Sintesi storica - Dott. Faustino Nazzi
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Il popolo distilla la grazia dall'alambicco materialistico della vecchia chiesa, curie, monasteri,<br />
capitoli, vicari, cappellani, nonzoli. Nessuno è colpevole, il popolo nasce spezzando il guscio<br />
della storia ed il clero si scopre diviso tra basso ed alto come uovo sodo, tra chi ha già uno<br />
status e chi vi aspira. È intervenuta la scissione capitalistica tra padroni e operai; non più<br />
aristocratici e servi del sacro, ma lotta tra padroni ed operai liturgici. L'espansione<br />
demografica - drammatica nel suo ritmo selettivo dei "non di comunione" e "di comunione"<br />
con saldo finale attivo grazie al miglioramento della media di vita - dà ragione del nuovo<br />
fervore popolare, dell'espansione economica, della dinamica sociale, dell'aumento delle<br />
vocazioni rurali. I terreni o mansi "sono conturbati", si è persa l'unità e l'identità<br />
dell'arcisianatico; lo Stato veneto aliena i beni comunali ai privati e promuove una classe di<br />
piccoli proprietari e imprenditori locali, costringendo i sotans a "cercare" lavoro. Il popolo<br />
che finora ha pagato i preti piovutigli addosso, li genera con un travaglio straordinario. Se non<br />
gli riesce di addomesticare la gerarchia, la suborna. Al plagio catechistico si contrappone il<br />
naturale indomabile. La sostituzione degli altari di legno con quelli di marmo è un sintomo di<br />
un parassitismo religioso più dialettico, magari in vista di una fede purificata.<br />
Separazione del quartese ♣ Nel 1784 il quartese di San Pietro viene appaltato "conforme<br />
il sempre praticato dagli altri conduttori ed affittuali di San Pietro de Schiavi, spettante ad<br />
ogni villa e pertinenze ad essa parrocchia, cosiché s'intenda il quartese di San Leonardo de<br />
Schiavi affatto separato e che non abbiasi ad avere alcuna ingerenza nel quartese spettante<br />
alla parrocchia di San Leonardo sue ville e pertinenze ad essa annesse per anni tre prossimi<br />
venturi, iniziando dal 1784 al 1786 inclusive, alle persone di Giuseppe q. Andrea Jussa e<br />
Antonio q. Filippo pure Jussa cugini ambedue della villa di Ponteacco, presenti, a semplice<br />
affitto per detto triennio accettanti e conducenti per sé ed eredi; pagano ducati 115 di lire 6<br />
soldi 4 ecc. all'anno" in due rate una a Santa Lucia (13 dic.) e l'altra alla domenica di<br />
Passione, da versarsi al tesoriere. Si garantiscono a vicenda (AMC Def I, 19-6-1784).<br />
Questa è la data del ricupero dell'autonomia del quartese di San Pietro da quello di San<br />
Leonardo. Quell'"affatto separato" dice solo che i canonici non si capacitano dei motivi delle<br />
precedente unificazione. Ora le due banche non dettano più legge ed il territorio, grazie ai<br />
ponti in muratura, non è connotato dall'incidenza dell'orografia antica ed emerge incontrastato<br />
il ruolo della parrocchia di San Pietro che nel 1913 diverrà forania.<br />
Il dramma sacro ♣ Un documento ci svela il senso delle particolarità liturgiche più volte<br />
prese di mira dal capitolo, decifrate nella loro origine. In capitolo si legge "il memoriale<br />
dell'Arengo della Schiavonia, ricercante la permissione di fare nella Settimana Santa<br />
dell'anno venturo 1792 la Processione delli Misteri della Passione di Nostro Signore Gesù<br />
Cristo. Fattosi circolar discorso mons. Vicedecano propone che sia concessa la supplicata<br />
capitolare licenza con commissione però al vicario curato di San Pietro de Schiavi, di<br />
accuratamente vigilare, acciò non succedano disordini e profanazioni et hoc salvis etcetera".<br />
Voti 15 contro 1(ACC Def I, 18-6-1791).<br />
Le famose particolarità liturgiche più volte rilevate e spesso condannate dal capitolo nei<br />
secoli passati costituivano un dramma sacro sul modello di quelli celebrati a Cividale ancora<br />
alla fine del sec. XV e sovvenzionati sia dal capitolo che dalla comunità di Cividale.<br />
Occupava certamente più giorni con cerimonie in diverse fasi, come la traslitterazione del<br />
testo evangelico del Passio in lingua slava del Venerdì Santo ed in particolare la processione<br />
con le specie eucaristiche del Giovedì Santo verso l'altare della reposizione o Santo Sepolcro.<br />
Per la sua preparazione ed esecuzione interveniva non solo la vicaria, ma, come si evince<br />
dalla richiesta, lo stesso Arengo delle due banche di Merso ed Antro. Dunque un momento<br />
caratteristico, solenne ed impegnativo cui non s'intendeva rinunziare in quanto la distingueva<br />
la popolazione delle Valli e la confermava l'originalità.<br />
Quali "disordini e profanazioni" s'intendevano evitare? Viene il sospetto che si tratti di un<br />
riflesso anche se lontanissimo e ormai inconscio del cosiddetto Risus Paschalis. Solo<br />
l'accenno ad una tale prassi appare irriverente. È una tradizione testimoniata nella Germania<br />
del secolo XVI: il predicatore usava espressioni, mimato comportamenti licenziosi, onde<br />
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