CHE DI NON UN PALAZZO È DEL SANSOVINO dulla via Banco di Santo Spirito, tra i due primi vicoli che si aprono a sinistra di chi imbocca da piazza Tassoni, si affaccia un nobile, stretto ed alto palazzo, il quale, visto di fronte, accusa sui fianchi le insormontabili barriere delle antiche coerenze: è il così detto palazzo Gaddi. Esso viene ricordato dal Vasari come opera del Sansovino ed abi- tazione dei Gaddi, passata in proprietà degli Strozzi (I). La stessa cosa, male arzigogolando, scrisse Pietro Adinolfi (2) e ripeterono il Callari (3), il Sapori (4) ed ultimamente il Weihrauch, il quale, sballandola grossa, aggiunse che il palazzo fu costruito per Giovanni Gaddi, il ben noto protettore di Annibal Caro (s). Ma già l'Amati aveva sollevato dubbi sull'informazione del Vasari, osservando che il Sansovino era stato arbitro tra i Gaddi ed i Rucellai per questione sorta circa questa fabbrica e ritenendo che tale incarico non si addice all'architetto (6); e, assai più tardi dell'Amati, il Giovannoni aggravò quei dubbi, illustrando una lettera di Pietro Aretino, nella quale vengono nominate le costruzioni del Sansovino in Roma e si tace assolutamente di questo palazzo (7). Ora un docj.lmento autentico, (I) Cf. Le vite dei piÙ celebri pittori, scultori ed architetti, VII, Firenze ISSI, p. 497. (2) Cf. Il Canal di Ponte e le sue circostanti parti, Narni 1860, pp. 44-46. (5) Cf. l palazzi di Roma, Roma 1907. Lo cito dall'edizione rifatta dal Sofia- Moretti, Roma 1932, pp. IS2-IS7, dove i dubbi e dell'Amati e del Giovannoni sono completamente ignorati. (4) Cf. lacopo Tatti, detto il Sansovino, Roma 1928, p. 37. (5) Cf. Thieme-Becker, XXXII (I93S), p. 467. (6) Cf. Lettere romane di Momo, Roma IS72, p. 54. Come argomento negativo anche l'Amati cita il silenzio delI' Aretino; ma si sbaglia dicendo che il dissidio tra i Gaddi ed il Rucellai nacque per questo palazzo. (7) Cf. Un'opera sconosciuta di lacopo Sansovino in Roma, in « Boll. d'Arte del Ministero d. P. I. », XI (1947), p. 67, testo e nota. 156 nel quale si tratta del trapasso del palazzo dai Gaddi agli Strozzi, sopprime tutti i dubbi e ci palesa che, ritenendolo opera del Sansovino, nessuno l'ha azzeccata, ad incominciare dal grave e sentenzioso Vasari (I). Sappiamo dunque oggi che questa nobile casa, prima di essere dei Gaddi, era stata degli Strozzi. Essa aveva queste coerenze: ab uno latere la casa o le case (bona) di Ciriaco Mattei, di quella gente Mattheia, che l'Infessura ci fa conoscere come molto capace a farsi portare rispetto; ab altero latere le case (anche qui si dice bona) di Onofrio Santacroce, e non si sarebbe potuto, neppur da questa parte, scherzare; sul fronte via pubblica bancorum, arteria di quando in quando solenne, chiassosa sempre e allegra anche per richiamo di cortigiane (2); a tergo le case degli eredi Gaddi, i quali a ~oma furono almeno tre: Luigi, Giovanni e Nicolò U). Questi tre fratelli eran venuti di Firenze molto probabilmente agli inizi del pontificato di Leone X, che, per uno di essi, aveva addirittura promessa la porpora nella prima promozione che facesse (4), e non mantenne la parola. Erano figli di Taddeo, più volte dei priori di Firenze e grandi fautori dei Medici: potevano dunque molto chiedere e molto sperare. Accadde invece che dovettero molto dare e, da Leone X almeno, poco ottenere e invano sperare. E toccò a Luigi reggere la barca che non andasse a fondo per la fallacia di quel papa. Luigi dovette essere il più anziano dei tre Gaddi trapiantati in Roma (Siniba!do suo fratello trattenuto a Firenze dal padre era (I) È l'istrumento di retrovendita deI palazzo, gio 1530 (Cod. Ferr. SoS, ff. I6.I6v). (2) Cf. GNOLI,Descriptio Urbis o Censimento avanti il sacco Borbonico, in « Arch. d. Soc. Rom. fatto in Roma il 4 mag- della popolazione di Roma di Sto Patr. », XVII (IS94), pp. 429-430. (2) Cf. LITIA, Famiglie Celebri, tav. unica dei Gaddi di Firenze. Un Angelo Gaddi è pure in Banchi nel 1534, in una casa deI Capitolo di San Pietro, già tenuta dagli Orsini di Tagliacozzo, davanti la chiesa di San CeIso (carte dell'Archivio di S. Pietro nella Bibl. Vat., stracciafoglio deI catasto deI Capitolo, Case e Vigne, vol. 19. Debbo la notizia a Pio Pecchiai, che ringrazio). Ritengo sia lo zio dei nostri tre (cf. LITTA,op. e I. cit.),.cioè fratello del loro padre Taddeo. (4) Cf. BANDINIA. M., Catalogus codd. latinor. bibliothecae Laurentianae, IV, Firenze 1776, p. XIV. 157
nato solo nel 1499) (I): certo di tutti e quattro fu il più animoso ed il più lesto. Egli fu che si prese cura di sostenere e spingere Nicolò e Giovanni nella carriera ecclesiastica, all'uccellagione di benefici e prebende (2), e gli si dà lode di aver saputo introdurre il primo nel sacro collegio dei Cardinali (3) e di aver assicurato il decanato di chierici di camera al secondo, che fu il ricco e bello (