RICORDANDO MASSIMILIANO CUPELLINI
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BYRON «POSA» PER THORWALDSEN ad inserirsi nell'iconografia dell'autore di Don Juan, unitamente al<br />
ritratti del Gay, di Westall, di Harlowe, di Sanders, e all'altro busto,<br />
2- 'influsso esercitato dalla personalità e dall'opera di Byron sulle<br />
arti figurative del suo tempo, non è stato nè poco nè breve. Basterebbe<br />
passare in rassegna la sola sezione inglese della National Gallery (I)<br />
per dimostrarlo. Si vedrebbe che gli artisti non si sono ispirati soltanto<br />
ad uno specifico soggetto byroniano (come il Childe Harold's Pilgrimage,<br />
dipinto nel 1832 da Joseph Mallord William Turner prendendo<br />
spunto da alcune strofe nel canto italiano del poema omonimo), ma<br />
che si arriva a parlare, ad esempio, di spirito pessimistico del Byron<br />
a proposito dell'arte di Edward Burne Jones, o a dare addirittura<br />
efficacia retroattiva alla suggestione esercitata dai versi del romantico<br />
lord, come nel caso di un Paesaggio dovuto a Richard Wilson ~I714-<br />
1782), nel quale E. T. Cook ha voluto scorgere « un caratteristico<br />
esempio del byronic modo di vedere l'Italia», da parte di questo<br />
grande caposcuola inglese.<br />
L'Italia! Ecco la terra fecondatrice del genio di Byron e di coloro<br />
che ne seguirono le orme, sia pure con la tavolozza ed il pennello.<br />
Nel 1827, appena tre anni dopo la morte del poeta, sir Charles<br />
Lock Eastlake dipinge a Roma il Sogno di Lord Byron; in Roma,<br />
nelle sale della Galleria Nazionale d'Arte Moderna, si ritrova una<br />
tela di Domenico Morelli, Il conte Lara, dal Byron ispirato; mentre,<br />
giacente nei magazzini della stessa Galleria, si trova pure un bozzetto<br />
di Ercole Rosa per un monumento da erigere al cantore di Aroldo (2).<br />
Ed ancora in Roma, all'Accademia di San Luca, è esposto quel ritratto<br />
del pittore Vincenzo Camuccini, dovuto a Josef Grassi, che, seguendo<br />
falsissime fonti, ci si ostina diabolicamente a considerare come la più<br />
significativa effigie del poeta inglese, ad onta di tutte le smentite (3).<br />
Risulta poco o affatto noto, invece, come in questa città s'la stato<br />
effettivamente eseguito uno dei ritratti più riusciti e più veri di Byron:<br />
il busto scolpito da Bene! Thorwaldsen (4). Busto che, con onore, va<br />
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purtroppo irreperibile, opera del nostro Lorenzo Bartolini (5).<br />
Del danese parla lo stesso Byron, in nota ad una lettera inviata da<br />
Venezia a John Murray, il 4 giugno 1817: « P.S. - A Roma, Thorwaltzen<br />
[sic] ha scolpito, per Hobhouse, un mio busto, risultato<br />
eccellente. Egli è il migliore scultore dopo Canova; qualcuno anzi lo<br />
preferisce a lui» (6).<br />
E John Cam Hobhouse, da lunga data amico e collaboratore del<br />
poeta (corredò il Quarto Canto del Childe Harold di amorose note,<br />
meritevoli di non essere troppo più a lungo ignorate dagli italiani e,<br />
in particolare, dai romani), scrivendo pure al Murray, il 7 dicembre<br />
di quello stesso anno: « Concluderò parlandovi del busto di Byran.<br />
~ un capolavoro del Thorwaldsen, da molti ritenuto superiore al<br />
Canova in questo genere. La somiglianza è perfetta. L'artista ha lavorato<br />
con amore, e mi disse essere stata questa la più bella testa che egli<br />
abbia mai avuto sotto le mani ».<br />
Incaricato da Byron, Hobhouse - secondo Karl Elze - aveva<br />
scritto a Thorwaldsen chiedendogli se e quando il poeta avrebbe potuto<br />
posare per lui. Lo scultore, molto indolente nel curare la propria<br />
corrispondenza, probabilmente dilazionò la risposta, mettendo in tal<br />
modo a dura prova la pazienza di Byron, che, senza più' attendere<br />
oltre, si recQ direttamente da lui, nel breve soggiorno romano.<br />
Thorwaldsen, che abitava a Via Sistina, ed aveva studio negli im-<br />
mediati pressi di Palazzo Barberini, riferirà in seguito ad Andersen<br />
i dettagli dell'incontro e della « posa ».<br />
« Byron si mise di fronte a me, ma ad un certo momento cominciò<br />
ad assumere una espressione completamente diversa dalla sua abituale.<br />
- Non volete posare più? gli dissi. Non c'è bisogno che<br />
assumiate quell'espressione. - Ma è la mia - rispose Byron. - Davvero?<br />
- dissi io, e lo raffigurai come desiderava. Quando il busto fu<br />
compiuto, tutti lo riconobbero molto somigliante. Invece Byron,<br />
appena lo vide, esclamò: « Non mi somiglia affatto; la mia espressione<br />
è molto più melanconica, molto più unhappy! ».<br />
E non si può dubitare nè della veridicità del dialogo nè delle<br />
gentili maniere del danese, perchè, nel giugno di quel 1817, sempre<br />
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