Bimba di due anni muore per una rara polmonite - tages anzeiger
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50<br />
IL CAFFÈ 21 febbraio 2010<br />
René<br />
Prêtre<br />
Cresciuto in <strong>una</strong> fattoria giurassiana oggi<br />
è uno dei car<strong>di</strong>o chirurghi infantili<br />
più quotati al mondo. Ha vinto lo Swiss<br />
Award 2009. La sua filosofia? “Rispetto la<br />
natura”. Meticoloso. Maniaco dai dettagli.<br />
Così ogni anno regala <strong>una</strong> seconda<br />
vita a trecento bambini<br />
SIMONETTA CARATTI<br />
Si infila il camice e le sue mani da<br />
“artista del bisturi” si muovono<br />
con calcolata precisione, la sua<br />
équipe lo segue con fiducia, <strong>per</strong>chè<br />
tutto è preparato nei minimi<br />
dettagli quando incide il costato <strong>per</strong> arrivare<br />
al centro della vita pulsante: il cuore. A<br />
volte è poco più grande <strong>di</strong> <strong>una</strong> albicocca<br />
quando si tratta <strong>di</strong> piccoli pazienti, bimbi<br />
appena venuti al mondo, che già soffrono <strong>di</strong><br />
malformazioni car<strong>di</strong>ache. Al Kinderspital <strong>di</strong><br />
Zurigo come nell’ospedale <strong>di</strong> Maputo in<br />
Mozambico, la sua regola è sempre la<br />
stessa: preparare tutto nei minimi dettagli,<br />
nulla è lasciato al caso, la routine è <strong>una</strong> parola<br />
che non appartiene al vocabolario del<br />
chirurgo giurassiano René Prêtre, 51 <strong>anni</strong>,<br />
nominato svizzero dell’anno 2009, che al<br />
Caffè svela la sua ricetta vincente: “Preparo<br />
ogni intervento nei minimi particolari. Lavoro<br />
come chirurgo da 25 <strong>anni</strong>, solo in un<br />
LA FATTORIA<br />
Ragazzo <strong>di</strong> campagna,<br />
terzo <strong>di</strong> sette figli, sognava<br />
<strong>di</strong> fare il calciatore<br />
secondo tempo mi sono de<strong>di</strong>cato al cuore.<br />
Mi hanno aiutato parecchio all’inizio. Poi<br />
ho fatto tanta pratica. Raramente mi sono<br />
trovato in situazioni critiche che non mi<br />
aspettavo”.<br />
Che qualcosa vada storto in sala o<strong>per</strong>atoria<br />
può succedere a tutti, anche al più brillante<br />
tra i me<strong>di</strong>ci, il rischio zero non esiste, ma è<br />
un rischio che si può abbassare molto. E’ la<br />
filosofia del chirurgo romando: “Ho grande<br />
rispetto <strong>per</strong> ogni o<strong>per</strong>azione, so che cosa<br />
farò, conosco e prevedo ogni passo dell’intervento:<br />
è come avventurarsi su <strong>una</strong> pista<br />
nera <strong>di</strong> sci, se si conoscono tutte le curve, i<br />
dossi e le pendenze non c’è ragione <strong>di</strong> avere<br />
paura”. Per il me<strong>di</strong>co anche prima <strong>di</strong> un intervento<br />
delicato non c’è spazio <strong>per</strong> tentennamenti,<br />
<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> non aver mai pregato,<br />
nemmeno <strong>una</strong> sola volta, prima <strong>di</strong> entrare<br />
in <strong>una</strong> sala o<strong>per</strong>atoria, che ormai <strong>per</strong> lui è<br />
quasi <strong>una</strong> seconda casa: “La preparazione è<br />
molto importante. E’ decisiva. Cadere nella<br />
routine è <strong>per</strong>icoloso, non si osservano più<br />
con la dovuta attenzione tutti i dettagli<br />
prima <strong>di</strong> iniziare”.<br />
Ai trecento bambini che o<strong>per</strong>a ogni anno<br />
Prêtre <strong>di</strong> fatto “regala” <strong>una</strong> seconda vita. La<br />
sua mano es<strong>per</strong>ta interviene portando un<br />
nuovo equilibrio laddove madre natura ha<br />
fallito o deviato il suo corso. Un potere che<br />
potrebbe far “<strong>per</strong>dere la testa” a chi non ha i<br />
pie<strong>di</strong> ben piantati a terra. Ma non è un problema<br />
<strong>per</strong> chi, come Prêtre, è cresciuto in<br />
<strong>una</strong> fattoria a Boncourt, un paese al confine<br />
con la Francia, terzo <strong>di</strong> sette figli, primo tra i<br />
L’INCONTRO<br />
maschi, destinato a prendere le re<strong>di</strong>ni dell’azienda<br />
paterna, con un sogno nel cassetto:<br />
giocare nella nazionale <strong>di</strong> calcio. Sarà<br />
proprio la sua infanzia semplice e dura <strong>di</strong><br />
ragazzo <strong>di</strong> campagna, tra lavori nei campi e<br />
levatacce <strong>per</strong> accu<strong>di</strong>re gli animali, dove si<br />
impara presto ad usare le mani, a creare un<br />
legame particolare ed un rispetto profondo<br />
<strong>per</strong> la natura e le sue regole. Una lezione <strong>di</strong><br />
vita che il me<strong>di</strong>co non ha <strong>di</strong>menticato: “Si<br />
ottiene un buon risultato me<strong>di</strong>co solo andando<br />
nel senso della natura, è <strong>una</strong> corrente<br />
che passa, si può mo<strong>di</strong>ficare il suo<br />
corso, ma non si può fermarlo o contrastarlo.<br />
E’ un alleato importante. Se penso ad<br />
esempio alla cicatrizzazione, quando suturo<br />
<strong>due</strong> arterie, poi queste si fondono,<br />
come se fossero cresciute insieme. Tutto<br />
grazie ad un processo naturale”.<br />
Nel suo lavoro <strong>di</strong> chirurgo, quando ferma il<br />
cuore <strong>di</strong> un bimbo <strong>per</strong> poterlo o<strong>per</strong>are, lavora<br />
in <strong>una</strong> <strong>di</strong>mensione alterata, tra la vita e<br />
la morte, dove ogni movimento deve essere<br />
LA SALA OPERATORIA<br />
Ha lavorato tra <strong>anni</strong> a New<br />
York. Ora o<strong>per</strong>a tra Zurigo,<br />
Monaco e nel Terzo Mondo<br />
preciso, calcolato, dove ogni minuto è importante.<br />
Anche al limite dell’immaginabile,<br />
come nel 2005, quando salva la vita ad<br />
<strong>una</strong> bimba <strong>di</strong> cinque <strong>anni</strong>, impiantandole<br />
un cuore artificiale nell’attesa <strong>di</strong> un futuro<br />
trapianto. Una prima svizzera, quella del<br />
me<strong>di</strong>co giurassiano, considerato oggi uno<br />
dei migliori specialisti mon<strong>di</strong>ali in chirurgia<br />
car<strong>di</strong>aca.<br />
Sono stati sforzi e sacrifici ben ripagati<br />
quelli della famiglia Prêtre, <strong>di</strong> papa Denis e<br />
mamma Bernadette, che hanno assecondato<br />
la passione del figlio René <strong>per</strong> la me<strong>di</strong>cina.<br />
Sceso dal trattore blu che ancora oggi<br />
ama guidare quando si reca in visita alla fattoria<br />
<strong>di</strong> famiglia, Prêtre conclude gli stu<strong>di</strong> in<br />
me<strong>di</strong>cina a Ginevra. Poi inizia <strong>una</strong> vita de<strong>di</strong>cata<br />
quasi esclusivamente alla chirurgia.<br />
Quin<strong>di</strong>ci <strong>anni</strong> <strong>di</strong> o<strong>per</strong>azioni in giro <strong>per</strong> il<br />
mondo, tante sale o<strong>per</strong>atorie, tante équipe<br />
me<strong>di</strong>che. Come il pronto soccorso dell’ospedale<br />
Bellevue <strong>di</strong> New York dove Prêtre<br />
ha lavorato <strong>per</strong> tre <strong>anni</strong>. L’es<strong>per</strong>ienza non gli<br />
manca, Londra Parigi, Dubai, Georgia, Monaco.<br />
Nel Principato si reca quattro volte<br />
all’anno su invito della principessa Caroline,<br />
che fa arrivare da tutto il mondo bambini<br />
car<strong>di</strong>opatici che Prêtre (con altri colleghi)<br />
o<strong>per</strong>a gratuitamente. Così succede in<br />
Mozambico, dove grazie alla sua fondazione<br />
“le petit coeur” ogni anno trenta bambini<br />
malati hanno <strong>una</strong> seconda chance. Il<br />
suo impegno umanitario è prezioso ma lui<br />
stesso riconosce che è <strong>una</strong> goccia in un<br />
mare <strong>di</strong> miseria. “Il mio contributo salva dei<br />
Keystone<br />
@<br />
www.lepetitcoeur.com<br />
Il buon chirurgo<br />
con pietose parole<br />
conforta l'ammalato,<br />
mentre con mano<br />
sicura, e che pietà non<br />
trattiene, ne taglia<br />
le membra.<br />
VILFREDO PARETO<br />
economista e sociologo italiano<br />
1848-1923<br />
bambini, ma non cambia nulla nel panorama<br />
<strong>di</strong> povertà in Africa. E’ un problema<br />
molto complesso. C’è <strong>una</strong> questione politica<br />
da sanare, ci vuole <strong>una</strong> democrazia e le<br />
priorità sono tante: l’istruzione che manca,<br />
strade e infrastrutture in con<strong>di</strong>zioni pessime,<br />
così come l’agricoltura. Non sono mie<br />
competenze, nemmeno della Svizzera, che<br />
non può fare miracoli, ma quando aiuta, lo<br />
fa bene”.<br />
Anche sul fronte puramente me<strong>di</strong>co, dare<br />
veramente un aiuto al Terzo mondo, significherebbe<br />
formare <strong>per</strong>sonale sanitario sul<br />
posto, anche in car<strong>di</strong>ologia, in grado <strong>di</strong> poter<br />
o<strong>per</strong>are in modo in<strong>di</strong>pendente. Ma c’è<br />
un grosso ostacolo, si chiama formazione.<br />
“Sono <strong>di</strong>ventato un buon chirurgo dopo<br />
venti <strong>anni</strong> <strong>di</strong> es<strong>per</strong>ienza ed o<strong>per</strong>o ogni<br />
giorno. E’ un bagaglio <strong>di</strong> es<strong>per</strong>ienze che si<br />
apprende nel tempo e con l’esercizio”. E’ la<br />
dura realtà che come un macigno <strong>di</strong>vide il<br />
mondo tra chi può avere tutto, e chi nulla o<br />
quasi. Ma nelle parole del me<strong>di</strong>co c’è an-<br />
L’AFRICA<br />
Con la sua fondazione<br />
cura gratuitamente 30 bimbi<br />
all’anno in Mozambico<br />
che s<strong>per</strong>anza. “Vedo passi avanti in Mozambico,<br />
nel reparto cure intense, ad esempio,<br />
ora ci sono un me<strong>di</strong>co e infermieri locali<br />
che si stanno specializzando. Ma <strong>per</strong> la chirurgia<br />
ci vuole tempo e molta es<strong>per</strong>ienza”.<br />
Di recente rientrato da Maputo dove ha<br />
o<strong>per</strong>ato <strong>di</strong>versi bimbi car<strong>di</strong>opatici, trascorre<br />
gran parte delle sue giornate tra<br />
l’ospedale <strong>di</strong> Zurigo e congressi in car<strong>di</strong>ologia.<br />
Chi lo conosce bene <strong>di</strong>ce che in vacanza<br />
ci va <strong>di</strong> raro, non più <strong>di</strong> <strong>una</strong> settimana all’anno.<br />
E <strong>di</strong> tempo libero ne resta poco, anche<br />
da de<strong>di</strong>care alle sue <strong>due</strong> figlie, Camilla<br />
e Tatiana. Come ai suoi progetti, ne ha in<br />
cantiere <strong>due</strong> e in futuro potrebbero anche<br />
<strong>di</strong>ventare qualcosa <strong>di</strong> più. Non si sbilancia :<br />
“Vedremo, non so che cosa farò tra <strong>di</strong>eci<br />
<strong>anni</strong>. La vita ti porta dove devi andare”.<br />
Arrivare a vincere lo Swiss Award 2009 è<br />
stato un bel traguardo. E’ il secondo me<strong>di</strong>co<br />
che si aggiu<strong>di</strong>ca il titolo. Allora gli chie<strong>di</strong>amo<br />
<strong>di</strong> dare <strong>una</strong> pagella alla produzione<br />
me<strong>di</strong>co scientifica della Svizzera, nota all’estero<br />
soprattutto <strong>per</strong> le sue <strong>di</strong>savventure<br />
bancarie e forse troppo poco <strong>per</strong> le sue<br />
punte e primizie sanitarie. “Si parla tanto <strong>di</strong><br />
banche <strong>per</strong>ché ora sono sotto i riflettori <strong>per</strong><br />
i noti problemi. Comunque <strong>per</strong> loro natura i<br />
ricercatori sono <strong>di</strong>screti, ma posso assicurare<br />
che nei congressi internazionali la Svizzera<br />
è ben rappresentata e la produzione<br />
scientifica è buona. I risultati non sono<br />
molto pubblicizzati, ma nessun paese lo fa,<br />
a livello scientifico si lavora nell’ombra”.<br />
scaratti@caffe.ch