RICORDANDO MASSIMILIANO CUPELLINI
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dir della gente, vi avrebbe ospitato il suo grande protetto Annibal<br />
Caro, il quale a sua volta vi avrebbe convenute dotte ed allegre brigate.<br />
Già il Bandini, sulla fede di lacopo Gaddi, storico dei suoi, aveva<br />
scrItto che Giovanni aveva invece abitato in via Giulia, nella regione<br />
Arenula, dove eius aedes furono dette e furono difatti M usarum et<br />
bonarum Artium domicilium, ai suoi tempi (I); ma se qualcuno avesse<br />
dubitato se non di quell'eletto domicilium almeno di quel sito, lo<br />
avrebbe da tempo potuto assicurare un atto notarile dell'anno 1542,<br />
che conferma la notizia di lacopo Gaddi ed il buon fiuto del Bandini<br />
nel prestargli fede: si tratta della vendita di un palazzo fatta da Luigi<br />
Gaddi a Costanza Farnese: quae domus alias fuit quondam domini<br />
/ohannis Ginodi francigenae seu savonensis et per quondam bonae<br />
memoriae Reverendum dominum /ohannem Gaddum Camerae4postolicae<br />
decanum dum vivebat habitabatur, si/a in urbe Roma et Regione<br />
Arenulae in via /ulia nuncupata (2). E se in quel palazzo, a pochi<br />
passi dal ponte Sisto, parte di un complesso edilizio, che Luigi Gaddi<br />
continuò a ritenere insieme coi suoi come eredità del fratello Gio-<br />
vanni, si trasferì nè più nè meno che la figlia di Paolo 111, zia dello<br />
splendido cardinal Alessandro Farnese, si può credere che esso fosse<br />
più che non il palazzo di via dei Banchi adatto ad essere davvero<br />
un dilettoso domicilio delle Muse.<br />
Tornando al palazzo di via dei Banchi, esso, anche se non del<br />
Sansovino, anche se non domicilio delle Muse, era pur sempre un<br />
gran bel palazzo; e se Luigi Gaddi si decise a venderlo proprio quando<br />
era appena riuscito ad agganciarlo alla sua casa e stava per farne la<br />
sua abitazione, la causa della sua decisione dovette essere assai grave_<br />
Era, a quanto parrebbe, quello che si dice l'imbarazzo finanziario.<br />
Lo tenevano insomma per la gola due creditori cospicui: Pietro di<br />
Filippo Strozzi, al quale Luigi non aveva pur anco pagata la casa (3)<br />
e la Rev. Camera Apostolica, alla quale molto verosimilmente Luigi<br />
(I) Cf. op. cit., p. XVII.<br />
(2) L'istrumento è del 16 dicembre 1542, e venne citato dagli Atti Amanni,<br />
rrot. 105, c. 529 dell'Archivio di Stato di Roma da R. Lanciani (Storia degli<br />
S,-avi di Roma, Il, Roma 1903, p. 152).<br />
(3) Nell 'istrumento cito si dice che Pietro Strozzi è autorizzato -a retinere<br />
eam quantitabem in qua est ereditor ipsius domini Aloisii adhuc ex venditione<br />
ci de dicta domo (cod. FerI. cit., f. 16).<br />
"<br />
non aveva ancora soddisfatto completamente il debito dei quarantamila<br />
scudi del cappello rosso, che, sforzato il papa dai tristissimi eventi del<br />
27, gli aveva venduto (I). Ecco infatti presentarsi come ecquirenti del<br />
palazzo due intermediari: Miliore Covoni, agente o dirigente del banco<br />
Strozzi, e Francesco del Nero, tesoriere generale di Clemente VII!<br />
E il debito non doveva essere indifferente se nacque persino il dubbio<br />
che l'intero palazzo, che Luigi Gaddi si adatterà a vendere, migliorato,<br />
abbellito, ingrandito di un'ala, valesse tanto da spegnerlo del<br />
tutto. Infatti si decise che se il prezzo del palazzo non fosse sufficiente<br />
a tacitare i due credi tori, Luigi Gaddi avrebbe supplito del suo e, ad<br />
ogni buon conto, avrebbe pagato (2). Che, in tanta premura, mettesse<br />
lo zampino il partito mediceo? Certo i Gaddi, a quel tempo, non<br />
eran di quel partito.<br />
Quanto a quel prezzo, ne fu demandata la stima ad Antonio da<br />
San Gallo ed a Sebastiano da Fossombrone, architetto tanto ignoto<br />
questo quanto celebre quello (3); il primo per lo Strozzi, il secondo<br />
per il Gaddi. Nel caso che i due non riuscissero a mettersi d'accordo,<br />
ne avrebbero nominato essi stessi un terzo; ma il prezzo stabilito o<br />
dai due primi o da uno di essi unito al terzo sarebbe stato definitivo,<br />
in qualsiasi caso etiam sub praetextu cuiuscumque laesionis etiam<br />
enormis et enormissimae.<br />
Chi sa che cicaleccio sorse in Banchi quando corse la notizia che<br />
Luigi Gaddi era stato costretto a vendere il suo palazzo! e chi sa<br />
quanti e quali creditori gli si saranno presentati tra i piedi! Ma Luigi<br />
non era un uomo da perdersi d'animo. Tenne sodo. E si rifece abbondantemente<br />
(4).<br />
Per sua fortuna non gli andò male neppure la valutazione del<br />
palazzo, perchè ne ricavò tredicimila scudi, che eran tanti, anzi,<br />
secondo il San Gallo, troppi. Ma tant'è, la stima era stata fatta in<br />
(I) Il debito verso il rappresentante di Clemente VII era stato contratto da<br />
Luigi nominibus dominorum heredum Taddej de Caddis et sociorum, e della causa<br />
del debito si dice ex causis ipsis bene notis senza aggiungere altro (Ibid.).<br />
(2) Si aestimatio non ascenderet ad tantum D. Aloisius voluit teneri ad supplendum<br />
de suo (Ibid.).<br />
(3) Da questa scelta si direbbe architetto di conto, ma il Vernarecci non lo<br />
conosce (cf. Fossombrone dei tempi antichi ai nostri, Fossombrone 1914).<br />
(4) Si arricchì per contratti con la C. A. e acquistò grandi beni (cf. Litta, op.<br />
cit., l. cit.). Ne parla pure il Bandini (op.cit.,p. XX, n. 4)'<br />
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