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Una passione tradotta in arte R etrospettiva (nelle immagini di Ivor Hreljanović), mostra vendita, foto ricordo, rassegna stampa e, autentica chicca, un ricco catalogo. Il gruppo di ceramisti della “Romolo Venucci”, attivo in seno alla società artistico-culturale “Fratellanza” della CI di Fiume, ha festeggiato il suo ventennale, attorniato da un foltissimo e caloroso pubblico, testimonianza del grande apprezzamento di cui gode. La sezione era stata avviata dall’infaticabile ed eclettica prof.ssa Erna Toncinich, tuttora guida artistica di questa schiera di appassionati dell’arte della ceramica, passati molto rapidamente dall’iniziale soggezione a una notevole dimestichezza nel trattamento dell’argilla, con una manifesta crescita sul piano dell’espressione artistica. In questo arco di tempo sono state oltre 150 le mostre allestite in sede ma anche in Istria, Slovenia e Italia, e una serie di premi individuali, ottenuti, tra l’altro, a Istria Nobilissima. Indice, questo, di serietà, dedizione e compattezza del gruppo, ma pure di una predisposizione ad assimilare bene nozioni e pratica impartite dalla prof.ssa Toncinich. 2 <strong>Panorama</strong>
di Mario Simonovich Al primo profi larsi, sul mercato mondiale, di quelle burrasche che mostravano di accanirsi di preferenza sul settore azionario, Ivan Šuker, ultimo ministro a cui la Croazia indipendente ha affi dato le sue fi nanze, aveva detto e ripetuto, con la pacatezza che cura di diffondere ad ogni apparizione pubblica, che le ripercussioni nel paese sarebbero state minime. Poco o nulla importava che le maggiori istituzioni fi nanziarie, quelle che da tempo hanno rastrellato la maggior parte dei risparmi della cittadinanza, fossero segmenti minori di case madri esposte in primo piano su un mercato mondiale a dir poco ballerino. Altrettanto secondaria e dunque priva d’effetti era da considerarsi l’impressionate esposizione del paese in conseguenza del debito estero (di quello interno ancora pochi si azzardano a parlare). Non doveva preoccupare poi il pauroso disavanzo della bilancia commerciale. Il veleggiare dei prezzi del petrolio fra riferimenti fi nora inconcepibili, con il gasolio più caro della benzina era un fatto accidentale o giù di lì. Insomma se non eravamo in una botte di ferro certamente non stavamo male, per cui ce la saremmo cavata, si faceva capire, con danni molto contenuti. Come dire, niente teste rotte, insomma, al massimo qualche escoriazione da curare con bende e disinfettanti e tornare a lavorare “senza preoccuparci troppo delle paghe” aveva signifi - cativamente aggiunto Sanader. Oggi, alla prova dei fatti, le soporifi che assicurazioni si stanno rivelando un’illusione. Il ministro, forse schiavo di un passato in cui l’esposizione del paese ai turbini esterni era fi ltrata attraverso una mediazione statale occulta ma non meno potente, ha mostrato di non comprendere che, ridotta all’osso, una sola è la legge che domina sul mercato spazzato dalla globalizzazione: quella del più forte. In altri termini, le grosse multinazionali si liberano con relativa facilità dei costi delle perdite, incanalan- In primo piano L’inasprimento del quadro economico appare scontato 2009, un anno tutto in salita? doli, come in un sistema circolatorio, verso sbocchi periferici più deboli e molto meno capaci di reagire per respingerli al mittente. Punti periferici vanno considerati in primo luogo gli stati meno abbienti (a cui la Croazia, nell’ambito europeo, è scesa da tempo attestandosi a pieno titolo) e, al loro interno, gli strati sociali a loro volta posti in fondo alla graduatoria: disoccupati, pensionati, lavoratori a reddito fi sso, specie se occupati nei settori meno produttivi. In altri termini, lo scotto di una recesione facente in larga parte capo a “virus” importati, e rafforzata dalle paurose debolezze di un assetto interno di giorno in giorno più insanabile, graverà non su chi ha realizzato maggiori guadagni ma sulla maggioranza dei lavoratori, obbligati a dare a Cesare tutto quello che pretende ancor prima di portarsi a casa la paga guadagnata in un mese di lavoro in conto terzi. Un “dare” in cui rientra anche, ad esempio, la stangata sull’assicurazione sanitaria aggiuntiva a carico degli assicurati, spalmata con lucifedrina accuratezza non sulle categorie più ricche bensì su quelle che in quanto a fonti di prelievo sono le più numerose, ossia implicitamente garanti della regolarità degli introiti. Non meno preoccupante un altro segnale: l’aumento dei mutui. Allo scadere di dicembre la Zagrebačka Banka (sì, quella che ha pagato il bel telone del teatro Zajc) ha annunciato una sonora maggiorazione dell’1,7 p.c.mentre in occidente il costo dei mutui scende. La decisione è precipitosamente rientrata, ma si può star certi che presto questa come le altre banche torneranno alla carica. Terzo e (per ora) ultimo segnale d’allarme: lo stato dei cantieri con il pericolo di parecchie migliaia di sdisoccupati. In conclusione, con buona pace di Šuker e di chi la pensa come lui, non riesce diffi cile rispondere alla domanda se questo sarà per noi un anno tutto in salita: sarà una salita d’asprezza tale da lasciare segni indelebili sul processo di ripresa del paese. ● Costume e scostume Chi bada alle badanti? Il primo pullman parte alla sera da Ragusa, un altro da Spalato, due da Zara. Dopo la sosta a Fiume, di primo mattino vanno verso il confi ne sloveno e poi l’Italia. Non sono però più solo quattro. Da Fiume partono altri sei, tre locali e tre arrivati da Zagabria, Vinkovci e Vukovar. Una volta in Slovenia, sulle stesse strade, se ne aggiungeranno non meno di tre provenienti dalla bassa Istria. Un rapido calcolo: posto che la capienza di ogni mezzo è di circa 50 posti, trasportano all’incirca seicento viaggiatori che hanno tutti quanti due caratteristiche comuni: sono donne e vanno a lavorare in Italia, per la maggior parte come badanti. Ad esse si aggiungeranno quelle più vicine al confi ne che si servono di linee locali e altre, magari più lontane, che si fanno portare dai mariti o fi gli con auto propria. Lavorano 24 ore al giorno per due settimane, molto spesso tutte sole con gli anziani che hanno in cura, per 800-1000 euro, attente alle sempre più agguerrite ucraine e bulgare, più giovani e forti, pronte ad accontentarsi di 400-500, a patto di disporre di un po’ di tempo libero, usualmente impiegato per trovare un marito. Chi pensa a queste donne, costrette a lavorare spesso senza alcun diritto e, talvolta, a prezzo di non poche umiliazioni? D’altra parte è però non meno giusto chiedersi: chi le ha costrette a questo passo? E infi ne, mettiamo che domani tornino tutte indietro: come sopravviveranno? <strong>Panorama</strong> 3
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