Sintesi storica - Dott. Faustino Nazzi
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Viene processato ed un primo testimone dichiara: "Vende a chiunque ciò che richiede...<br />
Precisò che vide solo due volte giocare a dadi per soldi, cioè una volta lo stipendiario<br />
chiamato Stefano di Sorzento, massario di ser Giorgio Cont, nella festa di san Nicolò del<br />
mese presente di pomeriggio, alla presenza di Matteo di Purgessimo e un'altra volta cioè<br />
nello stesso giorno lo stesso Stefano giocò con Stefano Tançich per vino. In quella stessa<br />
notte, dopo aver bevuto fino ad ubriacarsi si giunse fra i due alla baruffa con ferimento...<br />
Erano presenti un Giorgio di Villacco e la serva dello stesso prete, di nome Agnese. In terzo<br />
luogo fu interrogato se in quella casa siano ospitate o si raccolgano delle meretrici o altre<br />
donne di sospetta o cattiva fama e vi siano predisposti dei letti con ambienti riservati dove<br />
tali donne possano ritirarsi con uomini, rispose che una donna Carinziana, che abita con ser<br />
Urbano di Brischis, padre di Marino, il quale ebbe figli da rapporti carnali illeciti, insieme a<br />
detto Marino venne e si trattenne più volte in casa di pre Pietro qualche volta solo di giorno<br />
altre volte giorno e notte...". Viene interrogato Ianzil, decano di San Pietro, se il prete tiene<br />
"taberna" giorno e notte "in domo nova", risponde di sì e lo fa da un anno da quando "cepit<br />
vendere vinum in ipsa domo". Altro teste, Jurman di San Pietro, sa che teneva una "ragazza<br />
dal nome Spella che conversava con gli uomini, baciandoli, abbracciandoli, bevendo e<br />
dormendo con i torturatori o, detti alla volgare, i battitori e si pagavano talora la cena e si<br />
fermavano nella casa dello stesso prete Pietro per la durata di un mese". Sulle usure "vide<br />
bene che presta a mutuo a molti, ma non ad usura". Iurio figlio di Blasio abitante in<br />
Ponteacco, conferma che il prete tiene osteria giorno e notte e domenica scorsa di notte vide<br />
ben 10 persone "bibentes et comedentes in ipsa domo circa horam terciam noctis". Cristiano<br />
figlio di Stefano di Biarzo sa di Stefano ucciso; "lo stesso Stefano, quando venne ucciso,<br />
giocava con lui in detta osteria la notte e per appena due soldi che si era preso fu<br />
ammazzato; precisamente l'omicidio provenne dall'altro Stefano". Riguardo alle meretrici "le<br />
vide più volte stare, anche se non continuamente con il sacerdote e non sa se ha compiuto<br />
qualcosa di sconveniente". La vicenda processuale si conclude: "Fuit condemnatus pro ut in<br />
libro diffinitionum", cioè ad appena 40 soldi (AMC Proc n. 01. 21-12-1556).<br />
Vien da chiedersi se c'era bisogno di tanto strepitus processuale per un'inezia del genere.<br />
Le cose documentate erano veramente gravi per un prete, ma il capitolo era nel momento<br />
della sua massima rilassatezza. Pre Pietro cercava di rientrare della spesa affrontata nella<br />
costruzione della nuova casa e forse il capitolo sperava che la lasciasse al beneficio<br />
parrocchiale di San Pietro. Lo stipendiario è un as/soldato, mercenario, di solito gente violenta<br />
e sbrigativa che si credeva permesso ogni abuso. Vigeva il criterio che solo il Dominio veneto<br />
poteva processare i responsabili e nessun'altra giurisdizione intermedia. In tutti i processi del<br />
tempo la donna per lo più tace, di lei si parla, su di lei si esprimono giudizi feroci, ma rimane<br />
muta come un fantasma, eppure attorno a lei gira il mondo pietoso di tanti uomini compresi i<br />
preti. Questi torturatores o battidori dovrebbero essere dei battiferro gente di passaggio di<br />
un'industria fondamentale per Cividale, barra incandescente un po' come il ladro "infuocato".<br />
Il vicario pre Pietro è "impotente ed inabile". L’arcidiacono apre "una procedura<br />
giudiziaria per valutare il suo stato d'impotenza e sugli scandali perpetrati e riferire poi in<br />
capitolo" (AMC Def n. 28, 6-5-1558, p. 110v). Tutto allora avveniva attraverso la procedura<br />
giudiziaria, si trattasse pure dell'emergenza di un vecchio inabile. Il diritto era la spina dorsale<br />
di quella società; l'intimo e l'intenzionale erano "insignificanti" per la vita sociale e<br />
individuale.<br />
Processo per il giuspatronato ♣ Non conosciamo tutte le fasi dell'esasperato confronto tra<br />
capitolo, patriarca, poteri civili e pieve di San Pietro: esploderà nel 1558. In previsione della<br />
vacanza del beneficio i parrocchiani s’impegnano a mettere a nuovo le strutture nella<br />
prevedibile breve attesa del nuovo titolare ed invitano tutti i comuni a partecipare alle spese<br />
pro rata parte (AMC Def n. 28, 16-6-1558, p. 122). L’arcidiacono informa il capitolo "sullo stato<br />
della cura di San Pietro degli Slavi... sull’impotenza e l’inabilità di pre Pietro vicario... Tutti<br />
d’accordo, decisero di affidare allo stesso Nicolò Trovamala di provvedere... trovando un<br />
giovane sacerdote capace, come coadiutore dell’attuale vicario anziano" (AMC Def n. 28, 16-6-<br />
1558, p. 122). La trafila "ordinaria" seguita dal capitolo per la nomina del coadiutore dà l’avvio<br />
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