Sintesi storica - Dott. Faustino Nazzi
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indispensabile nella visita pastorale che i vescovi, vicari patriarcali, terranno in Carinzia e<br />
Carniola nel 1487 (VALE 1943, p. 224 n. 2. PASCOLO 2003, p. 125). Quanta storia in quella breve e<br />
straordinaria cronaca dovuta al cancelliere patriarcale Santonino. La partecipazione dei<br />
rappresentanti del popolo alla nomina del vicario sottintende sempre l’investitura riservata al<br />
capitolo, ma si presta all’equivoco che il parere popolare sia decisivo nell’indicare il titolare<br />
gradito o dissuadere per uno sgradito. Sarà su questa base che si consoliderà la convinzione di<br />
un giuspatronato popolare dei sampietrini.<br />
Pre Clemente si sente vittima di un sopruso: "È stato pignorato dai caballari del<br />
Luogotenente per alcune decime non pagate. Si decise di difenderlo per l’utilità e la garanzia<br />
del capitolo". Due canonici vanno dal rappresentante veneto (AMC Def n. 23, 5-5-1496, p. 264v). I<br />
terreni del capitolo condotti dal vicario erano esenti da carichi feudali. Ma il potere veneto<br />
pretende di sottoporre tutti i benefici ecclesiastici alla tassa d'investitura, alla stregua di un<br />
feudo qualsiasi.<br />
Nell’anno giubilare pre Clemente chiede ed ottiene il permesso "di pellegrinare a Roma<br />
per acquistare l’indulgenza del Giubileo a condizione però che lasci sul posto un prete per la<br />
cura d’anime fino al suo ritorno" (AMC Def n. 23, 5-5-1500, p. 379). La devozione si accompagna<br />
alle disponibilità economiche del sacerdote, perché per andare e tornare da Roma ci vuole per<br />
lo meno un mese e grosse spese. Anche a quei tempi i barboni pellegrinavano hinc inde per un<br />
tozzo di pane non certo a Roma. Negli ospizi tutto era gratis per qualche giorno, ma alla fine<br />
facevi un'offerta adeguata alle spese (CEDARMAS 2006, p. 130).<br />
Pre Clemente ha socio in divinis pre Giovanni di Loch (Škofia Loka), un suo compaesano<br />
che il capitolo chiede di "assumere come cappellano e sacrista" di Santa Maria del Monte.<br />
Gli sottopongono una serie di 14 capitoli per una regolare gestione del Santuario. Citiamo<br />
l’ultimo: "gli è proibito di tenere in casa come domestica una donna sospetta di malaffare".<br />
Altri undici articoli si riferiscono al suo compito come sagrestano detto "monaco" o "eremita"<br />
(AMC Def n. 24, 19-6-1507, p. 141v). Questa pluralità di nomi dipendeva in origine dal ruolo di<br />
monaco o di eremita di chi si prestava a servire una cappella o una chiesa, sacerdote o meno<br />
che fosse, ma pur sempre un religioso, quindi passò a qualificare anche il laico che in seguito<br />
li sostituirà negli stessi ruoli.<br />
(5) Pre Pietro Codilla (1531-1558) ♣ Pre Clemente "vitam mutavit cum morte". Lo si<br />
apprende dalla nomina del successore. "Si decise, come al solito, di affidare la cura a pre<br />
Pietro Codilla di Škofia Loka, socio in divinis di pre Clemente, con la condizione che versi<br />
annualmente al tesoriere in carica del capitolo l’affitto di 10 ducati, in ragione di 6 lire e 4<br />
soldi a ducato. Pre Pietro fu investito e, inginocchiato e prestato il rituale giuramento nelle<br />
mani del rev.do decano, promise di saldare l’affitto richiesto" (AMC Def n. 25, 16-7-1531, p. 263).<br />
Da Škofia Loka provenivano parecchi sacerdoti e di solito per bene.<br />
Pre Clemente era socio del vicario Pietro di San Pietro fin dal 1479; supposta un’età limite<br />
di 22-23 anni, deve essere morto ultra settantenne, per quel tempo un’età proibitiva. È stato un<br />
prete, uno dei pochi, all’altezza del suo ruolo, nonostante i tempi e le sue troppe incombenze.<br />
La tassa di dieci ducati derivava da una disposizione generale del capitolo: "Sui benefici che<br />
stanno oltre il ponte di San Quirino. D’ora in poi, per delle considerazioni opportune, si<br />
devono conferire i benefici dipendenti dal capitolo ai vicari solo a condizione che i titolari<br />
versino alla mensa capitolare annualmente attraverso il tesoriere 10 ducati, escluso il<br />
vicariato di Ruth per la povertà del beneficio. I vicari di San Leonardo e di San Pietro, che<br />
sogliono pagare al capitolo, per antichissima consuetudine, 5 marche, cioè due marche e<br />
mezza ciascuno, d’ora in poi non siano tenuti a pagare più degli altri, ma solo i 10 ducati<br />
annui suddetti"(AMC Def n. 24, 14-8-1508, p. 170).<br />
Il capitolo così appaltava i benefici parrocchiali uniti alla mensa capitolare al modo di un<br />
terreno, una casa, dei quartesi e decime. Non deve sorprendere se il Luogotenente veneto<br />
pretendeva la tassa d’immissione in possesso. Si parla per la prima volta "oltre il Ponte di San<br />
Quirino" e si dispone una prassi innovativa, sulla base di questa "pietra miliare", al confine<br />
della Slavia ecclesiastica compresi i distretti di Plezzo e di Tolmino. Sottolinea la novità del<br />
manufatto, strutturato in muratura. La strada Cividale Caporetto Plezzo e Tolmino prima<br />
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