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Sintesi storica - Dott. Faustino Nazzi

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chierico, distante dalla parrocchiale di un miglio, abitava a Ponteacco e faceva l'apprendistato<br />

presso il vicario; il nonzolo non poteva accostare le cose sacre perché sporco. La superstiziosa<br />

disposizione dei candelieri sull'altare appare solo qui: indica la miscela mai decantata tra<br />

religioso e magia. La biblioteca del curato è quella comandata. L'esigenza di una maggior<br />

cultura se denuncia l'insufficienza della tradizione, vi pone rimedio con un indottrinamento<br />

importato. Il sapere tradizionale era organico; tutti sapevano: l'esperto sapeva tutto, gli altri<br />

avevano perfetta coscienza del loro ruolo; ignorante poteva essere il deficiente. Ora s'intende<br />

colonizzare le teste e le coscienze di tutti. La storia dei balli, finora pacifica, viene turbata da<br />

uno scontro secolare e fallimentare aggravando l'incomprensione tra clero e fedeli. Il prete ha<br />

la sua divisa: tonaca, mantella e chierica patente: ormai è un "altro".<br />

(17) Pre Mattia Pirich (1594-7/1605+1622) ♣ Dopo una pausa senza notizie, compare in<br />

capitolo pre Antonio Penuria, "già" vicario di San Pietro, per rinunciare alla cura di Volzana.<br />

Ringraziando della gentilezza, spiega che gli è stata affidata la pieve de Rossegh (Rosegg) in<br />

Carinzia "molto più gratificante della vicaria di Volzana" (AMC Def n. 34, 1-2-1605, p. 78v).<br />

L'interesse era ancora parte organica dell'onestà: aspirare a cure più ricche era lo "zelo"<br />

coltivato da tutti come diritto codificato. Vicario di San Pietro è pre Mattia Pirich, "olim-ex"<br />

vicario di Volzana. Ha ottenuto di potersi portare alla vecchia cura per otto giorni, ma ne sono<br />

già trascorsi 15 e non si è presentato "ad esercitare il suo ufficio". Entro tre giorni deve<br />

risiedere nella nuova cura (AMC Def n. 34, 2-2-1605, p. 79). Pre Mattia è figlio di pre Gregorio<br />

Pirich capp. di Santa Maria del Monte ed iscritto insieme al figlio in quelle Confraternita (ACC<br />

Reg 15-12-1544, p. 104). Questo prete è un poliglotta: latino, italiano, friulano, sloveno, tedesco...<br />

Nel 1605 in occasione della visita arcidiaconale il vicario afferma di pubblicare nelle feste<br />

principali le disposizioni del Concilio di Trento sul rito del nuovo matrimonio "et mi aggravo<br />

che occorendo sposare qualche giovane mi convien andare molto lontano, né mi vogliono<br />

dare se non 4 soldi". L'arcidiacono "gli ordinò che d'ora in poi, sotto pena di sospensione a<br />

divinis, non si permetta di celebrare il matrimonio al di fuori della sua parrocchia di San<br />

Pietro, se non in caso che gli succeda dopo aver provvisto qualche sostituto per la<br />

celebrazione della messa, nel qual caso deve procedere alla celebrazione del matrimonio nel<br />

modo disposto dal Concilio ecc." (ACC Vis arc b 690, 30-7-1605). Il parroco andava a sposare i<br />

nubendi nei rispettivi villaggi, nel giorno di festa, trascurando la celebrazione della messa<br />

nella parrocchiale: è l'indice più evidente del carattere tradizionale della cerimonia che<br />

avveniva nel paese degli sposi, in mezzo ai rappresentanti della vicinia locale e dove la chiesa<br />

parrocchiale non c'entrava ed il suo vicario risultava semplicemente gradito. Lui si lamenta<br />

dello scarso compenso, ma dovrebbe rendersi conto che la "novità" della presenza del prete<br />

l'ha imposta la gerarchia, con aggravio imprevisto di spesa in modo unilaterale. La modernità<br />

significa complicare e pagare.<br />

Nella visita del 1610 si dà la cifra delle "anime di comunione" della pieve: 1500; tenuto<br />

conto del terzo di "non comunione", abbiamo un totale di 2.250 abitanti. San Leonardo ne<br />

conta 1.500 in totale per le Valli 3.750 ab. L'abitazione del curato è indecente "et anco tanto<br />

angusta che appena può in quella habitare". Dispose "che li vicini et pievesani debbano<br />

quella accomodare in modo tale che possi in quella comodamente habitare et con quella<br />

decenza che conviene ad esso vicario". Non dei dispone ancora dei registri parrocchiali di<br />

battesimo e matrimonio; non si parla di quello dei defunti: in un tempo in cui non si<br />

contavano i vivi, conservare i dati anagrafici dei defunti appariva una stravaganza. Si suppone<br />

che l'ordine dell'arcidiacono sia stato eseguito. (ACC Vis arc b 960, 22-7-1610). L'anno dopo non<br />

sono confessati due di Zopletischis "perché si sono sposati a modo loro e non essendosi<br />

separati non si sono accostati alla confessione" (ACC Vis arc b 457, 19-5-1611). La gente insiste a<br />

sposarsi "more sclabonico", laicamente, convinta di contrarre un vero matrimonio sia di<br />

fronte alla leggi laiche che religiose, che li garantiscono nel caso di contestazioni vicendevoli.<br />

Non ha per nulla la sensazione di commettere un abuso e non si separa, anche se non può<br />

accedere alla confessione, perché il parroco li respingerebbe: sporcaccioni! Da questo<br />

episodio eclatante si può capire la colluvie dei peccati de sexto gravi ex toto genere suo che si<br />

sta abbattendo sul popolo fedele. Dall'elenco dei tanti peccati riservati citiamo il 14° in latino:<br />

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