Sintesi storica - Dott. Faustino Nazzi
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perciò indubitato che tutti comprendono l'idioma slavo che è la lingua da essi usata, e che in<br />
buona parte non conoscono altra lingua. Perciò in detta parrocchia come nelle altre della<br />
Slavia italiana dall'epoca in cui gli Slavi vi si insediarono, fino al giorno d'oggi nella<br />
predicazione e nell'istruzione religiosa venne costantemente usato l'idioma slavo.<br />
E quelle popolazioni sono così tenaci di tal uso che non solo non fecero mai pervenire a<br />
questa Curia una domanda o un desiderio che venisse sostituito l'italiano o il dialetto<br />
friulano, ma sotto il governo del mio antecessore, Mons. Berengo, essendo insufficiente al<br />
bisogno il numero dei sacerdoti slavi, i villaggi sprovvisti di sacerdote preferivano istarsene<br />
senza, anziché accettare sacerdoti friulani.<br />
Ciò stante, la S.V. Ill.ma nella sua saggezza facilmente comprenderà che una innovazione<br />
quanto alla lingua da usarsi nella predicazione ordinaria in dette parrocchie, darebbe<br />
facilmente occasione a perturbamenti e a quelle lotte di nazionalità i cui disastrosi effetti si<br />
deplorano nel finitimo Impero austriaco.<br />
Ravviserei invece opportuno allo scopo desiderato e scevro di inconvenienti il secondo<br />
provvedimento della S.V. proposto, quando le prediche o istruzione religiosa in lingua<br />
italiana si facessero chiaramente per le alunne della scuola normale nel convitto stesso di<br />
San Pietro o in chiesa in ore libere da funzioni religiose o in altro locale che si trovasse<br />
adatto.<br />
Su questa base si potrebbe riuscire, a mio avviso, nel desiderato intento di procurare alle<br />
persone che dimorano in detta parrocchia e ignorano l'idioma slavo, il mezzo di istruirsi<br />
nella religione e di corroborarne il sentimento religioso, potendosi all'uopo fare<br />
assegnamento sullo zelo e devozione dei Sacerdoti di San Pietro al Natisone, che vi<br />
presteranno, spero, non meno doverosamente l'opera loro.<br />
Ringrazio frattanto vivamente la S.V. Ill.ma dell'iniziativa presa in un argomento che mi<br />
sta molto a cuore e la prego a compiacersi di significarmi se per la via di sopra accennata si<br />
possa giungere al bramato intento, onde provvedere quegli ulteriori provvedimenti che<br />
fossero del caso" (ACAU San Pietro, 1-10-1900).<br />
Altra esemplare risposta, che, nella formalità dei rapporti, sottolinea una prassi costante e<br />
pacifica che viene inevitabilmente intaccata dal virus nazionalistico, un'epidemia tipica della<br />
società capitalistica in questa sua fase di "sviluppo". Per ora l'apparato ecclesiastico è ancora<br />
protetto dal non expedit, ma appena si aprirà una prospettiva d'intesa concordataria si<br />
precipiterà ai piedi del potere di turno: si fanno i propri affari d'intesa con una connivente<br />
fronda politica. L'Istituto Magistrale è stato concepito in vista di questi "effetti" e mentre<br />
richiamava popolazioni italofone, dava un'istruzione conforme alle nuove leve slave.<br />
L'eterogenesi dei fini però produrrà nelle Valli molta cultura anche se in salsa nazionalistica<br />
in ambedue i versanti. La strategia del divide et impera è una sfida ambivalente che sollecita e<br />
mette a dura prova la tenuta di un popolo. Solo un "resto" può resistere alla forza disgregatrice<br />
del denaro della corruzione. Il bilancio credo che sia sub judice.<br />
La "battuda" ♣ Nel 1906 don A. Guion scrive alla curia udinese: "Pubblicheremo<br />
secondo l'ordine ricevuto il nuovo decreto sul digiuno e sull'astinenza, però avverto subito la<br />
rev.da Curia, che quasi nessuno l'osserverà. Perché in questi tempi di miscredenza e di<br />
emigrazione in Germania, donde si riportano a casa ogni sorta di falsi principi, è<br />
assolutamente impossibile introdurre lo stretto magro, dove non è stato mai, e togliere nella<br />
cena i latticini, di cui in gran parte si nutrono questi paesi e specialmente di montagna. Qui<br />
non si è mai usato a condire i cibi con olio, tranne l'insalata; e in montagna la maggior parte<br />
delle famiglie non sono capaci di mangiare vivande condite con olio: epperciò non è possibile<br />
mettere su questa usanza, a cui anche la buona gente si ribellerebbe. Così pure si dica dei<br />
latticini nella cena dei giorni di digiuno, perché qui a cena si mangia quasi sempre la<br />
battuda, cioè latte a cui è stato tolto tutto il grasso e che è più magro di qualsiasi cibo magro:<br />
il togliere la battuda alla povera gente sarebbe una crudeltà. E poi se nel 1827, come risulta<br />
dal documento che trascrivo in fondo, quando la fede era assai viva e molto protetta la<br />
Chiesa dal governo, non si poterono abolire i latticini, e la Santa Sede approvò la vecchia<br />
consuetudine di usare dei medesimi nelle vigilie di magro, adesso, che il mondo è tutto al<br />
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