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Sintesi storica - Dott. Faustino Nazzi

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proibizione di entrare in Cividale, l'allontanamento dalla città delle famiglie colpite, la<br />

quarantena ecc. rendono la vita precaria da punto di vista economico e sociale. È coinvolta<br />

anche San Pietro degli Slavi. Si discute il caso presso il Consiglio della Comunità di Cividale:<br />

"Sulla proposta avanzata dal rev.do Antonio de Nordis come assessore del rev.do<br />

Arcidiacono del capitolo cividalese che riferì di aver formato un processo contro alcuni slavi<br />

di San Pietro che esumarono il cadavere di un defunto e commisero diverse enormità dal<br />

risvolto ereticale indiscutibile e pronunciarono una sentenza contro di loro che comporta la<br />

messa alla berlina per tutto il giorno successivo nel cimitero della chiesa con la testa e le<br />

mani bloccate ed inoltre intendono condannarli al pagamento di una pena pecuniaria di due<br />

marche ed un ducato a testa, metà da versarsi a per la chiesa nella quale commisero tale<br />

misfatto e l'altra metà per il notaio e per l'esecuzione di alcune cerimonie ad onore di Dio.<br />

Disse che oggi si sarebbe presentato al consiglio della Comunità di Cividale per poter<br />

disporre del banco-berlina della nostra comunità. Appreso di tanta enormità perpetrata dai<br />

suddetti slavi che ha tutto il sapore di eresia, fu deciso di ringraziarlo per la sentenza<br />

pronunciata contro di loro e gli si dica che se intendono di darvi piena esecuzione che la<br />

comunità condivide del tutto tale strategia del terrore al fine di dissuadere certuni mal<br />

disposti e che la comunità offre tutto il suo appoggio e l'aiuto possibile in tale evenienza"<br />

(AMC Def Com n. 04, 22-12-1436, p. 195).<br />

Non è detta esplicitamente l'"enormità" commessa, ma è facile dedurlo dal momento che<br />

un fatto identico era accaduto nel febbraio dello stesso anno proprio tra gli slavi di Plezzo. Là<br />

avevano dissotterrato una donna, sospettata untrice, per averla vista vagare di notte come<br />

un'ombra per il villaggio; tutti erano convinti che un tanto potesse avvenire grazie al potere<br />

del demonio cui si era consacrata. Per rendere innocuo tanto maleficio era necessario<br />

disseppellirla ed impalarla, quindi seppellirla di nuovo in terra non consacrata o disperse le<br />

ceneri nelle acque dell'Isonzo (AMC Def n. 16, 9-5-1436, p. 162).<br />

Tale era prassi ecclesiastica. Uno scomunicato, sepolto erroneamente in terra consacrata,<br />

veniva dissepolto e posto fuori dal cimitero. La stessa cosa succedeva per i cosiddetti processi<br />

cadaverici, come nel caso di papa Formoso, dissotterrato, processato come fosse vivo,<br />

condannato al rogo e le sue ceneri disperse nel Tevere. Di fronte all'imperversare della peste il<br />

potere religioso e civile risultava impotente e il criterio del -si salvi che può- promuoveva<br />

l'iniziativa privata. La gente non venne scomunicata, ma esposta alla gogna e multata. Si<br />

viveva in una società dove l'aldilà aveva la stessa consistenza dell'aldiqua, scambiandosi ruoli,<br />

funzioni e conti in sospeso che esigevano l'esecutività giuridica per il loro saldo definitivo. La<br />

stessa penitenza imposta dal confessore per i peccati consisteva in una quantità di tempo da<br />

esaurirsi prima della morte, da cui il successo dei Giubilei e delle indulgenze; in seguito si<br />

imporrà l'espediente del purgatorio come spazio temporale dell'aldilà relativo. In pratica<br />

prevaleva la dimensione concreta del presente con una materialità che rendeva contigui e<br />

coerenti le due dimensioni temporale ed eterna quasi riflesso speculare. Il concetto di "eterno"<br />

è estraneo alla gente come lo era ai primi padri della chiesa, compresi Origene e Cromazio.<br />

(2) Pre Giovanni Mulich (-1445-), (3) pre Pietro (-1455+1480) ♣ Nel 1445 è vicario pre<br />

Giovanni con il suo socio in divinis, pre Stefanio. Pre Giovanni chiede al capitolo il permesso<br />

di assentarsi dalla cura per quattro mesi. "Sull’istanza fatta al capitolo da pre Giovanni,<br />

vicario di San Pietro degli Slavi, perché accetti come suo sostituto pre Stefanio che i fedeli<br />

della contrada hanno già sul posto a seguito di accordo autonomo". Gli si concede come<br />

sostituto pre Stefanio "provvisto delle licenze necessarie". Nella stessa occasione il capitolo<br />

aggiunge: "Così si provveda, per la giustizia divina, contro quegli slavi come fu già deciso"<br />

(AMC Def n. 13, agosto 1445, p. 12v).<br />

Notiamo la "facilità" di ottenere permessi di assentarsi dalla cura a discrezione, pur<br />

facendosi sostituire in modo adeguato. Ciò che importa, in quest’epoca di commenda<br />

imperversante, è il servizio magari in subappalto. Il comune di San Pietro appare protagonista<br />

nella scelta del cappellano, senza cura d'anime, anche se per il sostituto ci vogliono i titoli<br />

necessari validi e controllati dal capitolo. I comuni che ne avevano la possibilità e<br />

l'opportunità assumevano cappellani semplici, comunali o "messalizzanti", che dovevano<br />

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