Sintesi storica - Dott. Faustino Nazzi
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(Tarcento) tutti assenti. Da Antro tutti assenti. Da Vernasso tutti assenti, eccetto i camerari<br />
della chiesa. Da Clenia tutti assenti. Da Savogna tutti assenti. Da Vernassino tutti assenti. Da<br />
Monte Maggiore tutti assenti. Da Mersino tutti assenti eccetto Mauro, Zener e Grignos".<br />
Da questo elenco, piuttosto di assenti, appare la renitenza se non l’estraneità della<br />
popolazione alla cerimonia del Placito. L’assenza ingiustificata dei decani comportava una<br />
multa di 8 lire. Ancora prevalgono i semplici nomi senza cognome: Scoçarich dal verbo<br />
sloveno skočiti-saltare (COSTANTINI 2002 ad vocem Scozziero).<br />
L’arcidiacono interroga il popolo: "Tutti risposero di non avere alcun motivo di lamentela<br />
nei confronti di pre Pietro loro vicario: si comporta bene". Di solito la gente non aveva peli<br />
sulla lingua se il prete non filava dritto. Interroga pure il vicario che denuncia il vizio della<br />
bestemmia: "Ordinò a Jancilo Cerdone ostiere, sotto pena di scomunica, di denunciargli i<br />
bestemmiatori di Dio, della beata Vergine e dei Santi, disposizione estesa a tutti cui capita di<br />
ascoltarli sia all’osteria sia in qualsiasi altro luogo della pieve di San Pietro". La<br />
popolazione slava considera bestemmia le parolacce ed in particolare le maledizioni. "Ordinò<br />
pure al vicario Pietro di considerare come scomunicati quelli che si rifiutano di denunciare i<br />
colpevoli. Per i negligenti abbiamo stabilito, con le presenti disposizioni, di escluderli dalle<br />
celebrazioni liturgiche e di privarli, se defunti, della sepoltura ecclesiastica".<br />
Le decisioni allora erano tanto drastiche nella forma quanto superficiali nella pratica;<br />
bastava un piccolo segno di resipiscenza e tutto veniva perdonato. "I debitori della chiesa di<br />
San Pietro: Michele, ora decano, deve lire 6 ( una lira 20 soldi), per le quali dia un conzo<br />
(litri 75c.) e mezzo di vino per soldi 60 e così gli restano 60 soldi. Ianilo Claudo deve alla<br />
chiesa, defalcato il vino, soldi 40. Juri di Vernasso, cameraro della confraternita del Corpo<br />
di Cristo, riferì che Marino di Brischis, da tre anni e Macor da due si rifiutano di dare<br />
relazione della loro amministrazione. Gli si ordina di farlo per iscritto". La confraternita del<br />
Corpus Domini è già attiva in San Pietro almeno dal 1460. "Jacilo di Rodda riconobbe<br />
d’essere debitore della chiesa di San Zenone per una libbra d’olio (gr. 360). Arney deve per<br />
l’arcidiaconato due pesenali di frumento" (ACC Vis arc I, 4-12-1463).<br />
Per le spese delle visite annuali dell'arcidiacono si provvedeva con terreni destinati allo<br />
scopo. La gente si tassava o era convinta a farlo per dotarsi di chiese, cappelle, cappellani e<br />
confraternite, ma se poi non riusciva ad onorare l'impegno, riteneva che si trattasse sempre di<br />
affari suoi, come i debiti di famiglia. Si mangiava e si beveva volentieri in onore dei santi a<br />
conferma della solidarietà sociale con feste che coinvolgevano anima e corpo. Questo delle<br />
sagre sarà il grattacapo dell'arcidiacono per la plebs cristiana.<br />
La chiesa di San Floriano a Brischis ♣ Marino di Brischis ha un programma ambizioso:<br />
costruire una chiesa nel suo villaggio. "Per Marino di Brischis, che chiede il permesso di<br />
costruire una cappella a sue spese, promettendo di dotarla e di lasciarle in eredità i propri<br />
beni" (AMC Def n. 19, 8-3-1469, p. 185). La settimana dopo regolarizza la donazione. "Marino fu<br />
Lazzaro di Brischis vuole dotare la cappella che intende costruire nella villa di Brischis con<br />
il titolo a Santa Maria... La donazione ha carattere irrevocabile inter vivos. Marino promette<br />
di dare la metà dei suoi beni per la funzionalità e l’illuminazione della cappella e l’altra metà<br />
per il servizio di pre Pietro, vicario di San Pietro, nonché al notaio per le spese. Il vicario ha<br />
l’incombenza di celebrare una Messa una volta al mese e mentre è ancora vivo Marino gli<br />
saranno versati sei soldi per ogni Messa e le spese per il vitto. Elenco dei beni di Marino: un<br />
molino per il quale paga due soldi come risulta dal contratto del 1457, un prato secondo il<br />
contratto del 1448, un mezzo manso secondo il contratto del 1451" (AMC Def n. 19, 15-3-1469, p.<br />
187). La necessità della documentazione contrattuale aveva spinto alla conservazione degli<br />
originali sia presso i privati che in ambito pubblico con la realizzazione degli archivi presso le<br />
istituzioni laiche e religiose. Il materiale raccolto, col tempo, subì decurtazioni di ogni genere:<br />
incendi, prelievi discrezionali, trascuratezza, umidità e la stessa abbondanza disordinata<br />
(ZENAROLA 1983, p. 17). Il molino è un espediente tecnologico del secolo XII (CIPOLLA 1995, p.<br />
17), sicché l’abitato avrebbe assunto tale denominazione solo in seguito alla sua erezione.<br />
Cinque anni più tardi Marino ha cambiato progetto: "A favore di Marino di Brischis, che<br />
ottenne licenza di questua per un anno per sovvenire alle spese della fabbrica della cappella<br />
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