Sintesi storica - Dott. Faustino Nazzi
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Segue il processo: "Andrea Cedermaz veniva dalla festa di san Quirino all'una di notte e si<br />
era fermato davanti alla casa di pre Giacomo. Gli ha augurato bona sera e chiesto di<br />
allogiare, ma ha risposto: non ti voglio allogiare, va a casa tua, e questi rispose che poteva<br />
allogiare in questa casa, havendola aiutato a farla come li altri della pieve et andaria<br />
volentieri a casa, ma son troppo lontano. Allora il prete gli saltò adosso e li dette di un pugno<br />
sotto un occhio, il quale li fece negro. Pre Jacob è vero che si ubriacava ogni giorno per le<br />
osterie e quando è ubriaco dice villanie ali homini: voi non sette homini da bene ma sette<br />
ladri et alle done dice voi sette putane et ha anche usato con mi et mia moglie parole<br />
ingiuriose, dicendo a mia moglie, che sei puttana e non sei figlia di buon padre ecc". Altri<br />
testi, tutti di San Pietro, confermano: "Ha in casa una donna con la quale ha un putto ed una<br />
putta. Va in osteria giorno e notte. Ha anche figli con un'altra donna chiamata Ursana, ma<br />
sono morti". Ad un certo punto però "Andrea Cedermaz della villa di Erbezzo" intende<br />
revocare e annullare ogni querela da lui o da altri a suo nome fatta contro pre Giacomo (ACC<br />
Vis arc VII, 20-8-1563). L’arcidiacono condanna il prete a recitare i 7 salmi penitenziali, "genibus<br />
flexis in ecclesia Sancti Petri de Sclabonibus" e ad astenersi d'ora in poi "ab ebrietatibus",<br />
sotto pena di sospensione "a divinis" per 6 mesi e a saldare le spese processuali (ACC Vis arc<br />
VII, 21-2-1564). Il dietrofront denuncia l'ambigua strategia locale, presa dalla vicinia. Parecchi<br />
tratti descritti corrispondevano a verità, quanto basta per rifilargli le spese processuali.<br />
Altro processo: "Michele Blasutto di San Pietro si lamentò di pre Giacomo vicario del<br />
posto", perché, "mentre era riunito in vicinia insieme agli altri vicini secondo il solito,<br />
nonostante che fosse compare dello stesso prete Giacomo", costui lo ha apostrofato: "A tu me<br />
hai mangiato, subdens: esso prete se dipartise della vicinanza et andato in la hosteria de<br />
Thomasio Queren et ivi stante in sino la notte giocando sempre a carte et bevendo come<br />
soleno far li imbriagi; etiam anchora che lui non mi parli non cessa dal celebrare messa ogni<br />
giorno; nell'istesso giorno di sera essendo andato la come mio vicino per tior alcuni sachi era<br />
presente, mi aspettava essendo in la strada et mi cominciò a gridare drio è sbilfone,<br />
mazariolo, falsario et mangione che hai mangiato le robbe d'altri"(ACC Vis arc VII, 18-9-1563).<br />
Per i cristiani di questo tempo la frequenza alla confessione, messa ed eucaristia era<br />
condizionata dall’accordo pacifico con il prossimo, una prospettiva sorprendente per i tempi,<br />
anche se spesso si copriva, sotto inimicizie non risolte, il mancato rispetto del precetto<br />
pasquale.<br />
(10) Pre Biasio Claparich di Tolmino (1563-1565) ♣ Venezia dà ragione al potere<br />
capitolare: "Lette le lettere ottenute dall’eccelso Consiglio dei Veneziani dal rev.do Decano a<br />
favore del capitolo e contro gli Slavi di San Pietro degli Slavi in tema di vicariato, si decise di<br />
presentare le stesse lettere all’eccelso dottore Provveditore e gli si chieda la dovuta<br />
esecuzione e fu affidato il compito all'eccelentissimo dottore Filettino" (AMC Def n. 29, 10-4-<br />
1564, p. 113). Il capitolo, ricuperati dignità e diritto, procede alla nomina del vicario:<br />
"Conforme alle lettere ricevute dal decano dall’Ill.mo Dominio Veneto avverse ai deputati di<br />
San Pietro, fu deciso di affidare il vicariato a pre Biagio Claparich di Modrezza, presente.<br />
Esaminato è risultato sufficiente e perciò nominato al vicariato e chiese filiali di San Pietro,<br />
con oneri ed onore rispettivi e con le onoranze consuete. Pre Biagio, in ginocchio, promette<br />
di obbedire e di versare i 10 ducati annui e viene eletto a discrezione ed iniziativa del<br />
capitolo" (AMC Def n. 29, 17-4-1564, p. 117). Sembra che tutto sia rientrato nell’ordine pristino a<br />
gloria di Dio ed a salute degli uomini. Ma gli slavi si rassegnano ad un piatto in meno<br />
piuttosto che subire un torto e insistono presso i Magnifici Uditori di Venezia "per<br />
rivendicare i propri diritti" (AMC Proc giur 9-5-1564, p. 400) e nel frattempo accusano presso il<br />
vicario patriarcale Giacomo Maracco il nuovo vicario, perché, "senza alcun rispetto per il<br />
ruolo sacerdotale" e contro le disposizioni della Santa Sede, "tiene in casa sua pubblicamente<br />
una concubina, avendo con essa rapporti carnali, con la quale ebbe pure dei figli, vivendo<br />
con sregolatezza e ciò che è peggio ha l’abitudine di litigare con le persone del luogo".<br />
Nondimeno "continua a celebrare e ad amministrare i sacramenti dando pessimo scandalo<br />
ecc. Inoltre porta addosso in modo permanente delle armi e così attrezzato se ne va in giro.<br />
Ancora tiene in casa lo schioppo, arma proibita" (ACC Visn arc VII, 15-6-1564). Questo sarebbe<br />
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