricerca, il pungolo del dubbio, la volontà del <strong>di</strong>alogo, lo spirito<br />
critico, la misura nel giu<strong>di</strong>care, lo scrupolo filologico, il senso della complessità delle<br />
cose». U. ECO, Politica e cultura. La missione del dotto rivisitata, in AA.VV., Lezioni<br />
Bobbio, cit., 31, secondo cui la funzione culturale è al tempo stesso un’attività creativa<br />
e un’attività critica, in quanto si svolge «per innovazione ma anche attraverso la critica<br />
19
20 MARCO GIAMPIERETTI<br />
fatti e comportamenti senza farsi con<strong>di</strong>zionare da dogmatismi e<br />
propagande 80 , rappresenti la migliore garanzia <strong>di</strong> funzionamento<br />
del sistema democratico 81 e il migliore antidoto a eventuali degenerazioni<br />
autoritarie. Se è vero infatti che la democrazia – intesa<br />
in senso sostanziale e non soltanto procedurale – è innanzitutto<br />
un «governo <strong>di</strong> opinione» 82 , cioè un governo fondato sulla pubblica<br />
opinione ed esercitato sotto il suo costante controllo 83 , è<br />
naturale che la qualità della pubblica opinione abbia un’imme<strong>di</strong>ata<br />
ricaduta sulla stessa qualità della democrazia.<br />
Una democrazia che, secondo la nostra Costituzione, non è<br />
soltanto rappresentativa ma anche partecipativa 84 . La sovranità,<br />
che ai sensi dell’art. 1, co. 2, Cost. «appartiene» al popolo, non si<br />
del sapere o delle pratiche precedenti, e soprattutto attraverso la critica del proprio <strong>di</strong>scorso».<br />
80 Cfr. N. BOBBIO, Politica e cultura, cit., 3, secondo cui cultura non significa eru<strong>di</strong>zione,<br />
sapere enciclope<strong>di</strong>co, bensì «misura, ponderatezza, circospezione: valutare<br />
tutti gli argomenti prima <strong>di</strong> pronunciarsi, controllare tutte le testimonianze prima <strong>di</strong><br />
decidere, e non pronunciarsi e non decidere mai a guisa <strong>di</strong> oracolo dal quale <strong>di</strong>penda,<br />
in modo irrevocabile, una scelta perentoria e definitiva». Sul punto v. inoltre L. CAR-<br />
LASSARE, Cultura e televisione, cit., 19.<br />
81 Per un’idea <strong>di</strong> democrazia critica, caratterizzata dallo «spirito della possibilità»<br />
e dal rifiuto <strong>di</strong> decisioni irreversibili, come «regime inquieto, circospetto, <strong>di</strong>ffidente<br />
nei suoi stessi riguar<strong>di</strong>, sempre pronto a riconoscere i propri errori, a rimettersi in<br />
causa, a ricominciare da capo», v. G. ZAGREBELSKY, Il «crucifige!» e la democrazia, cit.,<br />
106 ss. 82 Così, per tutti, A. V. DICEY, Lectures on the Relation Between Law and Public<br />
Opinion in England During the XIX Century, London-New York, MacMillan, 1905 [tr.<br />
it. Diritto e opinione pubblica nell’Inghilterra dell’Ottocento, Bologna, Il Mulino, 1997,<br />
3]; G. SARTORI, Democrazia. Cosa è, cit., 59, il quale sottolinea che «tutto l’e<strong>di</strong>ficio<br />
della democrazia poggia, in ultima analisi, sull’opinione pubblica».<br />
83 N. BOBBIO, Il futuro della democrazia, cit., 86, secondo cui «si può definire il<br />
governo della democrazia come il governo del potere pubblico in pubblico».<br />
84 V, da ultimo, M. LUCIANI, Democrazia rappresentativa e democrazia partecipativa,<br />
in AA.VV.,La sovranità popolare nel pensiero <strong>di</strong> Esposito, Crisafulli, Pala<strong>di</strong>n, cit.,<br />
183-184, secondo cui il modello <strong>di</strong> democrazia delineato dalla Costituzione è <strong>di</strong> tipo<br />
«rappresentativo-partecipativo»: un modello nel quale gli istituti della partecipazione<br />
(iniziativa legislativa popolare, petizione, referendum) si innestano sul tronco del sistema<br />
rappresentativo, con l’effetto che il popolo «ha sia il potere eleggere i propri<br />
rappresentanti (e <strong>di</strong> controllarne l’operato, con facoltà sanzionatoria), sia quello <strong>di</strong><br />
partecipare con appositi istituti alle decisioni pubbliche, sino a poter procedere anche<br />
alla loro “<strong>di</strong>retta” assunzione attraverso specifiche votazioni».
<strong>CULTURA</strong> E <strong>DEMOCRAZIA</strong> <strong>TRA</strong> <strong>COSTITUZIONE</strong> E REALTÀ<br />
esaurisce infatti al momento del voto da parte del corpo elettorale<br />
(secondo il modello, assai gra<strong>di</strong>to a chi governa, della «democrazia<br />
<strong>di</strong> investitura») ma si attua ogni giorno tramite l’esercizio continuo<br />
da parte <strong>di</strong> ciascun citta<strong>di</strong>no 85 dell’insieme <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti, libertà<br />
e poteri <strong>di</strong> cui essa è il risultato 86 : <strong>di</strong>ritti (<strong>di</strong> elettorato attivo e passivo,<br />
petizione ecc.), libertà (<strong>di</strong> riunione, associazione, manifestazione<br />
del pensiero ecc.) 87 e poteri (<strong>di</strong> investitura, critica, controllo,<br />
<strong>di</strong>rettiva) 88 che spettano a tutti e che tutti devono essere<br />
posti in con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> esercitare in modo pieno e consapevole attraverso<br />
un’idonea formazione politica e costituzionale (educazione<br />
civica o educazione alla citta<strong>di</strong>nanza). Una formazione cui<br />
devono contribuire tutte le istituzioni, sia pubbliche che private,<br />
a essa preposte (scuola, università, mezzi <strong>di</strong> comunicazione <strong>di</strong><br />
massa, partiti politici, sindacati, associazioni ecc.) e che deve essere<br />
<strong>di</strong>retta a fornire ai citta<strong>di</strong>ni: a) una preparazione sufficiente<br />
(in termini sia <strong>di</strong> informazione che <strong>di</strong> competenza) ad assicurare<br />
loro una reale autonomia decisionale sulle cose pubbliche 89 ;<br />
b)un’adeguata conoscenza dei propri <strong>di</strong>ritti e dei propri poteri<br />
85 Così, per tutti, L. CARLASSARE, La sovranità del popolo nel pluralismo della democrazia<br />
liberale, cit., 5-7, in cui si osserva che i citta<strong>di</strong>ni (e non solo il corpo elettorale)<br />
«sono il popolo che esercita la sovranità me<strong>di</strong>ante i <strong>di</strong>ritti a ciascuno spettanti».<br />
86 Sulla sovranità popolare come «risultante dell’esercizio <strong>di</strong> tutti i <strong>di</strong>ritti propri<br />
dei citta<strong>di</strong>ni, sia come singoli sia nelle formazioni sociali alle quali appartengono in<br />
base all’art. 2 Cost.» v. PALADIN, Diritto costituzionale, cit., 272. Nello stesso senso v.<br />
già C. ESPOSITO, I partiti nella Costituzione italiana, in ID., La Costituzione italiana, cit.,<br />
226-227; V. CRISAFULLI, La sovranità popolare nella Costituzione italiana, cit., 439 e 454.<br />
87 Sui <strong>di</strong>ritti e le libertà che, «consentendo ai citta<strong>di</strong>ni le pubbliche critiche e il<br />
controllo sugli eletti e sulla loro opera, evitano che gli istituti rappresentativi si riducano<br />
ad una mera finzione e permettono una qualche partecipazione in<strong>di</strong>retta e me<strong>di</strong>ata<br />
del popolo all’esercizio del potere dei propri rappresentanti» v., per tutti, C.<br />
ESPOSITO, ibidem.<br />
88 C. ESPOSITO, Commento all’art. 1 della Costituzione, in ID., La Costituzione italiana.<br />
Saggi, Padova, Cedam, 1954, 10-11; L. PALADIN, ibidem; F. MODUGNO, La <strong>di</strong>cotomia<br />
«Stato or<strong>di</strong>namento» - «Stato soggetto» nel pensiero dei tre Maestri, in AA.VV.,<br />
La sovranità popolare nel pensiero <strong>di</strong> Esposito, Crisafulli, Pala<strong>di</strong>n, cit., 52 e 73.<br />
89 G. SARTORI, Democrazia. Cosa è, cit., 60, secondo cui «una opinione viene<br />
detta pubblica non solo perché è del pubblico (<strong>di</strong>ffusa tra i molti), ma anche perché<br />
investe oggetti o materie che sono <strong>di</strong> natura pubblica: l’interesse generale, il bene comune<br />
e, in sostanza, la res publica». Ne deriva che, se «aumentare l’educazione è sem-<br />
21
22 MARCO GIAMPIERETTI<br />
ma anche dei propri limiti e dei propri doveri. Solo così può realizzarsi<br />
appieno il modello «costituzionale» 90 <strong>di</strong> una democrazia liberale<br />
e sociale 91 in cui il popolo non è la mera fonte storica o<br />
ideale del potere ma ne è il vero titolare – con tutte le prerogative<br />
e le responsabilità che questo comporta – e al quale non spetta<br />
soltanto «la nuda sovranità (che praticamente non è niente) ma<br />
l’esercizio della sovranità (che praticamente è tutto)» 92 .<br />
Alla luce <strong>di</strong> tali considerazioni appare senz’altro con<strong>di</strong>visibile<br />
l’opinione secondo cui per garantire l’effettiva democraticità<br />
pre obiettivo da perseguire», ai fini <strong>di</strong> una migliore opinione pubblica «occorre che<br />
detta educazione sia in cose pubbliche, e che sia perseguita non solo in termini <strong>di</strong><br />
informazione ma anche in termini <strong>di</strong> competenza conoscitiva». Ciò allo scopo <strong>di</strong> evitare<br />
che a una crescita del livello generalizzato <strong>di</strong> istruzione non corrisponda una «crescita<br />
<strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni interessati, poi informati e, infine, competenti» (75).<br />
90 V., per tutti, C. ESPOSITO, Commento all’art. 1 della Costituzione, cit., 11, il<br />
quale ricorda che «la sovranità del popolo esiste solo nei limiti e nelle forme in cui la<br />
Costituzione la organizza, la riconosce e la rende possibile, e fin quando sia esercitata<br />
nelle forme e nei limiti del <strong>di</strong>ritto. Fuori della Costituzione e del <strong>di</strong>ritto non c’è la sovranità,<br />
ma l’arbitrio popolare, non c’è il popolo sovrano, ma la massa con le sue passioni<br />
e con la sua debolezza».<br />
91 Per una definizione della democrazia liberale (aperta e pluralista) come sistema<br />
nel quale anche le minoranze contano, sia perché la Costituzione pone limiti alla maggioranza,<br />
sia perché esse non sono escluse in modo definitivo dal governo (dati i meccanismi<br />
<strong>di</strong>retti ad assicurare un avvicendamento delle contrapposte forze politiche al<br />
potere secondo il principio «dell’alternarsi del comando e dell’obbe<strong>di</strong>enza, per cui i<br />
governanti <strong>di</strong> oggi sono in potenza i sud<strong>di</strong>ti <strong>di</strong> domani»), v., per tutti, L. CARLASSARE,<br />
Conversazioni sulla Costituzione, cit., 26-27, con riferimento alle tesi <strong>di</strong> C. ESPOSITO,<br />
Commento all’art. 1 della Costituzione, cit., 1 ss., e L. PALADIN, Diritto costituzionale,<br />
cit., 262-263.<br />
Per un’implicita ma efficace definizione della democrazia sociale (inclusiva e solidale)<br />
cfr., invece, G. ZAGREBELSKY, Imparare democrazia, cit., 34-35, in cui si afferma<br />
che «l’emarginazione sociale è contro la democrazia e l’idea che nessuno possa essere<br />
lasciato in<strong>di</strong>etro, abbandonato a se stesso e alle <strong>di</strong>fficoltà della sua vita particolare, non<br />
è un suo elemento accidentale, che può esserci o non esserci, a seconda delle politiche<br />
del momento», ma è un tipico «atteggiamento della democrazia», osservando che l’alternativa<br />
all’inclusione e alla solidarietà «è il darwinismo applicato alla vita sociale,<br />
un’ideologia crudele che legittima il dominio dei più forti e abbandona i deboli alla<br />
loro sorte <strong>di</strong> emarginazione, alla fine li condanna alla sparizione».<br />
92 Così C. ESPOSITO, Commento all’art. 1 della Costituzione, in ID., La Costituzione<br />
italiana. Saggi, Padova, Cedam, 1954, 10. Nello stesso senso V. CRISAFULLI, La sovranità<br />
popolare nella Costituzione italiana, cit., 108; L. PALADIN, Diritto costituzionale,<br />
cit., 269.
<strong>CULTURA</strong> E <strong>DEMOCRAZIA</strong> <strong>TRA</strong> <strong>COSTITUZIONE</strong> E REALTÀ<br />
del nostro or<strong>di</strong>namento non basta tutelare la libertà <strong>di</strong> manifestazione<br />
del pensiero, ma occorre garantirne altresì la pienezza e<br />
la libertà <strong>di</strong> formazione attraverso un’apposita regolazione degli<br />
istituti <strong>di</strong>rettamente incidenti su <strong>di</strong> essa 93 .<br />
Tra questi, un ruolo primario spetta naturalmente alla<br />
scuola. Al fine <strong>di</strong> contribuire alla crescita culturale delle persone<br />
e alla loro educazione a una citta<strong>di</strong>nanza attiva e consapevole<br />
essa non può limitarsi a fornire una (pur in<strong>di</strong>spensabile) alfabetizzazione<br />
linguistico-letteraria e scientifico-matematica 94 , ma<br />
deve favorire altresì l’appren<strong>di</strong>mento delle «competenze civiche<br />
e sociali» 95 inquadrandole nel loro contesto storico 96 , filosofico e<br />
costituzionale 97 e servendosi il più possibile <strong>di</strong> un metodo espe-<br />
93 Cfr. E. SPAGNA MUSSO, Lo Stato <strong>di</strong> cultura nella Costituzione italiana, Napoli,<br />
Morano, 1961, 47, secondo cui «la effettività <strong>di</strong> partecipazione postula il verificarsi <strong>di</strong><br />
due con<strong>di</strong>zioni: sotto un profilo quantitativo ed esteriore, la totalità <strong>di</strong> partecipazione,<br />
cioè l’intervento <strong>di</strong> tutti i citta<strong>di</strong>ni senza <strong>di</strong>stinzioni <strong>di</strong> sorta; sotto un profilo quantitativo<br />
ed interiore, invece, la libertà e la maturità <strong>di</strong> partecipazione ovverosia la idoneità<br />
<strong>di</strong> ogni citta<strong>di</strong>no a realizzare una scelta libera e cosciente fra le varie prospettive d’orientamento<br />
e <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzo sottoposte al suo giu<strong>di</strong>zio».<br />
94 L. CORRADINI, op. cit., 5.<br />
95 Cfr. la Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del<br />
18.12.2006, relativa alle competenze chiave per l’appren<strong>di</strong>mento permanente.<br />
96 Sulla conoscenza storica come strumento <strong>di</strong> libertà v. specialmente W.<br />
DILTHEY, Der Aufbau der geschichtlichen Welt, in Gesammelte Schriften, Leipzig, Berlin,<br />
1914-36, VII [tr. it. Critica della ragione storica, Torino, Einau<strong>di</strong>, 1954, 362 ss.]; B.<br />
CROCE, La storia come pensiero e come azione (1938), Bari, Laterza, 1943 4 , 31; H.I.<br />
MARROU, De la connaissance historique, E<strong>di</strong>tions du Seuil, Paris, 1954, [tr. it. La conoscenza<br />
storica, Bologna, Il Mulino, 1988 2 , 242-243], secondo cui «la storia ci libera dagli<br />
impe<strong>di</strong>menti e dai limiti che la nostra posizione nell’ambito del <strong>di</strong>venire – in un<br />
certo posto, in una certa società e in un determinato momento della sua evoluzione –<br />
impone alla nostra esperienza dell’uomo; e perciò <strong>di</strong>viene in qualche modo uno strumento,<br />
un mezzo della nostra libertà».<br />
97 V. quanto affermato dal Presidente della Repubblica G. NAPOLITANO nel telegramma<br />
inviato al Convegno UCIIM sul tema Insegnare la Costituzione nella scuola<br />
dell’autonomia (Roma, 29 aprile 2008), secondo cui «è importante che la Carta costituzionale<br />
e le sue <strong>di</strong>sposizioni vengano sistematicamente insegnate, stu<strong>di</strong>ate e analizzate<br />
nelle scuole italiane, per offrire ai giovani un quadro <strong>di</strong> riferimento in<strong>di</strong>spensabile<br />
per costruire il loro futuro <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni, consapevoli dei propri <strong>di</strong>ritti e dei propri doveri».<br />
Cfr., inoltre, L. STURZO, Opera omnia, Roma, E<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> Storia e Letteratura, Serie<br />
III, col. 3, 212, il quale osserva che «la Costituzione è il fondamento della Repubblica<br />
democratica. Se cade dal cuore del popolo, se non è rispettata dalle autorità po-<br />
23
24 MARCO GIAMPIERETTI<br />
rienziale affinché esse si traducano in patrimonio culturale dei<br />
singoli, in modelli <strong>di</strong> vita e in comportamenti coerenti 98 . Oltre a<br />
trasmettere le nozioni <strong>di</strong> base necessarie per prepararsi alla vita<br />
sociale e lavorativa, la scuola dovrebbe <strong>di</strong>ventare cioè una «palestra<br />
<strong>di</strong> democrazia», in cui si <strong>di</strong>a particolare importanza alla partecipazione<br />
attiva degli studenti a tutti i livelli e si privilegi il lavoro<br />
<strong>di</strong> gruppo ispirato al <strong>di</strong>alogo, al confronto e alla collaborazione<br />
reciproca in vista del raggiungimento <strong>di</strong> un obiettivo<br />
comune 99 . Lo scopo finale dovrebbe essere quello <strong>di</strong> promuovere<br />
la partecipazione <strong>di</strong> tutti alle scelte e alle decisioni collettive, la<br />
con<strong>di</strong>visione delle regole e delle responsabilità, la capacità <strong>di</strong><br />
esprimere autenticamente se stessi ma anche il saper <strong>di</strong>scutere, il<br />
sapersi valutare, il sapersi confrontare con le opinioni altrui, il<br />
sapersi aprire al <strong>di</strong>alogo e alla relazione in una logica interculturale<br />
100 .<br />
In questa prospettiva, va salutata con favore la (sia pure tar<strong>di</strong>va)<br />
scelta del legislatore <strong>di</strong> introdurre, o reintrodurre 101 , nelle<br />
litiche, se non è <strong>di</strong>fesa dal governo e dal parlamento, se è manomessa dai partiti, se<br />
non entra nella coscienza nazionale, anche attraverso l’insegnamento e l’educazione<br />
scolastica e post-scolastica, verrà a mancare il terreno sul quale sono fabbricate le nostre<br />
istituzioni e ancorate le nostre libertà».<br />
98 Sull’importanza del metodo esperienziale nell’insegnamento della democrazia<br />
v. già A. DE TOCQUEVILLE, La democrazia in America, cit., 304, secondo cui «la vera cultura<br />
nasce principalmente dall’esperienza».<br />
99 Nello stesso senso v. G. ZAGREBELSKY, Imparare democrazia, cit., 30-31. Cfr.<br />
inoltre lo Statuto delle studentesse e degli studenti, approvato con d.P.R. 24 giugno<br />
1998, n. 249, nel quale la scuola è definita come «comunità <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogo, <strong>di</strong> ricerca, <strong>di</strong><br />
esperienza sociale, informata ai valori democratici e volta alla crescita della persona in<br />
tutte le sue <strong>di</strong>mensioni». Una comunità nella quale «ognuno, con pari <strong>di</strong>gnità e nella<br />
<strong>di</strong>versità dei ruoli, opera per garantire la formazione della citta<strong>di</strong>nanza, la realizzazione<br />
del <strong>di</strong>ritto allo stu<strong>di</strong>o, lo sviluppo delle potenzialità <strong>di</strong> ciascuno e il ricupero delle posizioni<br />
<strong>di</strong> svantaggio, in armonia con i principi sanciti dalla Costituzione e dalla Convenzione<br />
internazionale sui <strong>di</strong>ritti dell’infanzia […] e con i principi generali dell’or<strong>di</strong>namento<br />
italiano».<br />
100 V., in questo senso, il Documento MIUR 4 marzo 2009, prot. n. 2079, Documento<br />
d’in<strong>di</strong>rizzo per la sperimentazione dell’insegnamento <strong>di</strong> «Citta<strong>di</strong>nanza e Costituzione».<br />
101 Un’accurata ricostruzione dell’evoluzione legislativa in materia <strong>di</strong> educazione<br />
civica dal 1958 a oggi si trova nel Documento MIUR 4 marzo 2009, cit.
<strong>CULTURA</strong> E <strong>DEMOCRAZIA</strong> <strong>TRA</strong> <strong>COSTITUZIONE</strong> E REALTÀ<br />
scuole l’insegnamento <strong>di</strong> «Citta<strong>di</strong>nanza e Costituzione» 102 , in linea<br />
con le in<strong>di</strong>cazioni espresse in sede costituente 103 e sulla<br />
scorta <strong>di</strong> quanto si è fatto anche in altri paesi 104 . Particolarmente<br />
utile appare l’apertura, prevista dal documento ministeriale <strong>di</strong><br />
in<strong>di</strong>rizzo, a forme <strong>di</strong> cooperazione con altri enti e istituzioni, tra<br />
cui le università, volte a creare opportunità per gli studenti «<strong>di</strong><br />
incontrare persone che abbiano un ruolo attivo e quoti<strong>di</strong>ano<br />
nella <strong>di</strong>fesa dei valori costituzionali in grado <strong>di</strong> rappresentare,<br />
con il loro percorso e la loro testimonianza, esempi <strong>di</strong> impegno<br />
civile» 105 .<br />
Andrebbe accolto, in questo senso, l’invito <strong>di</strong> Gustavo Zagrebelsky<br />
ai giuristi in genere, e ai costituzionalisti in particolare,<br />
a uscire dalle se<strong>di</strong> ristrette dei tribunali e delle università per andare<br />
nelle scuole, nelle strade e nelle piazze, alla ra<strong>di</strong>o e alla televisione,<br />
sui giornali e su internet, a parlare della Costituzione, a<br />
spiegarne origine e significati, interpretazioni e applicazioni, at-<br />
102 Legge 30 ottobre 2008, n. 169, Conversione in legge, con mo<strong>di</strong>ficazioni, del<br />
decreto-legge 1° settembre 2008, n. 137, recante <strong>di</strong>sposizioni urgenti in materia <strong>di</strong> istruzione<br />
e università.<br />
103 Cfr. l’or<strong>di</strong>ne del giorno presentato dagli onn. FRANCESCHINI, MORO, FERRA-<br />
RESE e SARTORI all’Assemblea costituente, e approvato all’unanimità l’11 <strong>di</strong>cembre<br />
1947, così formulato: «L’Assemblea Costituente esprime il voto che la nuova Carta costituzionale<br />
trovi senza indugio adeguato posto nel quadro <strong>di</strong>dattico della scuola <strong>di</strong><br />
ogni or<strong>di</strong>ne e grado, al fine <strong>di</strong> rendere consapevole la giovane generazione delle raggiunte<br />
conquiste morali e sociali che costituiscono ormai sacro retaggio del popolo italiano»<br />
(in Atti Ass. cost., Discussioni, seduta dell’11 <strong>di</strong>cembre 1947, X, 3067).<br />
Sul punto v., ampiamente, P. SCOPPOLA, La Costituzione nella storia dell’Italia<br />
unita, in AA.VV., Dalla Costituente alla Costituzione. Convegno in occasione del cinquantenario<br />
della Costituzione repubblicana, Atti dei Convegni Lincei, n. 146 (Roma,<br />
18-20 <strong>di</strong>cembre 1997), Roma, Accademia Nazionale dei Lincei, 1998, 38-40.<br />
104 V. le recenti <strong>di</strong>chiarazioni del ministro francese dell’istruzione Xavier DARCOS<br />
che, nell’annunciare l’introduzione nelle scuole dell’insegnamento <strong>di</strong> «educazione civica<br />
e morale», ha spiegato che esso sarà <strong>di</strong>retto a far «scoprire i principi dell’etica e<br />
prendere coscienza dei <strong>di</strong>ritti e dei doveri» e a far «riconoscere e rispettare gli emblemi<br />
e i simboli della Repubblica» (ANSA, 29 agosto 2008). Sull’importanza del recupero<br />
e della valorizzazione della simbologia repubblicana, non a scopo <strong>di</strong> mera retorica<br />
ma come fonte <strong>di</strong> memoria collettiva e fattore <strong>di</strong> identità nazionale, v. P. SCOPPOLA, La<br />
Costituzione nella storia dell’Italia unita, cit., 40-42.<br />
105 Così il Documento MIUR 4 marzo 2009, cit.<br />
25
26 MARCO GIAMPIERETTI<br />
tuazioni e inattuazioni, a <strong>di</strong>scuterla e a commentarla con i citta<strong>di</strong>ni,<br />
a fare cioè «cultura costituzionale» 106 . Un’educazione civica<br />
non si ottiene infatti solo attraverso l’istruzione scolastica o universitaria,<br />
ma occorrono anche «la pubblica <strong>di</strong>scussione, la ricerca<br />
<strong>di</strong> un accordo, il <strong>di</strong>battito, la controversia, la pronta <strong>di</strong>sponibilità<br />
<strong>di</strong> informazioni affidabili e altre istituzioni proprie <strong>di</strong> una<br />
società libera» 107 .<br />
Affermare l’importanza <strong>di</strong> una libera e completa formazione<br />
culturale dei citta<strong>di</strong>ni ai fini del buon funzionamento della democrazia<br />
non vuol <strong>di</strong>re peraltro che la libertà della cultura e il <strong>di</strong>ritto<br />
alla cultura <strong>di</strong> cui agli artt. 33 e 34 Cost. debbano ritenersi<br />
«funzionali» alla realizzazione della forma <strong>di</strong> Stato democratica<br />
108 . E ciò, sia perché nel testo costituzionale non si fa alcun<br />
accenno a una «funzione» sociale o politica della cultura, a <strong>di</strong>fferenza<br />
<strong>di</strong> quanto esplicitamente previsto in altri casi, sia perché<br />
sul piano della teoria generale le libertà e i <strong>di</strong>ritti costituiscono<br />
sempre un limite, o al massimo un presupposto, ma certo mai un<br />
effetto, della democrazia 109 . Ne deriva che nel nostro sistema la<br />
106 G. ZAGREBELSKY, Conclusioni, in AA.VV., La sovranità popolare, cit., 198, secondo<br />
cui «la Costituzione noi costituzionalisti l’abbiamo <strong>di</strong>fesa come elemento vivo<br />
della nella vita del <strong>di</strong>ritto, nella vita dei giuristi, nella vita dei tribunali; ma non è stato<br />
abbastanza, e credo che questo sia un monito a noi come giuristi e come costituzionalisti,<br />
affinché si pensi a qual è il nostro ruolo, che non è solo quello interno ai luoghi<br />
del <strong>di</strong>ritto in senso stretto, ma dovrebbe essere un ruolo più costitutivo delle strutture<br />
portanti obiettive. Dovremmo, cari colleghi, per <strong>di</strong>rla con una parola, cercare <strong>di</strong> fare<br />
cultura costituzionale».<br />
107 Cfr. R.A. DAHL, Sulla democrazia, cit., 84.<br />
108 Come sembra ritenere, ad es., E. SPAGNA MUSSO, op. cit., 50-51, secondo cui<br />
«le forme <strong>di</strong> regolazione giuri<strong>di</strong>ca della istruzione e della educazione come in genere<br />
ogni attività specificamente culturale sono in <strong>di</strong>retta correlazione con la forma democratica<br />
dello Stato», con la conseguenza che, se ciò non si verificasse, la stessa democraticità<br />
dello Stato verrebbe meno «per il venir meno delle premesse su cui essa si<br />
fonda».<br />
109 F.S. MARINI, Lo statuto costituzionale dei beni culturali, cit., 186-187. Appare<br />
pertanto da respingere l’opinione secondo cui, in virtù del «rapporto <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza<br />
fra democraticità dell’or<strong>di</strong>namento e piena e libera formazione culturale dei citta<strong>di</strong>ni»,<br />
lo Stato finirebbe con il poggiare <strong>di</strong>rettamente su quest’ultima e, quin<strong>di</strong>, intanto potrebbe<br />
definirsi democratico «in quanto si basi sulla cultura, cioè si ponga quale Stato<br />
<strong>di</strong> cultura» (E. SPAGNA MUSSO, op. cit., 52). Per una critica alla definizione dello Stato
<strong>CULTURA</strong> E <strong>DEMOCRAZIA</strong> <strong>TRA</strong> <strong>COSTITUZIONE</strong> E REALTÀ<br />
cultura non può in alcun modo configurarsi come una «con<strong>di</strong>zione»<br />
<strong>di</strong> esistenza della democrazia, né tantomeno <strong>di</strong> esercizio<br />
dei <strong>di</strong>ritti politici, ma rappresenta invece una fondamentale opportunità<br />
– che va assicurata a tutti i citta<strong>di</strong>ni – <strong>di</strong> esercitare pienamente<br />
la propria sovranità (art. 1 Cost.) partecipando in modo<br />
libero, autonomo e consapevole alla vita politica, economica e<br />
sociale del Paese (art. 3, co. 2, Cost.).<br />
In conclusione, sembra valere dunque anche per la cultura<br />
quanto osservato da Esposito in relazione alla manifestazione del<br />
pensiero, e cioè che «non la democraticità dello Stato ha per conseguenza<br />
il riconoscimento <strong>di</strong> quella libertà» ma che «le ragioni<br />
ideali del riconoscimento <strong>di</strong> quella libertà portano, tra le tante<br />
conseguenze, anche alla affermazione dello Stato democratico» 110 .<br />
3. La Costituzione tra<strong>di</strong>ta<br />
Nel celebre saggio del 1984, dal titolo Il futuro della democrazia,<br />
Norberto Bobbio includeva l’educazione alla citta<strong>di</strong>nanza<br />
tra le «promesse non mantenute» della democrazia 111 . Si trattava<br />
probabilmente <strong>di</strong> una promessa non facile da mantenere 112 . Tuttavia,<br />
la mancata realizzazione <strong>di</strong> tale obiettivo da parte delle istituzioni<br />
tenute a perseguirlo sembra configurarsi come un vero e<br />
proprio tra<strong>di</strong>mento della Costituzione.<br />
italiano come «Stato <strong>di</strong> cultura», considerata inutile e pericolosa, v. specialmente F.<br />
MERUSI, Art. 9, cit., 441, secondo cui sarebbe preferibile parlare piuttosto <strong>di</strong> «Stato per<br />
la cultura».<br />
110 C. ESPOSITO, La libertà <strong>di</strong> manifestazione del pensiero nell’or<strong>di</strong>namento italiano,<br />
Milano, Giuffrè, 1958, 5 ss.<br />
111 N. BOBBIO, Il futuro della democrazia, cit., 20-22.<br />
112 N. BOBBIO, op. cit., 22, nonché Introduzione, XX-XXI, in cui si sottolinea il<br />
<strong>di</strong>vario tra «democrazia ideale» e «democrazia reale», osservando che <strong>di</strong> quelle promesse<br />
«alcune non potevano essere mantenute oggettivamente e quin<strong>di</strong> erano fin dall’inizio<br />
illusioni, altre erano, più che promesse, speranza mal riposte, altre infine si vennero<br />
a scontrare con ostacoli imprevisti. Sono tutte situazioni per cui non si può parlare<br />
propriamente <strong>di</strong> “degenerazione” della democrazia, ma si deve parlare piuttosto<br />
del naturale adattamento dei principi astratti alla realtà e della inevitabile contaminazione<br />
della teoria quando è costretta a sottomettersi alle esigenze della pratica». Nello<br />
stesso senso G. SARTORI, Democrazia. Ha un futuro?, cit., 40-41.<br />
27
28 MARCO GIAMPIERETTI<br />
Se si dà un’occhiata ai numeri, la situazione della cultura in<br />
Italia appare in effetti allarmante. Secondo un recente stu<strong>di</strong>o sul<br />
livello <strong>di</strong> istruzione dei citta<strong>di</strong>ni nei paesi sviluppati, solo il 9%<br />
degli italiani dai 25 ai 64 anni è in possesso <strong>di</strong> una laurea, contro<br />
il 21% dei francesi, il 23% dei tedeschi e il 25% degli inglesi;<br />
inoltre, solo il 42% degli italiani nella stessa fascia <strong>di</strong> età possiede<br />
un <strong>di</strong>ploma, contro il 62% dei francesi e degli inglesi e<br />
l’81% dei tedeschi 113 ; mentre sono quasi sei milioni, pari al 12%<br />
della popolazione, gli italiani totalmente analfabeti o senza alcun<br />
titolo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o. Ma il dato più preoccupante è che nell’ultimo<br />
decennio lo scenario non è cambiato <strong>di</strong> molto: il numero dei laureati<br />
è rimasto pressoché invariato e il tasso <strong>di</strong> scolarità è aumentato<br />
appena dell’1,19% 114 . Segno che in questo periodo la<br />
crescita culturale del paese è stata praticamente ferma. Non solo.<br />
Accade purtroppo sempre più spesso <strong>di</strong> riscontrare anche tra le<br />
persone più istruite (<strong>di</strong>plomati e perfino laureati) una non perfetta<br />
padronanza della lingua italiana, specialmente scritta, e una<br />
limitata conoscenza <strong>di</strong> materie <strong>di</strong> base quali la storia, la geografia,<br />
le lingue straniere e l’informatica.<br />
La scarsa cultura sia umanistica che scientifica degli italiani,<br />
dovuta in gran parte alle lacune del nostro sistema educativo, si<br />
riflette negativamente sulla loro capacità <strong>di</strong> acquisire ed elaborare<br />
la crescente mole <strong>di</strong> informazioni necessarie per padroneggiare<br />
la realtà che li circonda. Non è un caso che nel nostro<br />
paese si guar<strong>di</strong> così tanto la televisione, un mezzo <strong>di</strong> comunicazione<br />
facile da utilizzare e intellettualmente poco impegnativo, e<br />
si leggano così poco i giornali (per non parlare dei libri). Anche<br />
113 Cfr. T. DE MAURO, La cultura degli italiani, Roma-Bari, Laterza, 2005 5 , 22. V.,<br />
inoltre, il rapporto ISTAT Cento statistiche per il paese del 2007 (prima e<strong>di</strong>zione), da cui<br />
risulta che l’Italia è agli ultimi posti della graduatoria europea per tasso <strong>di</strong> scolarità,<br />
spesa pubblica per l’istruzione (pari al 4,4% del PIL contro una me<strong>di</strong>a UE del 5,1%)<br />
e spesa in<strong>di</strong>viduale per i consumi culturali (pari al 6,9% delle spese per i consumi finali<br />
contro una me<strong>di</strong>a UE del 9,5%).<br />
114 Cfr. i risultati della ricerca svolta dall’Università <strong>di</strong> Castel Sant’Angelo dell’UNLA,<br />
basata sui dati ISTAT relativi al censimento del 2001 e pubblicata su Corrieredellasera.it<br />
del 15 novembre 2005.
<strong>CULTURA</strong> E <strong>DEMOCRAZIA</strong> <strong>TRA</strong> <strong>COSTITUZIONE</strong> E REALTÀ<br />
l’uso del computer e <strong>di</strong> internet, pur essendo in forte aumento soprattutto<br />
tra i giovani, non è in alcun modo paragonabile a<br />
quello della TV 115 . Secondo qualcuno si sarebbe realizzato un<br />
vero e proprio mutamento antropologico (se non ad<strong>di</strong>rittura antropogenico),<br />
consistente nel passaggio «dall’homo sapiens, prodotto<br />
da una cultura scritta fondata su parole, a un homo videns<br />
nel quale la parola è spodestata dall’immagine» 116 .<br />
Certo è che la bassa propensione alla lettura tende a ridurre<br />
le capacità cognitive ed espressive degli in<strong>di</strong>vidui, sostituendo il<br />
linguaggio concettuale (astratto) con un linguaggio percettivo<br />
(concreto) che è infinitamente più povero 117 . La minore padronanza<br />
della parola, in termini sia quantitativi che qualitativi, si<br />
traduce in una minore padronanza dei concetti 118 , con conseguente<br />
maggiore <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> dominare il reale attraverso l’ideale<br />
119 . La prevalenza del «vedere» rispetto al «capire» finisce<br />
115 Secondo un recente rapporto della Banca Mon<strong>di</strong>ale sulla <strong>di</strong>ffusione dei me<strong>di</strong>a<br />
nelle varie zone del mondo, nel nostro paese la tiratura me<strong>di</strong>a dei quoti<strong>di</strong>ani <strong>di</strong><br />
informazione nel periodo 2000-2006 è stata <strong>di</strong> appena 138 copie ogni mille abitanti: un<br />
dato che ci pone all’ultimo posto in Europa e al ventiquattresimo posto nel mondo. Il<br />
dato nazionale è peraltro il risultato <strong>di</strong> situazioni territoriali molto <strong>di</strong>fferenti: al Nord<br />
e al Centro le copie vendute sono state rispettivamente una ogni 7,8 e ogni 8,3 abitanti,<br />
mentre al Sud una ogni 17,1. Il che <strong>di</strong>mostra il permanere, a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> quasi<br />
150 anni dall’unificazione, <strong>di</strong> gravi squilibri culturali tra le <strong>di</strong>verse aree geografiche del<br />
paese. Dal medesimo rapporto emerge inoltre che in Italia c’è quasi una televisione per<br />
ogni famiglia (96%), mentre solo il 36,7% degli italiani possiede un computer e meno<br />
<strong>di</strong> un italiano su due naviga su internet (v. Corrieredellasera.it del 3 maggio 2008). Cfr.,<br />
inoltre, i dati delle indagini ISTAT sulla lettura negli anni 1999-2006 e sull’ascolto ra<strong>di</strong>otelevisivo<br />
negli anni 1999-2007.<br />
116 G. SARTORI, Videopolitica, in Rivista Italiana <strong>di</strong> Scienza Politica, XIX (agosto<br />
1989), n. 2, 185-198; ID., Videopotere, in Elementi <strong>di</strong> teoria politica, Bologna, Il Mulino,<br />
1995, 417-433; ID., Homo videns. Televisione e post-pensiero, Roma-Bari, Laterza,<br />
1999, passim; ID., Democrazia. Ha un futuro?, in AA.VV., Lezioni Bobbio. Sette interventi<br />
su etica e politica, Torino, Einau<strong>di</strong>, 2006, 47-50.<br />
117 Cfr. G. SARTORI, op. ult. cit., 48, secondo cui «l’homo sapiens capisce senza<br />
vedere, l’homo videns vede senza capire».<br />
118 Sull’importanza del linguaggio in una società democratica e sulla necessità <strong>di</strong><br />
una «cura della parola» allo scopo <strong>di</strong> evitare il tra<strong>di</strong>mento dei concetti v. G. ZAGRE-<br />
BELSKY, op. cit., 35-38.<br />
119 G. SARTORI, op. ult. cit., 42 ss., spec. 45. Nello stesso senso ID., Democrazia.<br />
Cosa è, cit., 52-57.<br />
29
30 MARCO GIAMPIERETTI<br />
inoltre per <strong>di</strong>sabituare alla riflessione critica e al ragionamento,<br />
favorendo l’insorgere <strong>di</strong> atteggiamenti passivi nei citta<strong>di</strong>ni che li<br />
espongono al rischio <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamenti esterni, soprattutto se<br />
esercitati per mezzo <strong>di</strong> messaggi semplici. Una situazione, questa,<br />
spesso aggravata da una cattiva informazione da parte soprattutto<br />
della televisione, ma anche della ra<strong>di</strong>o e dei giornali,<br />
molto più attenti alle esigenze della spettacolarizzazione e dell’au<strong>di</strong>ence<br />
– per non <strong>di</strong>re delle convenienze politiche – che al<br />
reale interesse dei citta<strong>di</strong>ni alle notizie: il che determina il più<br />
delle volte una sostanziale ignoranza da parte <strong>di</strong> questi ultimi<br />
circa i contenuti e le implicazioni delle questioni in <strong>di</strong>scussione<br />
120 . Il fenomeno è poi ulteriormente accentuato dall’atteggiamento<br />
<strong>di</strong> molti intellettuali 121 – primi fra tutti i giornalisti –<br />
che invece <strong>di</strong> esercitare la propria funzione <strong>di</strong> critica politica 122 ,<br />
120 Sulla bassa qualità della televisione, sia pubblica che privata, la quale «anziché<br />
fornire cultura, è utilizzata come ulteriore strumento <strong>di</strong> dominio sulle masse, che,<br />
evidentemente si desidera mantenere nella più totale <strong>di</strong>seducazione, col pretesto <strong>di</strong><br />
fornir loro ciò cui ambiscono: ossia, assai spesso, prodotti <strong>di</strong> “mercato”, <strong>di</strong> bassissimo<br />
livello culturale!» v, per tutti, L. CARLASSARE, La “Dichiarazione dei <strong>di</strong>ritti” del 1789 e il<br />
suo valore attuale, cit., 44-45; ID., Cultura e televisione: i principi costituzionali, cit., 17<br />
e 21. 121 Per una definizione degli intellettuali e del loro ruolo nella società v., con ampia<br />
varietà <strong>di</strong> opinioni, J. G. FICHTE, Bestimmung des Gelehrten (1794) [tr. it. Sulla missione<br />
del dotto, Lanciano, Carabba, 1938]; J. BENDA, La trahison des clercs, Paris, Grasset,<br />
1927 [tr. it. Il tra<strong>di</strong>mento dei chierici, Torino, Einau<strong>di</strong>, 1976]; A. GRAMSCI, La formazione<br />
degli intellettuali, in ID., Gli intellettuali e l’organizzazione della cultura, cit.,<br />
passim; N. BOBBIO, Politica e cultura, cit.; M. WALZER, The Company of Critics: Social<br />
Criticism and Political Commitment in the Twentieth Century, New York, Basic Books,<br />
1988 [tr. it. L’intellettuale militante: critica sociale e impegno politico nel Novecento, Il<br />
Mulino, 1991]; U. ECO, Politica e cultura. La missione del dotto rivisitata, cit., 22 ss.<br />
Sulla «sovrapproduzione e conseguente massificazione degli intellettuali» come prodotto<br />
dello sviluppo della società post-industriale v. G. SARTORI, Democrazia. Cosa è,<br />
cit., 66-67.<br />
122 Sulla funzione degli intellettuali come critici del potere v., per tutti, N. BOB-<br />
BIO, Politica e cultura, cit., passim, spec. 3, secondo cui «il compito degli uomini <strong>di</strong> cultura<br />
è più che mai oggi quello <strong>di</strong> seminare dei dubbi, non già <strong>di</strong> raccoglier certezze»;<br />
ID., Intervista a La Stampa del 4 <strong>di</strong>cembre 1992, citata anche da F. SBARBERI nell’Introduzione<br />
del 2004 a N. BOBBIO, Politica e cultura, cit., VI, in cui si afferma che «la funzione<br />
dell’intellettuale è <strong>di</strong> richiamare l’attenzione su ciò che va continuamente riveduto»;<br />
M. WALZER, op. cit., 23, secondo cui l’intellettuale deve sempre parlare «a voce
<strong>CULTURA</strong> E <strong>DEMOCRAZIA</strong> <strong>TRA</strong> <strong>COSTITUZIONE</strong> E REALTÀ<br />
me<strong>di</strong>azione culturale e ricerca costante della verità attraverso il<br />
<strong>di</strong>alogo e il confronto razionale e pacato 123 , per un malinteso dovere<br />
<strong>di</strong> partecipazione, se non ad<strong>di</strong>rittura per ragioni <strong>di</strong> comodo<br />
124 , mostrano una spiccata attitu<strong>di</strong>ne a porsi al servizio dei<br />
potenti, soffiando sul fuoco dei contrasti e contribuendo così a<br />
esasperare i toni del <strong>di</strong>battito 125 .<br />
Ne risulta un complessivo sca<strong>di</strong>mento dell’opinione pubblica<br />
126 , caratterizzato dal <strong>di</strong>ffondersi <strong>di</strong> «opinioni senza informa-<br />
alta, a <strong>di</strong>spetto dei poteri costituiti»; U. ECO, op. cit., 35-36, il quale osserva che «gli intellettuali<br />
non risolvono le crisi, ma le creano» e che essi svolgono la propria funzione<br />
critica e non propagan<strong>di</strong>stica quando sanno parlare «contro la propria parte».<br />
123 Cfr. N. BOBBIO, Tolleranza e verità (1987), in ID., Il dubbio e la scelta, cit.,<br />
211, secondo cui «il metodo <strong>di</strong> azione dell’intellettuale è il <strong>di</strong>alogo razionale, in cui i<br />
due interlocutori <strong>di</strong>scutono presentando, l’uno all’altro, argomenti ragionati, e la cui<br />
virtù essenziale è la tolleranza». Nello stesso senso v. H. G. GADAMER, Wahrheit und<br />
Methode, Tübingen, J.C.B. Mohr-Paul Siebeck, 1960 [trad it. Verità e Metodo, a cura<br />
<strong>di</strong> G. Vattimo, Milano, Bompiani, 1983, 39-40], il quale osserva che la caratteristica<br />
generale della cultura sta «nel suo saper mantenere aperti dei punti <strong>di</strong> vista universali<br />
per ciò che è altro e <strong>di</strong>verso. La cultura implica un senso <strong>di</strong> misura e <strong>di</strong> <strong>di</strong>stacco da se<br />
stessi, e <strong>di</strong> conseguenza un innalzamento al <strong>di</strong> sopra <strong>di</strong> sé verso l’universalità. Vedere<br />
se stessi e i propri interessi privati con <strong>di</strong>stacco significa vederli come gli altri li vedono<br />
[…]. I punti <strong>di</strong> vista universali a cui l’uomo colto in questo senso si mantiene aperto<br />
non sono per lui un criterio fissato una volta per tutte, ma gli sono presenti solo come<br />
i punti <strong>di</strong> vista <strong>di</strong> possibili altri».<br />
124 V. i ripetuti inviti dell’ex Presidente della Repubblica C. A. CIAMPI ai giornalisti<br />
a «tenere la schiena dritta e la testa alta», nella consapevolezza del loro dovere <strong>di</strong><br />
informare correttamente i citta<strong>di</strong>ni e contribuire così al corretto funzionamento delle<br />
istituzioni democratiche, riportati in ID., Dizionario della Democrazia, a cura <strong>di</strong> D. Pesole,<br />
Milano, San Paolo, 2005, 169-170.<br />
125 N. BOBBIO, Politica e cultura, cit., 5 e 7-8, in cui si osserva che «non vi è per<br />
l’intellettuale che una forma <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>mento o <strong>di</strong> <strong>di</strong>serzione: l’accettazione degli argomenti<br />
dei “politici” senza <strong>di</strong>scuterli, la complicità con la propaganda, l’uso <strong>di</strong>sonesto<br />
<strong>di</strong> un linguaggio volutamente ambiguo, l’ab<strong>di</strong>cazione della propria intelligenza alla<br />
opinione settaria, in una parola il rifiuto <strong>di</strong> “comprendere”, e in tal guisa <strong>di</strong> apportare<br />
agli uomini l’aiuto prezioso <strong>di</strong> cui la cultura sola è capace, l’aiuto a infrangere i miti, a<br />
spezzare il circolo chiuso <strong>di</strong> impotenza e <strong>di</strong> paura, in cui si rivela la contagiosa inferiorità<br />
della ignoranza».<br />
126 Sul concetto <strong>di</strong> opinione pubblica e la sua evoluzione storica v., per tutti, J.<br />
HABERMAS, Strukturwandel der Öffentlichkeit. Untersuchungen zu einer Kategorie der<br />
bürgerlichen Gesellschaft (1962), Frankfurt am Main, Suhrkamp Verlag, 1990 [tr. it.<br />
Storia e critica dell’opinione pubblica, Roma-Bari, Laterza, 2005].<br />
31
32 MARCO GIAMPIERETTI<br />
zioni» 127 , per effetto <strong>di</strong> una pubblicità «<strong>di</strong>mostrativa o manipolativa»<br />
gestita dai gruppi <strong>di</strong> potere che controllano i mezzi <strong>di</strong> comunicazione<br />
<strong>di</strong> massa 128 , e <strong>di</strong> uno «stato d’animo incline al consenso»<br />
129 che si conquista con gli strumenti della persuasione<br />
(emotiva e imme<strong>di</strong>ata) più che con quelli della convinzione (razionale<br />
e argomentata) 130 .<br />
Si sono venute così a creare le con<strong>di</strong>zioni – culturali, prima<br />
ancora che politiche – per l’affermazione <strong>di</strong> una nuova forma <strong>di</strong><br />
populismo me<strong>di</strong>atico, fondata sulla leadership personale e rassicurante<br />
del capo che intrattiene un rapporto <strong>di</strong>retto con il pubblico<br />
(o più propriamente con la massa) 131 , captandone gli umori<br />
con sondaggi quoti<strong>di</strong>ani e orientandoli con una comunicazione<br />
semplificata fatta <strong>di</strong> slogan e frasi a effetto e un uso sapiente e a<br />
127 G. SARTORI, op. ult. cit., 67.<br />
128 J. HABERMAS, op. cit., 284, il quale osserva che me<strong>di</strong>ante questa forma <strong>di</strong> pubblicità<br />
«i gruppi che partecipano all’esercizio del potere politico e ai compromessi <strong>di</strong><br />
potere si sforzano <strong>di</strong> ottenere la <strong>di</strong>sponibilità plebiscitaria del pubblico me<strong>di</strong>atizzato».<br />
129 Secondo l’efficace espressione <strong>di</strong> S. LANDSHUT, Volkssouveränität und öffentliche<br />
Meinung, in Gegenwartsprobleme des internationalen Rechts und der Rechtsphilosophie.<br />
Festschrift für R. Laun zu seinem 70. Geburtstag, Hrsg. D.S. CONSTANTOPOU-<br />
LOS und H. WEHBERG, Hamburg, Girardet, 1953, 583, citata anche da J. HABERMAS, op.<br />
cit., 273.<br />
130 Cfr. S. LANDSHUT, ibidem, secondo cui il consenso delle masse viene «orientato<br />
<strong>di</strong> volta in volta in questa o quella <strong>di</strong>rezione da determinate misure o avvenimenti»<br />
grazie a un’inclinazione che agisce «come lo spostamento del carico su una<br />
nave squassata dalle onde».<br />
131 Sulla <strong>di</strong>stinzione tra il concetto <strong>di</strong> «pubblico» e quello <strong>di</strong> «massa», v., tra i<br />
molti, J. ORTEGA Y GASSET, La rebelion de las masas, Madrid, Revista de Occidente,<br />
1930 [tr. it. La ribellione delle masse, Bologna, Il Mulino, 1984, passim, spec. 75 ss.]; C.<br />
WRIGHT MILLS, The Power Elite, New York, Oxford University Press, 1956 [tr. it. L’élite<br />
del potere, Milano, Feltrinelli, 1966, passim, spec. 284]; H. ARENDT, The origins of<br />
totalitarianism, New York, Harcourt, Brace & World, 1951 [tr. it. Le origini del totalitarismo,<br />
Torino, Einau<strong>di</strong>, 2004, parte III, spec. capp. 10-13]; J. HABERMAS, op. cit., 286;<br />
nonché, in altra prospettiva, G. LE BON, Psycologie des foules (1895) [tr. it. Psicologia<br />
delle folle, Milano, Longanesi, 1996]; S. FREUD, 1921 [tr. it. Psicologia delle masse e analisi<br />
dell’io, Torino, Bollati Boringhieri, 2003]. Per un tentativo <strong>di</strong> rovesciare il comune<br />
atteggiamento ostile ai fenomeni <strong>di</strong> massa, accusato <strong>di</strong> tendenza elitista e antidemocratica,<br />
v. T. W. ADORNO, Massa (voce), in M. HORKHEIMER, T.W. ADORNO, Soziologische Excurse,<br />
Frankfurt, Europäische Verlaganstalt, 1956 [tr. it. Lezioni <strong>di</strong> sociologia, Torino,<br />
Einau<strong>di</strong>, 1966, 87 ss.]. Sui complessi rapporti tra comportamento delle masse e democrazia<br />
v., da ultimo, G. ZAGREBELSKY, Il «crucifige!» e la democrazia, cit., passim.
<strong>CULTURA</strong> E <strong>DEMOCRAZIA</strong> <strong>TRA</strong> <strong>COSTITUZIONE</strong> E REALTÀ<br />
tratti spregiu<strong>di</strong>cato dei me<strong>di</strong>a 132 . La parola d’or<strong>di</strong>ne ripetuta in<br />
ogni sede è quella della «volontà del popolo», sovrana e onnipotente,<br />
che <strong>di</strong> fatto si identifica con la volontà del governo e del<br />
suo leader 133 . Una volontà per sua natura irresistibile e refrattaria<br />
a qualsiasi limite, che finisce per ricacciare in un angolo tutti gli<br />
altri principi costituzionali 134 . L’opposizione politica è considerata<br />
un fasti<strong>di</strong>oso ostacolo alla governabilità, i <strong>di</strong>ritti delle minoranze<br />
sono a stento riconosciuti e l’intero sistema <strong>di</strong> equilibri,<br />
controlli e garanzie previsto dalla Costituzione viene guardato<br />
con sospetto, quasi si trattasse <strong>di</strong> un deliberato sabotaggio al<br />
principio supremo della sovranità popolare: il Parlamento non<br />
deve opporre alcuna resistenza, ma limitarsi a ratificare in fretta<br />
e senza <strong>di</strong>scutere le decisioni prese dal Governo; il Presidente<br />
della Repubblica e la Corte costituzionale non devono intralciare<br />
i piani dell’esecutivo frapponendovi inutili ostacoli legali; i giu<strong>di</strong>ci<br />
«non devono amministrare giustizia in nome del popolo in<br />
conformità alla legge, ma in nome della maggioranza politica del<br />
momento, se necessario anche in <strong>di</strong>fformità alla legge» 135 . Se a<br />
ciò si aggiunge l’enorme concentrazione <strong>di</strong> potere politico, eco-<br />
132 M. LAZAR, L’Italie à la dérive. Le moment Berlusconi, Perrin, 2006 [tr. it. Democrazia<br />
alla prova. L’Italia dopo Berlusconi, Roma-Bari, Laterza, 2007, 41-47].<br />
133 Cfr., al riguardo, V. CRISAFULLI, La sovranità popolare nella Costituzione italiana,<br />
cit., 461 ss., citato anche da L. CARLASSARE, La sovranità del popolo nel pluralismo<br />
della democrazia liberale, cit., 8-9, in cui si sottolinea il rischio che, anziché la risultante<br />
degli interessi <strong>di</strong>versi e contrastanti delle classi e dei gruppi in cui il popolo vero appare<br />
internamente <strong>di</strong>fferenziato, la volontà popolare sia lo schermo <strong>di</strong>etro il quale «si<br />
affermino invece volontà particolaristiche <strong>di</strong> gruppi privilegiati, capaci <strong>di</strong> imporre, in<br />
fatto, orientamenti e in<strong>di</strong>rizzi unicamente conformi ai loro interessi». Un rischio tanto<br />
più grave in quanto, a causa delle <strong>di</strong>fferenze economiche persistenti tra i membri del<br />
popolo, «non tutti i citta<strong>di</strong>ni sono in grado concorrere su un piano <strong>di</strong> effettiva parità<br />
reciproca e quin<strong>di</strong> con piena e consapevole autodeterminazione alla formazione della<br />
volontà popolare governante».<br />
134 V., per tutti, G. SILVESTRI, Sovranità popolare e magistratura, in AA.VV., La<br />
sovranità popolare nel pensiero <strong>di</strong> Esposito, Crisafulli, Pala<strong>di</strong>n, cit., 252-253.<br />
135 Così G. SILVESTRI, ibidem, il quale parla in proposito <strong>di</strong> «ideologia neo-totalitaria»,<br />
augurandosi che la classe politica italiana sappia <strong>di</strong>staccarsi da simili tentazioni<br />
e tornare ai «“grigi” principi della democrazia liberale pluralista, che non consente<br />
slanci eccessivi, ma garantisce l’implementazione graduale dei <strong>di</strong>ritti e dell’eguaglianza,<br />
con percorsi che possono apparire talvolta tortuosi e contrad<strong>di</strong>ttori, ma sono comunque<br />
preferibili alle strade troppo dritte che puntano verso l’abisso».<br />
33
34 MARCO GIAMPIERETTI<br />
nomico e me<strong>di</strong>atico in capo a un solo soggetto, che induce a<br />
confondere la sfera pubblica con quella privata e a trattare la<br />
cosa pubblica come fosse una cosa propria, la <strong>di</strong>stanza dal modello<br />
costituzionale <strong>di</strong> democrazia aperta, liberale, pluralista e<br />
critica non potrebbe essere più evidente.<br />
Il processo degenerativo subito in questi anni dalla nostra<br />
democrazia – oggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> e ricerche anche fuori dai confini<br />
nazionali 136 – è sicuramente imputabile anche ad altri fattori, <strong>di</strong><br />
natura non solo culturale.<br />
Sul piano politico, la profonda crisi che ha sconvolto l’Italia<br />
all’inizio degli anni ’90 in seguito alle note vicende <strong>di</strong> Tangentopoli<br />
ha portato al crollo dei partiti storici, ere<strong>di</strong> delle gran<strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zioni<br />
culturali europee – cristiana, liberale e socialista-comunista<br />
137 –, e alla loro ricomposizione in nuovi soggetti dall’identità<br />
meno marcata e con un minore ra<strong>di</strong>camento popolare 138 . Il passaggio<br />
dal sistema elettorale proporzionale a uno sostanzialmente<br />
maggioritario, oltre a favorire la nascita <strong>di</strong> un bipolarismo artificiale<br />
e <strong>di</strong> facciata, fatto <strong>di</strong> coalizioni raccogliticce ed eterogenee<br />
tenute insieme solo dal comune timore degli avversari, ha accentuato<br />
la personalizzazione dello scontro politico, contribuendo a<br />
rafforzare il ruolo dei leader e a ridurre il peso delle assemblee<br />
rappresentative 139 . Le inchieste giu<strong>di</strong>ziarie che hanno portato alla<br />
luce il complesso intreccio tra politica e affari, suscitando ampio<br />
136 V., tra i molti, P. GINSBORG, Silvio Berlusconi. Television, power and patrimony,<br />
London-New York, Verso, 2004 [vers. it. Berlusconi. Ambizioni patrimoniali in una democrazia<br />
me<strong>di</strong>atica, Torino, Einau<strong>di</strong>, 2003]; ID., La democrazia che non c’è, Torino, Einau<strong>di</strong>,<br />
2006; G. SARTORI, Mala tempora, Roma-Bari, Laterza, 2004; M. LAZAR, op. cit.<br />
137 Sulle tre gran<strong>di</strong> correnti <strong>di</strong> pensiero che stanno alla base della Costituzione<br />
italiana, v., per tutti, PIERANDREI-BOBBIO, Introduzione alla Costituzione: testo <strong>di</strong> educazione<br />
civica per le scuole me<strong>di</strong>e superiori, Roma-Bari, Laterza, 1959, 30.<br />
138 L’impatto <strong>di</strong> tale mutamento sulla cultura costituzionale italiana è lucidamente<br />
descritto da M. AINIS, Vita e morte <strong>di</strong> una costituzione. Una storia italiana,<br />
Roma-Bari, Laterza, 2006, 129, il quale osserva che «nessuna tra le forze politiche oggi<br />
in campo sedeva in assemblea costituente nel 1946», con la conseguenza che esse<br />
hanno tutto l’interesse a «legittimarsi reciprocamente», presentandosi «come i nuovi<br />
padri fondatori, per garantirsi un posto nel mausoleo dei prossimi decenni. Insomma,<br />
l’importante per loro è riscrivere la Costituzione, non come riscriverla».<br />
139 M. AINIS, op. ult cit., 133-134, secondo cui l’Italia si troverebbe oggi con una<br />
«partitocrazia senza partiti» e una «democrazia parlamentare senza Parlamento».
<strong>CULTURA</strong> E <strong>DEMOCRAZIA</strong> <strong>TRA</strong> <strong>COSTITUZIONE</strong> E REALTÀ<br />
scandalo nel paese e aumentando il <strong>di</strong>stacco tra la società civile e<br />
i partiti 140 , non sono bastate del resto a ripristinare la «legalità ferita»<br />
e a ricostruire un’etica pubblica 141 . Nonostante il costante<br />
impegno dei magistrati e delle forze dell’or<strong>di</strong>ne e l’apparente in<strong>di</strong>gnazione<br />
dei citta<strong>di</strong>ni, la criminalità organizzata continua infatti<br />
a controllare gran parte del territorio, la corruzione non accenna<br />
a <strong>di</strong>minuire, le <strong>di</strong>mensioni dell’evasione fiscale e dell’economia<br />
sommersa rimangono elevate e si moltiplica il numero dei<br />
piccoli reati anche grazie alla consapevolezza della loro sostanziale<br />
impunità 142 . Pessimi segnali in questo senso vengono dallo<br />
stesso mondo politico, in cui è frequente lo sfruttamento <strong>di</strong> posizioni<br />
<strong>di</strong> potere al fine <strong>di</strong> acquisire vantaggi personali (conflitti<br />
<strong>di</strong> interesse, uso illecito <strong>di</strong> informazioni riservate, insider tra<strong>di</strong>ng<br />
ecc.) e sfuggire alle proprie responsabilità (abuso delle immunità<br />
parlamentari, tentativi <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa dal processo anziché nel processo,<br />
leggi ad personam ecc.). Si finisce in tal modo per favorire<br />
una pericolosa attenuazione del senso della legalità – «quel senso<br />
che ogni citta<strong>di</strong>no dovrebbe avere del suo dovere morale, in<strong>di</strong>pendentemente<br />
dalle sanzioni giuri<strong>di</strong>che, <strong>di</strong> rispettare la legge, <strong>di</strong><br />
prenderla sul serio» 143 – che sta alla base della convivenza civile<br />
e che gli italiani hanno sempre avuto piuttosto scarso 144 .<br />
Sul piano economico e sociale le cose non sembrano andare<br />
molto meglio. La globalizzazione dei mercati, unita al perdurante<br />
<strong>di</strong>ssesto dei conti pubblici e alla mancanza <strong>di</strong> strategie adeguate<br />
ad affrontare le sfide della concorrenza internazionale, ha<br />
messo a nudo le debolezze del sistema industriale e finanziario<br />
140 Sui sentimenti degli italiani nei confronti della politica e le ragioni della loro<br />
crescente <strong>di</strong>saffezione per i partiti v., da ultimo, A. MASTROPAOLO, Le sofferenze del citta<strong>di</strong>no<br />
comune, in Italianieuropei, 5/2008, 207 ss., il quale, all’esito <strong>di</strong> un’indagine condotta<br />
su tre principali idealtipi – gli «estranei», i «<strong>di</strong>staccati» e i «coinvolti» –, osserva<br />
che «<strong>di</strong>ffidenza, sfiducia, scetticismo non sono sentimenti generici, ma sono variamente<br />
espressi, ragionati e motivati» (208).<br />
141 Cfr. M. AINIS, op. ult. cit., 139 ss.<br />
142 M. AINIS, op. ult. cit., 139-140.<br />
143 P. CALAMANDREI, in Atti Ass. cost., seduta del 4 marzo 1947, […], […].<br />
144 P. CALAMANDREI, ibidem. V. inoltre l’impietoso ritratto della società italiana<br />
abbozzato da I. CALVINO, Il Paese dei furbi, ne la Repubblica, 15 marzo 1980, e ricordato<br />
anche da M. AINIS, op. ult. cit., 119.<br />
35
36 MARCO GIAMPIERETTI<br />
italiano, sollevando pesanti interrogativi sul suo futuro. I tentativi<br />
<strong>di</strong> risanare il bilancio statale dopo decenni <strong>di</strong> malgoverno<br />
hanno portato ad adottare misure (aumenti generalizzati della<br />
pressione fiscale, tagli alla spesa pubblica, riduzione dei servizi<br />
alla persona ecc.) penalizzanti per le fasce più deboli della popolazione<br />
145 . La precarietà del lavoro (soprattutto giovanile), aggravata<br />
dalla crisi economica e dalla tendenza delle imprese a delocalizzare<br />
la produzione in paesi a basso costo <strong>di</strong> manodopera, la<br />
per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> potere d’acquisto dei salari, schiacciati nella morsa tra<br />
inflazione e competitività, e il vertiginoso aumento dell’immigrazione<br />
hanno finito per incrementare le <strong>di</strong>seguaglianze e le tensioni<br />
sociali, alimentando un senso <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio e <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffidenza nei<br />
confronti del <strong>di</strong>verso e dello straniero. Tutto ciò ha determinato<br />
una crescente fuga «verso il privato», nella speranza <strong>di</strong> trovare rifugio<br />
nella <strong>di</strong>mensione personale e familiare dalle incertezze e<br />
dai pericoli <strong>di</strong> un mondo, <strong>di</strong>venuto ormai troppo complesso, che<br />
non si riesce più a comprendere e a dominare 146 .<br />
L’immagine che ne risulta è quella <strong>di</strong> un paese sempre più<br />
insicuro e chiuso su se stesso, caratterizzato da una <strong>di</strong>ffusa illegalità<br />
e da un crescente <strong>di</strong>sinteresse per la politica, attraversato<br />
145 Così, per tutti, L. CARLASSARE, Conversazioni sulla Costituzione, cit., 85, la<br />
quale osserva che «il gran parlare <strong>di</strong> Stato sociale che si è fatto fino agli anni ottanta<br />
non ha trovato adeguata corrispondenza nell’effettiva realizzazione: è servito piuttosto<br />
come (falso) alibi per indebolire le strutture e gli istituti <strong>di</strong> garanzia dello Stato <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto,<br />
incompatibili, secondo alcuni, con lo Stato sociale e quin<strong>di</strong> da superare […].<br />
Falso, perché nulla impe<strong>di</strong>sce che i fini sociali vengano realizzati mantenendo sal<strong>di</strong> i<br />
principi dello Stato <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto. Ora, viceversa, in nome <strong>di</strong> un falso liberalismo non solo<br />
si tende ad annientare l’intero sistema sociale previsto dalla Costituzione, ma anche le<br />
strutture <strong>di</strong> garanzia che “<strong>di</strong>sturbano” il libero esplicarsi degli egoismi in<strong>di</strong>viduali».<br />
Sulla politica economica italiana degli ultimi decenni v., ampiamente, S. ROSSI, La politica<br />
economica italiana 1968-2007, Roma-Bari, Laterza, 2007.<br />
146 Per un forte richiamo a «tutti gli italiani che ora vivono solo dei loro piccoli<br />
interessi personali, uomini nati solo a consumar vivande», a recuperare «il sentimento<br />
vivo del non essere solo in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong> una piccola cerchia d’interessi imme<strong>di</strong>ati (il Comune<br />
e la famiglia), ma i citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> un mondo più vasto, con gli altri citta<strong>di</strong>ni del<br />
quale bisogna scambiare idee, speranza, dolori», impegnandosi ad acquisirne la cultura<br />
necessaria e a <strong>di</strong>ventare così «citta<strong>di</strong>ni, nel senso migliore e totale della parola», v.<br />
già A. GRAMSCI, Analfabetismo, ne La città futura, 11 febbraio 1917, ora in ID., 2000<br />
pagine <strong>di</strong> Gramsci, cit., 235-236.
<strong>CULTURA</strong> E <strong>DEMOCRAZIA</strong> <strong>TRA</strong> <strong>COSTITUZIONE</strong> E REALTÀ<br />
da profonde <strong>di</strong>visioni interne – tra ricchi e poveri, giovani e anziani,<br />
laici e cattolici, lavoratori e pensionati, settentrionali e meri<strong>di</strong>onali,<br />
oriun<strong>di</strong> e immigrati – e con una scarsa fiducia nelle istituzioni<br />
rappresentative e nella giustizia. Un paese privo <strong>di</strong> slancio<br />
e <strong>di</strong> ideali, in cui gli interessi privati vengono prima <strong>di</strong> quelli<br />
pubblici, i privilegi prima dei meriti, i <strong>di</strong>ritti prima dei doveri.<br />
4. Cultura costituzionale e cultura democratica<br />
A <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> oltre sessant’anni dalla nascita della Repubblica<br />
il tentativo <strong>di</strong> rifondazione <strong>di</strong> una convivenza democratica, che<br />
rappresenta il lascito più alto della Costituente e l’aspetto più<br />
vivo e attuale della nostra Costituzione, sembra essere rimasto<br />
dunque in larga misura un’affermazione teorica 147 ; esso non è riuscito<br />
a <strong>di</strong>ventare, almeno finora, «un elemento vissuto <strong>di</strong> identità<br />
collettiva, <strong>di</strong> un’appartenenza fondata sul sentimento della citta<strong>di</strong>nanza<br />
democratica, sull’esercizio consapevole <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti e doveri»<br />
148 , cioè – in una parola – sul «patriottismo costituzionale» 149 .<br />
Vero è che nei momenti decisivi, in cui la Carta costituzionale<br />
è stata maggiormente in pericolo, gli italiani hanno saputo<br />
<strong>di</strong>fenderla, manifestando una ferma resistenza a ogni tentativo <strong>di</strong><br />
stravolgimento dei suoi contenuti, culminata nella schiacciante (e<br />
per certi versi sorprendente) vittoria dei «no» al referendum del<br />
147 In questo senso v. già P. SCOPPOLA, La Costituzione nella storia dell’Italia<br />
unita, cit., 35.<br />
148 P. SCOPPOLA, op. loc. cit.; M. VIROLI, Per amore della patria, Roma-Bari, Laterza,<br />
1996, […].<br />
149 Secondo la felice espressione <strong>di</strong> J. HABERMAS, Die Nachholende Revolution,<br />
Frankfurt, Suhrkamp, 1990, 151 ripresa, tra gli altri, da G. E. RUSCONI, Se cessiamo <strong>di</strong><br />
essere una nazione, Bologna, Il Mulino, 1993, 7; ID., Resistenza e postfascismo, Bologna,<br />
Il Mulino, 1995, e da P. SCOPPOLA, op. loc. cit. Alle stesse conclusioni giunge anche<br />
N. <strong>TRA</strong>NFAGLIA, La Repubblica, in I luoghi della memoria. Personaggi e date dell’Italia<br />
unita, Roma-Bari, Laterza, 1997, 318, secondo cui «la storia del Novecento sembra,<br />
almeno per l’Italia, aver seppellito definitivamente il mito dei Savoia o <strong>di</strong> loro<br />
possibili sostituti. Tuttavia tarda a nascere anche un forte mito repubblicano, paragonabile<br />
a quello che si è affermato in Francia, ma questo sembra <strong>di</strong>pendere soprattutto<br />
dal clima <strong>di</strong> aspra contrapposizione ideologica che caratterizza la guerra fredda, <strong>di</strong> cui<br />
l’Italia risente più <strong>di</strong> altri Paesi».<br />
37
38 MARCO GIAMPIERETTI<br />
25-26 giugno 2006. Si è detto in proposito che la nostra Costituzione<br />
è <strong>di</strong>fficile da demolire perché i suoi principi <strong>di</strong> democrazia,<br />
libertà, eguaglianza, <strong>di</strong>gnità umana, solidarietà, pace, giustizia –<br />
espressione <strong>di</strong> esigenze universali e intramontabili – «non sono<br />
scritti sulla sabbia» 150 , ma incisi sulla «roccia» <strong>di</strong> «un patto giurato<br />
fra uomini liberi che volontari si adunarono, per <strong>di</strong>gnità non<br />
per o<strong>di</strong>o, decisi a riscattare la vergogna e il terrore del mondo» 151 .<br />
Tuttavia è anche vero che negli ultimi tempi si sta assistendo a<br />
una progressiva erosione dei suoi significati sotto la spinta <strong>di</strong> forze<br />
portatrici <strong>di</strong> ideologie e linguaggi estranei, se non ad<strong>di</strong>rittura<br />
ostili, ai valori espressi dalla Carta. Si tratta <strong>di</strong> un processo silenzioso<br />
e sotterraneo, che sta mettendo a rischio molte delle conquiste<br />
finora ottenute nella realizzazione dei <strong>di</strong>ritti fondamentali<br />
– soprattutto <strong>di</strong> quelli sociali – e della democrazia.<br />
Forse un buon modo <strong>di</strong> cominciare per superare l’attuale<br />
fase <strong>di</strong> decadenza della società italiana e cercare <strong>di</strong> ricostruire un<br />
«senso comune» repubblicano e democratico, fondato sui valori<br />
della libertà, dell’eguaglianza, della solidarietà e della partecipazione,<br />
è quello <strong>di</strong> considerare la Costituzione come un punto <strong>di</strong><br />
riferimento culturale oltre che giuri<strong>di</strong>co 152 . Una Costituzione che<br />
150 D. GALLO, La Costituzione della Repubblica italiana, in AA.VV.,Salviamo la<br />
Costituzione, a cura <strong>di</strong> D. Gallo, F. Ippolito, Taranto, Chimienti, 2005, 22, secondo cui<br />
«questo spiega la perdurante vitalità della Costituzione e la sua capacità <strong>di</strong> resistenza<br />
ai tentativi <strong>di</strong> manomissione che sono stati portati avanti nel tempo e che sono <strong>di</strong>ventati<br />
particolarmente insi<strong>di</strong>osi a partire dall’ultimo decennio del secolo scorso».<br />
151 Così P. CALAMANDREI nella famosa epigrafe (recante la data del 4.12.1952, ottavo<br />
anniversario del sacrificio <strong>di</strong> Duccio Galimberti) dettata per una lapide «ad ignominia»<br />
ad Albert Kesselring, comandante in capo delle forze armate <strong>di</strong> occupazione<br />
tedesche in Italia, collocata nell’atrio del Palazzo Comunale <strong>di</strong> Cuneo in segno <strong>di</strong> imperitura<br />
protesta per l’avvenuta scarcerazione del criminale nazista. Nello stesso senso<br />
v. il <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong> inse<strong>di</strong>amento dell’Assemblea costituente tenuto da U. TERRACINI, Discorsi<br />
parlamentari, I, Roma, Senato della Repubblica, 68, in cui si evocano «il travaglio<br />
generoso, i sacrifici incomparabili, la fede tenace con cui gli italiani in questi anni<br />
durissimi <strong>di</strong> transizione hanno, non ostante tutto, gettato un ponte verso l’avvenire».<br />
152 Cfr. P. HAEBERLE, La cultura giuri<strong>di</strong>ca europea, in AA.VV., La costituzione europea<br />
tra cultura e mercato, a cura <strong>di</strong> P. Ridola, Roma, La Nuova Italia Scientifica,<br />
1997, 23, il quale ricorda che il <strong>di</strong>ritto non è qualcosa <strong>di</strong> già dato, un «fatto della natura»,<br />
ma un «prodotto della cultura», «nei suoi capolavori come i fondamenti costitu-
<strong>CULTURA</strong> E <strong>DEMOCRAZIA</strong> <strong>TRA</strong> <strong>COSTITUZIONE</strong> E REALTÀ<br />
non è soltanto la legge fondamentale del nostro or<strong>di</strong>namento ma<br />
una delle massime espressioni della storia e della cultura del popolo<br />
italiano 153 . Una Costituzione fatta <strong>di</strong> principi e regole essenziali,<br />
con ra<strong>di</strong>ci profonde e un valore unificante e identitario<br />
della comunità nazionale 154 , che bisogna imparare prima <strong>di</strong> tutto<br />
a conoscere e quin<strong>di</strong> a rispettare.<br />
Solo così, con il passare del tempo, essa potrà essere trattata<br />
non più solo come una lex, ma come uno ius 155 ,e«le fredde parole<br />
e le formule del testo costituzionale potranno animarsi, ed<br />
entrare nella viva storia del popolo italiano» 156 .<br />
Affinché questo accada occorre un serio impegno delle istituzioni<br />
(prime fra tutte la scuola e l’università), possibilmente<br />
con la collaborazione dei mezzi <strong>di</strong> comunicazione <strong>di</strong> massa e degli<br />
intellettuali (specialmente storici, filosofi, giuristi e politologi),<br />
per contribuire a formare dei citta<strong>di</strong>ni «costituzionalmente<br />
colti», cioè istruiti, informati e attenti, consapevoli dei propri <strong>di</strong>ritti<br />
ma anche dei propri doveri, rispettosi degli altri come <strong>di</strong> se<br />
zionali (<strong>di</strong>ritti umani, democrazia, libertà d’opinione, Stato sociale, <strong>di</strong>visione dei poteri)<br />
– una conquista culturale par excellence, e costantemente messa in pericolo».<br />
153 V. il <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong> U. TERRACINI all’Assemblea costituente del 4 marzo 1947, in<br />
ID., op. cit., 74, in cui si fa riferimento al vasto campo delle «considerazioni <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne<br />
storico e sociale alla cui luce il testo costituzionale cessa <strong>di</strong> essere un documento <strong>di</strong><br />
pura perizia giuri<strong>di</strong>ca per <strong>di</strong>venire un atto <strong>di</strong> vita del nostro popolo».<br />
154 P. SCOPPOLA, op. cit., 33-35, in cui si osserva che «le costituzioni se hanno un<br />
fondamento profondo nella vita <strong>di</strong> un popolo, una volta approvate, vivono <strong>di</strong> vita propria,<br />
si svincolano dalle idee <strong>di</strong> chi le ha redatte, la scienza giuri<strong>di</strong>ca e la storia ne interpretano<br />
e ne definiscono via via le potenzialità. La nostra Costituzione proprio in<br />
quanto fu una risposta al dramma epocale della seconda guerra mon<strong>di</strong>ale rimane fondamento<br />
<strong>di</strong> civile convivenza e <strong>di</strong> quella citta<strong>di</strong>nanza democratica che negli stati moderni<br />
è la forma più matura della stessa identità nazionale». Nello stesso senso v. già<br />
M. ISNENGHI, I luoghi della memoria. Strutture ed eventi dell’Italia unita, Roma-Bari,<br />
Laterza, 1997, 556-557.<br />
155 Cfr. G. ZAGREBELSKY, Conclusioni, in AA.VV., La sovranità popolare, cit., 198,<br />
secondo cui bisogna riconoscere, con «un atto <strong>di</strong> contrizione e <strong>di</strong> umiltà», che le formule<br />
della Costituzione «avrebbero dovuto essere alimentate dal lavoro dei giuristi affinché<br />
si potessero ra<strong>di</strong>care nella storia concreta del nostro Paese, <strong>di</strong>ventare elementi<br />
della cultura del nostro Paese». Il che, finora, non è purtroppo avvenuto.<br />
156 Secondo la felice espressione <strong>di</strong> C. ESPOSITO, Il controllo giuris<strong>di</strong>zionale sulla<br />
costituzionalità delle leggi in Italia (1950), in ID., La Costituzione Italiana, cit., 275 ss.<br />
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40 MARCO GIAMPIERETTI<br />
stessi 157 , sensibili e misurati, contrari a ogni forma <strong>di</strong> sopraffazione<br />
e <strong>di</strong> violenza, <strong>di</strong>sponibili alla comprensione e all’integrazione<br />
del <strong>di</strong>verso, educati al confronto libero e aperto delle idee<br />
e alla ricerca costante della verità attraverso il ragionamento critico,<br />
abituati ad ascoltare e a valutare tutti gli argomenti prima <strong>di</strong><br />
decidere, allenati alla pratica quoti<strong>di</strong>ana della citta<strong>di</strong>nanza attiva<br />
e della virtù repubblicana, coscienti delle proprie origini e della<br />
propria storia e pronti a imparare dalle esperienze del passato<br />
per progettare il futuro 158 .<br />
Un compito <strong>di</strong>fficile e faticoso 159 , certo, e tuttavia in<strong>di</strong>spensabile<br />
per garantire l’esistenza <strong>di</strong> una democrazia forte, viva e partecipata,<br />
con un popolo realmente sovrano che sappia autogovernarsi<br />
in modo libero, equilibrato e responsabile 160 nell’interesse<br />
della collettività e nelle forme e nei limiti della Costituzione.<br />
157 Sul rispetto <strong>di</strong> sé come fondamento ultimo della democrazia, in quanto «è<br />
l’unica forma <strong>di</strong> reggimento politico che rispetta la mia <strong>di</strong>gnità, mi riconosce capace <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>scutere e decidere sulla mia vita pubblica», v. G. ZAGREBELSKY, Imparare democrazia,<br />
cit., 42.<br />
158 Cfr. P. SCOPPOLA, op. cit., 49, secondo cui «una storia attenta alle ragioni dell’uomo<br />
è una storia che assume implicitamente i valori ispiratori della Costituzione del<br />
’48 come criterio <strong>di</strong> valutazione. Proprio perché la nostra Costituzione è nata come riven<strong>di</strong>cazione<br />
delle ragioni dell’uomo e della sua <strong>di</strong>gnità contro le aberrazioni <strong>di</strong> cui il<br />
nostro secolo è stato teatro, può essere ancora un punto <strong>di</strong> orientamento nel cammino<br />
incerto verso il futuro: i principi che essa pone in<strong>di</strong>cano le sue ra<strong>di</strong>ci e nel medesimo<br />
tempo […] orientano il futuro». Nello stesso senso v. già G. ZAGREBELSKY, Storia e costituzione,<br />
in AA.VV., Il futuro della costituzione, a cura <strong>di</strong> G. Zagrebelsky, P.P. Portinaro,<br />
J. Luther, Torino, Einau<strong>di</strong>, 1996, 80.<br />
159 Sulla «fatica» della democrazia v. le note affermazioni <strong>di</strong> C.L. DE MONTE-<br />
SQUIEU, op. loc. cit., secondo cui la «virtù politica» (democratica) è «pénible» in quanto<br />
consiste nella «preferenza continua dell’interesse pubblico agli interessi propri», e<br />
dunque in «una rinuncia a se stessi, ciò che è sempre molto faticoso da sopportare».<br />
Nello stesso senso G. ZAGREBELSKY, op. ult. cit., 44-46, il quale osserva che «la democrazia,<br />
come un lavoro, stanca» e che essa «non promette nulla a nessuno, ma richiede<br />
molto a tutti».<br />
160 Cfr. R.A. DAHL, Sulla democrazia, cit., 197, in cui si afferma che «una delle<br />
esigenze inderogabili per i paesi democratici è quella <strong>di</strong> migliorare la capacità dei citta<strong>di</strong>ni<br />
<strong>di</strong> impegnarsi in modo intelligente nella vita politica», con l’ammonizione – che<br />
ha tutto il suono <strong>di</strong> una premonizione – che «se falliscono, il solco tra ideali democratici<br />
e democrazia reale, già profondo, <strong>di</strong>verrà ancora più grande e l’era del trionfo democratico<br />
sarà seguita da un’era <strong>di</strong> decadenza e declino della democrazia».